Molestie nella sesta provincia: «Complimenti alla magistratura»
Interviene Savino Montaruli, presidente dell'associazione "Io Ci Sono". «Questa volta la lezione è anche morale»
mercoledì 31 agosto 2011
«Quando venne divulgato il mio intervento stampa l'11 marzo scorso, dopo aver appreso dell'accaduto presso la sede della Provincia di Barletta Andria Trani il 7 marzo cioè le presunte molestie da parte di un dirigente nei confronti un'impiegata, lo feci invocando che la presunta vittima presentasse una formale denuncia, senza timori nei confronti del presunto molestatore». Scrive così Savino Montaruli, presidente dell'associazione "Io Ci Sono".
«Questo "invito" serviva soprattutto, a mio avviso, affinché le competenti Autorità avessero potuto avviare le dovute indagini ed appurare la verità. Quella mia "richiesta" aveva la finalità di garantire anche il dirigente provinciale che sarebbe stato l'autore della molestia, anche per dimostrare la sua eventuale innocenza. Sempre in quell'articolo affermavo che qualora la denuncia non fosse stata presentata allora si sarebbero alimentati seri dubbi sull'intera vicenda e si sarebbe passati dall'essere vittime all'essere complice.
In tale circostanza manifestai anche la vicinanza della nostra Associazione alla dipendente vittima della presunta molestia e ci augurammo che la sua denuncia formale alle Forze dell'Ordine rappresentasse anche un deterrente per quanti avessero potuto continuare a pensare di potersi appropriare dell'altrui dignità e, in virtù di non si sa quali poteri conferiti, credere che le Istituzioni potessero essere un luogo di gioco e di divertimento o peggio ancora di appagamento dei propri appetiti, economici, di potere e di piacere, trovando magari anche chi tollera, condivide e sminuisce.
Da allora fino a qualche giorno fa nessuno di quegli auspici si era avverato né tantomeno era mai partita alcuna denuncia da parte della presunta vittima, fino a quando la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani ha comunicato l'esito delle indagini avviate d'ufficio da oltre due mesi, che hanno portato alla misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del presunto molestatore. Leggendo questi giorni gli interventi stampa che si sono interessati dell'argomento, a partire naturalmente da quelli riportanti parte del racconto della vittima davanti al Pubblico Ministero, credo che qualche ulteriore considerazione in merito alla vicenda vada fatta.
Innanzitutto bisogna prendere atto che la Magistratura e i suoi degni e coscienziosi rappresentanti ha visto molto al di la di chi potrebbe aver pensato che questa vicenda sarebbe durata l'arco di qualche giorno per poi gettare nuovamente tutto nell' "ordinario", quasi ad avallare le prime parole pronunciate sul caso da chi ha affermato: "queste cose succedono in continuazione ovunque". Bene ha fatto, quindi, il Pubblico Ministero a volerci vedere chiaro, quindi ad appurare la verità su quanto accaduto.
E' stata questa tenacia e questo desiderio di ricercare la verità a dare la forza alla presunta vittima di raccontare, seppur a posteriori e con moltissimo ritardo, a mio avviso ingiustificato se non dal fatto di aver ottenuto, nel frattempo, il trasferimento in uffici presso altra sede provinciale e sul quale episodio andrebbero anche effettuati accertamenti e verifiche, essendo stato disposto seppur in assenza di denunce formali e di preventivo accertamento dei fatti; un racconto che se dovesse corrispondere a verità farebbe emergere sicuramente ulteriori elementi di valutazione e probabilmente situazioni ancora ignote che avrebbero caratterizzato negativamente l'intera vicenda. Quel racconto, infatti, contiene "spunti" che non possono essere trascurati e, a parte tutti gli elementi relativi al comportamento del presunto molestatore nei confronti della vittima, c'è da fare chiarezza su cosa si intenda quando si afferma che: "il dirigente è una persona influente"; su come e in che condizioni viene esercitato questo "potere" e per quali finalità.
Relativamente al ruolo svolto da tutti coloro che hanno ruotato attorno a questa vicenda è evidente che devono essersi manifestate almeno tre situazioni: da una parte coloro che avrebbero saputo ma continuato a far finta di niente o addirittura a minimizzare il presunto episodio, senza approfondirne l'accaduto; dall'altra coloro che, seppur in forma anonima avrebbero denunciato qualcosa di sospetto e probabilmente dall'altra ancora qualcuno che, sentendo forte il richiamo del senso civico e della propria coscienza potrebbe aver parlato direttamente dell'accaduto con gli inquirenti.
La cosa più importante, ora, è che l'indagine è stata avviata e che, in un modo o nell'altro, si arriverà alla verità, con l'auspicio che comunque vada si arrivi fino in fondo all'accertamento delle responsabilità per garantire a tutti il diritto di difesa ma anche per punire in maniera esemplare gli autori degli eventuali reati, se accertati. Intanto "la lezione" della Magistratura dovrebbe essere già stata fatta propria da coloro che avrebbero potuto pensare che episodi di tale gravità potessero passare quasi inosservati o addirittura rimanere impuniti.
