Misura dell'amore è amare senza misura
«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri»
domenica 24 aprile 2016
Dal Vangelo secondo Giovanni: "Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri»".
Quando un brano del Vangelo proclamato della celebrazione eucaristica è breve non vuol dire che è semplice, tanto più se appartiene a San Giovanni che, avendo scritto il suo racconto per ultimo, non ha indugiato a descrivere i fatti ma a scavarvi dentro, lasciando alcune parole chiave che fungono da sentinella quando ce le ritroviamo davanti, come oggi. Il contesto di questa pericope è l'ultima cena, che nel quarto vangelo ci presenta non l'istituzione dell'eucarestia, avendone Giovanni parlato abbondantemente nel capitolo sesto, ma il significativo gesto della lavanda dei piedi, che rappresenta le conseguenze dell'eucaristia.
Gesù in quel gesto ha rivelato un volto di Dio inusuale, che arriva a scandalizzare gli uomini religiosi eppure che ne rivela l'intima essenza; chi è Dio? Colui che per ritrovarmi è pronto a inginocchiarsi davanti a me e a lavarmi i piedi affinché io comprenda ciò che significa veramente l'amore, che è l'intima natura di Dio. E, di fronte al tradimento di Giuda, Gesù parla di glorificazione: la gloria è il "peso specifico" di Dio, ciò che svela la sua natura è il suo modo di agire nel mondo, nonostante il mio tradimento, rinnegamento, peccato. All'amore tradito Gesù risponde con l'amore rinnovato, non abbassa le esigenze dell'amore ma significativamente le innalza, chiedendoci un amore come il suo, un amore divino che continuamente si fa dono. Ma come potremo noi giungere a questo? Solo dopo aver accolto il suo modo scandaloso di amare l'uomo e di amarmi nel lavarmi i piedi, fino a dare la sua vita per me.
Solo chi si lascia amare fino alla fine potrà amare fino alla fine. E perché questo comandamento è nuovo? Perché appartiene all'uomo nuovo. "Se uno è in Cristo è una creatura nuova. Le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove" dice San Paolo. L'uomo nuovo canterà il canto nuovo, custodirà il comandamento nuovo, vivrà una vita nuova, rinnovata grazie al mistero pasquale. Ma si può comandare a una persona di amare? Il comandamento non è un ordine dato in maniera perentoria ma una indicazione di felicità e di vita piena. Una sorta di segnale stradale che una persona è chiamata ad accogliere in ciò che indica non per timore della multa legata all'infrazione, ma per non mettere a repentaglio la vita propria e quella altrui. E dove sta la novità? Nella misura dell'amore, che consiste nell'amare senza misura, come recita Sant'Agostino. Saremo mai capaci di questo? Sì, se ci lasceremo amare incondizionatamente da Colui che è l'Amore. Buona domenica!
[don Vito]
Quando un brano del Vangelo proclamato della celebrazione eucaristica è breve non vuol dire che è semplice, tanto più se appartiene a San Giovanni che, avendo scritto il suo racconto per ultimo, non ha indugiato a descrivere i fatti ma a scavarvi dentro, lasciando alcune parole chiave che fungono da sentinella quando ce le ritroviamo davanti, come oggi. Il contesto di questa pericope è l'ultima cena, che nel quarto vangelo ci presenta non l'istituzione dell'eucarestia, avendone Giovanni parlato abbondantemente nel capitolo sesto, ma il significativo gesto della lavanda dei piedi, che rappresenta le conseguenze dell'eucaristia.
Gesù in quel gesto ha rivelato un volto di Dio inusuale, che arriva a scandalizzare gli uomini religiosi eppure che ne rivela l'intima essenza; chi è Dio? Colui che per ritrovarmi è pronto a inginocchiarsi davanti a me e a lavarmi i piedi affinché io comprenda ciò che significa veramente l'amore, che è l'intima natura di Dio. E, di fronte al tradimento di Giuda, Gesù parla di glorificazione: la gloria è il "peso specifico" di Dio, ciò che svela la sua natura è il suo modo di agire nel mondo, nonostante il mio tradimento, rinnegamento, peccato. All'amore tradito Gesù risponde con l'amore rinnovato, non abbassa le esigenze dell'amore ma significativamente le innalza, chiedendoci un amore come il suo, un amore divino che continuamente si fa dono. Ma come potremo noi giungere a questo? Solo dopo aver accolto il suo modo scandaloso di amare l'uomo e di amarmi nel lavarmi i piedi, fino a dare la sua vita per me.
Solo chi si lascia amare fino alla fine potrà amare fino alla fine. E perché questo comandamento è nuovo? Perché appartiene all'uomo nuovo. "Se uno è in Cristo è una creatura nuova. Le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove" dice San Paolo. L'uomo nuovo canterà il canto nuovo, custodirà il comandamento nuovo, vivrà una vita nuova, rinnovata grazie al mistero pasquale. Ma si può comandare a una persona di amare? Il comandamento non è un ordine dato in maniera perentoria ma una indicazione di felicità e di vita piena. Una sorta di segnale stradale che una persona è chiamata ad accogliere in ciò che indica non per timore della multa legata all'infrazione, ma per non mettere a repentaglio la vita propria e quella altrui. E dove sta la novità? Nella misura dell'amore, che consiste nell'amare senza misura, come recita Sant'Agostino. Saremo mai capaci di questo? Sì, se ci lasceremo amare incondizionatamente da Colui che è l'Amore. Buona domenica!
[don Vito]