No ai botti a Barletta, tanti gli appelli inascoltati

Le associazioni animaliste Bat: «I divieti imposti, neppure tanto pubblicizzati, non seguono attività di prevenzione e sanzioni»

lunedì 30 dicembre 2019 0.18
A cura di Antonella Filannino
Diversi anni fa, il lancio di piatti, suppellettili da cucina ed elettrodomestici segnava l'arrivo del nuovo anno e il saluto del vecchio. Adesso è tutto diverso. I fuochi d'artificio hanno reso la vigilia di Capodanno un momento magico per molti ma insopportabile per altri.

A pensarci bene ogni giorno si è trasformato nell'ultimo dell'anno. Si sparano i botti a conclusione della processione di quartiere, per la futura moglie e i 18 anni del proprio figlio. Tutto avviene senza preoccuparsi delle fasce protette e degli animali, mentre i controlli per mitigare il fenomeno, soprattutto quello illegale, scarseggiano. «Ho un bimbo che soffre di ipercusia, ovvero percepisce i suoni in maniera amplificata. Comprenderete bene cosa vogliano dire per lui i fuochi d'artificio. Da questa estate, dopo esserci trovati quattro volte in una settimana sotto i fuochi pirotecnici, partiti senza alcun motivo plausibile, mio figlio si rifiuta spesso di fare delle semplici passeggiate dopo il tramonto. Ci sono tanti bambini e disabili da tutelare come autistici, malati di Alzheimer e altre patologie – spiega la mamma di un bambino speciale». L'ordinanza che impone ai cittadini di Barletta il divieto di vendita di prodotti pirotecnici illegali, sino al prossimo 6 gennaio, è apparsa a pochi giorni dalla vigilia di Capodanno. Un provvedimento emanato silenziosamente che non desterà alcuna osservanza. Quanti sono i cittadini che hanno già fatto incetta di petardi e botti non conformi alla legge? Quanti i venditori non autorizzati? Ha i tratti di un avviso distratto: "Io vi avviso, poi fate voi". Invece è auspicabile sempre prevenire.

Le prime a chiedere un intervento capillare sul territorio sono state le associazioni animaliste della provincia Bat: (ENPA sezioni Bat, OIPA delegazione Andria e Trani, I figli di nessuno di Bisceglie, I randagi di Minervino, LEIDAA di Margherita di Savoia, LNDC di Canosa di Puglia e Trani, Randagiando in Spinazzola). Un elenco ampio perché il problema non riguarda solo la città della Disfida e interessa anche gli amici a quattro zampe. «Impegnate da sempre nella tutela del benessere degli animali, abbiamo formulato una richiesta rivolta ai sindaci della nostra provincia di emissione di provvedimenti atti a vietare l'utilizzo di botti e petardi nei centri abitati – dichiara Massimiliano Vaccariello, portavoce delle realtà sopracitate. A questi abbiamo proposto di attivare campagne di informazione al fine di sensibilizzare i cittadini dei comuni. I divieti imposti, neppure tanto pubblicizzati, non seguono attività di prevenzione e opportune sanzioni».

Eccetto per l'ordinanza confinata nel labirinto della sezione albo pretorio, l'appello lanciato ogni anno non sortirà alcun effetto. Ecco perché le associazioni si rivolgono direttamente ai singoli cittadini. «I rischi legati all'utilizzo dei prodotti pirotecnici sono molteplici: incendi, inquinamento dell'aria e sonoro, contaminazione di cibi e bevande per dispersione delle polveri sottili. Non si possono tralasciare gli incidenti causati dai petardi inesplosi, il forte stress sugli animali e sulle persone con patologie. Riteniamo che occorrerebbe accantonare questa pratica arcaica e sostituirla con le proiezioni di immagini olografiche in 3D, come quelle che ci hanno affascinato per la Disfida di Barletta, giochi di luci con laser combinati a sottofondi musicali – conclude Massimiliano Vaccariello». Forse il prossimo anno.