Liberalizzazione orari di apertura festivi, a Barletta regna la completa confusione
Dopo l'ordinanza, la Bat persevera rimanendo senza alcuna indicazione. L'intervento di CO.DI.COM. – Puglia
mercoledì 18 gennaio 2012
«Leggiamo con enorme sorpresa il dietrofront dell'assessore regionale Capone la quale fu tra le prime, dopo l'entrata in vigore delle nuove norme introdotte dal Governo in merito alla liberalizzazione di orari e giornate di chiusura domenicale e festiva dei negozi, ad annunciare ad alta voce, attraverso tutti gli organi di informazione, la sua contrarietà al provvedimento e addirittura il ricorso della Regione Puglia alla Corte Costituzionale, così come avevano già annunciato altre Regioni italiane, tutte schierate a difendere (fuori tempo massimo) la piccola distribuzione dallo strapotere di banche e grandi gruppi economici, come se nulla sapessero e nulla c'entrassero con quanto accaduto sino ad allora». E' la nota del Co.Di.Com. Puglia sulle recenti disposizioni in materia di liberalizzazioni.
«La Regione Puglia, quindi, decide di tornare sui suoi passi e di restare in attesa cioè di affidarsi al "carnefice", attendendo l'emanazione di un non meglio precisato documento esplicativo, dimenticando che quel documento esiste già e si chiama Circolare esplicativa del Ministero dello Sviluppo Economico n. 3644/C del 28-10-2011 la quale a proposito dell'adeguamento da parte delle Regioni e degli Enti locali alla disposizione governativa afferma anche che: "ove comunque, alla scadenza del termine previsto, le Regioni non abbiano adeguato le proprie disposizioni legislative o regolamentari, la norma statale di liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura nelle città turistiche e nelle città d'arte deve comunque essere applicata (dal 1° gennaio 2012) e non può essere vanificata con interpretazioni inutilmente dilatorie". Pertanto occorre sicuramente prendere atto di questa disposizione che già dal 1° gennaio scorso da la possibilità agli esercizi allocati nelle città d'arte e turistiche di essere "libere" e già questa disposizione, ad avviso della scrivente Organizzazione, avrebbe dovuto essere stata oggetto di ricorso alla Corte Costituzionale da parte della Regione Puglia, cosa che, molto stranamente non c'è stata, senza dimenticare che quella disposizione aveva una matrice fortemente politica in quanto di emanazione del precedente Governo e grande ambizione della signora Ministra la quale evidentemente non deve aver imparato molto dal suo precedente ruolo di responsabile di un'importante Settore di un'Associazione di Categoria italiana. Bene stanno facendo molte altre Associazioni di Categoria, quindi, ad avviare dibattiti e a sostenere le proprie posizioni su questo argomento che sta molto a cuore al piccolo commercio.
Abbiamo letto anche l'intervento congiunto ed unitario delle due stesse Associazioni di Categoria di Andria e di Bisceglie che stanno sollecitando i Sindaci a non avere fretta di liberalizzare. Questo significherebbe seguire le indicazioni dello stesso assessore regionale che ha suggerito di continuare ad applicare i calendari già prestabiliti dai comuni entro il termine della legge regionale. Dopo la vibrata e fortissima polemica della CGIL verso il comune di Barletta che è stato giudicato troppo frettoloso di dare il grande messaggio di liberalizzazione usando tutti i mezzi perché chi avrebbe dovuto ascoltare, ascoltasse, accade, invece, che Andria, anche in questo caso, farebbe eccezione in tutta Italia, non avendo deliberato nulla in merito e forse avendo liberalizzato "automaticamente" senza necessità di emanazione di alcun altro provvedimento, che di fatto non c'è mai stato nonostante le sollecitazioni che avanzavano a suo tempo la legittima richiesta di emanazione del provvedimento obbligatorio e previsto entro il 30 novembre dell'anno scorso.
