Le bombe del pizzo a Barletta
Per le forze dell’ordine una nuova preoccupazione. Non aspettiamo che si armino le canne dell’intimidazione
martedì 3 gennaio 2012
E' oramai certo che i tre boati notturni a cavallo del capodanno non hanno voluto festeggiare l'avvento del nuovo anno, bensì anticipare una nuova stagione di estorsioni a danno dei commercianti di Barletta. I tre pacchi bomba che hanno infranto vetrine e saracinesche nelle ultime ore sono i primi, perfino deboli segnali, di una ripresa attività criminosa placatasi per circa vent'anni. Bocche apparentemente tranquille quelle dei negozianti barlettani che hanno patito gli attentati alle loro attività. Bombe carta potenti che non contenevano scintillanti armonie festive ma pericoloso quantitativo di pirite.
Dichiarazioni ancora caute quelle degli investigatori: "Sì, potrebbero essere atti intimidatori che potrebbero aprire una nuova stagione destabilizzante a Barletta". Le pronunciano caute le forze dell'ordine già in preallarme da alcune settimane per eventi del genere già accaduti in altre geografie dello Stivale. Tra i primi, accorsi sui luoghi delle deflagrazioni di capodanno, sono stati gli uomini e donne della locale Polizia di Stato che, dovendo fronteggiare una nuova situazione criminale, la più subdola di altre, scoprono le debolezze di un organico penalizzato, specialmente se raffrontato con quelli più omogenei e corposi di Trani ed Andria. La responsabile preoccupazione degli agenti del locale commissariato risulta anch'essa roboante.
Affrontiamo l'argomento "organico" del fondamentale presidio del Commissariato barlettano, con due delegati di base del S.I.A.P (Sindacati Italiano Appartenenti Polizia): "53 colleghi devono controllare una fibrillante città di centomila abitanti", ci riferiscono il Sovrintendente Giuseppe Campanile e l'Assistente Capo Serafina Piazzolla che hanno appena terminato a bordo della volante, il giro di controllo. Quindi può diventare sempre più fertile e ardita l'attività criminosa in città, già in costante pericolo per piccoli-medi soprusi che quotidianamente vengono denunciati. L'allarme deve essere dato ora e non già quando il pizzo sarà nascostamente, paurosamente consegnato dagli esercenti, già vessati da una situazione di crisi conclamata, ai risorti carnefici. I nostri interlocutori poliziotti-sindacalisti, prima di ogni dichiarazione ci tengono ad affermare il proprio orgoglio professionale nell'espletare il difficile servizio di controllo e prevenzione diurno e mattutino. Un uomo e una ragazza, prima di ogni altra conversazione, che dribblano argomenti dove il segreto professionale è d'obbligo, rilasciandoci solo le residue analisi di difficoltà operative. Ma interpretiamo il loro limite quando incrociano i loro attenti sguardi. Fatto sta che quattro colleghi sono stati posti in quiescenza e mai rimpiazzati.
La nascita della Provincia comporta nuovi incarichi ed incombenze: agenti destinati alla personale sicurezza del Prefetto e le stesse manifestazioni, oramai routine, in piazza prefettura, occupano altre importanti risorse indispensabili, invece, per rincorrere la sguazzante ed arrogante criminalità. Turni di ferie e possibili non auspicabili malanni, acuiscono il problema organico che il fragoroso rumore bellico di capodanno, ora, s'incrocia indebolito, con tutta l'abnegazione possibile degli uomini del Commissariato. Non ultime, tra le mille incombenze di appena 50 uomini e donne, quelle domenicali e infrasettimanali per il controllo pubblico delle competizioni calcistiche. Sull'attività interna, quella più strettamente burocratica dedita al controllo dei sorvegliati speciali e la primaria attenzione alle esigenze della magistratura, i due sindacalisti non si esprimono. Non ci hanno rivelato molto. Tengono solo a confermare, quasi ce ne fosse bisogno, della stima che, con la loro volante, ricevono dalla Città. E se nel corso del controllo notturno del territorio aveste bisogno di aiuto? Incrociano ancora gli sguardi di eterni amici-colleghi e rispondono che si rivolgono ai colleghi carabinieri che spesso hanno il loro da fare.
