Musica e adrenalina, un barlettano all'Arena di Verona
Gabriele Marzella ha suonato il suo violoncello al fianco di Elisa, Renato Zero e Fiorella Mannoia
sabato 23 settembre 2017
"Together Here We Are". Insieme, per la musica e per un anniversario importante, 20 anni di carriera della cantante Elisa. Un evento prestigioso e un luogo magico, l'Arena di Verona, dove nelle date 12, 13, 15 e 16 settembre sono stati chiamati a raccolta grandi artisti come Renato Zero, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Ermal Meta, Carmen Consoli, Mario Biondi, Fiorella Mannoia, Gianna Nannini… Accanto a tutte queste star che hanno solcato quell'imponente palco davanti a migliaia di spettatori, c'era anche un barlettano, Gabriele Marzella, classe 1997, giovane violoncellista della Città della Disfida. Per gli show del "Together Here We Are" si è esibito nell'Orchestra Nazionale Conservatori Italiani come unico violoncellista pugliese e in assoluto unico barlettano presente sul palco dell'evento.
Raccontaci un po' di te: qual è la tua formazione artistica?
«La mia formazione è prettamente classica. Sto concludendo gli studi in conservatorio a Bari sotto la guida del Maestro Vito Paternoster, per me un vero e proprio mentore. Ho conseguito col massimo dei voti il diploma presso il Liceo Musicale Paritario "L'Opera" di Barletta, nel 2015, grazie al quale ho avuto la possibilità di esibirmi numerose volte come solista e come componente di varie formazioni. Ho anche partecipato a diversi concorsi musicali nazionali ed internazionali ("Euterpe", "R. Selvaggi", "Città di Barletta", "U.Giordano" ecc), risultando sempre vincitore. Attualmente sono primo violoncello dell'Orchestra del Conservatorio di Bari».
Quali emozioni ha suscitato la partecipazione a un evento musicale di così grande importanza?
«È stata una cosa surreale, davvero un "sogno", come ho detto a chiunque mi abbia posto questa domanda, inclusa la mia famiglia. Le parole non possono descrivere le emozioni di quei giorni. L'evento è stato sold out ad entrambe le date a cui ho preso parte (con un pubblico di circa 15mila persone). Non ho veramente parole per descrivere quello che io e sicuramente anche i miei colleghi abbiamo provato in quei momenti: mi è venuta spesso la pelle d'oca, cosa che non mi succede spesso (anzi quasi mai) quando mi esibisco in orchestra. Il momento più emozionante è stato sicuramente l'esordio col brano "Dancing". La cosa più strabiliante in assoluto erano gli applausi durante i brani, veramente da pelle d'oca, e poi l'uscita dall'arena: ci hanno aspettato decine di persone per congratularsi, tra applausi e complimenti».
Com'è stato "vivere" nel backstage dell'evento? Tutto "rose e fiori" o ci sono stati momenti di ansia, piccoli inconvenienti da risolvere?
«Passare del tempo nel backstage è stata sicuramente una cosa entusiasmante. Molto diverso rispetto a quello che succede a livello locale perché, come ci dicevano alcuni addetti della produzione dell'evento, eravamo in "Serie A", quindi tutto era curato nei minimi dettagli, dalle prove foniche alle posizioni sul palco, ai maxischermi, massima precisione nella preparazione della scaletta dei brani ecc. Alla fine tutto è andato molto molto bene. Nessun inconveniente. Forse l'unica cosa da denotare è che all'inizio c'era un po' di scetticismo da parte della produzione nei nostri confronti, per via della nostra giovane età, ma in conclusione si sono ricreduti facendoci i complimenti e paragonandoci ad orchestre di alti livelli che si esibiscono in questi contesti. Con tutti i componenti dell'orchestra abbiamo lavorato sodo, con tantissime ore di prove. Con me hanno viaggiato altri miei colleghi musicisti che suonano altri strumenti e con i quali ho anche instaurato un ottimo rapporto. A solo un giorno dal rientro sentivo la mancanza di moltissimi dei miei colleghi-amici con cui ho vissuto questo sogno. Una vera famiglia formatasi in pochi giorni. Ripensando a quei momenti sul palco, personalmente non ho avuto ansia, ma solo un'emozione fortissima ed inspiegabile a parole. Mi sembrava di vedere il tutto da fuori, come se non fosse vero che mi trovassi lì, davanti a tutta quella gente e con quegli artisti che fino ad allora avevo solo visto in tv».
Barletta è una fucina di artisti: pensi che la nostra città sostenga la passione dei musicisti e degli artisti in generale o si potrebbe fare di più?
