“La villa che non c’è”
Una delegazione di cittadini comuni a lavoro con le zappe. Progetti trascurati e promesse non mantenute, il giardino di quartiere lo costruiscono da sè
domenica 7 aprile 2013
Ieri pomeriggio, una delegazione di cittadini comuni, si è riunita in Via Tatò, per costruire autonomamente il giardino di quartiere. Muniti di zappe, dopo aver radunato una serie di piante trovate abbandonate per la città, gli abitanti di Via Tatò hanno preso a lavorare, zappare per realizzare un giardino, da un'area verde di circa 1700 metri quadri, posta al centro del plesso abitativo.
Tutti dai più piccoli ai più grandi, muniti di zappa, si sono adoperati per il proprio futuro. Costretti a spostarsi continuamente in macchina per poter garantire un momento ricreativo ai propri figli, ai propri genitori anziani e a se stessi, gli abitanti della zona devono raggiungere il castello cittadino o la villa della stazione, spesso anch'esse abbandonate all'incuria e alla cattiva educazione civica.
Abbiamo parlato con il signor Carlo, anch'egli abitante della zona, che con la propria famiglia al seguito nel pomeriggio di ieri si è impegnato nel lavoro di squadra per la costruzione del giardino «Dopo aver chiesto tante volte l'intervento dell'Amministrazione Comunale, abbiamo deciso di realizzare personalmente il giardino di quartiere. Lo facciamo per i nostri figli e per i nostri genitori anziani, visto che già da parecchio tempo fa, le richieste che abbiamo avanzato al Comune di Barletta sin dal 2006 non sono state mai nemmeno ascoltate, tranne che nei periodi antecedenti le elezioni comunali. Inoltre nel momento in cui in passato abbiamo acquistato le nostre case, la villa di quartiere era inclusa nelle spese edili. Numerosi progetti su quest'area, tra cui la costruzione di un asilo nido, di una chiesa, di un palazzo e di un parcheggio, si sono susseguiti nel corso degli anni, ma tutti sono stati respinti o abbandonati. Oggi abbiamo deciso, dopo aver organizzato numerose raccolte firme, con petizioni al seguito che non hanno avuto nessun riscontro tangibile, di assumerci personalmente l'onere del pagamento e del lavoro stesso, per la realizzazione di una villa e un parco giochi per i nostri bambini in quest'area».
Tanti i padri di famiglia presenti sul posto, per realizzare il giardino, tra cui il signor Vincenzo che ci ha lasciato le sue personali dichiarazioni e rimostranze «Lo scorso anno per smuovere questa situazione di assoluta noncuranza, abbiamo realizzato dei cartelloni pubblicitari con lo spot "La villa che non c'è", nessuno si è curato di questo, nemmeno le nostre raccolte firme sono state mai minimamente prese in considerazione. Nello stesso progetto dei palazzi in cui abitiamo, che avrebbero dovuto far parte di un plesso residenziale, tutt'oggi inesistente, era inclusa la realizzazione di un giardino, un parco giochi per i più piccoli e un anfiteatro per l'eventuale realizzazione di spettacoli. Quest'area verde è per il momento abbandonata a se stessa, a uso esclusivo degli animali e dei loro padroni con scarso senso civico. Tutto ciò va anche a svantaggio dell'eventuale realizzazione di progetti commerciali, che potrebbero favorire un piccolo incremento economico di zona. Già per ottenere le rampe per i disabili e le strisce pedonali, abbiamo dovuto lottare personalmente, mentre anche quella avrebbe dovuto essere un' incombenza dell'amministrazione Comunale».
Tutti dai più piccoli ai più grandi, muniti di zappa, si sono adoperati per il proprio futuro. Costretti a spostarsi continuamente in macchina per poter garantire un momento ricreativo ai propri figli, ai propri genitori anziani e a se stessi, gli abitanti della zona devono raggiungere il castello cittadino o la villa della stazione, spesso anch'esse abbandonate all'incuria e alla cattiva educazione civica.
Abbiamo parlato con il signor Carlo, anch'egli abitante della zona, che con la propria famiglia al seguito nel pomeriggio di ieri si è impegnato nel lavoro di squadra per la costruzione del giardino «Dopo aver chiesto tante volte l'intervento dell'Amministrazione Comunale, abbiamo deciso di realizzare personalmente il giardino di quartiere. Lo facciamo per i nostri figli e per i nostri genitori anziani, visto che già da parecchio tempo fa, le richieste che abbiamo avanzato al Comune di Barletta sin dal 2006 non sono state mai nemmeno ascoltate, tranne che nei periodi antecedenti le elezioni comunali. Inoltre nel momento in cui in passato abbiamo acquistato le nostre case, la villa di quartiere era inclusa nelle spese edili. Numerosi progetti su quest'area, tra cui la costruzione di un asilo nido, di una chiesa, di un palazzo e di un parcheggio, si sono susseguiti nel corso degli anni, ma tutti sono stati respinti o abbandonati. Oggi abbiamo deciso, dopo aver organizzato numerose raccolte firme, con petizioni al seguito che non hanno avuto nessun riscontro tangibile, di assumerci personalmente l'onere del pagamento e del lavoro stesso, per la realizzazione di una villa e un parco giochi per i nostri bambini in quest'area».
Tanti i padri di famiglia presenti sul posto, per realizzare il giardino, tra cui il signor Vincenzo che ci ha lasciato le sue personali dichiarazioni e rimostranze «Lo scorso anno per smuovere questa situazione di assoluta noncuranza, abbiamo realizzato dei cartelloni pubblicitari con lo spot "La villa che non c'è", nessuno si è curato di questo, nemmeno le nostre raccolte firme sono state mai minimamente prese in considerazione. Nello stesso progetto dei palazzi in cui abitiamo, che avrebbero dovuto far parte di un plesso residenziale, tutt'oggi inesistente, era inclusa la realizzazione di un giardino, un parco giochi per i più piccoli e un anfiteatro per l'eventuale realizzazione di spettacoli. Quest'area verde è per il momento abbandonata a se stessa, a uso esclusivo degli animali e dei loro padroni con scarso senso civico. Tutto ciò va anche a svantaggio dell'eventuale realizzazione di progetti commerciali, che potrebbero favorire un piccolo incremento economico di zona. Già per ottenere le rampe per i disabili e le strisce pedonali, abbiamo dovuto lottare personalmente, mentre anche quella avrebbe dovuto essere un' incombenza dell'amministrazione Comunale».