Paky Mele dj: «Oggi il rapporto tra le persone è finto»
Il dj barlettano racconta la sua vita musicale
lunedì 2 giugno 2014
10.15
Paky Mele nasce a Barletta, dove tuttora risiede. Tra i tanti locali e discoteche in cui ha suonato, ricordiamo il Gixi, il Bla Bla, il New York New York, il Disco Nettuno, l'Ippocampo Disco. Paky collaborato con Radio Emilia Uno, Tele Radio 9 di Varese, Radio Barletta Stereo. Per anni è stato il responsabile per la Puglia dell'Associazione Italiana Disc Jockey, di cui è stato il portiere della nazionale calcio dj. Nel maggio del 1978, ha ricevuto da Renzo Arbore il premio "pick up d'oro", come miglior dj dell'anno.
Sei diventato dj per caso o per passione?
«Per entrambi i motivi. Fin da giovane, durante le feste sulle terrazze o nei club privati, selezionavo musica per gli amici. Ho cominciato in questo modo, in seguito, l'hobby per la musica è diventata una professione».
Quando hai suonato in una discoteca, per la prima volta?
«In una discoteca di Molfetta, della quale non ricordo il nome, nel 1973. L'anno successivo ero al "Gixi" di Barletta».
Quali momenti ricordi con piacere di quel periodo?
«Ricordo con emozione la serata inaugurale del Gixi. Il Gixi (in seguito divenuto Bla Bla, in via Rizzitelli), fu il primo locale aperto a Barletta, suddiviso in una zona ristorante ed una zona discoteca. Le serate del venerdì sera erano belle, molto chic; si iniziava con la cena e si finiva dopo ore di musica».
Per te contava maggiormente il look o la cultura musicale?
«Indubbiamente contava la formazione musicale, non mi sono mai posto il problema del look. Abitualmente indossavo jeans, fu proprio per questo che al ginnasio persi un anno, perché fui tra i primi a indossarli, all'epoca erano quasi peccaminosi!».
Quali erano le difficoltà tecniche per i dj degli anni '70?
«I vecchi giradischi LENCO non erano il massimo per un mixaggio perfetto e dovevo fare ricorso spesso ai cambi di tappo, a schiaffo, invece come accorgimento per non fare saltare la puntina, usavo una moneta da 20 lire, posata sulla conchiglia del braccio!».
Hai lavorato anche per Radio Rai, me ne vorresti parlare?
«Nell'estate del 1978, dopo avere vinto vinto il "Pick up d'oro", ebbi questa proposta di lavoro dalla Rai. Registravo "Splash", trasmissione radiofonica, con testi e musiche scelte da me, negli studi Rai di Bari».
Quando hai pubblicato il tuo disco "Raptus"?
«Raptus è uscito nel 1984, è stata la prima compilation di musica rap e scracht pubblicata in Italia. Il disco, uscito su etichetta Best Record, con la copertina disegnata dal grande Gianpaolo "Freak" Cecchini, fu prodotto da Claudio Casalini, grande dj e produttore romano».
C'era rivalità musicale tra dj?
«Assolutamente no. Ancora oggi, continuo a sentirmi con vecchi colleghi storici come Ronnie Jones (il mio maestro!), il camaleontico Enzo Persuader e Foxy John, la voce di sottofondo di "Ballando sotto le Stelle". Ho numerosi amici – colleghi, che restano persone semplici, pur essendo dj molto noti».
Quanto conta la cultura musicale per un dj?
«E' essenziale, io mi sono avvicinato alla musica ascoltando e programmando i re del night, come Bruno Martino e Don Marino Barreto, in seguito ho cominciato ad apprezzare il jazz, il rhytm and blues, il soul, il funky di James Brown, e via dicendo».
Quali erano le tue fonti di rifornimento per i dischi?
«Ricordo le tante chicche musicali, che mi inviava l'amico Roby di "Mr. Schmit", un negozio di Parma. Inoltre, acquistavo tanti dischi da Fabietto, titolare del Disco Inn di Modena, oppure da Angelo di Mariposa, fornitissimo negozio di Milano, infine dall'amico Pino dell'Altro Buco di Barletta».
Esistono ancora vere e proprie discoteche?
«In Puglia sono rimaste poche discoteche, che per riempire ospitano guest – dj, come David Guetta e Bob Sinclar, Luciano. Questa è la causa per cui non nascono nuovi dj. I grandi dj rimasti, sono i ragazzi di ieri, che oggi hanno 50 – 60 anni: Joe T. Vannelli, Claudio Casalini, Paolo Micioni. Mi piace ricordare un altro grande pioniere, venuto a mancare solo qualche mese fa, il grande Marco Trani».
Molti giovani si improvvisano dj?
«Ci sono ragazzi che girano con pc e si sentono già "grandi", senza alcuna umiltà o gavetta, si accontentano di pochissimo, a scapito della professionalità. In questo modo, il gestore del locale, per risparmiare, accetta prestazioni non ottimali, a danno della clientela!».
C'è differenza tra un ragazzo dei tuoi tempi ed uno di oggi?
«I ventenni degli anni '70 erano più "impegnati" e quindi più maturi dei tanti trentenni di oggi».
Come si vive oggi a Barletta?
«Adoro la mia città e ho scelto di rimanere qui, sebbene abbia avuto interessanti offerte di lavoro in altre zone d'Italia. Non saprei se pentirmi di questa scelta, oggi Barletta non offre più di tanto, regna la maleducazione assoluta, il rapporto tra le persone è finto, l'amico di oggi non è l'amico di ieri».
