"Nuovismo" di facciata o "redditizia" antipolitica, nuove vocazioni a Barletta
Chi ha paura di associazioni, movimenti e partiti nuovi di zecca?. Confronto politico non rinunciabile
giovedì 6 dicembre 2012
Si direbbe: la Politica non è mai tanta; un concetto che incontrerebbe certamente una larga condivisione. Potremmo anche aggiungere che se la politica è partecipazione ben vengano Associazioni, Movimenti e nuovi Partiti soprattutto se animati da buoni propositi e seriamente orientati a contribuire, nel confronto democratico, alla costruzione di nuovi progetti politici da offrire alla Città. Succede invece che in moltissimi casi in nome di un "nuovismo" di facciata o di un "redditizio" richiamo all'antipolitica si vuole far passare l'idea per cui ciò che non è riconducibile a queste nuove correnti di pensiero debba rimanere ai margini, o peggio ancora, debba essere escluso dal dibattito politico.
Stranamente, mentre con la stagione invernale flora e fauna riposano, in Città si assiste ad una inaspettata fioritura di vocazioni civico-politiche. Fenomenologia sicuramente accentuata dalle imminenti elezioni politiche e amministrative della prossima primavera. Tutto bene, tutto legittimo, ma qualche dubbio rimane: si tratta davvero di forme autentiche di "pluralismo culturale" o si è invece in presenza del nostrano "particulare" misto ad opportunismo politico?
Un dubbio che scaturisce dall'accresciuto "tasso di natalità" di Associazioni, Movimenti e Partiti "nuovi di zecca", più che altro sigle autoctone o neonate realtà politiche nazionali. Una ricerca affannosa di nuovi "brand", come si usa dire in gergo commerciale, nel tentativo di provocare nuove suggestioni tra i cittadini-elettori.
Insomma un vero "esercito della salvezza" pronto ad abbracciare la nobile causa del bene supremo della Città. Denominazioni spesso di scarsa fantasia compensata egregiamente dalla rassicurante retorica che vede unire Barletta con richiami a legalità, bene comune, lavoro, libertà, giustizia, ecc.
Pochi invece gli sforzi per aprire un serio dibattito pubblico teso a rielaborare ciò che è successo a Barletta in tutti questi anni. Nessun tentativo per individuarne consapevolmente cause e responsabilità che certamente riguardano Partiti e Politica in modo prevalente, ma che non possono vedere completamente assolti tanti ambiti della cosiddetta "società civile", spesso artefice o co-protagonista di pratiche clientelari e malaffare. Un'analisi che evidentemente risulterebbe difficile e forse anche "compromettente", tanto da far prediligere uno schema più semplice e sbrigativo: via tutto ciò che è stato, avanti con il nuovo!
La costruzione di aggregazioni, la condivisione di programmi concretamente realizzabili, la definizione di poche, ma fungibili, regole di condotta politica e morale sembrano argomenti marginali, e comunque appannaggio di pochi. Molto più importante è invece annunciarsi e dichiarare i "natali". Nel frattempo i Partiti "classici" di entrambi i versanti, vuoi per lo shock (non ancora elaborato) provocato dallo scioglimento del Consiglio Comunale, vuoi per la "fatica" e gli esiti delle Primarie, appaiono in profonda meditazione o alle prese con duri travagli interni come nel caso del PD. Obiettivamente si è alle prese con una fase politica di grande confusione e incertezza, caratterizzata da spontaneismi e rigurgiti di antipolitica da una parte, e Partiti in crisi dall'altra, per di più in un momento storico particolarmente delicato per la drammaticità di una crisi economica e sociale che non accenna a diminuire.
La costruzione di progetti politici adeguati non può reggersi semplicisticamente su criteri di primazia e di esclusione nel nome del "nuovo" o del ricambio generazionale, ancorché auspicabile e necessario. Né è pensabile che i Partiti possano farla da padroni. Ma al tempo stesso non si può rinunciare a priori alle necessarie forme di dialogo e di confronto politico. Occorre mettere insieme con pari dignità e voglia di ascolto le migliori energie, competenze ed esperienze intorno a principi e programmi condivisi, scegliendo con rigore e modalità trasparenti gli uomini e le donne chiamati a rappresentarli.
Stranamente, mentre con la stagione invernale flora e fauna riposano, in Città si assiste ad una inaspettata fioritura di vocazioni civico-politiche. Fenomenologia sicuramente accentuata dalle imminenti elezioni politiche e amministrative della prossima primavera. Tutto bene, tutto legittimo, ma qualche dubbio rimane: si tratta davvero di forme autentiche di "pluralismo culturale" o si è invece in presenza del nostrano "particulare" misto ad opportunismo politico?
Un dubbio che scaturisce dall'accresciuto "tasso di natalità" di Associazioni, Movimenti e Partiti "nuovi di zecca", più che altro sigle autoctone o neonate realtà politiche nazionali. Una ricerca affannosa di nuovi "brand", come si usa dire in gergo commerciale, nel tentativo di provocare nuove suggestioni tra i cittadini-elettori.
Insomma un vero "esercito della salvezza" pronto ad abbracciare la nobile causa del bene supremo della Città. Denominazioni spesso di scarsa fantasia compensata egregiamente dalla rassicurante retorica che vede unire Barletta con richiami a legalità, bene comune, lavoro, libertà, giustizia, ecc.
Pochi invece gli sforzi per aprire un serio dibattito pubblico teso a rielaborare ciò che è successo a Barletta in tutti questi anni. Nessun tentativo per individuarne consapevolmente cause e responsabilità che certamente riguardano Partiti e Politica in modo prevalente, ma che non possono vedere completamente assolti tanti ambiti della cosiddetta "società civile", spesso artefice o co-protagonista di pratiche clientelari e malaffare. Un'analisi che evidentemente risulterebbe difficile e forse anche "compromettente", tanto da far prediligere uno schema più semplice e sbrigativo: via tutto ciò che è stato, avanti con il nuovo!
La costruzione di aggregazioni, la condivisione di programmi concretamente realizzabili, la definizione di poche, ma fungibili, regole di condotta politica e morale sembrano argomenti marginali, e comunque appannaggio di pochi. Molto più importante è invece annunciarsi e dichiarare i "natali". Nel frattempo i Partiti "classici" di entrambi i versanti, vuoi per lo shock (non ancora elaborato) provocato dallo scioglimento del Consiglio Comunale, vuoi per la "fatica" e gli esiti delle Primarie, appaiono in profonda meditazione o alle prese con duri travagli interni come nel caso del PD. Obiettivamente si è alle prese con una fase politica di grande confusione e incertezza, caratterizzata da spontaneismi e rigurgiti di antipolitica da una parte, e Partiti in crisi dall'altra, per di più in un momento storico particolarmente delicato per la drammaticità di una crisi economica e sociale che non accenna a diminuire.
La costruzione di progetti politici adeguati non può reggersi semplicisticamente su criteri di primazia e di esclusione nel nome del "nuovo" o del ricambio generazionale, ancorché auspicabile e necessario. Né è pensabile che i Partiti possano farla da padroni. Ma al tempo stesso non si può rinunciare a priori alle necessarie forme di dialogo e di confronto politico. Occorre mettere insieme con pari dignità e voglia di ascolto le migliori energie, competenze ed esperienze intorno a principi e programmi condivisi, scegliendo con rigore e modalità trasparenti gli uomini e le donne chiamati a rappresentarli.