Parola ai gestori: l’azzardo è un fenomeno su cui si specula o è un dato di fatto?
Decreto Balduzzi, «ennesima pagliacciata all’italiana». «L’azzardo non è ancora elevatissimo ma ci stiamo arrivando»
domenica 27 gennaio 2013
Barlettalife continua la sua indagine nel mondo del vizio con lo speciale "Azzardopoli". Non tutti i gestori hanno "peli sulla lingua", così decidiamo di intervistare i proprietari di uno dei principali centri scommesse di Barletta, che disponibilissimi alle nostre domande fanno luce su alcuni punti chiave fondamentali per capire cosa, come e quando si debba fare affinché il mondo delle scommesse resti semplice divertimento e svago piuttosto che delirio alla ricerca del facile denaro.
Cosa spinge un gestore all'intraprendere un'attività nel mondo delle scommesse?
«Ovviamente la nostra, come tutte le altre attività economiche, è finalizzata al guadagno, stando poi alle numerose rapine che si sono verificate a Barletta di recente si vive costantemente con l'ansia, ma credo sia importante considerare che la maggior parte dei centri scommesse di Barletta sono tutti irregolari, tranne quelli concessionari e dichiarati all'Aams (Agenzia delle dogane e dei monopoli), quindi nell'irregolarità non sono sottoposti a nessun tipo di controllo, mentre quelli che hanno partecipato ai bandi di concessione hanno licenza regolare nel rispetto dell'88 TULPS (testo unico leggi pubblica sicurezza), che prevede il rispetto totale, pena la revoca delle concessioni, delle norme vigenti».
Le somme più scommesse in genere quali sono? La puntata massima che vi sia mai capitata invece?
«Si va dai 2 ai 5 €, mentre la puntate massime arrivano anche fino ai 1000€; noi come centro Sisal abbiamo l'obbligo di segnalare giocate molto alte e ci assumiamo personalmente la responsabilità di consentire di puntare determinate somme; per ciò che riguarda le VLT la nostra concessionaria è dotata di un sistema di autocontrollo, cioè la macchinetta raggiunta una certa cifra di puntata di seguito nella stessa sessione di gioco si blocca, l'agenzia chiama il nostro centro e verifica che le puntate non siano state effettuate sempre dalla stessa persona».
Cosa sa dirci delle scommesse sulle corse dei cavalli?
«Anche se per la licenza che abbiamo sarebbe possibile per noi inserire questo tipo di gioco, abbiamo preferito astenerci, perché le corse dei cavalli inducono in maniera irrevocabile al vizio sconfinato, quello è decisamente un universo parallelo da cui preferiamo tenerci lontani».
Qual è il target dei vostri clienti? Ci sono quelli abituali?
«Dai 20 ai 70 anni, quelli abituali invece sono soprattutto i pensionati, alla ricerca di una vincita che gli possa cambiare la vita».
Da cosa si riconosce un giocatore d'azzardo? Ad esempio durante la trasmissione della partita in diretta cosa succede?
«Spesso dalla maleducazione, l'atteggiamento di perenne nervosismo e tensione, infatti mentre trasmettiamo la partita si distingue il semplice tifoso dall'azzardista che impreca ad ogni azione nel timore che i risultati non gli consentano di vincere».
Ritiene che si faccia abbastanza per aiutare i giocatori d'azzardo patologici? Cosa ne pensa del Decreto Balduzzi?
«Assolutamente no, forse sicuramente per gli interessi che ci sono dietro tutto ciò, si fa veramente poco, bisognerebbe partire dal principio, regolamentando e controllando l'apertura delle stesse agenzie di scommesse, purtroppo ogni 2 agenzie regolari ce ne sono 50 irregolari che si nascondono dietro la facciata di internet point. Il Decreto Balduzzi è l'ennesima pagliacciata all'italiana, pochissimi leggono l'estratto affisso sulle nostre pareti, non ho mai visto nessuno soffermarsi a fare l'autotest».
Quanti giocano per divertirsi e quanti invece naufragano nell'accanimento?
«L'accanimento è in po' di tutti, anzi sicuramente tutti giocano per vincere, incentivati anche dalla possibilità di giocare in ogni momento, si riscuote facilmente la vincita, vi sono tanti e diversissimi giochi, anche se la maggior parte delle scommesse le fanno sul calcio, l'azzardo non è ancora elevatissimo ma ci stiamo arrivando».
Quando notate il giocatore patologico cosa fate per aiutarlo?
