Oggi il "Decreto Province" in Consiglio dei Ministri
Patroni Griffi: «Nessuna deroga». “Il Fatto Quotidiano” parla della Bat, tra declino economico e istituzionale
martedì 30 ottobre 2012
20.33
Comincia oggi la seconda fase del riordino delle province. Dopo aver raccolto le proposte delle regioni, il governo passa ora alla presentazione del Decreto Legge. Questo pomeriggio infatti si riunisce alle 16 il Consiglio dei Ministri, che prevede all'ordine del giorno l'esame del Decreto Legge, avente ad oggetto "Disposizioni urgenti in materia di Province e Città metropolitane". Il Governo presenta il provvedimento nella riunione di Palazzo Chigi, su proposta dei ministri competenti, Filippo Patroni Griffi (Pubblica Amministrazione e Semplificazione) e Annamaria Cancellieri (Interno).
Nella giornata di ieri le agenzie hanno riportato le ultime parole del ministro Patroni Griffi in merito. Deroghe al riordino? «Direi di no - ha affermato in ministro - ». «Non sono ancora arrivate tutte le proposte da parte delle Regioni, a questo provvederà il governo - ha riportato l'agenzia Reuters - il governo sta lavorando a un'ipotesi di riduzione da 86 a 50 province - ha aggiunto - Per il momento l'unica data certa è quella prevista per le aree metropolitane ed è il 2014. Noi stiamo disegnando il percorso per portare all'operatività le province». «Dopo il passaggio in Consiglio dei ministri - ha concluso il ministro, come riporta l'Adnkronos - ci sara' quello in Conferenza unificata - nella quale si riuniranno Conferenza Stato-Regioni e Conferenza Stato-Città e autonomie locali - ».
Per la Bat, come era già ben chiaro, le possibilità sembrerebbero assolutamente inconsistenti. Così come inconsistente risulta essere, al momento, il movimento politico-istituzionale che vorrebbe ottenerne la sopravvivenza. La rassegna stampa sul tema province, e in particolare sul caso Bat, si è arricchita domenica scorsa con un articolo de "Il Fatto Quotidiano", a firma di Massimo Pillera, dal titolo "Provincia Bat: in morte di un territorio". "Non apre un'impresa, piuttosto chiudono quelle che ci sono. Le uniche aperture sono rappresentate da sale gioco, slotroom, o agenzie di acquisto oro - scrive Pillera - Le case appena costruite non si vendono perché le banche non fanno mutui, gli occupati finiscono in cassa integrazione, o chi lavora in nero non investe in operazioni immobiliari che comportano procedure tracciabili e quindi l'emersione di capitali - e aggiunge - I giovani cercano di scappare: l'Australia la meta più gettonata".
Una netta disamina, quella fatta da Pillera, che pone in stretta relazione "declino economico" e "declino istituzionale", che è condannato ad anticipare o seguire il primo. Nel caso della Bat, secondo Pillera, il declino istituzionale "può anche aver contribuito ad accelerarne i tempi per la totale assenza dell'istituzione nella caratura strategica di alcune tappe (sviluppo dell'offerta turistica, presenza nel mercato internazionale,riordino e riconversione dell'industria agricola in agroalimentare)". E poi vi è un giudizio sulla breve storia politica della Bat: "una provincia a tre teste, con tre capoluoghi - Barletta, Andria, Trani - era chiaramente un mostro istituzionale. Hanno perso tutto il tempo a propria disposizione per decidere la collocazione dei palazzi istituzionali e le sedi provinciali degli uffici. Non hanno mai raggiunto accordi seri ed alla fine: tempo scaduto, provincia cancellata! Intanto però di soldi se ne sono spesi, per effimere campagne di comunicazione. L'ultima, "agorà" il mese scorso per spiegare nei dieci comuni ruolo e funzione della Provincia BAT. Soldi buttati al vento. Adesso arrivano i ricorsi al Tar contro lo Stato. E magari dopo, i contenziosi contro se stessi".
Nella giornata di ieri le agenzie hanno riportato le ultime parole del ministro Patroni Griffi in merito. Deroghe al riordino? «Direi di no - ha affermato in ministro - ». «Non sono ancora arrivate tutte le proposte da parte delle Regioni, a questo provvederà il governo - ha riportato l'agenzia Reuters - il governo sta lavorando a un'ipotesi di riduzione da 86 a 50 province - ha aggiunto - Per il momento l'unica data certa è quella prevista per le aree metropolitane ed è il 2014. Noi stiamo disegnando il percorso per portare all'operatività le province». «Dopo il passaggio in Consiglio dei ministri - ha concluso il ministro, come riporta l'Adnkronos - ci sara' quello in Conferenza unificata - nella quale si riuniranno Conferenza Stato-Regioni e Conferenza Stato-Città e autonomie locali - ».
Per la Bat, come era già ben chiaro, le possibilità sembrerebbero assolutamente inconsistenti. Così come inconsistente risulta essere, al momento, il movimento politico-istituzionale che vorrebbe ottenerne la sopravvivenza. La rassegna stampa sul tema province, e in particolare sul caso Bat, si è arricchita domenica scorsa con un articolo de "Il Fatto Quotidiano", a firma di Massimo Pillera, dal titolo "Provincia Bat: in morte di un territorio". "Non apre un'impresa, piuttosto chiudono quelle che ci sono. Le uniche aperture sono rappresentate da sale gioco, slotroom, o agenzie di acquisto oro - scrive Pillera - Le case appena costruite non si vendono perché le banche non fanno mutui, gli occupati finiscono in cassa integrazione, o chi lavora in nero non investe in operazioni immobiliari che comportano procedure tracciabili e quindi l'emersione di capitali - e aggiunge - I giovani cercano di scappare: l'Australia la meta più gettonata".
Una netta disamina, quella fatta da Pillera, che pone in stretta relazione "declino economico" e "declino istituzionale", che è condannato ad anticipare o seguire il primo. Nel caso della Bat, secondo Pillera, il declino istituzionale "può anche aver contribuito ad accelerarne i tempi per la totale assenza dell'istituzione nella caratura strategica di alcune tappe (sviluppo dell'offerta turistica, presenza nel mercato internazionale,riordino e riconversione dell'industria agricola in agroalimentare)". E poi vi è un giudizio sulla breve storia politica della Bat: "una provincia a tre teste, con tre capoluoghi - Barletta, Andria, Trani - era chiaramente un mostro istituzionale. Hanno perso tutto il tempo a propria disposizione per decidere la collocazione dei palazzi istituzionali e le sedi provinciali degli uffici. Non hanno mai raggiunto accordi seri ed alla fine: tempo scaduto, provincia cancellata! Intanto però di soldi se ne sono spesi, per effimere campagne di comunicazione. L'ultima, "agorà" il mese scorso per spiegare nei dieci comuni ruolo e funzione della Provincia BAT. Soldi buttati al vento. Adesso arrivano i ricorsi al Tar contro lo Stato. E magari dopo, i contenziosi contro se stessi".