«Noi non siamo soddisfatti della manovra Monti»

Manifestazione dei dipendenti pubblici a Palazzo di Città. Intervista al delegato sindacale Gaetano Dipalo

lunedì 19 dicembre 2011 14.59
A cura di Tommaso Francavilla
Ore 10. In una fredda mattina le bandiere e della CGIL, CISL e UIL sono unite, e i dipendenti pubblici sono sotto il Palazzo di Città di Barletta per un sit–in di protesta contro la manovra finanziaria del governo Monti. Il 2012 sarà l'anno delle novità pensioni, a partire dall'estensione del sistema contributivo pro rata per tutti i lavoratori, politici compresi, che porterà a dire definitivamente addio al retributivo. Sempre dal prossimo anno previsto l'immediato innalzamento della soglia di vecchiaia, a 66 anni per gli uomini, a 62 anni per le donne, per poi arrivare progressivamente a 66 anni nel 2018.

Colgo l'occasione per porre qualche domanda a Gaetano De Palo, delegato sindacale della CISL–FP (Funzione Pubblica).

Che tipo di manifestazione state mettendo in atto?
La nostra manifestazione è simbolica, dato che oggi tutti i dipendenti pubblici scioperano a livello nazionale contro la manovra finanziaria del governo Monti. A livello nazionale, siamo convinti che questa manovra sia iniqua verso i dipendenti pubblici e pensionati. Il governo Monti in origine aveva promesso una riforma equa per tutte le categorie lavorative, ma in realtà le promesse non sono state mantenute. Noi non siamo soddisfatti della manovra Monti.

Da parte del sindaco dei consiglieri comunali e dei cittadini avete ricevuto attestazioni di solidarietà?
Poco fa alcuni consiglieri comunali erano con noi e hanno condiviso le motivazioni dello sciopero. Stiamo aspettando il sindaco. I cittadini sono dalla nostra parte, alcuni di loro ci hanno consigliato di manifestare in maniera più incisiva.

Ci voleva la manovra Monti per risolvere le divergenze tra CGIL, CISL e UIL ?
Noi non eravamo disuniti, ma avevamo avuto, a livello nazionale, punti di vista divergenti dalla CGIL. Queste divergenze sono state superate, per continuare a lottare per i diritti dei lavoratori e dei pensionati.


Le nuove regole per andare in pensione

Il 2012 sarà l'anno delle novità pensioni, a partire dall'estensione del sistema contributivo pro rata per tutti i lavoratori, politici compresi, che porterà a dire definitivamente addio al retributivo. Sempre dal prossimo anno previsto l'immediato innalzamento della soglia di vecchiaia, a 66 anni per gli uomini (a 67 nel 2012 al netto degli agganci alla speranza di vita), a 62 anni per le donne per poi arrivare progressivamente a 66 anni nel 2018. Esclusi da questa novità i lavoratori nati nel 1952 con 35 anni di contribuzione, che avrebbero maturato nel 2012 il diritto alla pensione sulla base di regole in vigore prima della nuova riforma, che potranno uscire con 64 anni di età anagrafica; e le lavoratrici private, che se entro il 31 dicembre 2012 avranno raggiunto i 60 anni di età e i 20 di contribuzione potranno andare in pensione con 64 anni di età anagrafica.

Per quanto riguarda, inoltre, le vecchie regole, le donne, e non gli uomini, che vorranno andare in pensione con le vecchie regole, cioè a 57 anni di età con 35 di contributi (58 anni se lavoratrici autonome), potranno continuare a farlo fino al 2015, scegliendo il trattamento calcolato interamente con il sistema contributivo.

Questo sistema, riferito alla contribuzione accumulata nell'arco della intera vita lavorativa, è sicuramente meno vantaggioso del però, retributivo, e comporta una perdita in termini di pensione di circa il 20-25%. Salgono poi le aliquote contributive dei lavoratori autonomi (commercianti e artigiani), che entro il 2018 arriveranno al 24%.