“Le epigrafi di Barletta”, una storia sconosciuta raccontata sulle pietre
Intervista al professor Filannino, autore del testo storico
sabato 20 giugno 2015
Siamo troppo spesso ingrati verso la storia che ci circonda. Ancora più spesso non siamo proprio capaci di coglierne il valore e la bellezza, soprattutto quando queste qualità si annidano tra la polvere di racconti inspiegati, incomprensibili, di difficile decifrazione. Proprio questo è il bisogno che cerca di soddisfare il meticoloso lavoro di ricerca del professor Michelangelo Filannino, interamente dedicato allo studio delle epigrafi della nostra città, dalla corretta trascrizione alla decifrazione chiara e comprensibile. Si intitola "Le epigrafi di Barletta" il libro scritto da Filannino, attualmente dirigente scolastico del liceo scientifico "Nuzzi" di Andria, che si avvale della preziosa collaborazione della dottoressa Luisa Filannino, che ha curato le note introduttive presenti nel testo.
«Il libro è come una passeggiata per la città» ci spiega il professor Filannino, che ha risposto alle domande della nostra intervista illustrando il lavoro che si cela dietro questo libro, pensato come un compendio preciso e specifico, arricchito da un voluminoso apparato di fotografie in formato digitale.
Qual è stata la genesi del libro e perché la scelta di dedicare un lavoro così corposo ad un argomento complesso come lo studio delle epigrafi di un'intera città?
«Avendo insegnato per molti anni nelle scuole medie, ho rilevato da sempre la mancanza di materiali di base per la conoscenza della storia. Tutto è nato dal fatto che, durante le visite guidate che abbiamo organizzato con Luisa, si avvertiva la presenza di queste epigrafi tanto belle quanto trascurate, e di cui praticamente nessuno conosce il significato. Il libro nasce dall'esigenza di decifrare queste epigrafi».
Perciò possiamo dire che questo libro è anche un dono alla città?
«Assolutamente sì, un dono a tutti i cittadini di Barletta naturalmente. Il libro è strutturato in modo da essere facilmente consultabile da chiunque: nel dvd ci sono le fotografie di ogni epigrafe e sono presenti piantine che indicano le collocazioni precise delle epigrafi, perciò il lettore più comune ha tutto il materiale possibile a disposizione».
Ma secondo voi i cittadini di Barletta conoscono la loro storia o quanto meno hanno voglia di conoscere la storia della loro città?
«Penso di sì – ha risposto Luisa Filannino - Le visite che abbiamo organizzato in modo del tutto gratuito sono state accolte con grande entusiasmo da numerosissimi cittadini: tanta gente ci ha seguito dalla prima all'ultima visita. Queste epigrafi raccontano una storia di Barletta che è da sempre sconosciuta e quindi è davvero la scoperta di una identità culturale raccontata sulle pietre. E poi, essendo raccontata principalmente in latino, in greco o in spagnolo, ai più è completamente sconosciuta. Tra l'altro molte pietre sono quasi indecifrabili, con il tempo si sono quasi completamente appiattite. E' stato un lavoro di decifrazione certosina». «Le epigrafi sono circa 700 – ha continuato il professor Filannino - e di queste 500 sono in latino, quindi si tratta di materiale che, per due terzi, non è fruibile da nessuno».
Tra tutti quelli che avete studiato, c'è un caso che vi ha affascinato particolarmente?
«Più di uno a dire il vero. Sicuramente tra le più importanti che abbiamo a Barletta c'è la lastra di un vero cavaliere templare, forse due, ma la seconda è di dubbia attribuzione. Nel museo archeologico di Barletta, al castello, ci sono pezzi di una rilevanza che travalica i confini d'Italia: sono oggetti dal significato internazionale. Ce ne sono tante di epigrafi intriganti: quella della Disfida ad esempio, recentemente oggetto di varie discussioni, ma personalmente sono particolarmente affezionato a quelle di Sant'Andrea, che riportano storie di personaggi davvero affascinanti da cui si evince come Barletta, nel passato, sia stata una città connotata da un forte dinamismo e da una grande vitalità».
Chiaramente parliamo di un'iniziativa di ricerca storica nata dalla passione di un privato. Di questo tipo di iniziative ce ne sono tante a Barletta, soprattutto nell'ambito della ricerca storica. Come si colloca invece questo tipo di ricerca nei compiti dell'amministrazione? Fa tanto o fa poco il Comune, nella vostra opinione, per spronare queste attività e per valorizzare le iniziative dei cittadini appassionati e degli studiosi?
«Questo libro è stato realizzato senza chiedere alcun finanziamento e viene proposto a tutti i cittadini, ma anche agli amministratori locali, che valuteranno in base alle proprie sensibilità e ai mezzi a disposizione. Già accedere alle lastre non è stato per nulla semplice dal punto di vista burocratico per quanto riguarda il materiale a disposizione del Comune, mentre ampia e generosa è stata la disponibilità dei sacerdoti quando ci siamo recati nelle chiese. Attendiamo ancora una risposta per un appuntamento col sindaco, che probabilmente non sa dell'esistenza di questo libro. In ogni caso il Comune potrebbe fare tanto per valorizzare questo importante patrimonio storico».