A Barletta si sta innestando una nuova stagione criminale, quella della richiesta del pizzo ai commercianti. E appena iniziata. Se si vuole recidere sul nascere è compito delle Istituzioni tutte indistintamente. Prefetto, Sindaco, Consiglieri regionali seduti attorno ad un tavolo non già di lavoro ma subito decisionale che offra garanzia al commercio lesionato ora anche dalla paura. Spostino la demagogia sulla ristrutturazione impellente della certa garanzia per la popolazione: il miglior adeguamento delle Forze dell'ordine. Tutto ciò prima che la polvere da sparo non armi le canne dell'intimidazione.
Dichiarazioni ancora caute quelle degli investigatori: "Sì, potrebbero essere atti intimidatori che potrebbero aprire una nuova stagione destabilizzante a Barletta". Le pronunciano caute le forze dell'ordine già in preallarme da alcune settimane per eventi del genere già accaduti in altre geografie dello Stivale. Tra i primi, accorsi sui luoghi delle deflagrazioni di capodanno, sono stati gli uomini e donne della locale Polizia di Stato che, dovendo fronteggiare una nuova situazione criminale, la più subdola di altre, scoprono le debolezze di un organico penalizzato, specialmente se raffrontato con quelli più omogenei e corposi di Trani ed Andria. La responsabile preoccupazione degli agenti del locale commissariato risulta anch'essa roboante.
Affrontiamo l'argomento "organico" del fondamentale presidio del Commissariato barlettano, con due delegati di base del S.I.A.P (Sindacati Italiano Appartenenti Polizia): "53 colleghi devono controllare una fibrillante città di centomila abitanti", ci riferiscono il Sovrintendente Giuseppe Campanile e l'Assistente Capo Serafina Piazzolla che hanno appena terminato a bordo della volante, il giro di controllo. Quindi può diventare sempre più fertile e ardita l'attività criminosa in città, già in costante pericolo per piccoli-medi soprusi che quotidianamente vengono denunciati. L'allarme deve essere dato ora e non già quando il pizzo sarà nascostamente, paurosamente consegnato dagli esercenti, già vessati da una situazione di crisi conclamata, ai risorti carnefici. I nostri interlocutori poliziotti-sindacalisti, prima di ogni dichiarazione ci tengono ad affermare il proprio orgoglio professionale nell'espletare il difficile servizio di controllo e prevenzione diurno e mattutino. Un uomo e una ragazza, prima di ogni altra conversazione, che dribblano argomenti dove il segreto professionale è d'obbligo, rilasciandoci solo le residue analisi di difficoltà operative. Ma interpretiamo il loro limite quando incrociano i loro attenti sguardi. Fatto sta che quattro colleghi sono stati posti in quiescenza e mai rimpiazzati.
La nascita della Provincia comporta nuovi incarichi ed incombenze: agenti destinati alla personale sicurezza del Prefetto e le stesse manifestazioni, oramai routine, in piazza prefettura, occupano altre importanti risorse indispensabili, invece, per rincorrere la sguazzante ed arrogante criminalità. Turni di ferie e possibili non auspicabili malanni, acuiscono il problema organico che il fragoroso rumore bellico di capodanno, ora, s'incrocia indebolito, con tutta l'abnegazione possibile degli uomini del Commissariato. Non ultime, tra le mille incombenze di appena 50 uomini e donne, quelle domenicali e infrasettimanali per il controllo pubblico delle competizioni calcistiche. Sull'attività interna, quella più strettamente burocratica dedita al controllo dei sorvegliati speciali e la primaria attenzione alle esigenze della magistratura, i due sindacalisti non si esprimono. Non ci hanno rivelato molto. Tengono solo a confermare, quasi ce ne fosse bisogno, della stima che, con la loro volante, ricevono dalla Città. E se nel corso del controllo notturno del territorio aveste bisogno di aiuto? Incrociano ancora gli sguardi di eterni amici-colleghi e rispondono che si rivolgono ai colleghi carabinieri che spesso hanno il loro da fare.
A Barletta si sta innestando una nuova stagione criminale, quella della richiesta del pizzo ai commercianti. E appena iniziata. Se si vuole recidere sul nascere è compito delle Istituzioni tutte indistintamente. Prefetto, Sindaco, Consiglieri regionali seduti attorno ad un tavolo non già di lavoro ma subito decisionale che offra garanzia al commercio lesionato ora anche dalla paura. Spostino la demagogia sulla ristrutturazione impellente della certa garanzia per la popolazione: il miglior adeguamento delle Forze dell'ordine. Tutto ciò prima che la polvere da sparo non armi le canne dell'intimidazione.