Le tre sponde congressuali del PD. E i cittadini stanno a guardare....
Alla ricerca del massimo potere e dalla dubbia etica. Questa volta è il crollo politico ad abbattersi sulla città
sabato 25 febbraio 2012
Comincia oggi l'atteso congresso cittadino del Pd. Diversamente da quanto preannunciato da alcuni commentatori, l'esito appare tutt'altro che scontato. Anzi, molto, molto incerto. Certo ormai si sono delineate le forze in campo. Tre sono le grandi aree in cui sono divisi i circa tremila iscritti del primo partito della città. Un partito che ha tra i propri rappresentanti il sindaco, due consiglieri regionali, tredici consiglieri comunali, tre assessori. Tre aree molto diverse tra loro. Gli obiettivi e la strategia dei tre gruppi potrebbero essere riassunti con tre diverse parole chiave: tenuta; struttura; compromesso.
La tenuta in politica è più importante di quanto generalmente si creda. Dimostrare coesione, compattezza, perseguire con tenacia gli obiettivi dichiarati, non scendere a patti: queste azioni alla lunga portano un generale rafforzamento del gruppo che le mette in atto. Il gruppo Modem, che ha come punto di riferimento il consigliere regionale Mennea, sembra ispirarsi appunto al valore della tenuta. La mozione congressuale è stata presentata pubblicamente. Pubblici sono le accuse mosse alle altre due aree e i punti programmatici imprescindibili. Mennea ha costruito una squadra ridotta numericamente, ma che non ha conosciuto crepe dalle elezioni in poi. Emblematico il rifiuto opposto da Rosa Cascella alla proposta di assessorato di Maffei. In nome della logica del gruppo, appunto. Mennea ha in mente un partito di brave persone, con ottimi curricula, possibilmente cattoliche, più o meno progressiste, un giusto mix tra i generi e le generazioni. Insomma un partito liberale,lontano dalle basi popolari dei partiti da cui proviene il PD.
A questo progetto si oppone l'altro consigliere regionale Caracciolo. La sua parola d'ordine è: struttura. Invoca regole, organizzazione, cinghie di trasmissione tra elettori, eletti, amministrazione, partito. La sua forza numerica sovrasta quella delle altre due componenti. Probabilmente è l'unico in grado di determinare il futuro (il proseguire, ma anche l'estinguersi) dell'esperienza dell'attuale centrosinistra barlettano. E sa di rappresentare sul territorio la componente che è maggioranza nel Pd anche nel resto del Paese: l'area Bersani. Dopo la scomparsa di tutti gli ex DS dalla scena politica cittadina, sa di poter riempire quello spazio politico, di cui in molti si sentono orfani. E nei fatti cerca di imitarne il modello organizzativo. Il modello del partito popolare e di massa: funzionari, segretari, riunioni pre-consiglio. Questo progetto appare indebolito però da due fattori: l'eterogeneità del gruppo dirigente che fa riferimento a Caracciolo; la criticità rappresentata dall'essere lo stesso Caracciolo ancora in Consiglio comunale (con lo strascico di rapporti, alleanze, operazioni che questo implica). La scelta di lanciare la candidatura di Stefano Chiariello risponde proprio al tentativo di superare questo groviglio di problemi.
L'ultima area nasce e si regge su una parola chiave molto diversa: compromesso. Compromesso tra il Sindaco, a capo di questa cordata, il consigliere comunale Lasala, a lungo fortemente critico col sindaco, e il ticket Cafagna-Divincenzo, ex DS, negli ultimi tempi interlocutori di Francesco Boccia. E così il Sindaco sceglie Boccia, uomo di Enrico Letta, per giocare da protagonista la partita del congresso. Dopo aver ai quattro venti sbandierato appoggio a Vendola, giocando la carta di essere candidato di Pd e Sel alle primarie, ora Maffei si allea con l'avversario numero 1 di Vendola. Dimentica gli attacchi di Lasala e cerca un accordo, un compromesso, e al ribasso con chi, tra Caracciolo e Mennea, gli offrirà una sponda. L'ennesimo compromesso. Dopo essere passato con disinvoltura da Mennea a Caracciolo durante il primo mandato, oggi Maffei va alla ricerca del migliore offerente. Dallo stile padronale e privatistico con cui gestisce l'amministrazione, Maffei passa nel partito a uno stile mercantile. Tenuta, struttura, compromesso. Ora è il momento di tessere la tela. Vedremo quale dei tre prevarrà.