Per chi fosse interessato, il libro è reperibile presso la libreria Einaudi di Barletta, alla casa editrice Etet di Andria oppure contattando personalmente l'autore.
«Il libro è come una passeggiata per la città» ci spiega il professor Filannino, che ha risposto alle domande della nostra intervista illustrando il lavoro che si cela dietro questo libro, pensato come un compendio preciso e specifico, arricchito da un voluminoso apparato di fotografie in formato digitale.
Qual è stata la genesi del libro e perché la scelta di dedicare un lavoro così corposo ad un argomento complesso come lo studio delle epigrafi di un'intera città?
«Avendo insegnato per molti anni nelle scuole medie, ho rilevato da sempre la mancanza di materiali di base per la conoscenza della storia. Tutto è nato dal fatto che, durante le visite guidate che abbiamo organizzato con Luisa, si avvertiva la presenza di queste epigrafi tanto belle quanto trascurate, e di cui praticamente nessuno conosce il significato. Il libro nasce dall'esigenza di decifrare queste epigrafi».
Perciò possiamo dire che questo libro è anche un dono alla città?
«Assolutamente sì, un dono a tutti i cittadini di Barletta naturalmente. Il libro è strutturato in modo da essere facilmente consultabile da chiunque: nel dvd ci sono le fotografie di ogni epigrafe e sono presenti piantine che indicano le collocazioni precise delle epigrafi, perciò il lettore più comune ha tutto il materiale possibile a disposizione».
Ma secondo voi i cittadini di Barletta conoscono la loro storia o quanto meno hanno voglia di conoscere la storia della loro città?
«Penso di sì – ha risposto Luisa Filannino - Le visite che abbiamo organizzato in modo del tutto gratuito sono state accolte con grande entusiasmo da numerosissimi cittadini: tanta gente ci ha seguito dalla prima all'ultima visita. Queste epigrafi raccontano una storia di Barletta che è da sempre sconosciuta e quindi è davvero la scoperta di una identità culturale raccontata sulle pietre. E poi, essendo raccontata principalmente in latino, in greco o in spagnolo, ai più è completamente sconosciuta. Tra l'altro molte pietre sono quasi indecifrabili, con il tempo si sono quasi completamente appiattite. E' stato un lavoro di decifrazione certosina». «Le epigrafi sono circa 700 – ha continuato il professor Filannino - e di queste 500 sono in latino, quindi si tratta di materiale che, per due terzi, non è fruibile da nessuno».
Tra tutti quelli che avete studiato, c'è un caso che vi ha affascinato particolarmente?
«Più di uno a dire il vero. Sicuramente tra le più importanti che abbiamo a Barletta c'è la lastra di un vero cavaliere templare, forse due, ma la seconda è di dubbia attribuzione. Nel museo archeologico di Barletta, al castello, ci sono pezzi di una rilevanza che travalica i confini d'Italia: sono oggetti dal significato internazionale. Ce ne sono tante di epigrafi intriganti: quella della Disfida ad esempio, recentemente oggetto di varie discussioni, ma personalmente sono particolarmente affezionato a quelle di Sant'Andrea, che riportano storie di personaggi davvero affascinanti da cui si evince come Barletta, nel passato, sia stata una città connotata da un forte dinamismo e da una grande vitalità».
Chiaramente parliamo di un'iniziativa di ricerca storica nata dalla passione di un privato. Di questo tipo di iniziative ce ne sono tante a Barletta, soprattutto nell'ambito della ricerca storica. Come si colloca invece questo tipo di ricerca nei compiti dell'amministrazione? Fa tanto o fa poco il Comune, nella vostra opinione, per spronare queste attività e per valorizzare le iniziative dei cittadini appassionati e degli studiosi?
«Questo libro è stato realizzato senza chiedere alcun finanziamento e viene proposto a tutti i cittadini, ma anche agli amministratori locali, che valuteranno in base alle proprie sensibilità e ai mezzi a disposizione. Già accedere alle lastre non è stato per nulla semplice dal punto di vista burocratico per quanto riguarda il materiale a disposizione del Comune, mentre ampia e generosa è stata la disponibilità dei sacerdoti quando ci siamo recati nelle chiese. Attendiamo ancora una risposta per un appuntamento col sindaco, che probabilmente non sa dell'esistenza di questo libro. In ogni caso il Comune potrebbe fare tanto per valorizzare questo importante patrimonio storico».
Per chi fosse interessato, il libro è reperibile presso la libreria Einaudi di Barletta, alla casa editrice Etet di Andria oppure contattando personalmente l'autore.