Omelia dell’arcivescovo Leonardo D’Ascenzo durante la Messa Crismale

Consacrati gli oli santi usati nel battesimo, cresima e unzione dei malati

venerdì 30 marzo 2018 22.10
Di seguito il testo integrale dell'omelia di S.E. Mons. Leonardo D'Ascenzo, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, tenuta a Trani, il 29 marzo 2018, nella Cattedrale, durante la Messa Crismale.

«Emin.za Rev.ma, carissimi sacerdoti, diaconi, sorelle e fratelli, Gesù, nella sinagoga di Nazareth, annuncia che lo Spirito è sopra di lui, lo ha consacrato e lo ha mandato a proclamare l'anno di grazia del Signore, a tutti noi che siamo poveri, prigionieri, ciechi, oppressi. Annuncia la salvezza e questa si realizza: oggi si è compiuta questa Scrittura che avete ascoltato. Gesù non commenta semplicemente la parola di Dio, la compie e si dichiara Messia che viene a realizzare le promesse degli antichi profeti. Egli è Colui che porta a compimento le nostre attese, i nostri desideri più profondi, più veri. Per gli ebrei il Giubileo, inizialmente celebrato ogni sette anni e dopo l'esilio ogni cinquanta, era l'anno in cui si perdonavano i debiti, si riscattavano le persone rese schiave, si restituivano le terre ai proprietari originari. Un'occasione per ricominciare tutto da capo, per tornare alle origini. Gesù inizia la sua predicazione proclamando un Giubileo, dandoci la possibilità di ricominciare…

È con questa consapevolezza che ci apprestiamo a celebrare il Triduo Pasquale, ad accogliere il Risorto nel nostro cuore, nelle nostre famiglie, nella nostra Diocesi perché ci doni la sua vita. Chiediamo al Signore che ci aiuti a vivere questa eucaristia come opportunità per ricominciare e risorgere da ogni situazione di prigionia, di oppressione, di morte, di non vita, di egoismo, di chiusura, di ingiustizia! In questa messa saranno consacrati gli olii santi: l'olio dei catecumeni che verrà usato nel battesimo; l'olio degli infermi che verrà usato per l'unzione dei malati; il crisma, che verrà usato nel battesimo, nella cresima e nell'ordinazione dei presbiteri e, chissà, dei vescovi. La Messa Crismale, che stiamo celebrando in questa magnifica cattedrale, significa ed esprime l'unità della nostra Chiesa di Trani-Barletta-Bisceglie. Tutti insieme, come popolo di Dio, rendiamo grazie a Dio per il dono del sacerdozio comune nel quale tutti siamo stati costituiti il giorno del battesimo, e per il dono del sacerdozio ministeriale, per il dono di tutti i sacerdoti a servizio dell'intera nostra famiglia diocesana.

Vorrei condividere con tutti voi alcuni spunti di riflessione che ho maturato in questi giorni pensando in modo particolare al nostro presbiterio. Papa Francesco, in un suo discorso parla di noi preti come persone inviate "a servire gli uomini, a far loro giungere la misericordia di Dio, ad annunciare la sua Parola di vita. Non siamo sacerdoti per noi stessi, e la nostra santificazione è strettamente legata a quella del nostro popolo, la nostra unzione alla sua unzione. Sapere e ricordare di essere costituiti per il popolo - popolo santo, popolo di Dio -, aiuta i preti a non pensare a sé, ad essere autorevoli e non autoritari, fermi ma non duri, gioiosi ma non superficiali, insomma, pastori, non funzionari." (Discorso di Papa Francesco ai partecipanti al convegno promosso dalla Congregazione per il Clero in occasione del 50° anniversario dei decreti conciliari "Optatam totius" e "Presbyterorum ordinis", venerdì 20 novembre 2015).