La tenuta in politica è più importante di quanto generalmente si creda. Dimostrare coesione, compattezza, perseguire con tenacia gli obiettivi dichiarati, non scendere a patti: queste azioni alla lunga portano un generale rafforzamento del gruppo che le mette in atto. Il gruppo Modem, che ha come punto di riferimento il consigliere regionale Mennea, sembra ispirarsi appunto al valore della tenuta. La mozione congressuale è stata presentata pubblicamente. Pubblici sono le accuse mosse alle altre due aree e i punti programmatici imprescindibili. Mennea ha costruito una squadra ridotta numericamente, ma che non ha conosciuto crepe dalle elezioni in poi. Emblematico il rifiuto opposto da Rosa Cascella alla proposta di assessorato di Maffei. In nome della logica del gruppo, appunto. Mennea ha in mente un partito di brave persone, con ottimi curricula, possibilmente cattoliche, più o meno progressiste, un giusto mix tra i generi e le generazioni. Insomma un partito liberale,lontano dalle basi popolari dei partiti da cui proviene il PD.
A questo progetto si oppone l'altro consigliere regionale Caracciolo. La sua parola d'ordine è: struttura. Invoca regole, organizzazione, cinghie di trasmissione tra elettori, eletti, amministrazione, partito. La sua forza numerica sovrasta quella delle altre due componenti. Probabilmente è l'unico in grado di determinare il futuro (il proseguire, ma anche l'estinguersi) dell'esperienza dell'attuale centrosinistra barlettano. E sa di rappresentare sul territorio la componente che è maggioranza nel Pd anche nel resto del Paese: l'area Bersani. Dopo la scomparsa di tutti gli ex DS dalla scena politica cittadina, sa di poter riempire quello spazio politico, di cui in molti si sentono orfani. E nei fatti cerca di imitarne il modello organizzativo. Il modello del partito popolare e di massa: funzionari, segretari, riunioni pre-consiglio. Questo progetto appare indebolito però da due fattori: l'eterogeneità del gruppo dirigente che fa riferimento a Caracciolo; la criticità rappresentata dall'essere lo stesso Caracciolo ancora in Consiglio comunale (con lo strascico di rapporti, alleanze, operazioni che questo implica). La scelta di lanciare la candidatura di Stefano Chiariello risponde proprio al tentativo di superare questo groviglio di problemi.
L'ultima area nasce e si regge su una parola chiave molto diversa: compromesso. Compromesso tra il Sindaco, a capo di questa cordata, il consigliere comunale Lasala, a lungo fortemente critico col sindaco, e il ticket Cafagna-Divincenzo, ex DS, negli ultimi tempi interlocutori di Francesco Boccia. E così il Sindaco sceglie Boccia, uomo di Enrico Letta, per giocare da protagonista la partita del congresso. Dopo aver ai quattro venti sbandierato appoggio a Vendola, giocando la carta di essere candidato di Pd e Sel alle primarie, ora Maffei si allea con l'avversario numero 1 di Vendola. Dimentica gli attacchi di Lasala e cerca un accordo, un compromesso, e al ribasso con chi, tra Caracciolo e Mennea, gli offrirà una sponda. L'ennesimo compromesso. Dopo essere passato con disinvoltura da Mennea a Caracciolo durante il primo mandato, oggi Maffei va alla ricerca del migliore offerente. Dallo stile padronale e privatistico con cui gestisce l'amministrazione, Maffei passa nel partito a uno stile mercantile. Tenuta, struttura, compromesso. Ora è il momento di tessere la tela. Vedremo quale dei tre prevarrà.