Lockdown di aprile, passa anche da Barletta la protesta di commercianti e partite IVA
Le scelte delle istituzioni scatenano l’ira dei negozianti
martedì 6 aprile 2021
"Non esistono attività non essenziali". Questo è il grido di protesta lanciato a Barletta dai negozianti di Le vie dello shopping. Quasi in contemporanea, pochi giorni fa, lungo la tangenziale di Bari, è scoppiata veemente la protesta di commercianti e Partite IVA contro il prolungamento dell'ennesimo lockdown proclamato dal governo centrale. Una protesta che stavolta pare raccogliere la solidarietà di larghissima parte dell'opinione pubblica.
Del resto è fin troppo evidente l'assoluta disparità di trattamento fra una categoria e l'altra della popolazione, dove a una parrucchiera multata perché esercitava a domicilio la sua professione, fanno da contraltare le immagini della scorsa Domenica delle Palme di spiagge e lungomare colmi di gente e con la quasi totale assenza di controlli. È fin troppo evidente, inoltre, la decisione assurda per il weekend di Pasqua del poter recarsi in vacanza all'estero e riempire i propri trolley di souvenir e chincaglierie varie acquistate nei negozietti locali mentre in Italia chi di turismo ci campa è praticamente allo stremo.
Tutto questo naturalmente unito al paradosso del potersi recare, ad esempio, da Barletta a Bari per prendere un volo con destinazione Palma di Maiorca, mentre sono state tassativamente vietate le notoriamente perniciose grigliate in quel di Montaltino per i barlettani, ed in quel di Montegrosso per gli andriesi. Ci pare quindi del tutto comprensibile la rabbia di chi da un anno è costretto a fare i conti con fitti, bollette, mutui, imposte (e non di rado multe per "provocato assembramento") senza possibilità alcuna di far fronte col proprio lavoro a tutte queste incombenze.
"Si, ma hanno avuto i ristori". Osserverebbe caustico il classico ultras del Comitato Tecnico Scientifico. "Che provino, quelli del CTS, a vivere col 10% del loro stipendio e a pagarci tasse, minimali contributivi, mutui, fitti ed utenze". Risponderebbero coloro che erano in Tangenziale, a Bari, a far sentire le loro ragioni. Qui non c'è da essere "negazionisti", come sancito dall'ipocondria mediatica che da un anno imperversa nel nostro paese. Il Covid-19 c'è ed è una bestia infida e subdola soprattutto per i nostri padri e per i nostri nonni. E non si tratta nemmeno di essere "allergici alle regole", come recita l'immancabile ed insopportabile vulgata anti-italiana.
C'è solo da prendere atto che tra lockdown, economia nel baratro e questione vaccini nulla pare essere cambiato rispetto ad un anno fa, e nel comune cittadino (partita IVA o meno) si fa sempre più marcata la sensazione di sottostare a restrizioni imposte da istituzioni (italiane ed europee) che, oggi come dodici mesi fa, al netto dei paroloni di circostanza, non sanno che pesci pigliare, con l'ovvia incapacità di poter dare ai cittadini una data di scadenza certa di questa pesantissima situazione, imprevedibile da definire per chiunque.
Del resto è fin troppo evidente l'assoluta disparità di trattamento fra una categoria e l'altra della popolazione, dove a una parrucchiera multata perché esercitava a domicilio la sua professione, fanno da contraltare le immagini della scorsa Domenica delle Palme di spiagge e lungomare colmi di gente e con la quasi totale assenza di controlli. È fin troppo evidente, inoltre, la decisione assurda per il weekend di Pasqua del poter recarsi in vacanza all'estero e riempire i propri trolley di souvenir e chincaglierie varie acquistate nei negozietti locali mentre in Italia chi di turismo ci campa è praticamente allo stremo.
Tutto questo naturalmente unito al paradosso del potersi recare, ad esempio, da Barletta a Bari per prendere un volo con destinazione Palma di Maiorca, mentre sono state tassativamente vietate le notoriamente perniciose grigliate in quel di Montaltino per i barlettani, ed in quel di Montegrosso per gli andriesi. Ci pare quindi del tutto comprensibile la rabbia di chi da un anno è costretto a fare i conti con fitti, bollette, mutui, imposte (e non di rado multe per "provocato assembramento") senza possibilità alcuna di far fronte col proprio lavoro a tutte queste incombenze.
"Si, ma hanno avuto i ristori". Osserverebbe caustico il classico ultras del Comitato Tecnico Scientifico. "Che provino, quelli del CTS, a vivere col 10% del loro stipendio e a pagarci tasse, minimali contributivi, mutui, fitti ed utenze". Risponderebbero coloro che erano in Tangenziale, a Bari, a far sentire le loro ragioni. Qui non c'è da essere "negazionisti", come sancito dall'ipocondria mediatica che da un anno imperversa nel nostro paese. Il Covid-19 c'è ed è una bestia infida e subdola soprattutto per i nostri padri e per i nostri nonni. E non si tratta nemmeno di essere "allergici alle regole", come recita l'immancabile ed insopportabile vulgata anti-italiana.
C'è solo da prendere atto che tra lockdown, economia nel baratro e questione vaccini nulla pare essere cambiato rispetto ad un anno fa, e nel comune cittadino (partita IVA o meno) si fa sempre più marcata la sensazione di sottostare a restrizioni imposte da istituzioni (italiane ed europee) che, oggi come dodici mesi fa, al netto dei paroloni di circostanza, non sanno che pesci pigliare, con l'ovvia incapacità di poter dare ai cittadini una data di scadenza certa di questa pesantissima situazione, imprevedibile da definire per chiunque.