«Domanda difficile. Il mio rapporto con Barletta è buono, ci sono associazioni che si impegnano a promuovere i giovani e questo è notevole. Purtroppo però (questa è una cosa riferita all'Italia in generale) lo spazio per la musica non è molto e la considerazione che la gente ha nei confronti dell'arte spesso non consente a chi ha voglia di esprimersi di farlo al meglio. Spesso anche chi cerca di promuovere attività artistiche fa fatica, ma tutto sommato c'è chi si impegna a farlo e questa è la cosa, probabilmente, più importante».
Raccontaci un po' di te: qual è la tua formazione artistica?
«La mia formazione è prettamente classica. Sto concludendo gli studi in conservatorio a Bari sotto la guida del Maestro Vito Paternoster, per me un vero e proprio mentore. Ho conseguito col massimo dei voti il diploma presso il Liceo Musicale Paritario "L'Opera" di Barletta, nel 2015, grazie al quale ho avuto la possibilità di esibirmi numerose volte come solista e come componente di varie formazioni. Ho anche partecipato a diversi concorsi musicali nazionali ed internazionali ("Euterpe", "R. Selvaggi", "Città di Barletta", "U.Giordano" ecc), risultando sempre vincitore. Attualmente sono primo violoncello dell'Orchestra del Conservatorio di Bari».
Quali emozioni ha suscitato la partecipazione a un evento musicale di così grande importanza?
«È stata una cosa surreale, davvero un "sogno", come ho detto a chiunque mi abbia posto questa domanda, inclusa la mia famiglia. Le parole non possono descrivere le emozioni di quei giorni. L'evento è stato sold out ad entrambe le date a cui ho preso parte (con un pubblico di circa 15mila persone). Non ho veramente parole per descrivere quello che io e sicuramente anche i miei colleghi abbiamo provato in quei momenti: mi è venuta spesso la pelle d'oca, cosa che non mi succede spesso (anzi quasi mai) quando mi esibisco in orchestra. Il momento più emozionante è stato sicuramente l'esordio col brano "Dancing". La cosa più strabiliante in assoluto erano gli applausi durante i brani, veramente da pelle d'oca, e poi l'uscita dall'arena: ci hanno aspettato decine di persone per congratularsi, tra applausi e complimenti».
Com'è stato "vivere" nel backstage dell'evento? Tutto "rose e fiori" o ci sono stati momenti di ansia, piccoli inconvenienti da risolvere?
«Passare del tempo nel backstage è stata sicuramente una cosa entusiasmante. Molto diverso rispetto a quello che succede a livello locale perché, come ci dicevano alcuni addetti della produzione dell'evento, eravamo in "Serie A", quindi tutto era curato nei minimi dettagli, dalle prove foniche alle posizioni sul palco, ai maxischermi, massima precisione nella preparazione della scaletta dei brani ecc. Alla fine tutto è andato molto molto bene. Nessun inconveniente. Forse l'unica cosa da denotare è che all'inizio c'era un po' di scetticismo da parte della produzione nei nostri confronti, per via della nostra giovane età, ma in conclusione si sono ricreduti facendoci i complimenti e paragonandoci ad orchestre di alti livelli che si esibiscono in questi contesti. Con tutti i componenti dell'orchestra abbiamo lavorato sodo, con tantissime ore di prove. Con me hanno viaggiato altri miei colleghi musicisti che suonano altri strumenti e con i quali ho anche instaurato un ottimo rapporto. A solo un giorno dal rientro sentivo la mancanza di moltissimi dei miei colleghi-amici con cui ho vissuto questo sogno. Una vera famiglia formatasi in pochi giorni. Ripensando a quei momenti sul palco, personalmente non ho avuto ansia, ma solo un'emozione fortissima ed inspiegabile a parole. Mi sembrava di vedere il tutto da fuori, come se non fosse vero che mi trovassi lì, davanti a tutta quella gente e con quegli artisti che fino ad allora avevo solo visto in tv».
Barletta è una fucina di artisti: pensi che la nostra città sostenga la passione dei musicisti e degli artisti in generale o si potrebbe fare di più?
«Domanda difficile. Il mio rapporto con Barletta è buono, ci sono associazioni che si impegnano a promuovere i giovani e questo è notevole. Purtroppo però (questa è una cosa riferita all'Italia in generale) lo spazio per la musica non è molto e la considerazione che la gente ha nei confronti dell'arte spesso non consente a chi ha voglia di esprimersi di farlo al meglio. Spesso anche chi cerca di promuovere attività artistiche fa fatica, ma tutto sommato c'è chi si impegna a farlo e questa è la cosa, probabilmente, più importante».