Lara, salvatrice dei cuccioli: «Finalmente salvi e in buone mani»
Il racconto della volontaria. «I piccoli erano spaventati e abbracciati tra di loro»
mercoledì 19 novembre 2014
20.26
In seguito all'increscioso episodio avvenuto qualche giorno fa, durante il quale cinque cuccioli con soltanto due mesi di vita erano stati portati in salvo grazie all'intervento di due giovani donne barlettane, giusto poco prima che diventassero parte del pasto di alcuni immigrati stanziati nei pressi del lungomare Pietro Mennea, abbiamo deciso di ascoltare la voce di una delle due salvatrici unendoci al suo appello, lanciato più volte su Facebook, di trovare loro una casa e delle persone pronte ad accoglierli in famiglia, essendo i cinque cuccioli così piccoli e accolti in una struttura in cui fa molto freddo, in un ambiente per loro forse non del tutto adatto. Abbiamo quindi ascoltato Lara D'Aversa, una giovane venticinquenne barlettana che da anni ormai ha preso a cuore le sorti di grandi e piccoli cani, provvedendo a trovare loro una casa e qualcuno che possa accudirli e amarli per tutta la vita. Lara ci ha raccontato come si sono svolti i fatti il giorno del salvataggio.
Da quanto tempo ti occupi di animali?
«Sono una volontaria del canile di Barletta iscritta all'associazione "Gli amici di fido", ho sempre amato gli animali in particolare i cani soprattutto da quando 8 anni fa ne ho avuto uno tutto mio. L'evento che ha fatto sorgere in me la voglia di aiutarli si è verificato nel febbraio 2013 quando ho trovato sotto casa un randagio di taglia grande e dolcissimo, non me la sono sentita di voltare lo sguardo e l'ho aiutato, il cane è stato successivamente adottato grazie all'aiuto di una volontaria ed ha una vita felice. Sull'esempio di quella volontaria è nata la voglia in me di fare concretamente qualcosa per loro, così da un anno a questa parte vado in canile, li curo, li fotografo e faccio appelli su internet per farli conoscere. In questa maniera ho trovato famiglia ad un innumerevole numero di cani affidati in famiglie giudicate idonee sulla base di controlli pre-affido, purtroppo la maggior parte in nord Italia perché purtroppo (e qui la nota polemica) nella mia città la maggior parte non adotta cani dal canile ma acquista cuccioli di razza».
In che modo sei venuta a conoscenza della presenza dei cinque cani sulla litoranea di Ponente?
«Il giorno 13 novembre una mia amica, a conoscenza del mio impegno per gli animali sul territorio e in canile, mi ha mandato le foto di cinque cucciolotti neri, avvistati sulla litoranea di ponente da alcune persone intente a fare jogging. Queste stesse persone avevano notato un ragazzo di colore che li "accudiva"» .
Come sono andati i fatti quel giorno in cui ti sei recata in cerca dei cuccioli? Come sei riuscita a convincere il giovane immigrato a mostrarteli?
«Il giorno 15 novembre mi sono recata in mattinata a perlustrare la zona dove erano stati avvistati i cuccioli ma senza successo finché nel pomeriggio la mia amica volontaria, impiegata comunale, ha ricevuto una chiamata "formale" da un collega vigile che ci ha avvisato di una segnalazione dei cinque piccoli alle 13:45 da parte di una signora. Circa due ore dopo eravamo sul posto alla loro ricerca, abbiamo inizialmente indirizzato le ricerche sulla spiaggia fra gli ultimi due lidi verso il Pantaniello (luogo dell'ultimo avvistamento), ma con esiti negativi, così abbiamo cominciato a guardarci intorno, abbiamo notato la presenza di immigrati esattamente di fronte al posto segnalato. Vivono in una struttura diroccata circondata dalla campagna, così con un po' di timore li abbiamo invitati a raggiungerci al di là del "cancelletto" che delimita la zona in cui vivono e abbiamo chiesto se avessero visto dei cuccioli, uno di loro ci ha invitati ad entrare oltre quel "cancelletto" e ci ha mostrato volontariamente quattro dei cinque cuccioli spaventati e abbracciati come a proteggersi l'uno con l'altro, ho subito chiesto del quinto che a suo dire era a spasso nella campagna. Il ragazzo di circa 30 anni si è mostrato tranquillo e gentile».
Dove vivevano i piccoli? E in che condizioni di salute erano?
«I cuccioli vivevano con gli immigrati in un posto in cui le condizioni igieniche sono a dir poco precarie e il rischio di ammalarsi è davvero alto, soprattutto per dei cuccioli di 50 giorni non vaccinati, ma fortunatamente i piccoli stavano abbastanza bene».
