«Non c’è cosa più brutta che morire da soli»: umanità e coraggio nel libro di Don Massimo Serio
Presentato nella chiesa di San Paolo Apostolo di Barletta il volume “Dignità, accompagnamento e speranza al tramonto della vita”
venerdì 11 settembre 2020
Lo scorso sabato 5 settembre – nella cornice della parrocchia di San Paolo Apostolo di Barletta - è stato presentato il libro di Don Massimo Serio dal "Dignità, accompagnamento e speranza al tramonto della vita. Vivere il morire con umanità", la cui postfazione è stata curata dall'esperto di bioetica Prof. Filippo Boscia, Presidente Nazionale dei medici cattolici, nonché Presidente onorario della società Italiana di bioetica e comitati etici. Moderatrice della serata la prof. ssa Francesca Leone, che ha posto all'autore domande per guidare i lettori e il pubblico presente a una lettura critica e consapevole.
In occasione della presentazione del testo alla comunità parrocchiale, coincidente con il quinto anniversario di ordinazione sacerdotale di Don Massimo, molti i presenti interessati alla tematica di grande impatto dal punto di vista antropologico, etico e filosofico.
In primo luogo, l'autore ha messo in luce l'argomento centrale del testo "ho scelto di gettare luce sul mistero della persona umana che si trova a vivere la malattia ed in particolar modo la malattia a prognosi ingravescente e infausta che purtroppo, in quanto tale, provocherà a distanza di pochi mesi, la morte del malato."
Dopo aver tratteggiato l'argomento principale del testo, don Massimo ha spiegato di essersi interrogato su come la persona umana può affrontare una tappa così delicata della sua vita e, sulla base di questa domanda, di aver dato vita ai tre capitoli che compongono il libro, dedicati alla dignità, all' accompagnamento e alla speranza.
Nel primo capitolo, interamente incentrato sul concetto di dignità, ha rimarcato che il malato continua a conservarla nonostante la malattia, ma anche che le istituzioni la debbano tutelare.
Il tema dell'accompagnamento è particolarmente trattato nel secondo capitolo nel quale don Massimo sottolinea l'importanza di colui che accompagna il malato nel lungo percorso della malattia. Questa persona, talvolta un caregivers, è chiamata "a infondere coraggio" ma soprattutto "a dimostrare concretamente la sua presenza perché è il malato che detta il tempo".
Inoltre, sempre facendo riferimento al concetto di accompagnamento cita le teorie psicologiche di Kubler Ross e Viktor Frankl: la prima, a stretto contatto con i malati terminali ha descritto le diverse fasi del processo del morire, mentre lo psichiatra Frankl, internato nei campi di concentramento, si è interrogato sul come sia riuscito a dare una nuova forma e nuovi colori alla sua vita dopo l'esperienza vissuta nel campo di concentramento, giungendo alla conclusione che, per poter essere accettato e metabolizzato, il dolore debba essere "inserito in una cornice più grande" come quella del senso".
Nell'ultimo capitolo, con una visione molto laica, Don Massimo affronta il tema della speranza.
"Dignità, accompagnamento e speranza al tramonto della vita" è un testo attraverso il quale l'autore non ha cercato di dare una risposta a gradi domande che attanagliano l'esistenza, ma è un libro mediante il quale invita i caregivers a non abbandonare il malato perché "non c'è cosa più brutta che morire da soli", e coglie l'occasione per esortare le istituzioni a tutelare questi accompagnatori anche mediante una legge, visto che in una Commissione del Senato è ancora depositato un disegno di legge del 2018 che prevedeva lo stanziamento di fondi a queste figure ma che, in realtà, non sono mai stati erogati.
In occasione della presentazione del testo alla comunità parrocchiale, coincidente con il quinto anniversario di ordinazione sacerdotale di Don Massimo, molti i presenti interessati alla tematica di grande impatto dal punto di vista antropologico, etico e filosofico.
In primo luogo, l'autore ha messo in luce l'argomento centrale del testo "ho scelto di gettare luce sul mistero della persona umana che si trova a vivere la malattia ed in particolar modo la malattia a prognosi ingravescente e infausta che purtroppo, in quanto tale, provocherà a distanza di pochi mesi, la morte del malato."
Dopo aver tratteggiato l'argomento principale del testo, don Massimo ha spiegato di essersi interrogato su come la persona umana può affrontare una tappa così delicata della sua vita e, sulla base di questa domanda, di aver dato vita ai tre capitoli che compongono il libro, dedicati alla dignità, all' accompagnamento e alla speranza.
Nel primo capitolo, interamente incentrato sul concetto di dignità, ha rimarcato che il malato continua a conservarla nonostante la malattia, ma anche che le istituzioni la debbano tutelare.
Il tema dell'accompagnamento è particolarmente trattato nel secondo capitolo nel quale don Massimo sottolinea l'importanza di colui che accompagna il malato nel lungo percorso della malattia. Questa persona, talvolta un caregivers, è chiamata "a infondere coraggio" ma soprattutto "a dimostrare concretamente la sua presenza perché è il malato che detta il tempo".
Inoltre, sempre facendo riferimento al concetto di accompagnamento cita le teorie psicologiche di Kubler Ross e Viktor Frankl: la prima, a stretto contatto con i malati terminali ha descritto le diverse fasi del processo del morire, mentre lo psichiatra Frankl, internato nei campi di concentramento, si è interrogato sul come sia riuscito a dare una nuova forma e nuovi colori alla sua vita dopo l'esperienza vissuta nel campo di concentramento, giungendo alla conclusione che, per poter essere accettato e metabolizzato, il dolore debba essere "inserito in una cornice più grande" come quella del senso".
Nell'ultimo capitolo, con una visione molto laica, Don Massimo affronta il tema della speranza.
"Dignità, accompagnamento e speranza al tramonto della vita" è un testo attraverso il quale l'autore non ha cercato di dare una risposta a gradi domande che attanagliano l'esistenza, ma è un libro mediante il quale invita i caregivers a non abbandonare il malato perché "non c'è cosa più brutta che morire da soli", e coglie l'occasione per esortare le istituzioni a tutelare questi accompagnatori anche mediante una legge, visto che in una Commissione del Senato è ancora depositato un disegno di legge del 2018 che prevedeva lo stanziamento di fondi a queste figure ma che, in realtà, non sono mai stati erogati.