Matteo Renzi secondo Ruggiero Crudele
Nasce a Barletta il comitato “Ricominciamo con Renzi”. «La nuova generazione di politici deve guardare all’etica e alla sobrietà»
mercoledì 31 ottobre 2012
Il Renzi-pensiero si espande viralmente a poco meno di un mese dalle primarie del centrosinistra, in cui si sceglierà il candidato premier fra cinque nomi ormai definitivi: concorreranno, oltre al sindaco di Firenze, Pier Luigi Bersani, Laura Puppato, Bruno Tabacci e Nichi Vendola. La scena mediatica è al momento più intensamente "invasa" dal giovane Matteo Renzi, e mentre i dibattiti nazionali diventano sempre più accesi anche all'interno dello stesso Partito Democratico, nei territori sorgono comitati a favore del primo cittadino fiorentino. All'appello si è aggiunta anche Barletta col comitato "Ricominciamo con Renzi": abbiamo intervistato il suo portavoce cittadino, Ruggiero Crudele.
Ci si avvicina a grandi passi alle primarie del centrosinistra, mentre infervorano le polemiche. Lei perché ha deciso di dare il suo appoggio al candidato Matteo Renzi?
«Innanzitutto perché è del centrosinistra, e perché del centrsinistra può rappresentare il compimento di quel processo avviato da Prodi nel '96 e che, per colpe del centrosinitra stesso, si è interrotto. Prodi lanciò l'Ulivo come idea nuova del centrosinistra, il centrosinistra "senza trattino", per superare le barriere del secolo scorso tra "centro" e "sinistra" ed arrivare finalmente in Italia ad un partito riformista-progressista. L'ottimo Bersani, persona stimabile e affidabile, impersona invece ancora quella concezione di suddivisione di ruoli e di rappresentanza tra un centro e una sinistra che si alleano di circostanza in circostanza».
Che riflesso ha lo "scontro" nazionale Renzi-Bersani a livello cittadino?
«Sarebbe sbagliato confondere il livello cittadino con quello nazionale, anche se indubbiamente fa pensare che tutti (o quasi) i rappresentanti istituzionali del Pd di Barletta hanno già dichiarato di sostenere Bersani, rappresentazione di un centrosinistra visto come conservazione degli attuali assetti di potere, a cominciare dal Sindaco che in un suo comunicato dice "Con Bersani il Pd vince" e ribadisce la fedeltà a Letta e a Boccia, ma francamente non dice nulla su programmi, metodi e prospettive del centrosinistra nazionale e locale. Mi pare che i due sindaci (quello di Barletta e quello di Firenze) siano proprio agli antipodi. Tanto è solare e chiaro e decisionista Renzi, tanto risulta bizantino il nostro sindaco. Renzi ha ridotto il numero di assessori in giunta e i rispettivi guadagni, e ha approvato con la sua amministrazione il piano regolatore di Firenze a "volumi zero". Da noi non ci si preoccupa dei costi della politica (anzi…) e si procede a colpi di varianti al PRG. Mi auguro che l'affermazione di Renzi alle primarie possa innescare un processo, anche a livello locale, di riflessione sulla natura del PD e del centronistra».
Le primarie sono sempre una bella prova di democrazia, ma c'è ancora chi critica questo metodo. Lei pensa che nelle prossime primarie 2012 la scelta degli elettori sarà veramente libera e democratica o sarà purtroppo pilotata dalle logiche sotterranee dei partiti?
