La voce dei giovani vertici del Pd su Barlettalife
Chiariello, Nasca e Spadafora a confronto sul partito e le sue aree. Un giudizio su Maffei-Caracciolo-Mennea, passando per il caso Attolico
mercoledì 30 maggio 2012
Una riflessione sul Partito Democratico, sul senso di appartenenza ad esso, e sul senso dell'esistenza di aree o correnti o «teste» (definite così, alcune settimane fa, dalla stessa presidentessa del Pd di Barletta, che lo ha paragonato ad un «mostro a tre teste») che dir si voglia, interne al partito stesso. Questo il tema principale della prima parte dell'intervista (la seconda parte sarà pubblicata nei prossimi giorni) che Barlettalife ha realizzato a Stefano Chiarello, segretario Pd, Paola Nasca, presidentessa Pd, e Caterina Spadafora, vicesegretaria Pd. Un confronto sul Pd di Barletta, che ha di conseguenza posto l'attenzione sui tre esponenti principali del partito: il sindaco Nicola Maffei, il consigliere comunale e regionale Filippo Caracciolo, e il consigliere regionale Ruggero Mennea. Inevitabile è stato chiedere un commento sul caso della determina dirigenziale riguardante la partecipazione del capo staff del sindaco Maffei, Alessandro Attolico, ad un corso di formazione presso l'università Bocconi, a spese della collettività, di cui oggi Barlettalife parla nuovamente, in merito alla richiesta di ritiro formulata dalla commissione Consiliare Controllo e Garanzia. Sulla questione, Chiarello e Nasca non hanno dato una risposta circostanziata, dichiarandosi al momento dell'intervista, non a conoscenza dei contenuti della determina (l'intervista è stata realizzata venerdì 25 maggio scorso). Auspichiamo di poter al più presto risentire le loro voci sul caso, per raccogliere così delle considerazioni mirate sulla vicenda.
Qual è per voi il senso di appartenere non solo al Partito Democratico, ma ad una delle aree o correnti o «teste» che compongono il Partito Democratico?
Spadafora: «Il senso di appartenere al partito è il senso che mi ha sempre spinto a fare politica, che è il senso di appartenenza rispetto ad un quadro di valori, di ideali, di cui il partito democratico si è fatto carico dopo la disfatta dei partiti storici, dai quali molti di noi provengono, quali Ds e Margherita e altre culture. Il senso è medesimo per quanto riguarda l'appartenenza all'area. Quella dei Modem è l'unica area con la quale, in questo momento, condivido un progetto politico, che abbiamo esplicitato durante il congresso con una tesi congressuale e che cerchiamo di difendere nelle varie fasi della vita democratica di un partito, nel rispetto delle regole democratiche e delle culture che insieme con noi si confrontano».
Nasca: «Io faccio una grande differenza tra le aree e l'appartenenza al partito. Si parla di aree nel momento congressuale, nel momento in cui si vive il partito, ma soprattutto in determinate situazioni. Mi sento più appartenente al Partito Democratico che appartenente a un'area precisa, anche perché le aree cittadine non sempre si delineano perfettamente rispetto alle aree nazionali. L'appartenenza al Partito Democratico mi rappresenta perché è l'idea di sinistra che allo stato rappresenta quella che è sempre stata la mia ideologia, quello che è sempre stato il mio modo di pensare a sinistra. Provengo dai Ds. I Ds hanno avuto varie scissioni: non sono mai stata aderente alla linea radicale della sinistra, quindi, per un processo evolutivo quasi naturale, faccio parte del Pd, anche perché, secondo me, l'unico partito che allo stato rappresenta effettivamente la sinistra è il Pd, visto che non riconosco una struttura di partito, che posso definire tale, nei partiti della sinistra più estrema».