«In maniera indiretta cerchiamo di allontanarli dalla nostra agenzia, dicendo di essere chiusi, che non funzionano i server e altri metodi come questi. Purtroppo non si può entrare nel personale, spetta poi alle famiglie intervenire in maniera decisa. Quelli che noi allontaniamo poi si rifugiano nelle finte agenzie di scommesse, dove non c'è nessun tipo di controllo».
Cosa spinge un gestore all'intraprendere un'attività nel mondo delle scommesse?
«Ovviamente la nostra, come tutte le altre attività economiche, è finalizzata al guadagno, stando poi alle numerose rapine che si sono verificate a Barletta di recente si vive costantemente con l'ansia, ma credo sia importante considerare che la maggior parte dei centri scommesse di Barletta sono tutti irregolari, tranne quelli concessionari e dichiarati all'Aams (Agenzia delle dogane e dei monopoli), quindi nell'irregolarità non sono sottoposti a nessun tipo di controllo, mentre quelli che hanno partecipato ai bandi di concessione hanno licenza regolare nel rispetto dell'88 TULPS (testo unico leggi pubblica sicurezza), che prevede il rispetto totale, pena la revoca delle concessioni, delle norme vigenti».
Le somme più scommesse in genere quali sono? La puntata massima che vi sia mai capitata invece?
«Si va dai 2 ai 5 €, mentre la puntate massime arrivano anche fino ai 1000€; noi come centro Sisal abbiamo l'obbligo di segnalare giocate molto alte e ci assumiamo personalmente la responsabilità di consentire di puntare determinate somme; per ciò che riguarda le VLT la nostra concessionaria è dotata di un sistema di autocontrollo, cioè la macchinetta raggiunta una certa cifra di puntata di seguito nella stessa sessione di gioco si blocca, l'agenzia chiama il nostro centro e verifica che le puntate non siano state effettuate sempre dalla stessa persona».
Cosa sa dirci delle scommesse sulle corse dei cavalli?
«Anche se per la licenza che abbiamo sarebbe possibile per noi inserire questo tipo di gioco, abbiamo preferito astenerci, perché le corse dei cavalli inducono in maniera irrevocabile al vizio sconfinato, quello è decisamente un universo parallelo da cui preferiamo tenerci lontani».
Qual è il target dei vostri clienti? Ci sono quelli abituali?
«Dai 20 ai 70 anni, quelli abituali invece sono soprattutto i pensionati, alla ricerca di una vincita che gli possa cambiare la vita».
Da cosa si riconosce un giocatore d'azzardo? Ad esempio durante la trasmissione della partita in diretta cosa succede?
«Spesso dalla maleducazione, l'atteggiamento di perenne nervosismo e tensione, infatti mentre trasmettiamo la partita si distingue il semplice tifoso dall'azzardista che impreca ad ogni azione nel timore che i risultati non gli consentano di vincere».
Ritiene che si faccia abbastanza per aiutare i giocatori d'azzardo patologici? Cosa ne pensa del Decreto Balduzzi?
«Assolutamente no, forse sicuramente per gli interessi che ci sono dietro tutto ciò, si fa veramente poco, bisognerebbe partire dal principio, regolamentando e controllando l'apertura delle stesse agenzie di scommesse, purtroppo ogni 2 agenzie regolari ce ne sono 50 irregolari che si nascondono dietro la facciata di internet point. Il Decreto Balduzzi è l'ennesima pagliacciata all'italiana, pochissimi leggono l'estratto affisso sulle nostre pareti, non ho mai visto nessuno soffermarsi a fare l'autotest».
Quanti giocano per divertirsi e quanti invece naufragano nell'accanimento?
«L'accanimento è in po' di tutti, anzi sicuramente tutti giocano per vincere, incentivati anche dalla possibilità di giocare in ogni momento, si riscuote facilmente la vincita, vi sono tanti e diversissimi giochi, anche se la maggior parte delle scommesse le fanno sul calcio, l'azzardo non è ancora elevatissimo ma ci stiamo arrivando».
Quando notate il giocatore patologico cosa fate per aiutarlo?
«In maniera indiretta cerchiamo di allontanarli dalla nostra agenzia, dicendo di essere chiusi, che non funzionano i server e altri metodi come questi. Purtroppo non si può entrare nel personale, spetta poi alle famiglie intervenire in maniera decisa. Quelli che noi allontaniamo poi si rifugiano nelle finte agenzie di scommesse, dove non c'è nessun tipo di controllo».