«Le primarie, come coinvolgimento diretto dei cittadini, fanno sempre bene, non c'è da averne timori, e probabilmente ha sbagliato il Pd a irrigidire le modalità di partecipazione. Nel caso specifico delle prossime primarie, penso che in questo caso i pericoli di infiltrazione/pilotamento siano attenuati rispetto a quando con le primarie si scelgono, oltre che il leader, i componenti delle assemblee: ricordo le primarie per Veltroni nel 2007, all'epoca al teatro Curci si registrò un afflusso spropositato rispetto a quello che il Pd in effetti in quel momento rapprentava, con la presenza di numerosi esponenti locali di altri partiti coinvolti nella lotta di "quartiere" che nulla aveva a che fare con la prospettiva nazionale del Pd. Ma d'altronde mi rendo conto che in questo momento di crisi della politica a 360 gradi, con l'opinione pubblica disgustata e refrattaria al sistema dei partiti, il rischio della scarsa affluenza è viceversa altrettanto forte. L'invito che mi sento di rivolgere ai lettori e ai cittadini è che, proprio per superare questa degenerazione del sistema politico, non basta fermarsi alla protesta, alla rassegnazione e al "me-ne-sto-a-casa", occorre invece impegnarsi per cambiare partecipando ad un momento di altissima espressione democratica quali saranno le primarie e poi le elezioni politiche, riappropriandosi del proprio diritto di partecipazione e di scelta, e secondo me sostenendo Matteo Renzi».
Una delle proposte più incisive di Renzi è questa: il ricambio generazionale nella politica. A Barletta pensa che un ricambio serva e sia possibile? Quali consigli darebbe alla nuova generazione di aspiranti politici? Pensa che ci siano politici "da rottamare"?
«In effetti il leit motiv della "rottamazione" sta imperversando nei media, ma come ha avuto modo di dire lo stesso Renzi a Trani, si tratta di rottamare non le persone, ma metodi e concetti della politica intesa come carrierismo, arrivismo e tornaconto personale. A Barletta il ricambio delle idee e di un modo di fare che è sotto gli occhi di tutti è indispensabile: tante e troppe sono le dimostrazioni di pura corsa al posizionamento, al di là dei valori e dei programmi. Per stare alla stretta attualità locale, lo stesso comunicato ultimo dell'amministrazione comunale sulla questione ferie dei dirigenti, testimonia di un impegno "zelante" e puntuale non ad affrontare opportunità, utilità politiche e sociali delle scelte, bensì a giustificare la liceità di riconoscimenti personali. Una nuova generazione di politici deve guardare nuovamente ai valori, all'etica delle responsabilità personali e pubbliche, alla sobrietà, all'esclusivo perseguimento del bene comune e al coinvolgimento diretto e continuo dei cittadini».
All'ultima corsa elettorale a Barletta lei era schierato tra le fila di "Sinistra ecologia e libertà". Avrà sicuramente osservato i cambi di casacca tra Sel, Pd e il centrosinistra in generale che si sono susseguiti tra le poltrone del consiglio. Che idea si è fatto dello stato di salute della maggioranza barlettana?
«Ci tengo prima a precisare la natura della mia scelta nelle ultime amministrative che partiva da due presupposti essenziali: 1) la chiara affermazione di Vendola al congresso fondativo di Sel, che lo stesso Vendola descriveva non "come nuovo partito ma come partita nuova" per andare oltre la differenziazione tra centro e sinistra (il centrosinistra senza trattino di cui parlavamo all'inizio); 2) la non-identità del Pd di Barletta che già nel quinquennio precedente e ancor di più ora si prefigurava come un coacervo di personalismi privo di coesione, valori e identità comuni. I cambi di casacca in consiglio non hanno fatto altro che confermare questa impressione: emblematico come gli eletti di Sel, per conseguire l'assessorato, siano passati al Pd e viceversa due eletti del Pd, per lo stesso motivo, siano passati a Sel, senza tacere dell'accasarsi di altri consiglieri in nuove formazioni fittizze, sempre per l'ottenimento dell'assessorato, il tutto purtroppo nel silenzio imbarazzante del sindaco e dei partiti».
Matteo Renzi porta con sé senza dubbio una ventata di novità e di giovinezza nel panorama politico. Potremmo dire che i giovani siano la soluzione alle malattie croniche della nostra cattiva politica?
«Parlavamo di rottamazione poco fa. Ovviamente al di là delle provocazioni mediatiche, non è l'età che individua la buona politica, cionondimeno il naturale ricambio della classe politico-parlamentare è nell'ordine delle cose, né si può dimenticare che i nostri attuali rappresentanti (anche del centrosinistra) si sono resi corresponsabili dello sfascio attuale. Nuova linfa alla classe dirigente del centrosinistra (e della politica tutta) potrebbe ricucire la frattura tra cittadinanza e politica. In questo senso Renzi, con la sua freschezza e solarità, la chiarezza delle idee e la giusta dose di ambizione, rappresenta il momento di svolta che auspico riporti il centrosinistra, nel richiamo ai valori antichi, ma non rottamabili, del solidarismo cristiano e del socialismo democratico, ad affrontare la situazione d'emergenze democratica ed economica che stiamo vivendo, con visione ottimistica di un futuro "che dovrà essere migliore per i nostri figli, come lo è stato per noi rispetto ai nostri padri", per usare una frase dello stesso Renzi».
