«Le donne reggono il mondo», due anni e il ricordo delle vittime
Ieri sera la commemorazione in via Roma, sul luogo del crollo
venerdì 4 ottobre 2013
«Le donne reggono il mondo» scrisse su Facebook una delle vittime, poche ore prima di morire. Sul luogo del crollo in via Roma è calato il buio e il silenzio, dopo due anni: una commemorazione istituzionale si è celebrata ieri, all'ombra della palazzina che non c'è più, dopo un lento cammino partito dalla chiesa di San Giacomo. Pochi presenti rispetto allo scorso anno, anche la memoria soffre il tempo che passa, sebbene le ferite di quella tragedia siano ancora aperte. Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Antonella Zaza, Tina Cenci e Maria Cinquepalmi sono i nomi delle cinque vittime, la cui vita quotidiana è stata ricordata ieri sera, con le loro normali passioni e la loro normale routine di una vita semplice; nomi che non si possono dimenticare, ora incisi anche in una targa commemorativa donata alla città.
«Ci stringiamo, condividendo il loro sentimento di dolore, ai famigliari di Tina Ceci, Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Antonella Zaza, Maria Cinquepalmi, e provando noi stessi un sentimento di frustrazione e di amarezza di fronte a quella ferita inferta al cuore della nostra città» ha affermato ieri mattina il sindaco Pasquale Cascella, nel momento di commemorazione che si è svolto nell'aula magna del liceo classico "Casardi", la scuola che frequentava la 14enne Maria Cinquepalmi, la più piccola delle vittime. «Perché via Roma è nel cuore del territorio urbano e dobbiamo pur riflettere sull'origine del caso: lì si era abbattuto un vecchio palazzo per costruirne uno nuovo, inseguendo volumetrie con la fretta di occupare lo spazio e alzare piani su piani. Dobbiamo convincerci che anche quei vecchi edifici limitrofi al centro storico fanno ormai parte del patrimonio urbano, e cominciare a curarlo come parte della immagine della città, con progetti ed interventi edilizi di ristrutturazione, rigenerazione e valorizzazione. Dovremmo anche impegnarci in un opera di riconversione culturale. Pensiamo al bisogno di lavoro e al valore del lavoro che lì, quel giorno, sono stati schiacciati dalla tragedia: si, quelle quattro donne – madri, mogli, figlie – lavoravano in nero. Ma lavoravano: prima di essere lavoro nero era lavoro, e il lavoro – lo dice la nostra Costituzione – è il fondamento della Repubblica, dà dignità alla persona, e così dobbiamo concepirlo e valorizzarlo, anche come imprese, come sistema economico-finanziario, e come istituzioni che debbono sostenere lo sviluppo della città, per far emergere ciò che è nero, passare dagli scantinati agli opifici attrezzati, per cogliere le stesse opportunità di crescita che si aprono alle nuove generazioni. Tocca a ciascuno di noi. Tocca anche ai ragazzi che incontriamo qui, in questa triste giornata, perché – proprio come ha detto la sorella di una delle vittime – quanto è accaduto deve pur insegnarci qualcosa: deve insegnarci a riconoscere i valori, a coltivare il senso civico, a rispettare le regole, a essere cittadini consapevoli dei propri diritti e doveri. Solo così, solo se riusciremo a fare ciascuno la propria parte avremo riscattato la colpa di quella tragedia e potremo operare in serena coscienza perché davvero non accada mai più».
«Le istituzioni devono rispondere a questa tragedia - ha detto l'assessore regionale al Welfare Elena Gentile, presente all'incontro mattutino - proponendo un'idea di sviluppo urbano alternativo, facendo sì che il lavoro sia un'occasione di dignità dell'individuo. Il lavoro deve essere, soprattutto per le donne, un'occasione di realizzazione. Dobbiamo lavorare per la qualità del lavoro, per la sicurezza e per la legalità. Dobbiamo lavorare perché a Barletta ci sia un modello di sviluppo e di politiche attive del lavoro, che contribuisca a rilanciare l'imprenditoria e l'economia di una città operosa che sta vivendo un momento di crisi».