Cari fratelli sacerdoti, tra poco arriverà il momento di rinnovare le promesse fatte il giorno dell'ordinazione, ci impegniamo davanti a Dio e davanti a tutte queste persone che ci sono care e che vogliamo servire a vivere, le promesse, sempre di più con convinzione, gioia e passione nella fedeltà a Gesù il buon pastore. Alla nostra famiglia, che siete tutti voi, care sorelle e fratelli, chiediamo di sostenerci con il vostro affetto, con la vostra amicizia, a volte anche con la vostra pazienza e, soprattutto questa mattina, con la vostra preghiera. Come presbiterio, ci sforziamo di scrivere sul pentagramma della vita l'opera della vocazione al ministero sacerdotale componendo, giorno dopo giorno, quello che già siamo e quello che dobbiamo, anzi desideriamo diventare. Quello che già siamo: presbiteri in forza del sacramento ricevuto. Quello che desideriamo diventare sempre di più: uomini che vivono la vita, sull'esempio di Gesù, come un dono totale e gratuito a servizio degli altri. Siamo consapevoli dello scarto esistente tra quello che desideriamo diventare e quello che constatiamo essere a motivo dei nostri limiti, fragilità, debolezze, peccati. Il Signore ci aiuti a non tirare i remi in barca, a non rinunciare a rispondere in pienezza alla nostra vocazione, ci spinga ad essere generosi e gioiosi, disponibili a lasciare che Lui, il nostro Maestro, ci renda sempre più sacramento della sua presenza in mezzo al suo popolo, tra queste persone. Che ognuno di noi possa guardare questi volti e riconoscervi il proprio fratello, la propria sorella e sentire il cuore contento per il tanto che abbiamo da loro ricevuto e per il tanto che cerchiamo di ridonare.

Con riconoscenza e gratitudine, preghiamo per coloro che celebrano quest'anno l'anniversario di ordinazione sacerdotale: il decimo don Francesco Mastrulli, don Antonio Maldera, don Fabio Seccia, don Gaetano Corvasce il venticinquesimo don Matteo Martire il cinquantesimo don Giovanni Masciullo, don Giovanni Di Benedetto, don Leonardo Doronzo. Preghiamo per don Mario Pellegrino e don Savino Filannino e per don Fabio Seccia che a nome della nostra Diocesi offrono il loro ministero sacerdotale in Brasile e in Germania. Per i nostri sacerdoti anziani e ammalati don Barra Emanuele e don Donato Lionetti. Per i defunti il Vescovo Mons. Pichierri Giovan Battista e Mons. Morelli Michele. Desidero ora riprendere alcuni passaggi del saluto che ho rivolto ai presbiteri il giorno del mio ingresso canonico in Diocesi, per condividerli questa volta con tutto il popolo di Dio. Il Signore ci ha chiamati - io sono l'ultimo arrivato - affidandoci il compito di metterci a servizio della Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie. Servire questa Chiesa, sull'esempio di Gesù che è venuto non per essere servito ma per servire e dare la sua vita, è il principale motivo che ci vedrà impegnati nello spendere insieme la nostra vita.

La prima testimonianza che siamo chiamati a dare è il dono della nostra vita, a partire dalla comunione tra di noi, da una vera e profonda relazione di amicizia. Se questa è la prima testimonianza che siamo chiamati a dare, questo sarà il mio primo impegno come Vescovo all'interno del presbiterio. Da parte mia ogni giorno prego il Signore perché ci aiuti a costruire relazioni fraterne che esprimano e diano reale fondamento al nostro essere presbiterio. Come vi avevo preannunciato, un giorno della settimana, il giovedì, sarà riservato alla possibilità di incontro dei sacerdoti con il vescovo, secondo le vostre necessità … Inoltre, da dopo Pasqua, sarò io a chiamarvi secondo un calendario che vi verrà comunicato, questo perché desidero seguire il vostro ministero, ascoltarvi e coltivare conoscenza e stima tra di noi, essere di sostegno e incoraggiamento al vostro impegno sacerdotale.

Quando penso al prete, penso ad un uomo di preghiera capace di testimoniare il primato del Signore attraverso il dono di sé, in una essenzialità di vita animata dallo Spirito Santo. Quando penso al prete, penso ad un uomo che ha scelto, perché chiamato, di amare ciascuna persona che incontra con tutto se stesso, senza scegliere alcuno in particolare. Quando penso al prete, penso ad un uomo che abbia una umanità sufficientemente matura, capace di continuare a maturare. Quando penso al prete, penso ad un uomo di comunione, vissuta prima di tutto con il proprio Vescovo e con il proprio presbiterio. Quando penso al prete, penso ad un uomo inserito nel territorio e capace di discernimento: che sa leggere le domande della comunità e sa tradurre i contenuti del sapere teologico in "linguaggio corrente", coniugandoli con le varie situazioni esistenziali delle persone che incontra. Quando penso al prete, penso ad un uomo che ascolta e accompagna non solo una comunità ma anche le singole persone, con un'attenzione particolare ai giovani per aiutarli nell'importante e delicato impegno del discernimento vocazionale. Un compagno di viaggio con la competenza della guida che conduce al Signore, con un cuore capace di compassione e di donare compagnia. Il Signore ci accompagni come Chiesa. Il Signore ci aiuti ad essere Chiesa».