Chiarello: «Innanzitutto io sono il segretario, quindi, pur avendo condotto un percorso congressuale e pre-congressuale e avendo quindi fatto parte di un'area, sono in definitiva il rappresentante del Pd. Quello che faccio e che invito a fare, tutti gli amici che mi accompagnano nel lavoro di segreteria e tutti gli appartenenti al Pd, è il confronto sui temi che abbiamo davanti, sui problemi della città, o anche sui temi che non attengono così da vicino la nostra città, ad esempio i diritti civili. La mia idea di appartenenza al Pd è quella di innanzitutto impegnarmi per costruire un percorso diverso da quello che è stato, quindi far convogliare delle culture differenti che sono confluite nel Pd, e da esse farne scaturire un'idea nuova di società, un'idea di società che sia aperta e non chiusa nel vecchio concetto di partito che abbiamo avuto sino ad adesso».
Una vostra considerazione flash sul caso Attolico.
S. «L'unico commento che riesco a fare è che, rispetto alla legittimità di un dirigente di volersi formare e di farlo all'interno degli strumenti di cui la pubblica amministrazione lo dota, l'unica cosa che avrei preferito è che in questo periodo di austerity, dove ancora non si comprende bene quali saranno le risorse che il comune potrà destinare ai cittadini e ai fabbisogni da essi manifestati, non per ultimo, nell'ultimo consiglio comunale, rinunciare magari alle spese di missione poteva essere un segnale per andare incontro verso i cittadini».
N. «Io sono abituata a parlare di determine solamente quando le conosco. Ammetto di non aver letto l'articolo di Barlettalife, ma di aver letto solo qualche commento. Non conoscendo veramente l'oggetto, non riesco a esprimere giudizi né in senso né nell'altro. Quello che auspico che si faccia è di parlare di determinate cose quando effettivamente le si conoscono perbene. So che quelle spese non vengono liquidate e attribuite a una singola persona, ma vengono disposte per poi essere rendicontate, e quindi attribuite in qualità di spese, cioè rimborsate a consuntivo. Ripeto, è un commento veramente che faccio a caldo, senza conoscere l'oggetto della domanda. Però, la cosa che mi da fastidio è che molto spesso si fanno commenti, si fa giornalismo, si guardano dettagli che, presi singolarmente possono sembrare significanti perché l'opinione pubblica li reputa tali, ma che all'interno del comune di Barletta, che gestisce un bilancio, che gestisce delle risorse molto corpose, sono piccoli, sono insignificanti e possono attenere a tante situazioni. So anche che la formazione per i dirigenti è obbligatoria. Ripeto, è una chiacchiera che faccio senza aver letto la determina. Se si hanno dettagli più precisi, forse ne possiamo parlare. Ma al momento dettagli non ne ho».
C. «Ammetto come Paola di non aver letto la determina, quindi di non aver la possibilità di entrare nello specifico della questione. Più in generale, posso dire che di sicuro, come avevo detto sin dalla mia elezione a segretario, il Pd vigila anche sui comportamenti dell'amministrazione. Quando avremo dei comportamenti che non riterremo in linea con la nostra politica, con il momento, come richiamava Catia, di difficoltà economiche per la nostra città nello specifico, ma in generale per l'Italia e internazionali, di sicuro informati, come adesso non sono nello specifico sulla questione, perché ho provato oggi a incontrare il sindaco perché volevo parlare anche di questo, per approfondire meglio la questione, ma non sono riuscito. Appena mi sarà possibile entrare più nello specifico, non mi esimerò dal farlo».
Un aggettivo per definire Maffei, Caracciolo e Mennea.
S. «Interessante. Un aggettivo per definire... Ruggero Mennea: audace. Filippo Caracciolo: stratega. Maffei... (ridendo) un aggettivo che non mi faccia ritrovare nei guai.. Maffei: poco decisionista».
N. «Non intendo dare alcun aggettivo a nessuno dei tre, soprattutto se poi una parola deve significare tante cose, perché nel Pd ci sono tante questioni, tante persone, tanti problemi, e ridurre tutto quanto ad un aggettivo è impossibile per quel che mi riguarda».
