“Mai più senza 50/50”: non un favore ma una garanzia
Una scelta quantitativa per migliorare la qualità della politica. «La legge elettorale va cambiata» ma servono 15.000 firme
giovedì 5 aprile 2012
Si è tenuta ieri, presso il Palazzo di Città di Barletta, la conferenza stampa per la presentazione della legge regionale su iniziativa popolare "Disposizioni in materia di equilibrio nella rappresentanza di genere nelle elezioni per il Consiglio regionale e la/il presidente della Regione", promossa a livello cittadino dal partito socialista, rappresentato dal consigliere regionale Franco Pastore. All'incontro hanno preso parte anche due donne, le "responsabili tecniche" dell'iniziativa: Magda Terrevoli, del Comitato promotore della proposta di legge, e Francesca Dascoli, componente della consulta femminile della regione Puglia. Si è svolta, così, una tavola rotonda intorno alla questione della donna e della sua presenza (scarsa) in consiglio regionale, che verrebbe in parte risolta dalla nuova legge elettorare. Legge che, tra l'altro, andrebbe ad avvalorare l'art. 51 della Costituzione italiana relativa alle pari opportunita all'interno dei rapporti politici.
"Mai più senza 50/50" è il nome del comitato promotore del referendum popolare, la cui portavoce ha illustrato i punti chiave della proposta di legge, mettendo in luce le sue novità, la sua ragion d'essere e le modalità con cui la si sta attuando. Magda Terrevoli spiega, innanzitutto, che la legge è stata pensata sulla base di un modello già esistente, quello campano, in modo da evitare un qualsiasi ricorso di non validità della proposta (e questo lascia facilmente immaginare che c'è il presentimento, da parte dei promotori, che alcuni esponenti del potere possano voler mettere i bastoni tra le ruote). In secondo luogo, sono stati illustrati i punti essenziali della riforma, mettendone in evidenza l'aspetto innovativo: garantire una rappresentanza di genere egualitaria nelle liste elettorali, cosa ben diversa dalle quote rosa . In altri termini, l'obiettivo non è assicurare l'eleggibilità di un numero preciso di consiglieri donne (come se il genere femminile costituisse una categoria protetta), ma è quello di garantire all'elettore la possibilità di poter scegliere la propria preferenza tra un ventaglio di candidati che non siano né a maggioranza uomini e né a maggioranza donne. Un cambiamento di tipo quantitativo che traspone in politica una realtà di fatto, ovvero la coesistenza nel mondo di un numero di uomini e di donne su per giù identico. Certamente, com'è stato anche detto durante la conferenza, norme di tutela di genere sono state già applicate in passato, ma queste evidentemente non risultano essere soddisfacenti, come ad esempio il fatto che sia richiesta la presenza di un misero 30% di donne nelle liste elettorali (le cosiddette quote rosa) e che il mancato rispetto di tale tutela non venga sanzionato a dovere. Inoltre, le quote rosa hanno spesso permesso che i politici riempissero le liste con manovre fraudolente, oppure sono servite a preservare la candidatura di chi non è mai stata estranea all'ambiente politico. Tutto ciò, a detta delle promotrici Terrevoli e Dascoli contrasta con il vero fine delle pari opportunità, perché relega la donna in una condizione di diversità/debolezza rispetto all'uomo (cha per questo motivo ha bisogno di essere favorita) e non ha permesso, soprattutto, che avvenisse una radicale svolta societaria. Dunque, tirando le somme, se si intraprendesse la strada del "fifty-fifty" si potrebbero ottenere due rivoluzioni, ovvero da un lato il coinvolgimento di un numero di donne nettamente maggiore, perché sarebbe la politica stessa ad invocare la loro presenza; dall'altro, visto e considerato che la riforma elettorale prevede la possibilità di poter esprimere una doppia preferenza (purché non si riferiscano a candidati/candidate dello stesso genere), si attribuirebbe un valore simbolico alle campagne elettorali che potrebbero essere condotte anche in coppia, il candidato e la candidata fianco a fianco in un reale gioco di ruoli, di condivisione e di cooperazione.