«A due anni dal crollo di via Roma, non possiamo con dolore, non soffermarci a riflettere su quanto accaduto con uno spirito di rinnovata speranza e fiducia che sia anche da stimolo alla corretta elaborazione del futuro Piano Regolatore della Città di Barletta» ha scritto invece in un comunicato stampa il consigliere regionale barlettano Ruggiero Mennea. «Al concetto di costruire ad ogni costo deve essere sostituito il concetto di ristrutturare, risanare e recuperare al meglio tutto quanto già esistente sul territorio. La sollecitazione che viene più immediata da fare – prosegue Mennea - è legata senz'altro alla sicurezza statica degli immobili esistenti e alla loro regolare manutenzione. La Regione Puglia, non ha esitato a fare la propria parte istituendo, seppur in via sperimentale, un percorso nuovo che mira a dotare tutti gli immobili di una sorta di carta d'identità con relativo libretto di manutenzione ordinaria e straordinaria, il fascicolo del fabbricato appunto. L'esperimento partito da Barletta l'anno scorso ha già mosso i suoi primi passi ed ha portato alla perimetrazione di un area ritenuta "a rischio" che sarà oggetto di analisi e monitoraggio dello "stato di salute" dei fabbricati ivi insediati. L'iter dovrà proseguire con il completamento di questo 'progetto pilota' finanziato dalla Regione Puglia con 100mila euro e che porterà certamente ad un risultato che sarà molto significativo. Non fosse altro per chiederci: viviamo in case sicure? Abbiamo certezza che i progetti edilizi presentati e autorizzati siano conformi a quanto realizzato? Sono stati fatti tutti i controlli previsti dalla Legge e necessari per verificare se ciò che è stato scritto nei progetti e negli atti autorizzativi sia stato rispettato alla lettera?».
«Commemorare la perdita di cinque vittime innocenti non può essere solo rivivere e ricordare quel fatale evento per la piccola Maria, Matilde, Tina, Antonella, Giovanna e per tutti i loro cari, le loro famiglie e i loro amici» ha scritto in un messaggio il presidente della provincia Barletta-Andria-Trani Francesco Ventola. «Abbiamo perso Ragazze, Madri, che avevano davanti a loro desideri, ambizioni, futuro. Donne che nobilitavano la loro vita con impegno e sacrificio. Nel ripensare a quel crollo maledetto, scorrono scene e condizioni che potremmo pensare molto lontane da Noi. Così, purtroppo, non è! Anche per questo, farsi portatori di commenti e sentimenti comuni, esprimere il dolore per quelle vite spezzate, rischia di sembrare retorico. Se però quel dolore ci accompagna quotidianamente, il lavoro che ognuno di noi può compiere, seppure a livello di competenze e responsabilità differenti, può essere più efficace. Solo così, io credo, possiamo tentare di onorare di più quel sacrificio, facendo in modo di superare le cause di una tragedia che vanno oltre la prevenzione della sicurezza».