C. «Si, anch'io. Li ritengo delle risorse del Pd, sino a quando sono a disposizione dello stesso. Nel dibattito interno tutti hanno il loro spazio, loro lo stesso. Definirli con un aggettivo per me è molto difficile. E' un po' riduttivo, anche per delle personalità un po' complesse. Penso che ci voglia tempo per conoscerle e per qualificarle in maniera così netta. Io penso che il Pd debba aprirsi: una delle idee che metteremo in pratica a breve, che ho concertato con gli assessori, è quella di tenere questi nostri rappresentanti istituzionali e amministrativi a disposizione di tutti gli iscritti al Pd e della cittadinanza, con una giornata a settimana, quantomeno, nella quale si offre un orario prestabilito a disposizione della cittadinanza, per essere, presso il Pd, un front-office per i problemi di ognuno di noi».
Cosa contestate e cosa riconoscete a Maffei, Caracciolo e Mennea?
S. «Premetto che, con queste due domande, state ricalcando un percorso definito precedentemente, secondo il quale questo partito è identificato, non secondo delle culture politiche, ma secondo dei personaggi che in questo momento si stanno misurando mediaticamente o in termini amministrativi. Cosa riconosco a Mennea: c'è da riconoscere sicuramente il fatto che si stia spendendo molto per questo territorio, come consigliere regionale sta adempiendo in maniera abbastanza positiva al suo compito. La stessa cosa sta facendo Filippo, ognuno definendo i propri ambiti di intervento, proprio per dare l'idea che questo sia un partito abbastanza completo. Cosa contesto: Ruggero alcune volte ha dei toni, dettati sicuramente dalla passionalità che mette nelle cose che fa e da quanto ci crede, e questi toni, hanno dimostrato i fatti, non agevolano spesso il dialogo, perché autorizzano e legittimano le trincerate, che hanno portato a situazioni di cui conosciamo. Che cosa non condivido di Filippo: in realtà, su di lui non riesco a dire che cosa gli contesti, perché comunque è una persona con cui mi interfaccio pochissime volte, e quindi non riesco a riconoscergli delle cose negative in questo momento. Forse, si espone poco, fa esporre altre persone per strategie più generali, mettiamola così. Cosa riconosco a Maffei: una grande arte del compromesso. Cosa gli contesto: il fatto che non porti mai a fine i proclami che fa sui giornali, come "non accetto la lista della spesa" salvo poi accettarla, "mi dimetto" salvo poi non dimettersi, "faccio la giunta tecnica" salvo poi non farla. Una serie di cose che l'hanno reso poco credibile e, insieme con lui, hanno reso poco credibile tutta la classe dirigente che lo supporta».
N. «Partendo da Maffei, gli riconosco di sicuro il merito di essersi accollato i dieci anni di amministrazione, gli riconosco anche il merito di non essersi sottratto alle primarie: le recenti amministrative ci dicono che non era proprio una cosa scontatissima. Gli contesto la scarsa audacia su alcuni aspetti gestionali. Per quanto riguarda invece Caracciolo e Mennea, contesto ad entrambi il loro essere, in maniera quasi confusa, consiglieri regionali e appartenenti al Pd di Barletta. L'essere consigliere regionale, l'essere una parte rilevante del partito, può essere una cosa molto positiva e molto negativa allo stesso tempo. Magari, una chiarezza sul punto non sarebbe male. Gli riconosco a entrambi il fatto che il Pd a Barletta ha determinati numeri, ha una determinata rilevanza e importanza. Per tutto quello che si vuol dire al Pd, è un partito che si occupa di questa città da diverso tempo».
