«Non ho diritto nemmeno a un’ora libera di aria pura»
L’appello di Imma, barlettana affetta da M.C.S.
mercoledì 24 febbraio 2016
«Devo indossare una maschera per proteggermi dall'inquinamento, utile a pochi che ci faranno i soldi e a spese dei molti che ne subiranno i veleni»: questo l'sos lanciato dalla nostra concittadina Imma, affetta da M.C.S. (acronimo di Multiple Chemical Sensivity) ossia Sensibilità Chimica Multipla.
L'aria è da anni, nostro malgrado, un accumulo di sostanze tossiche che contaminano suolo, acqua e tutto ciò che ci circonda, determinando effetti cronici sulla salute. Le cellule di Imma non si sono adeguate ai limiti previsti dalla legge e non riuscendo ad arrestare metalli pesanti, diossine, arsenico, nanoparticelle si è ammalata gravemente. La M.C.S. o Sensibilità Chimica Multipla è una sindrome organica immuno-tossica ed infiammatoria corredata all'inquinamento ambientale, che si sviluppa per effetto di una prolungata esposizione a sostanze chimiche e in presenza di un accentuato livello di smog legato al traffico veicolare, ai complessi industriali e agli inceneritori che, giorno per giorno, rischiano di incenerire persino il nostro futuro.
Si tratta di una malattia progressiva, invalidante, irreversibile, cronica e purtroppo in costante aumento, e che già conta in Italia più di 10.000 vittime, costretti ad una vita che non è vita. Se non curata adeguatamente può provocare notevoli danni al sistema nervoso centrale, ai reni, al fegato, ai polmoni, al sistema muscolo-scheletrico e al sistema endocrino. Non è solo la malattia dei profumi, come la definiscono alcuni, ma una patologia fra le più gravi al mondo e ancora poco conosciuta. In Italia non tutti i medici la conoscono nonostante colpisca il 5% della popolazione e consigliano terapie il più delle volte inefficaci ed inadeguate. Per la diagnosi occorre recarsi a Roma, poiché il Lazio è l'unica regione che riconosce la malattia ma l'Italia non dispone di strutture altamente specializzate e adeguate al trattamento di questi pazienti "speciali". Per le cure occorre andare a Londra o Dallas, il che implica elevatissimi costi.
«Le esposizioni possono condurre ad un rapido decorso della patologia e causare in tempi brevissimi aggressive forme tumorali o leucemie - prosegue Imma - perciò evito ogni forma di esposizione tossica proteggendomi con una mascherina». Per questo si batte contro chi continua a bruciare rifiuti e promuove nuovi inceneritori in Italia. Imma è una donna coraggiosa, che cerca di sopravvivere, perché afferma «anche io ho diritto a vivere» ed è consapevole che il suo stato rende impossibile ogni convivenza con le abitudini quotidiane tossiche (essendo intollerante a profumi, detergenti, vernici ecc.). Non si arrende e continua a segnalare e denunciare la situazione sua e di molti in Italia prima che il fenomeno cresca vertiginosamente costringendo molti come lei a vivere in casa, microcosmo protetto da agenti esterni grazie ai depuratori dell'aria: una sorta di gabbia, d'oro certo, ma pur sempre una gabbia.
Per lei e per tutti i cittadini vittime dell'indiscriminata politica di chi non vuole mettere fine all'inquinamento: «Mi ribello e grido tutto il mio sdegno, il problema esiste e non riguarda solo me. Siamo tutti esposti, per questo Barletta deve conoscere la mia storia».
L'aria è da anni, nostro malgrado, un accumulo di sostanze tossiche che contaminano suolo, acqua e tutto ciò che ci circonda, determinando effetti cronici sulla salute. Le cellule di Imma non si sono adeguate ai limiti previsti dalla legge e non riuscendo ad arrestare metalli pesanti, diossine, arsenico, nanoparticelle si è ammalata gravemente. La M.C.S. o Sensibilità Chimica Multipla è una sindrome organica immuno-tossica ed infiammatoria corredata all'inquinamento ambientale, che si sviluppa per effetto di una prolungata esposizione a sostanze chimiche e in presenza di un accentuato livello di smog legato al traffico veicolare, ai complessi industriali e agli inceneritori che, giorno per giorno, rischiano di incenerire persino il nostro futuro.
Si tratta di una malattia progressiva, invalidante, irreversibile, cronica e purtroppo in costante aumento, e che già conta in Italia più di 10.000 vittime, costretti ad una vita che non è vita. Se non curata adeguatamente può provocare notevoli danni al sistema nervoso centrale, ai reni, al fegato, ai polmoni, al sistema muscolo-scheletrico e al sistema endocrino. Non è solo la malattia dei profumi, come la definiscono alcuni, ma una patologia fra le più gravi al mondo e ancora poco conosciuta. In Italia non tutti i medici la conoscono nonostante colpisca il 5% della popolazione e consigliano terapie il più delle volte inefficaci ed inadeguate. Per la diagnosi occorre recarsi a Roma, poiché il Lazio è l'unica regione che riconosce la malattia ma l'Italia non dispone di strutture altamente specializzate e adeguate al trattamento di questi pazienti "speciali". Per le cure occorre andare a Londra o Dallas, il che implica elevatissimi costi.
«Le esposizioni possono condurre ad un rapido decorso della patologia e causare in tempi brevissimi aggressive forme tumorali o leucemie - prosegue Imma - perciò evito ogni forma di esposizione tossica proteggendomi con una mascherina». Per questo si batte contro chi continua a bruciare rifiuti e promuove nuovi inceneritori in Italia. Imma è una donna coraggiosa, che cerca di sopravvivere, perché afferma «anche io ho diritto a vivere» ed è consapevole che il suo stato rende impossibile ogni convivenza con le abitudini quotidiane tossiche (essendo intollerante a profumi, detergenti, vernici ecc.). Non si arrende e continua a segnalare e denunciare la situazione sua e di molti in Italia prima che il fenomeno cresca vertiginosamente costringendo molti come lei a vivere in casa, microcosmo protetto da agenti esterni grazie ai depuratori dell'aria: una sorta di gabbia, d'oro certo, ma pur sempre una gabbia.
Per lei e per tutti i cittadini vittime dell'indiscriminata politica di chi non vuole mettere fine all'inquinamento: «Mi ribello e grido tutto il mio sdegno, il problema esiste e non riguarda solo me. Siamo tutti esposti, per questo Barletta deve conoscere la mia storia».