«Ci stringiamo, condividendo il loro sentimento di dolore, ai famigliari di Tina Ceci, Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Antonella Zaza, Maria Cinquepalmi, e provando noi stessi un sentimento di frustrazione e di amarezza di fronte a quella ferita inferta al cuore della nostra città» ha affermato ieri mattina il sindaco Pasquale Cascella, nel momento di commemorazione che si è svolto nell'aula magna del liceo classico "Casardi", la scuola che frequentava la 14enne Maria Cinquepalmi, la più piccola delle vittime. «Perché via Roma è nel cuore del territorio urbano e dobbiamo pur riflettere sull'origine del caso: lì si era abbattuto un vecchio palazzo per costruirne uno nuovo, inseguendo volumetrie con la fretta di occupare lo spazio e alzare piani su piani. Dobbiamo convincerci che anche quei vecchi edifici limitrofi al centro storico fanno ormai parte del patrimonio urbano, e cominciare a curarlo come parte della immagine della città, con progetti ed interventi edilizi di ristrutturazione, rigenerazione e valorizzazione. Dovremmo anche impegnarci in un opera di riconversione culturale. Pensiamo al bisogno di lavoro e al valore del lavoro che lì, quel giorno, sono stati schiacciati dalla tragedia: si, quelle quattro donne – madri, mogli, figlie – lavoravano in nero. Ma lavoravano: prima di essere lavoro nero era lavoro, e il lavoro – lo dice la nostra Costituzione – è il fondamento della Repubblica, dà dignità alla persona, e così dobbiamo concepirlo e valorizzarlo, anche come imprese, come sistema economico-finanziario, e come istituzioni che debbono sostenere lo sviluppo della città, per far emergere ciò che è nero, passare dagli scantinati agli opifici attrezzati, per cogliere le stesse opportunità di crescita che si aprono alle nuove generazioni. Tocca a ciascuno di noi. Tocca anche ai ragazzi che incontriamo qui, in questa triste giornata, perché – proprio come ha detto la sorella di una delle vittime – quanto è accaduto deve pur insegnarci qualcosa: deve insegnarci a riconoscere i valori, a coltivare il senso civico, a rispettare le regole, a essere cittadini consapevoli dei propri diritti e doveri. Solo così, solo se riusciremo a fare ciascuno la propria parte avremo riscattato la colpa di quella tragedia e potremo operare in serena coscienza perché davvero non accada mai più».
«Le istituzioni devono rispondere a questa tragedia - ha detto l'assessore regionale al Welfare Elena Gentile, presente all'incontro mattutino - proponendo un'idea di sviluppo urbano alternativo, facendo sì che il lavoro sia un'occasione di dignità dell'individuo. Il lavoro deve essere, soprattutto per le donne, un'occasione di realizzazione. Dobbiamo lavorare per la qualità del lavoro, per la sicurezza e per la legalità. Dobbiamo lavorare perché a Barletta ci sia un modello di sviluppo e di politiche attive del lavoro, che contribuisca a rilanciare l'imprenditoria e l'economia di una città operosa che sta vivendo un momento di crisi».
«A due anni dal crollo di via Roma, non possiamo con dolore, non soffermarci a riflettere su quanto accaduto con uno spirito di rinnovata speranza e fiducia che sia anche da stimolo alla corretta elaborazione del futuro Piano Regolatore della Città di Barletta» ha scritto invece in un comunicato stampa il consigliere regionale barlettano Ruggiero Mennea. «Al concetto di costruire ad ogni costo deve essere sostituito il concetto di ristrutturare, risanare e recuperare al meglio tutto quanto già esistente sul territorio. La sollecitazione che viene più immediata da fare – prosegue Mennea - è legata senz'altro alla sicurezza statica degli immobili esistenti e alla loro regolare manutenzione. La Regione Puglia, non ha esitato a fare la propria parte istituendo, seppur in via sperimentale, un percorso nuovo che mira a dotare tutti gli immobili di una sorta di carta d'identità con relativo libretto di manutenzione ordinaria e straordinaria, il fascicolo del fabbricato appunto. L'esperimento partito da Barletta l'anno scorso ha già mosso i suoi primi passi ed ha portato alla perimetrazione di un area ritenuta "a rischio" che sarà oggetto di analisi e monitoraggio dello "stato di salute" dei fabbricati ivi insediati. L'iter dovrà proseguire con il completamento di questo 'progetto pilota' finanziato dalla Regione Puglia con 100mila euro e che porterà certamente ad un risultato che sarà molto significativo. Non fosse altro per chiederci: viviamo in case sicure? Abbiamo certezza che i progetti edilizi presentati e autorizzati siano conformi a quanto realizzato? Sono stati fatti tutti i controlli previsti dalla Legge e necessari per verificare se ciò che è stato scritto nei progetti e negli atti autorizzativi sia stato rispettato alla lettera?».