C. «Penso che una delle differenze tra Caracciolo e Mennea sia quella che marca un pregio e un difetto di entrambi. Riconosco a Ruggero una grande capacità comunicativa e anche di attrarre consenso, di convogliare un dissenso esistente nei confronti, attualmente e in passato, della classe dirigente, quindi di riproporsi e di rimanere forte politicamente. Lo stesso pregio ha Filippo Caracciolo. Dalla sua probabilmente è meno capace a livello comunicativo. Molto del suo lavoro come consigliere regionale o del suo lavoro fatto sul territorio cittadino, pur essendo una mole di lavoro importante, non è stato comunicato, non è arrivato alla cittadinanza. A Maffei, come diceva Catia, riconosco l'arte del compromesso e una capacità di saper limare le esigenze delle singole personalità con le quali si trova a dover condurre un percorso politico-amministrativo. Man mano lo sto conoscendo meglio, in un ruolo diverso che sto rivestendo, quindi da segretario a sindaco, sto apprezzando maggiormente le difficoltà, e le sto soppesando, nelle quali deve svolgere il suo ruolo».
Qual è per voi il senso di appartenere non solo al Partito Democratico, ma ad una delle aree o correnti o «teste» che compongono il Partito Democratico?
Spadafora: «Il senso di appartenere al partito è il senso che mi ha sempre spinto a fare politica, che è il senso di appartenenza rispetto ad un quadro di valori, di ideali, di cui il partito democratico si è fatto carico dopo la disfatta dei partiti storici, dai quali molti di noi provengono, quali Ds e Margherita e altre culture. Il senso è medesimo per quanto riguarda l'appartenenza all'area. Quella dei Modem è l'unica area con la quale, in questo momento, condivido un progetto politico, che abbiamo esplicitato durante il congresso con una tesi congressuale e che cerchiamo di difendere nelle varie fasi della vita democratica di un partito, nel rispetto delle regole democratiche e delle culture che insieme con noi si confrontano».
Nasca: «Io faccio una grande differenza tra le aree e l'appartenenza al partito. Si parla di aree nel momento congressuale, nel momento in cui si vive il partito, ma soprattutto in determinate situazioni. Mi sento più appartenente al Partito Democratico che appartenente a un'area precisa, anche perché le aree cittadine non sempre si delineano perfettamente rispetto alle aree nazionali. L'appartenenza al Partito Democratico mi rappresenta perché è l'idea di sinistra che allo stato rappresenta quella che è sempre stata la mia ideologia, quello che è sempre stato il mio modo di pensare a sinistra. Provengo dai Ds. I Ds hanno avuto varie scissioni: non sono mai stata aderente alla linea radicale della sinistra, quindi, per un processo evolutivo quasi naturale, faccio parte del Pd, anche perché, secondo me, l'unico partito che allo stato rappresenta effettivamente la sinistra è il Pd, visto che non riconosco una struttura di partito, che posso definire tale, nei partiti della sinistra più estrema».
Chiarello: «Innanzitutto io sono il segretario, quindi, pur avendo condotto un percorso congressuale e pre-congressuale e avendo quindi fatto parte di un'area, sono in definitiva il rappresentante del Pd. Quello che faccio e che invito a fare, tutti gli amici che mi accompagnano nel lavoro di segreteria e tutti gli appartenenti al Pd, è il confronto sui temi che abbiamo davanti, sui problemi della città, o anche sui temi che non attengono così da vicino la nostra città, ad esempio i diritti civili. La mia idea di appartenenza al Pd è quella di innanzitutto impegnarmi per costruire un percorso diverso da quello che è stato, quindi far convogliare delle culture differenti che sono confluite nel Pd, e da esse farne scaturire un'idea nuova di società, un'idea di società che sia aperta e non chiusa nel vecchio concetto di partito che abbiamo avuto sino ad adesso».
Una vostra considerazione flash sul caso Attolico.
