Papà-Gump: direzione Strasburgo per la bigenitorialità

Una marcia intereuropea per la legge sull’affido condiviso. La sete di diritti umani attraversa anche l’arida Barletta

sabato 8 giugno 2013
A cura di Floriana Doronzo
E' previsto per martedì 11 giugno l'arrivo di Antonio Borromeo alla Corte Europea dei Diritti Umani, a Strasburgo; un pellegrinaggio personale ma sociale, finalizzato a smuovere gli animi sull'affidamento condiviso dei figli di genitori separati. Nonostante la legge 54/2006 (regolante l'esercizio della potestà genitoriale in caso di cessazione di convivenza dei genitori, i quali sono così responsabili equamente dei figli), la questione trova difficoltà a semplificarsi, se non altro perché interferisce con il più tradizionale affidamento congiunto.

Il vastese Antonio Borromeo sta conducendo, ormai da quasi due mesi, una controffensiva pacifica su scala europea per la mancata approvazione in Italia della suddetta legge. Il suo obiettivo è quello di arrivare a Strasburgo ed essere accolto dagli europarlamentari Matteo Salvini e Roberta Angelilli per fare appello al loro "gumption". La marcia di Borromeo ha avuto inizio il 25 aprile scorso dalla sua città natale e si è temporaneamente conclusa il 9 maggio sempre a Vasto, dove è dovuto rientrare per procrastinazione del suo ricevimento in Corte Europea. Cinque paia di scarpe usurate, 50 chilometri al giorno per dieci ore di cammino e molte le province toccate, fisicamente e moralmente, dalla sua ferma ma mobile sensibilità; nelle tante città attraversate (tra cui anche Barletta) Papà-Gump ha raccolto più di 18mila firme. Tanti i genitori separati e non a sostenere la sua petizione, che verrà illustrata alla Corte Ue il prossimo 11 giugno, a testimonianza della vicinanza italiana all'approvazione dell'affido condiviso.

Una patata bollente non più da passare ma da servire a chi di competenza su un supporto isolante, in modo che nessuno si scotti e che la pietanza venga digerita. Padre di un bambino di dieci anni, un uomo che chiede, con i suoi piedi consunti e le sue mani "servili", di poter avere la responsabilità della sua creatura, senza esclusività o necessaria cooperazione con la madre del bambino. I figli non sono proprietà genitoriali e questo i DirittiUmani lo sanno bene; si tratta di appropriazioni simboliche, di regolamentazioni giuridiche di ciò che è visceralmente privato e per questo umanamente inalienabile.

Speriamo che il nostro Camillo Benso Conte di Cavour, una volta in Crimea, riesca nel suo intento "cortigiano".