«Commemorare la perdita di cinque vittime innocenti non può essere solo rivivere e ricordare quel fatale evento per la piccola Maria, Matilde, Tina, Antonella, Giovanna e per tutti i loro cari, le loro famiglie e i loro amici» ha scritto in un messaggio il presidente della provincia Barletta-Andria-Trani Francesco Ventola. «Abbiamo perso Ragazze, Madri, che avevano davanti a loro desideri, ambizioni, futuro. Donne che nobilitavano la loro vita con impegno e sacrificio. Nel ripensare a quel crollo maledetto, scorrono scene e condizioni che potremmo pensare molto lontane da Noi. Così, purtroppo, non è! Anche per questo, farsi portatori di commenti e sentimenti comuni, esprimere il dolore per quelle vite spezzate, rischia di sembrare retorico. Se però quel dolore ci accompagna quotidianamente, il lavoro che ognuno di noi può compiere, seppure a livello di competenze e responsabilità differenti, può essere più efficace. Solo così, io credo, possiamo tentare di onorare di più quel sacrificio, facendo in modo di superare le cause di una tragedia che vanno oltre la prevenzione della sicurezza».
Stav nu laboratorie e mo stann cing crouc,
C'era un laboratorio e adesso ci sono cinque croci,
stav nu laboratorie e ind a l'erie è rumas a palv'r e stì vouc:
c'era un laboratorio e nell'aria è rimasta la polvere e queste voci:
Avest ca ng dann ch arrangè cudd e picch
Basta che ci danno per arrangiare quel poco,
nou ng u faceim avestè e ng stam citt.
noi ce lo facciamo bastare e stiamo zitte.
Ch purtè a cas u ppan s' sacr'fchesc'n pour i d'ritt.
Per portare a casa il pane si sacrificano anche i diritti.
Ca po' iè semb na f'rtoun
Che poi è sempre una fortuna
putè deic nan fezz abb'sugn d' nind da n'scioun.
poter dire non ho bisogno di niente e di nessuno
C' ma fè, ma scì nnenz.
Cosa dobbiamo fare, dobbiamo andare avanti.
Iè a nergh ma iè fateich.
E' a nero ma è lavoro.
E c' n' putemm sapè ca na dei t'scuff'lasc ngudd a veit?
E cosa ne potevamo sapere che un giorno ti crolla addosso la vita ?
Stav nu str'scion
C'era uno striscione
sop a nu balcon,
su un balcone,
picch parol ch deic u dolor d'na c'ttè:
poche parole per dire il dolore di una città:
Mor c' fac u dovar sou ch colp d'ci nan l'è fett me.
Muore chi fa il suo dovere per colpa di chi non l'ha mai fatto.
A Tina, Giovanna, Matilde, Antonella e Maria
Francesco Prascina
C'era un laboratorio e adesso ci sono cinque croci,
stav nu laboratorie e ind a l'erie è rumas a palv'r e stì vouc:
c'era un laboratorio e nell'aria è rimasta la polvere e queste voci:
Avest ca ng dann ch arrangè cudd e picch
Basta che ci danno per arrangiare quel poco,
nou ng u faceim avestè e ng stam citt.
noi ce lo facciamo bastare e stiamo zitte.
Ch purtè a cas u ppan s' sacr'fchesc'n pour i d'ritt.
Per portare a casa il pane si sacrificano anche i diritti.
Ca po' iè semb na f'rtoun
Che poi è sempre una fortuna
putè deic nan fezz abb'sugn d' nind da n'scioun.
poter dire non ho bisogno di niente e di nessuno
C' ma fè, ma scì nnenz.
Cosa dobbiamo fare, dobbiamo andare avanti.
Iè a nergh ma iè fateich.
E' a nero ma è lavoro.
E c' n' putemm sapè ca na dei t'scuff'lasc ngudd a veit?
E cosa ne potevamo sapere che un giorno ti crolla addosso la vita ?
Stav nu str'scion
C'era uno striscione
sop a nu balcon,
su un balcone,
picch parol ch deic u dolor d'na c'ttè:
poche parole per dire il dolore di una città:
Mor c' fac u dovar sou ch colp d'ci nan l'è fett me.
Muore chi fa il suo dovere per colpa di chi non l'ha mai fatto.
A Tina, Giovanna, Matilde, Antonella e Maria
Francesco Prascina