S. «L'unico commento che riesco a fare è che, rispetto alla legittimità di un dirigente di volersi formare e di farlo all'interno degli strumenti di cui la pubblica amministrazione lo dota, l'unica cosa che avrei preferito è che in questo periodo di austerity, dove ancora non si comprende bene quali saranno le risorse che il comune potrà destinare ai cittadini e ai fabbisogni da essi manifestati, non per ultimo, nell'ultimo consiglio comunale, rinunciare magari alle spese di missione poteva essere un segnale per andare incontro verso i cittadini».
N. «Io sono abituata a parlare di determine solamente quando le conosco. Ammetto di non aver letto l'articolo di Barlettalife, ma di aver letto solo qualche commento. Non conoscendo veramente l'oggetto, non riesco a esprimere giudizi né in senso né nell'altro. Quello che auspico che si faccia è di parlare di determinate cose quando effettivamente le si conoscono perbene. So che quelle spese non vengono liquidate e attribuite a una singola persona, ma vengono disposte per poi essere rendicontate, e quindi attribuite in qualità di spese, cioè rimborsate a consuntivo. Ripeto, è un commento veramente che faccio a caldo, senza conoscere l'oggetto della domanda. Però, la cosa che mi da fastidio è che molto spesso si fanno commenti, si fa giornalismo, si guardano dettagli che, presi singolarmente possono sembrare significanti perché l'opinione pubblica li reputa tali, ma che all'interno del comune di Barletta, che gestisce un bilancio, che gestisce delle risorse molto corpose, sono piccoli, sono insignificanti e possono attenere a tante situazioni. So anche che la formazione per i dirigenti è obbligatoria. Ripeto, è una chiacchiera che faccio senza aver letto la determina. Se si hanno dettagli più precisi, forse ne possiamo parlare. Ma al momento dettagli non ne ho».
C. «Ammetto come Paola di non aver letto la determina, quindi di non aver la possibilità di entrare nello specifico della questione. Più in generale, posso dire che di sicuro, come avevo detto sin dalla mia elezione a segretario, il Pd vigila anche sui comportamenti dell'amministrazione. Quando avremo dei comportamenti che non riterremo in linea con la nostra politica, con il momento, come richiamava Catia, di difficoltà economiche per la nostra città nello specifico, ma in generale per l'Italia e internazionali, di sicuro informati, come adesso non sono nello specifico sulla questione, perché ho provato oggi a incontrare il sindaco perché volevo parlare anche di questo, per approfondire meglio la questione, ma non sono riuscito. Appena mi sarà possibile entrare più nello specifico, non mi esimerò dal farlo».
Un aggettivo per definire Maffei, Caracciolo e Mennea.
S. «Interessante. Un aggettivo per definire... Ruggero Mennea: audace. Filippo Caracciolo: stratega. Maffei... (ridendo) un aggettivo che non mi faccia ritrovare nei guai.. Maffei: poco decisionista».
N. «Non intendo dare alcun aggettivo a nessuno dei tre, soprattutto se poi una parola deve significare tante cose, perché nel Pd ci sono tante questioni, tante persone, tanti problemi, e ridurre tutto quanto ad un aggettivo è impossibile per quel che mi riguarda».
C. «Si, anch'io. Li ritengo delle risorse del Pd, sino a quando sono a disposizione dello stesso. Nel dibattito interno tutti hanno il loro spazio, loro lo stesso. Definirli con un aggettivo per me è molto difficile. E' un po' riduttivo, anche per delle personalità un po' complesse. Penso che ci voglia tempo per conoscerle e per qualificarle in maniera così netta. Io penso che il Pd debba aprirsi: una delle idee che metteremo in pratica a breve, che ho concertato con gli assessori, è quella di tenere questi nostri rappresentanti istituzionali e amministrativi a disposizione di tutti gli iscritti al Pd e della cittadinanza, con una giornata a settimana, quantomeno, nella quale si offre un orario prestabilito a disposizione della cittadinanza, per essere, presso il Pd, un front-office per i problemi di ognuno di noi».
