La voliera degli immigrati

Il Cie di Palazzo San Gervasio e una lunga storia. A breve il passaggio da "temporaneo" a "definitivo"

domenica 22 aprile 2012
A cura di Emanuele Porcelluzzi
Il centro-voliera di Palazzo San Gervasio, in cui non ci sono uccelli bensì uomini, è sorto sul territorio di uno stabile confiscato alla mafia, ai fini di farne un centro di accoglienza per i migranti stagionali, che, in estate, affluiscono nella zona per lavorare come braccianti agricoli stagionali nella raccolta dei pomodori: l'oro "rosso" di queste zone. Ungolo Gervasio, ex assessore comunale e tuttofare dell'Osservatorio migranti della Basilicata - precisa - che tale centro ha funzionato dal 1999 per dieci anni, e, nel 2009, il sindaco lo ha chiuso. Nell' aprile del 2011, hanno cominciato a portare i tunisini, poi è stato deciso di utilizzarlo come Cie (centro di identificazione ed espulsione) e a Gervasio gli fa eco, Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Acerenza: "Hanno deciso di creare una sorta di carcere e questo non è il modo di fare accoglienza". Al di là delle proteste del prelato, gli abitanti di Palazzo San Gervasio non sono apparsi, particolarmente, toccati dalla nascita del Cie. Per di più, la presenza di questa nuova struttura ha creato in una comunità, segnata dalla crisi e lacerata dall'emigrazione, quel minimo di indotto che qui non è trascurabile, tanto è vero che l'unico hotel del paese,è, al completo, grazie all'arrivo dei carabinieri che devono garantire la sicurezza nel centro; poi, i ristoratori del paese si sono divisi la fornitura dei pasti per i reclusi e i lavori, all'interno del centro, sono stati affidati a ditte edili di Palazzo San Gervasio.

Nel giro di pochi giorni è stata innalzata la rete all'interno del centro e costruito un muro di cinta di tre metri per impedire non solo le fughe degli "ospiti" ma per rendere il campo non visibile da fuori. Sull'onda degli arrivi a Lampedusa, il governo Berlusconi ha cercato di fare il tutto esaurito nella tendopoli, allestita vicino ad una città tarantina, il cui sindaco ha minacciato le dimissioni, seguìto da quelle intimate dal sottosegretario all'interno dell'epoca, Alfredo Mantovano. In Basilicata, quando è stato istituito il Cie, nessuno si è mosso, neppure il sindaco di Palazzo San Gervasio, che si è trincerato sul classico: l'aver dovuto accettare una decisione, proveniente dall'alto. Il centro-voliera della cittadina lucana, a parte qualche voce isolata, non ha suscitato alcuna polemica tra i suoi abitanti, per cui tutto lascia credere che l'esperimento stia andando bene e che, nel 2012, un decreto possa eliminate la "t" di temporaneo, al fine di istituire, a tutti gli effetti, un Cie in un lembo di terra, bellissima e fascinosa, culla di storie di civiltà e di solidarietà umana.