Al polmone verde serve un polmone artificiale

L'orto botanico sta seccando nel menefreghismo. Strane presenze hanno già visitato la struttura

domenica 5 agosto 2012 18.59
A cura di Tommaso Francavilla
Benvenuti nell'orto botanico-terra bruciata. Dovrebbe essere un polmone verde per la città, ma servirebbe un polmone artificiale per rianimarlo. Prima dell'inaugurazione, è stato reso accessibile a chiunque volesse entrare e lasciare il proprio segno sulla faccia della terra. In anticipo sui tempi, alcuni intraprendenti sono già penetrati all'interno lasciando le loro tracce. Chiunque potrebbe entrare di giorno e di notte, e fare di tutto, con un po di l'immaginazione cosa si potrebbe fare in un orto botanico incustodito?

A questo punto entro anche io, da una apertura laterale, progettata appositamente per farvi passare chiunque volesse lordare e rubare. Entro e trovo un cantiere di rari esemplari di cavi elettrici scoperti, mi domando se ogni tanto qualche maestranza vada a lavorare, dato che la sensazione generale è di un abbandono forzato. Mi colpiscono subito le piante, che dovranno essere l'attrazione di questa struttura, invece sono a malapena annaffiate da un sistema di irrigazione che ha dimenticato un paio di alberi , che sono seccati, utilizzabili solo come legna da ardere. Gli alberi piantati sono pochi, chi ci regalerà l'ossigeno? Dovremo portarcelo da casa in apposite bombole.

Mi sembra di essere piombato in una campagna arsa dal sole, in attesa che passi il contadino a sistemare le cose, mentre tutto intorno è un tripudio sistemi elettrici abbozzati, aiuole secche e polverose, tombini scoperchiati, tutto impacchettato da poderose mura valicabili e penetrabili in qualunque momento, e da cancelli scavalcabili anche da un bambino, su cui si notano i primi segni di ruggine.

Qui, per ora, non crescono fori rari, seccherebbero nel menefreghismo. Chissà se gli "alti papaveri" del consiglio comunale immaginano che oltre quelle mura, c'è un giardino.
Orto botanico © Tommaso Francavilla
Orto botanico © Tommaso Francavilla
Orto botanico © Tommaso Francavilla
Orto botanico © Tommaso Francavilla
Orto botanico © Tommaso Francavilla
Orto botanico © Tommaso Francavilla
Orto botanico © Tommaso Francavilla
Nel 2004 è stato firmato il contratto di acquisto dell'ex Distilleria di Barletta da parte dell'Amministrazione comunale, raggiungendo uno dei suoi principali obbiettivi di governo. Secondo i piani del Governo locale di allora, l'area sarebbe stata trasformata in un polo di attrazione cittadina, ospitando servizi a carattere socio-culturale e, non ultimo, l'orto botanico finanziato con fondi comunali.

"Con la firma del contratto – commentava l'allora sindaco di Barletta, Francesco Salerno – l'Amministrazione comunale fornisce una risposta concreta a quanti, singolarmente o attraverso le associazioni, si erano mobilitati per riqualificare l'ex insediamento industriale […]". L'intervento pubblico si è rivelato incisivo e risolutore, sottraendo un'area di circa 50000 metri quadri all'abbandono, riconoscendo il dovuto valore storico, ambientale, urbanistico dell'antico opificio. La sede comunale ha pagato l'area e le strutture in essa contenute circa 4,5 milioni di euro, che per il potenziale del posto non sono poi così tanti e possono ancora rappresentare un ottimo investimento, se solo non si lasci al tempo e all'incuria l'ingrato compito di una demolizione tanto scongiurata. Il gruppo di associazioni degli anni novanta (FRED Forum per il Rercupero dell'Ex Distilleria), sebbene abbia cessato da tempo la sua attività, ha sicuramente continuato ad essere presente nelle singole individualità come spirito ispiratore per la preservazione di vari spazi della città.Naturalmente non sono mancati tanti progetti relativi all'utilizzo a cui sarebbe stata adibita l'area. Essi riguardavano, tra l'altro, la creazione di importanti servizi a carattere sociale, un museo, una biblioteca, sale conferenze e l'orto botanico. Insomma il volto dell'intera zona sarebbe destinato a cambiare totalmente, ma ancora oggi quasi tutti questi progetti sono rimasti incompiuti, per motivi che sarebbe interessante indagare e che probabilmente sono perlopiù ascrivibili alla politica.

Negli anni successivi all'acquisto da parte del Comune, gli ingranaggi hanno cominciato a girare, molto lentamente, ma hanno cominciato. Infatti nel 2004 la Giunta Regionale ha stanziato dei finanziamenti di oltre 3,5 milioni di euro per gli interventi nell'area dell'ex Distilleria, già inseriti nel PRU (Piano di Recupero Urbano) e approvati dal Consiglio comunale. Un numero considerevole di comuni grandi e piccoli opererà interventi di riqualificazione urbana avvantaggiandosi dei finanziamenti messi a disposizione dal Ministero dei Lavori pubblici attraverso i Piani di riqualificazione urbana. I Pru sono programmi integrati pubblico-privati, realizzati anche in variante al Piano regolatore generale attraverso accordi di programma fra comune, ministero e regione, e rappresentano uno strumento a cavallo fra il piano urbanistico e il progetto edilizio. I Pru sono finalizzati al rinnovo e alla rifunzionalizzazione di parti significative di città, atteso che in futuro l'attività edilizia dovrà rivolgersi e ricercare risposte all'interno della città consolidata e al più ai suoi margini. Gli interventi programmati sarebbero: edilizia residenziale sovvenzionata (alloggi per anziani), strutture sociali (centro di servizio agli anziani), spazi pubblici (verde), attrezzature coperte per il parco, spazio attrezzato, piazze, almeno così si legge dalla determina dirigenziale del settore urbanistica del Comune di Barletta, del giugno 2005. […]Nella progettazione di questi giardini pubblici certamente nati per dare un sostegno alla didattica delle scuole locali, oltre a rappresentare uno strumento di mantenimento della memoria comune, visto l'inserimento di una struttura museografica, presenterà una serie di percorsi tesi a conoscere meglio le specie vegetali mediterranee e pugliesi in particolare. La ricostruzione di diversi paesaggi della zona, è resa particolarmente suggestiva dalla via dell'acqua e dall'utilizzo di particolari stili di costruzione.

Paolo Doronzo