Ci si avvicina a grandi passi alle primarie del centrosinistra, mentre infervorano le polemiche. Lei perché ha deciso di dare il suo appoggio al candidato Matteo Renzi?
«Innanzitutto perché è del centrosinistra, e perché del centrsinistra può rappresentare il compimento di quel processo avviato da Prodi nel '96 e che, per colpe del centrosinitra stesso, si è interrotto. Prodi lanciò l'Ulivo come idea nuova del centrosinistra, il centrosinistra "senza trattino", per superare le barriere del secolo scorso tra "centro" e "sinistra" ed arrivare finalmente in Italia ad un partito riformista-progressista. L'ottimo Bersani, persona stimabile e affidabile, impersona invece ancora quella concezione di suddivisione di ruoli e di rappresentanza tra un centro e una sinistra che si alleano di circostanza in circostanza».
Che riflesso ha lo "scontro" nazionale Renzi-Bersani a livello cittadino?
«Sarebbe sbagliato confondere il livello cittadino con quello nazionale, anche se indubbiamente fa pensare che tutti (o quasi) i rappresentanti istituzionali del Pd di Barletta hanno già dichiarato di sostenere Bersani, rappresentazione di un centrosinistra visto come conservazione degli attuali assetti di potere, a cominciare dal Sindaco che in un suo comunicato dice "Con Bersani il Pd vince" e ribadisce la fedeltà a Letta e a Boccia, ma francamente non dice nulla su programmi, metodi e prospettive del centrosinistra nazionale e locale. Mi pare che i due sindaci (quello di Barletta e quello di Firenze) siano proprio agli antipodi. Tanto è solare e chiaro e decisionista Renzi, tanto risulta bizantino il nostro sindaco. Renzi ha ridotto il numero di assessori in giunta e i rispettivi guadagni, e ha approvato con la sua amministrazione il piano regolatore di Firenze a "volumi zero". Da noi non ci si preoccupa dei costi della politica (anzi…) e si procede a colpi di varianti al PRG. Mi auguro che l'affermazione di Renzi alle primarie possa innescare un processo, anche a livello locale, di riflessione sulla natura del PD e del centronistra».
Le primarie sono sempre una bella prova di democrazia, ma c'è ancora chi critica questo metodo. Lei pensa che nelle prossime primarie 2012 la scelta degli elettori sarà veramente libera e democratica o sarà purtroppo pilotata dalle logiche sotterranee dei partiti?
«Le primarie, come coinvolgimento diretto dei cittadini, fanno sempre bene, non c'è da averne timori, e probabilmente ha sbagliato il Pd a irrigidire le modalità di partecipazione. Nel caso specifico delle prossime primarie, penso che in questo caso i pericoli di infiltrazione/pilotamento siano attenuati rispetto a quando con le primarie si scelgono, oltre che il leader, i componenti delle assemblee: ricordo le primarie per Veltroni nel 2007, all'epoca al teatro Curci si registrò un afflusso spropositato rispetto a quello che il Pd in effetti in quel momento rapprentava, con la presenza di numerosi esponenti locali di altri partiti coinvolti nella lotta di "quartiere" che nulla aveva a che fare con la prospettiva nazionale del Pd. Ma d'altronde mi rendo conto che in questo momento di crisi della politica a 360 gradi, con l'opinione pubblica disgustata e refrattaria al sistema dei partiti, il rischio della scarsa affluenza è viceversa altrettanto forte. L'invito che mi sento di rivolgere ai lettori e ai cittadini è che, proprio per superare questa degenerazione del sistema politico, non basta fermarsi alla protesta, alla rassegnazione e al "me-ne-sto-a-casa", occorre invece impegnarsi per cambiare partecipando ad un momento di altissima espressione democratica quali saranno le primarie e poi le elezioni politiche, riappropriandosi del proprio diritto di partecipazione e di scelta, e secondo me sostenendo Matteo Renzi».