Senza andare oltre, queste poche situazioni già la dicono lunga su come si continui a giocare al tira e molla, districandosi tra equilibri politici e rapporti personal-istituzionali. Al centro sempre loro, i piccoli commercianti, sballottati, tirati per la giacchetta quando non ignorati, dimenticati ma ricercati quando servono le loro firme o i loro voti . Insomma una strana Categoria che possiamo paragonare alle vacche: vanno solo munte.
Questo è il Paese che hanno creato, questo è il progresso per il quale si sono affannati tutti coloro che hanno gestito il potere assoluto conferito; questo è il punto dal quale ripartire. L'unica cosa che nessuno conosce, però, è la meta. Noi possiamo solo immaginarla».
«La Regione Puglia, quindi, decide di tornare sui suoi passi e di restare in attesa cioè di affidarsi al "carnefice", attendendo l'emanazione di un non meglio precisato documento esplicativo, dimenticando che quel documento esiste già e si chiama Circolare esplicativa del Ministero dello Sviluppo Economico n. 3644/C del 28-10-2011 la quale a proposito dell'adeguamento da parte delle Regioni e degli Enti locali alla disposizione governativa afferma anche che: "ove comunque, alla scadenza del termine previsto, le Regioni non abbiano adeguato le proprie disposizioni legislative o regolamentari, la norma statale di liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura nelle città turistiche e nelle città d'arte deve comunque essere applicata (dal 1° gennaio 2012) e non può essere vanificata con interpretazioni inutilmente dilatorie". Pertanto occorre sicuramente prendere atto di questa disposizione che già dal 1° gennaio scorso da la possibilità agli esercizi allocati nelle città d'arte e turistiche di essere "libere" e già questa disposizione, ad avviso della scrivente Organizzazione, avrebbe dovuto essere stata oggetto di ricorso alla Corte Costituzionale da parte della Regione Puglia, cosa che, molto stranamente non c'è stata, senza dimenticare che quella disposizione aveva una matrice fortemente politica in quanto di emanazione del precedente Governo e grande ambizione della signora Ministra la quale evidentemente non deve aver imparato molto dal suo precedente ruolo di responsabile di un'importante Settore di un'Associazione di Categoria italiana. Bene stanno facendo molte altre Associazioni di Categoria, quindi, ad avviare dibattiti e a sostenere le proprie posizioni su questo argomento che sta molto a cuore al piccolo commercio.
Abbiamo letto anche l'intervento congiunto ed unitario delle due stesse Associazioni di Categoria di Andria e di Bisceglie che stanno sollecitando i Sindaci a non avere fretta di liberalizzare. Questo significherebbe seguire le indicazioni dello stesso assessore regionale che ha suggerito di continuare ad applicare i calendari già prestabiliti dai comuni entro il termine della legge regionale. Dopo la vibrata e fortissima polemica della CGIL verso il comune di Barletta che è stato giudicato troppo frettoloso di dare il grande messaggio di liberalizzazione usando tutti i mezzi perché chi avrebbe dovuto ascoltare, ascoltasse, accade, invece, che Andria, anche in questo caso, farebbe eccezione in tutta Italia, non avendo deliberato nulla in merito e forse avendo liberalizzato "automaticamente" senza necessità di emanazione di alcun altro provvedimento, che di fatto non c'è mai stato nonostante le sollecitazioni che avanzavano a suo tempo la legittima richiesta di emanazione del provvedimento obbligatorio e previsto entro il 30 novembre dell'anno scorso.
Senza andare oltre, queste poche situazioni già la dicono lunga su come si continui a giocare al tira e molla, districandosi tra equilibri politici e rapporti personal-istituzionali. Al centro sempre loro, i piccoli commercianti, sballottati, tirati per la giacchetta quando non ignorati, dimenticati ma ricercati quando servono le loro firme o i loro voti . Insomma una strana Categoria che possiamo paragonare alle vacche: vanno solo munte.
Questo è il Paese che hanno creato, questo è il progresso per il quale si sono affannati tutti coloro che hanno gestito il potere assoluto conferito; questo è il punto dal quale ripartire. L'unica cosa che nessuno conosce, però, è la meta. Noi possiamo solo immaginarla».