Microcamere ed alta tecnologia, svelati i segreti del furto

Analizzati i componenti dell'ingegnoso tentativo di falsificazione Bancomat

mercoledì 3 marzo 2010
Tutto è iniziato quando un maresciallo in servizio presso il Nucleo Operativo dei Carabinieri della locale Compagnia in abiti civili e libero dal servizio, si è recato presso lo sportello bancomat della propria filiale durante il sabato pomeriggio, in pieno centro a Barletta. Qui il militare, con prontezza di spirito e colpo d'occhio, ha notato qualcosa di insolito. La sportello del Bancomat presentava alcuni segni di manomissione nella parte superiore ove il militare notava la presenza di una fascia di plastica con un minuscolo forellino perpendicolare alla tastiera dove si inserisce il codice numerico.

Accortosi quindi della manomissione ha arguito di chiamare sul posto i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Barletta e nel frattempo smontava la fascia di plastica scoprendo al suo interno una microcamera accesa del diametro di 1 millimetro, alimentata con 2 batterie da telefono cellulare e collegata ad una memoria usb in grado di registrare le immagini (ovvero lo stesso principio usato da una comune macchina fotografica digitale oppure una webcam usata abitualmente per conversare sui moderni computer ndr).

Il congegno era artigianale ma molto elaborato e perfettamente funzionante. A questo punto, insieme con i colleghi giunti sul posto, il sottufficiale individuava sulla bocchetta ove si inserisce la tessera magnetica un'ulteriore manomissione: era infatti stata sovrapposta un'ulteriore fessura di plastica apparentemente identica a quella originale ma in realtà contenente un ingegnoso microchip in grado di copiare i dati contenuti sulla barra magnetica del bancomat o della carta di credito, una volta che l'ignaro cliente li avesse inseriti all'interno. Entrambi i dispositivi erano saldati con del mastice adesivo e perfettamente inseriti nell'apparato tanto da risultare praticamente invisibili. A questo punto i Carabinieri, dopo aver chiamato il direttore della banca per far bloccare l'erogazione di denaro dall'area self service e di conseguenza evitare l'immissione dei dati segreti identificativi delle carte, rimettevano al loro posto i due congegni e si appostavano all'esterno della banca per vedere chi sarebbe venuto a riprenderli.

L'attesa non durava molto, infatti verso le successive ore 21,30 in un momento di forte affluenza, una coppia apparentemente ben vestita si introduceva nell'area sotto controllo e, mentre la donna faceva da scudo con il proprio corpo per impedire che dall'esterno qualcuno potesse scorgere il movimento, l'uomo smontava in pochi secondi i due apparecchi, nascondendoseli sotto il giubbotto. Non a caso la scelta del mastice adesivo per le saldature, rendevano l'ingegnoso dispositivo, smontabile con un semplice gesto, un movimento rapido, forse messo in atto efficacemente più volte.

Tuttavia questa volta c'erano i Carabinieri ad attendere i malfattori. I due, identificati in Plesuvu Violeta 37 anni, e D.O.R. 25 anni, entrambi di nazionalità rumena, venivano accompagnati in caserma e tratti in arresto per tentata frode informatica in concorso, detenzione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici, tentata falsificazione o alterazione di carte di credito e danneggiamento. Addosso ai due venivano rinvenuti 3 telefoni cellulari, 3 carte di credito (la cui provenienza è ora al vaglio degli inquirenti), un cacciavite, un tubetto di colla attack e del nastro adesivo, il tutto sottoposto a sequestro. Da un controllo effettuato presso altri sportelli bancomat della città, gli investigatori dell'Arma notavano altri segni di manomissione. Le indagini proseguono, quindi, per accertare se la coppia, che ora si trova reclusa nel carcere di Trani, abbia ripulito anche i conti correnti dei clienti di altre banche.
La redazione continuerà ad accogliere segnalazioni in merito, per limitare al massimo la possibilità di ulteriori azioni criminose che riguardino la duplicazione di carte di credito e bancomat sul territorio, finora considerato scevro da queste attività.