Sei diventato dj per caso o per passione?
«Per entrambi i motivi. Fin da giovane, durante le feste sulle terrazze o nei club privati, selezionavo musica per gli amici. Ho cominciato in questo modo, in seguito, l'hobby per la musica è diventata una professione».
Quando hai suonato in una discoteca, per la prima volta?
«In una discoteca di Molfetta, della quale non ricordo il nome, nel 1973. L'anno successivo ero al "Gixi" di Barletta».
Quali momenti ricordi con piacere di quel periodo?
«Ricordo con emozione la serata inaugurale del Gixi. Il Gixi (in seguito divenuto Bla Bla, in via Rizzitelli), fu il primo locale aperto a Barletta, suddiviso in una zona ristorante ed una zona discoteca. Le serate del venerdì sera erano belle, molto chic; si iniziava con la cena e si finiva dopo ore di musica».
Per te contava maggiormente il look o la cultura musicale?
«Indubbiamente contava la formazione musicale, non mi sono mai posto il problema del look. Abitualmente indossavo jeans, fu proprio per questo che al ginnasio persi un anno, perché fui tra i primi a indossarli, all'epoca erano quasi peccaminosi!».
Quali erano le difficoltà tecniche per i dj degli anni '70?
«I vecchi giradischi LENCO non erano il massimo per un mixaggio perfetto e dovevo fare ricorso spesso ai cambi di tappo, a schiaffo, invece come accorgimento per non fare saltare la puntina, usavo una moneta da 20 lire, posata sulla conchiglia del braccio!».
Hai lavorato anche per Radio Rai, me ne vorresti parlare?
«Nell'estate del 1978, dopo avere vinto vinto il "Pick up d'oro", ebbi questa proposta di lavoro dalla Rai. Registravo "Splash", trasmissione radiofonica, con testi e musiche scelte da me, negli studi Rai di Bari».
Quando hai pubblicato il tuo disco "Raptus"?
«Raptus è uscito nel 1984, è stata la prima compilation di musica rap e scracht pubblicata in Italia. Il disco, uscito su etichetta Best Record, con la copertina disegnata dal grande Gianpaolo "Freak" Cecchini, fu prodotto da Claudio Casalini, grande dj e produttore romano».
C'era rivalità musicale tra dj?
«Assolutamente no. Ancora oggi, continuo a sentirmi con vecchi colleghi storici come Ronnie Jones (il mio maestro!), il camaleontico Enzo Persuader e Foxy John, la voce di sottofondo di "Ballando sotto le Stelle". Ho numerosi amici – colleghi, che restano persone semplici, pur essendo dj molto noti».
Quanto conta la cultura musicale per un dj?
«E' essenziale, io mi sono avvicinato alla musica ascoltando e programmando i re del night, come Bruno Martino e Don Marino Barreto, in seguito ho cominciato ad apprezzare il jazz, il rhytm and blues, il soul, il funky di James Brown, e via dicendo».
Quali erano le tue fonti di rifornimento per i dischi?
«Ricordo le tante chicche musicali, che mi inviava l'amico Roby di "Mr. Schmit", un negozio di Parma. Inoltre, acquistavo tanti dischi da Fabietto, titolare del Disco Inn di Modena, oppure da Angelo di Mariposa, fornitissimo negozio di Milano, infine dall'amico Pino dell'Altro Buco di Barletta».
Esistono ancora vere e proprie discoteche?
«In Puglia sono rimaste poche discoteche, che per riempire ospitano guest – dj, come David Guetta e Bob Sinclar, Luciano. Questa è la causa per cui non nascono nuovi dj. I grandi dj rimasti, sono i ragazzi di ieri, che oggi hanno 50 – 60 anni: Joe T. Vannelli, Claudio Casalini, Paolo Micioni. Mi piace ricordare un altro grande pioniere, venuto a mancare solo qualche mese fa, il grande Marco Trani».
Molti giovani si improvvisano dj?
«Ci sono ragazzi che girano con pc e si sentono già "grandi", senza alcuna umiltà o gavetta, si accontentano di pochissimo, a scapito della professionalità. In questo modo, il gestore del locale, per risparmiare, accetta prestazioni non ottimali, a danno della clientela!».
C'è differenza tra un ragazzo dei tuoi tempi ed uno di oggi?
«I ventenni degli anni '70 erano più "impegnati" e quindi più maturi dei tanti trentenni di oggi».
Come si vive oggi a Barletta?
«Adoro la mia città e ho scelto di rimanere qui, sebbene abbia avuto interessanti offerte di lavoro in altre zone d'Italia. Non saprei se pentirmi di questa scelta, oggi Barletta non offre più di tanto, regna la maleducazione assoluta, il rapporto tra le persone è finto, l'amico di oggi non è l'amico di ieri».
Discoteche presenti a Barletta tra gli anni '70 e '80:
Bla Bla (via Rizzitelli, 88)
New York New York (corso Garibaldi, 9)
Cheznous (via Cialdini,8)
L'Occhio (piazza Castello, 29)
Chic Dance (via della Repubblica)
Casanova (via Madonna degli Angeli, 51)
La Tartaruga (litoranea Pietro Mennea)
Bla Bla (via Rizzitelli, 88)
New York New York (corso Garibaldi, 9)
Cheznous (via Cialdini,8)
L'Occhio (piazza Castello, 29)
Chic Dance (via della Repubblica)
Casanova (via Madonna degli Angeli, 51)
La Tartaruga (litoranea Pietro Mennea)