Ti sembravano spaventati nel momento in cui li hai presi in consegna? E cosa hai provato portandoli via da lì?
«Erano parecchio spaventati, tanto da stare l'uno sull'altro come a proteggersi. Portandoli via ho provato un profondo senso di sollievo, erano finalmente salvi e in buone mani».
Nel caso in cui non siano adottati che fine faranno?
«Sono sicura che uno per volta troveranno tutti casa. Inoltre conto sull'aiuto delle associazioni e delle amiche volontarie del nord Italia che ci aiutano e prendono in custodia i nostri piccoli e grandi amici a quattro zampe, finché non trovano adottanti seri e coscienziosi».
Da quanto tempo ti occupi di animali?
«Sono una volontaria del canile di Barletta iscritta all'associazione "Gli amici di fido", ho sempre amato gli animali in particolare i cani soprattutto da quando 8 anni fa ne ho avuto uno tutto mio. L'evento che ha fatto sorgere in me la voglia di aiutarli si è verificato nel febbraio 2013 quando ho trovato sotto casa un randagio di taglia grande e dolcissimo, non me la sono sentita di voltare lo sguardo e l'ho aiutato, il cane è stato successivamente adottato grazie all'aiuto di una volontaria ed ha una vita felice. Sull'esempio di quella volontaria è nata la voglia in me di fare concretamente qualcosa per loro, così da un anno a questa parte vado in canile, li curo, li fotografo e faccio appelli su internet per farli conoscere. In questa maniera ho trovato famiglia ad un innumerevole numero di cani affidati in famiglie giudicate idonee sulla base di controlli pre-affido, purtroppo la maggior parte in nord Italia perché purtroppo (e qui la nota polemica) nella mia città la maggior parte non adotta cani dal canile ma acquista cuccioli di razza».
In che modo sei venuta a conoscenza della presenza dei cinque cani sulla litoranea di Ponente?
«Il giorno 13 novembre una mia amica, a conoscenza del mio impegno per gli animali sul territorio e in canile, mi ha mandato le foto di cinque cucciolotti neri, avvistati sulla litoranea di ponente da alcune persone intente a fare jogging. Queste stesse persone avevano notato un ragazzo di colore che li "accudiva"» .
Come sono andati i fatti quel giorno in cui ti sei recata in cerca dei cuccioli? Come sei riuscita a convincere il giovane immigrato a mostrarteli?
«Il giorno 15 novembre mi sono recata in mattinata a perlustrare la zona dove erano stati avvistati i cuccioli ma senza successo finché nel pomeriggio la mia amica volontaria, impiegata comunale, ha ricevuto una chiamata "formale" da un collega vigile che ci ha avvisato di una segnalazione dei cinque piccoli alle 13:45 da parte di una signora. Circa due ore dopo eravamo sul posto alla loro ricerca, abbiamo inizialmente indirizzato le ricerche sulla spiaggia fra gli ultimi due lidi verso il Pantaniello (luogo dell'ultimo avvistamento), ma con esiti negativi, così abbiamo cominciato a guardarci intorno, abbiamo notato la presenza di immigrati esattamente di fronte al posto segnalato. Vivono in una struttura diroccata circondata dalla campagna, così con un po' di timore li abbiamo invitati a raggiungerci al di là del "cancelletto" che delimita la zona in cui vivono e abbiamo chiesto se avessero visto dei cuccioli, uno di loro ci ha invitati ad entrare oltre quel "cancelletto" e ci ha mostrato volontariamente quattro dei cinque cuccioli spaventati e abbracciati come a proteggersi l'uno con l'altro, ho subito chiesto del quinto che a suo dire era a spasso nella campagna. Il ragazzo di circa 30 anni si è mostrato tranquillo e gentile».
Dove vivevano i piccoli? E in che condizioni di salute erano?
«I cuccioli vivevano con gli immigrati in un posto in cui le condizioni igieniche sono a dir poco precarie e il rischio di ammalarsi è davvero alto, soprattutto per dei cuccioli di 50 giorni non vaccinati, ma fortunatamente i piccoli stavano abbastanza bene».
Ti sembravano spaventati nel momento in cui li hai presi in consegna? E cosa hai provato portandoli via da lì?
«Erano parecchio spaventati, tanto da stare l'uno sull'altro come a proteggersi. Portandoli via ho provato un profondo senso di sollievo, erano finalmente salvi e in buone mani».
Nel caso in cui non siano adottati che fine faranno?
«Sono sicura che uno per volta troveranno tutti casa. Inoltre conto sull'aiuto delle associazioni e delle amiche volontarie del nord Italia che ci aiutano e prendono in custodia i nostri piccoli e grandi amici a quattro zampe, finché non trovano adottanti seri e coscienziosi».