Una delle proposte più incisive di Renzi è questa: il ricambio generazionale nella politica. A Barletta pensa che un ricambio serva e sia possibile? Quali consigli darebbe alla nuova generazione di aspiranti politici? Pensa che ci siano politici "da rottamare"?
«In effetti il leit motiv della "rottamazione" sta imperversando nei media, ma come ha avuto modo di dire lo stesso Renzi a Trani, si tratta di rottamare non le persone, ma metodi e concetti della politica intesa come carrierismo, arrivismo e tornaconto personale. A Barletta il ricambio delle idee e di un modo di fare che è sotto gli occhi di tutti è indispensabile: tante e troppe sono le dimostrazioni di pura corsa al posizionamento, al di là dei valori e dei programmi. Per stare alla stretta attualità locale, lo stesso comunicato ultimo dell'amministrazione comunale sulla questione ferie dei dirigenti, testimonia di un impegno "zelante" e puntuale non ad affrontare opportunità, utilità politiche e sociali delle scelte, bensì a giustificare la liceità di riconoscimenti personali. Una nuova generazione di politici deve guardare nuovamente ai valori, all'etica delle responsabilità personali e pubbliche, alla sobrietà, all'esclusivo perseguimento del bene comune e al coinvolgimento diretto e continuo dei cittadini».
All'ultima corsa elettorale a Barletta lei era schierato tra le fila di "Sinistra ecologia e libertà". Avrà sicuramente osservato i cambi di casacca tra Sel, Pd e il centrosinistra in generale che si sono susseguiti tra le poltrone del consiglio. Che idea si è fatto dello stato di salute della maggioranza barlettana?
«Ci tengo prima a precisare la natura della mia scelta nelle ultime amministrative che partiva da due presupposti essenziali: 1) la chiara affermazione di Vendola al congresso fondativo di Sel, che lo stesso Vendola descriveva non "come nuovo partito ma come partita nuova" per andare oltre la differenziazione tra centro e sinistra (il centrosinistra senza trattino di cui parlavamo all'inizio); 2) la non-identità del Pd di Barletta che già nel quinquennio precedente e ancor di più ora si prefigurava come un coacervo di personalismi privo di coesione, valori e identità comuni. I cambi di casacca in consiglio non hanno fatto altro che confermare questa impressione: emblematico come gli eletti di Sel, per conseguire l'assessorato, siano passati al Pd e viceversa due eletti del Pd, per lo stesso motivo, siano passati a Sel, senza tacere dell'accasarsi di altri consiglieri in nuove formazioni fittizze, sempre per l'ottenimento dell'assessorato, il tutto purtroppo nel silenzio imbarazzante del sindaco e dei partiti».
Matteo Renzi porta con sé senza dubbio una ventata di novità e di giovinezza nel panorama politico. Potremmo dire che i giovani siano la soluzione alle malattie croniche della nostra cattiva politica?
«Parlavamo di rottamazione poco fa. Ovviamente al di là delle provocazioni mediatiche, non è l'età che individua la buona politica, cionondimeno il naturale ricambio della classe politico-parlamentare è nell'ordine delle cose, né si può dimenticare che i nostri attuali rappresentanti (anche del centrosinistra) si sono resi corresponsabili dello sfascio attuale. Nuova linfa alla classe dirigente del centrosinistra (e della politica tutta) potrebbe ricucire la frattura tra cittadinanza e politica. In questo senso Renzi, con la sua freschezza e solarità, la chiarezza delle idee e la giusta dose di ambizione, rappresenta il momento di svolta che auspico riporti il centrosinistra, nel richiamo ai valori antichi, ma non rottamabili, del solidarismo cristiano e del socialismo democratico, ad affrontare la situazione d'emergenze democratica ed economica che stiamo vivendo, con visione ottimistica di un futuro "che dovrà essere migliore per i nostri figli, come lo è stato per noi rispetto ai nostri padri", per usare una frase dello stesso Renzi».