Tutti dovrebbero aver capito che ciò non è possibile e che nessun "potere" potrebbe garantirlo, a nessuno. Oggi più che mai».
«Questo "invito" serviva soprattutto, a mio avviso, affinché le competenti Autorità avessero potuto avviare le dovute indagini ed appurare la verità. Quella mia "richiesta" aveva la finalità di garantire anche il dirigente provinciale che sarebbe stato l'autore della molestia, anche per dimostrare la sua eventuale innocenza. Sempre in quell'articolo affermavo che qualora la denuncia non fosse stata presentata allora si sarebbero alimentati seri dubbi sull'intera vicenda e si sarebbe passati dall'essere vittime all'essere complice.
In tale circostanza manifestai anche la vicinanza della nostra Associazione alla dipendente vittima della presunta molestia e ci augurammo che la sua denuncia formale alle Forze dell'Ordine rappresentasse anche un deterrente per quanti avessero potuto continuare a pensare di potersi appropriare dell'altrui dignità e, in virtù di non si sa quali poteri conferiti, credere che le Istituzioni potessero essere un luogo di gioco e di divertimento o peggio ancora di appagamento dei propri appetiti, economici, di potere e di piacere, trovando magari anche chi tollera, condivide e sminuisce.
Da allora fino a qualche giorno fa nessuno di quegli auspici si era avverato né tantomeno era mai partita alcuna denuncia da parte della presunta vittima, fino a quando la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani ha comunicato l'esito delle indagini avviate d'ufficio da oltre due mesi, che hanno portato alla misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del presunto molestatore. Leggendo questi giorni gli interventi stampa che si sono interessati dell'argomento, a partire naturalmente da quelli riportanti parte del racconto della vittima davanti al Pubblico Ministero, credo che qualche ulteriore considerazione in merito alla vicenda vada fatta.
Innanzitutto bisogna prendere atto che la Magistratura e i suoi degni e coscienziosi rappresentanti ha visto molto al di la di chi potrebbe aver pensato che questa vicenda sarebbe durata l'arco di qualche giorno per poi gettare nuovamente tutto nell' "ordinario", quasi ad avallare le prime parole pronunciate sul caso da chi ha affermato: "queste cose succedono in continuazione ovunque". Bene ha fatto, quindi, il Pubblico Ministero a volerci vedere chiaro, quindi ad appurare la verità su quanto accaduto.
E' stata questa tenacia e questo desiderio di ricercare la verità a dare la forza alla presunta vittima di raccontare, seppur a posteriori e con moltissimo ritardo, a mio avviso ingiustificato se non dal fatto di aver ottenuto, nel frattempo, il trasferimento in uffici presso altra sede provinciale e sul quale episodio andrebbero anche effettuati accertamenti e verifiche, essendo stato disposto seppur in assenza di denunce formali e di preventivo accertamento dei fatti; un racconto che se dovesse corrispondere a verità farebbe emergere sicuramente ulteriori elementi di valutazione e probabilmente situazioni ancora ignote che avrebbero caratterizzato negativamente l'intera vicenda. Quel racconto, infatti, contiene "spunti" che non possono essere trascurati e, a parte tutti gli elementi relativi al comportamento del presunto molestatore nei confronti della vittima, c'è da fare chiarezza su cosa si intenda quando si afferma che: "il dirigente è una persona influente"; su come e in che condizioni viene esercitato questo "potere" e per quali finalità.
Relativamente al ruolo svolto da tutti coloro che hanno ruotato attorno a questa vicenda è evidente che devono essersi manifestate almeno tre situazioni: da una parte coloro che avrebbero saputo ma continuato a far finta di niente o addirittura a minimizzare il presunto episodio, senza approfondirne l'accaduto; dall'altra coloro che, seppur in forma anonima avrebbero denunciato qualcosa di sospetto e probabilmente dall'altra ancora qualcuno che, sentendo forte il richiamo del senso civico e della propria coscienza potrebbe aver parlato direttamente dell'accaduto con gli inquirenti.
La cosa più importante, ora, è che l'indagine è stata avviata e che, in un modo o nell'altro, si arriverà alla verità, con l'auspicio che comunque vada si arrivi fino in fondo all'accertamento delle responsabilità per garantire a tutti il diritto di difesa ma anche per punire in maniera esemplare gli autori degli eventuali reati, se accertati. Intanto "la lezione" della Magistratura dovrebbe essere già stata fatta propria da coloro che avrebbero potuto pensare che episodi di tale gravità potessero passare quasi inosservati o addirittura rimanere impuniti.
Tutti dovrebbero aver capito che ciò non è possibile e che nessun "potere" potrebbe garantirlo, a nessuno. Oggi più che mai».