«Otto marzo, la festa dell’ipocrisia»

L'intervento dell'assessore regionale Maria Campese. «Si restituisca sicurezza e dignità alle donne e alle lavoratrici»

giovedì 8 marzo 2012
«Le cronache di questi giorni parlano di un vero e proprio bollettino di guerra, alla pari con quello delle morti sui luoghi di lavoro: non passa giorno senza che almeno una donna non venga barbaramente ammazzata da un marito, amante, fidanzato, amico: è questa la vera, grande emergenza su cui dovremmo riflettere e agire non solo nella giornata del'8 marzo ma tutti i giorni dell'anno in quanto drammatici sintomi di un Paese alla deriva sociale e culturale». Si esprime con una voce fuori dal coro, ma attenta alle più attuali problematiche sul mondo femminile è l'assessore regionale Maria Campese, che dirama una osservazione sulle ipocrisie e le criticità del mondo delle donne nel giorno della festa a loro dedicata.

«Le statistiche ci indicano, per le donne, tassi di disoccupazione più alti, salari inferiori, ruoli marginali nell'organizzazione degli assetti manageriali; fanno emergere che le donne sono discriminate sui luoghi di lavoro, oggetto di attenzioni lascive e vittime di stalking da parte dei loro 'superiori'. La vergogna delle 'dimissioni in bianco' per le donne (fortunate) che riescono a trovare occupazione è la negazione del diritto ad essere insieme madri e lavoratrici: la procreazione non è un'esigenza della società, è un compito privato della donna. Anche scorrendo i dati sulla rappresentanza emerge un dato altrettanto pesante: le donne presenti nelle assemblee elettive sono pari a circa il 5%. Quindi più del 50% della popolazione (le donne) sono rappresentate dal solo 5% del loro genere.

Il tema della rappresentanza è di fondamentale importanza: finché le donne non avranno piena cittadinanza nei luoghi in cui si decidono le politiche, si formulano le leggi, si programmano gli interventi, nessun cambiamento sarà possibile. Quindi colgo l'occasione per invitare tutte (e spero tutti) a firmare la proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre la doppia preferenza uomo/donna nella legge elettorale regionale. Se le donne potranno decidere e scegliere quali politiche attuare si potrà invertire il devastante processo regressivo messo in campo in questi anni: accanto al radicalizzarsi di fenomeni di mercificazione del corpo delle donne, si è proceduto a tagli pesanti sulla spesa sociale e assistenziale, e si è quindi scaricato (a costo zero) il compito della cura e dell'assistenza familiare sulle donne.

Una dimensione tutta familistica, che ha accentuato la divisione dei ruoli e ha radicalizzato il vivere la donna come oggetto/proprietà. Non una festa quindi, ma una giornata di lutto, di dolore, per tutte le donne vittime di cattivo lavoro, vittime dei 'propri uomini', vittime delle mura domestiche, vittime del degrado sociale e culturale. Va ricordato che la giornata dell'8 marzo nasce per commemorare le donne vittime in un incendio in una fabbrica agli inizi del Novecento: dedichiamo questa giornata anche alle nostre donne, lavoratrici e madri, vittime del crollo di via Roma».