Cosa contestate e cosa riconoscete a Maffei, Caracciolo e Mennea?
S. «Premetto che, con queste due domande, state ricalcando un percorso definito precedentemente, secondo il quale questo partito è identificato, non secondo delle culture politiche, ma secondo dei personaggi che in questo momento si stanno misurando mediaticamente o in termini amministrativi. Cosa riconosco a Mennea: c'è da riconoscere sicuramente il fatto che si stia spendendo molto per questo territorio, come consigliere regionale sta adempiendo in maniera abbastanza positiva al suo compito. La stessa cosa sta facendo Filippo, ognuno definendo i propri ambiti di intervento, proprio per dare l'idea che questo sia un partito abbastanza completo. Cosa contesto: Ruggero alcune volte ha dei toni, dettati sicuramente dalla passionalità che mette nelle cose che fa e da quanto ci crede, e questi toni, hanno dimostrato i fatti, non agevolano spesso il dialogo, perché autorizzano e legittimano le trincerate, che hanno portato a situazioni di cui conosciamo. Che cosa non condivido di Filippo: in realtà, su di lui non riesco a dire che cosa gli contesti, perché comunque è una persona con cui mi interfaccio pochissime volte, e quindi non riesco a riconoscergli delle cose negative in questo momento. Forse, si espone poco, fa esporre altre persone per strategie più generali, mettiamola così. Cosa riconosco a Maffei: una grande arte del compromesso. Cosa gli contesto: il fatto che non porti mai a fine i proclami che fa sui giornali, come "non accetto la lista della spesa" salvo poi accettarla, "mi dimetto" salvo poi non dimettersi, "faccio la giunta tecnica" salvo poi non farla. Una serie di cose che l'hanno reso poco credibile e, insieme con lui, hanno reso poco credibile tutta la classe dirigente che lo supporta».
N. «Partendo da Maffei, gli riconosco di sicuro il merito di essersi accollato i dieci anni di amministrazione, gli riconosco anche il merito di non essersi sottratto alle primarie: le recenti amministrative ci dicono che non era proprio una cosa scontatissima. Gli contesto la scarsa audacia su alcuni aspetti gestionali. Per quanto riguarda invece Caracciolo e Mennea, contesto ad entrambi il loro essere, in maniera quasi confusa, consiglieri regionali e appartenenti al Pd di Barletta. L'essere consigliere regionale, l'essere una parte rilevante del partito, può essere una cosa molto positiva e molto negativa allo stesso tempo. Magari, una chiarezza sul punto non sarebbe male. Gli riconosco a entrambi il fatto che il Pd a Barletta ha determinati numeri, ha una determinata rilevanza e importanza. Per tutto quello che si vuol dire al Pd, è un partito che si occupa di questa città da diverso tempo».
C. «Penso che una delle differenze tra Caracciolo e Mennea sia quella che marca un pregio e un difetto di entrambi. Riconosco a Ruggero una grande capacità comunicativa e anche di attrarre consenso, di convogliare un dissenso esistente nei confronti, attualmente e in passato, della classe dirigente, quindi di riproporsi e di rimanere forte politicamente. Lo stesso pregio ha Filippo Caracciolo. Dalla sua probabilmente è meno capace a livello comunicativo. Molto del suo lavoro come consigliere regionale o del suo lavoro fatto sul territorio cittadino, pur essendo una mole di lavoro importante, non è stato comunicato, non è arrivato alla cittadinanza. A Maffei, come diceva Catia, riconosco l'arte del compromesso e una capacità di saper limare le esigenze delle singole personalità con le quali si trova a dover condurre un percorso politico-amministrativo. Man mano lo sto conoscendo meglio, in un ruolo diverso che sto rivestendo, quindi da segretario a sindaco, sto apprezzando maggiormente le difficoltà, e le sto soppesando, nelle quali deve svolgere il suo ruolo».