Si è evinto, quindi, che aprire le liste alle donne è l'unica possibilità per avere una vera occasione di scelta e per realizzare una democrazia che, come afferma il consigliere Pastore, è ancora incompiuta, come dimostra il fatto che la battaglia di "Mai più senza 50/50" rimane periferica, dal momento che a livello centrale il nostro Paese sembra ancora ignorare la questione. «Mi auguro – ha dichiarato Pastore - che i grossi partiti avviino una battaglia parlamentare in tal senso, oltre che facciano in modo che possiamo scegliere chi eleggere».
Abbiamo posto due brevi domande a Magda Terrevoli e Franco Pastore.
Dottoressa Terrevoli, quante firme avete raccolto fin'ora, e fino a quando sarà possibile firmare?
«Abbiamo avviato la raccolta firme lo scorso 3 marzo, e il limite ultimo per la conclusione è fissato al 3 settembre, ma in vista delle vacanze estive dovremmo cercare di chiudere già entro giugno. In un solo mese, abbiamo già raccolto circa 6000 firme».
Consigliere Pastore, sarebbe possibile secondo lei declinare un'iniziativa del genere a livello cittadino?
«Abbiamo già attuato una modifica allo statuto comunale, dove abbiamo sostituito il "favorire" la presenza di donne in consiglio con il verbo "garantire"».
Ma questo "garantire" come verrà applicato? Ci saranno percentuali o quote destinate alle donne?
«No, non ci piace parlare di quote, significherebbe sminuire questo tipo di ragionamento. E' piuttosto un percorso che stiamo facendo insieme verso la parità di genere».
«Completando il discorso di Magda Terrevoli – ha continuato Pastore – tengo a precisare che bisognerebbe accelerare i tempi di raccolta delle firme per poter presentare una bozza di pdl già a maggio, prima della seconda lettura dello statuto regionale relativa alla riduzione del numero di consiglieri (dagli attuali 70 a 60)».
L'iniziativa sta cercando promotori e firme, e dopo aver ottenuto il sostegno di diversi personaggi politici della Regioe Puglia, fra cui il presidente della provincia di Brindisi Massimo Ferrarese e l'assessora Elena Gentile, sta avviando i suoi percorsi di promozione nelle varie città, approdando così a Barletta e a Palazzo di Città, dove presto sarà allestito – secondo quanto dichiarato dal consigliere Pastore al termine della conferenza – uno sportello aperto ai cittadini per poter sottoscrivere la propria adesione.
"Mai più senza 50/50" è il nome del comitato promotore del referendum popolare, la cui portavoce ha illustrato i punti chiave della proposta di legge, mettendo in luce le sue novità, la sua ragion d'essere e le modalità con cui la si sta attuando. Magda Terrevoli spiega, innanzitutto, che la legge è stata pensata sulla base di un modello già esistente, quello campano, in modo da evitare un qualsiasi ricorso di non validità della proposta (e questo lascia facilmente immaginare che c'è il presentimento, da parte dei promotori, che alcuni esponenti del potere possano voler mettere i bastoni tra le ruote). In secondo luogo, sono stati illustrati i punti essenziali della riforma, mettendone in evidenza l'aspetto innovativo: garantire una rappresentanza di genere egualitaria nelle liste elettorali, cosa ben diversa dalle quote rosa . In altri termini, l'obiettivo non è assicurare l'eleggibilità di un numero preciso di consiglieri donne (come se il genere femminile costituisse una categoria protetta), ma è quello di garantire all'elettore la possibilità di poter scegliere la propria preferenza tra un ventaglio di candidati che non siano né a maggioranza uomini e né a maggioranza donne. Un cambiamento di tipo quantitativo che traspone in politica una realtà di fatto, ovvero la coesistenza nel mondo di un numero di uomini e di donne su per giù identico. Certamente, com'è stato anche detto durante la conferenza, norme di tutela di genere sono state già applicate in passato, ma queste evidentemente non risultano essere soddisfacenti, come ad esempio il fatto che sia richiesta la presenza di un misero 30% di donne nelle liste elettorali (le cosiddette quote rosa) e che il mancato rispetto di tale tutela non venga sanzionato a dovere. Inoltre, le quote rosa hanno spesso permesso che i politici riempissero le liste con manovre fraudolente, oppure sono servite a preservare la candidatura di chi non è mai stata estranea all'ambiente politico. Tutto ciò, a detta delle promotrici Terrevoli e Dascoli contrasta con il vero fine delle pari opportunità, perché relega la donna in una condizione di diversità/debolezza rispetto all'uomo (cha per questo motivo ha bisogno di essere favorita) e non ha permesso, soprattutto, che avvenisse una radicale svolta societaria. Dunque, tirando le somme, se si intraprendesse la strada del "fifty-fifty" si potrebbero ottenere due rivoluzioni, ovvero da un lato il coinvolgimento di un numero di donne nettamente maggiore, perché sarebbe la politica stessa ad invocare la loro presenza; dall'altro, visto e considerato che la riforma elettorale prevede la possibilità di poter esprimere una doppia preferenza (purché non si riferiscano a candidati/candidate dello stesso genere), si attribuirebbe un valore simbolico alle campagne elettorali che potrebbero essere condotte anche in coppia, il candidato e la candidata fianco a fianco in un reale gioco di ruoli, di condivisione e di cooperazione.
Si è evinto, quindi, che aprire le liste alle donne è l'unica possibilità per avere una vera occasione di scelta e per realizzare una democrazia che, come afferma il consigliere Pastore, è ancora incompiuta, come dimostra il fatto che la battaglia di "Mai più senza 50/50" rimane periferica, dal momento che a livello centrale il nostro Paese sembra ancora ignorare la questione. «Mi auguro – ha dichiarato Pastore - che i grossi partiti avviino una battaglia parlamentare in tal senso, oltre che facciano in modo che possiamo scegliere chi eleggere».
Abbiamo posto due brevi domande a Magda Terrevoli e Franco Pastore.
Dottoressa Terrevoli, quante firme avete raccolto fin'ora, e fino a quando sarà possibile firmare?
«Abbiamo avviato la raccolta firme lo scorso 3 marzo, e il limite ultimo per la conclusione è fissato al 3 settembre, ma in vista delle vacanze estive dovremmo cercare di chiudere già entro giugno. In un solo mese, abbiamo già raccolto circa 6000 firme».
Consigliere Pastore, sarebbe possibile secondo lei declinare un'iniziativa del genere a livello cittadino?
«Abbiamo già attuato una modifica allo statuto comunale, dove abbiamo sostituito il "favorire" la presenza di donne in consiglio con il verbo "garantire"».
Ma questo "garantire" come verrà applicato? Ci saranno percentuali o quote destinate alle donne?
«No, non ci piace parlare di quote, significherebbe sminuire questo tipo di ragionamento. E' piuttosto un percorso che stiamo facendo insieme verso la parità di genere».
«Completando il discorso di Magda Terrevoli – ha continuato Pastore – tengo a precisare che bisognerebbe accelerare i tempi di raccolta delle firme per poter presentare una bozza di pdl già a maggio, prima della seconda lettura dello statuto regionale relativa alla riduzione del numero di consiglieri (dagli attuali 70 a 60)».
L'iniziativa sta cercando promotori e firme, e dopo aver ottenuto il sostegno di diversi personaggi politici della Regioe Puglia, fra cui il presidente della provincia di Brindisi Massimo Ferrarese e l'assessora Elena Gentile, sta avviando i suoi percorsi di promozione nelle varie città, approdando così a Barletta e a Palazzo di Città, dove presto sarà allestito – secondo quanto dichiarato dal consigliere Pastore al termine della conferenza – uno sportello aperto ai cittadini per poter sottoscrivere la propria adesione.