«La scrittura è l’ultimo atto»
Intervista a Tommy DiBari, tra vita e scrittura. "Non ho tempo da perdere", il nuovo romanzo di Tommy DiBari e Fabio Di Credico
martedì 7 febbraio 2012
Tommy DiBari e Fabio Di Credico sono una coppia di scrittori barlettani, autori televisivi per " Striscia la notizia" e creativi pubblicitari. Nel 2007 hanno firmato la loro opera prima, il romanzo "La cambusa. Storia d'amore e di altre malattie". Oggi tornano con un nuovo romanzo, "Non ho tempo da perdere". Senza perdere tempo, incontro Tommy DiBari, sottoponendolo ad un interrogatorio.
Cosa vi ha ispirato nello scrivere "Non ho tempo da perdere"?
«L'ispirazione è il Sud, terra di poesia, che io e Fabio Di Credico amiamo smisuratamente. A differenza del primo romanzo (La Cambusa- ndr), stavolta nel libro si parte dalla Puglia e si arriva a Milano, la città più meridionale d'Italia, per poi tornare indietro, per ricomporre il "puzzle delle emozioni"».
"Non ho tempo da perdere" è un libro consolatorio?
«Si. Oggi, su face book, una persona ha definito il romanzo come un'opera che fa piangere e ridere, con un protagonista poetico, ma che potrebbe somigliare a Checco Zalone. Il libro è una mescolanza di sentimenti, come la Puglia, terra di mescolanze».
Lazzaro, il protagonista della storia , esiste veramente?
«Forse in Lazzaro c'è qualche elemento biografico, ma sono soltanto brandelli di vita messi insieme, alterati un po'. I nostri spunti nascono dalla capacità di osservare con curiosità, come diceva Ennio Flaiano:"Bisogna spiare le vite degli altri", ovvero sentire ed ascoltare la gente».
"Non ho tempo da perdere", potrebbe diventare la sceneggiatura per un film?
«Si, se me lo chiedi, vuol dire che lo hai percepito leggendo il libro. Voglio citare una frase di Fabio:"Spesso scriviamo per immagini", ovvero immaginiamo la storia per fotogrammi, la montiamo con gli editor, infine la scriviamo. La scrittura è l'ultimo atto».
Qual è il vostro metodo di scrittura?
«Io e Fabio scriviamo insieme da molto tempo anche per il teatro, per il cinema, per la pubblicità. Uno dei due ha l'idea, l'altro cura la galleria dei personaggi, in seguito la storia. Quando poi ci siamo dimenticati di noi stessi e non ci accorgiamo più di chi ha scritto cosa, la storia ci sovrasta, ed è il romanzo a guidarci».
Tommy, perché hai scelto la scrittura per esprimerti?
«Da ragazzino, sognavo di diventare regista teatrale o cinematografico. In seguito, ho scelto la scrittura perché mi da la possibilità di essere regista di me stesso, esprimendo con semplicità ciò che voglio. Molti mi dicono che questo romanzo si legge tutto d'un fiato, ma scriverlo è stato un lavoro faticoso. Riuscire a realizzare una storia che si leghi in modo semplice è difficile, piuttosto che il contrario».
Molti credono che la scrittura sia un modo semplice e veloce per guadagnare, che ne pensi?
«Molti credono che per scrivere basti osservare un tramonto o avere una vita sregolata. Invece, la scrittura è metodo, regole, vincoli. Inoltre, per scrivere, bisogna leggere tanto e senza misura, tutto ciò che capita. Mi piacerebbe avere la libertà di fare solo lo scrittore, ci sto lavorando».
Cosa rappresenta per te la scrittura?
«La scrittura è una forma di terapia, con la quale abbatto le paure, le fragilità».
In quali libri o film ti piacerebbe abitare?
«Mi piacerebbe abitare in "Io non ho paura" (Niccolò Ammaniti), "Le ceneri di Angela" (Frank Mc Kurt), "Una vita violenta" (Pasolini), nei versi poetici di Sandro Penna. Aggiungerei "Il vecchio e il mare" (Hemingway)," Il giovane Holden" (Salinger)," Sudore" ( Jorge Amado), e in un film di Fellini, "Amarcord"».
Cosa NON fareste per promuovere il vostro romanzo?
«Domanda cattiva. Prenderemmo le distanze dalla "nècrosi della comunicazione": la cattiva Tv, il dialogo sbagliato tra le persone, l'errore di rappresentarsi come gli altri ci vorrebbero, le bugie. Tutte forme da cui vorrei rifuggire».
Ti senti stimato a Barletta?
«Amo molto Barletta, ho molti amici che mi stimano e mi piacerebbe che la città fosse diversa in tanti aspetti. Barletta è divisa in due parti: una parte la ama, la rispetta, l'altra parte la stupra con l'alibi di amarla. Spesso questa parte è rappresentata dalle istituzioni».
Cosa farai in futuro?
«Sto pensando al sogno di un terzo romanzo. Giorni fa,io e Fabio siamo stati contattati da due produttori televisivi ,interessati ad un paio di format televisivi, da noi scritti».
Cosa vi ha ispirato nello scrivere "Non ho tempo da perdere"?
«L'ispirazione è il Sud, terra di poesia, che io e Fabio Di Credico amiamo smisuratamente. A differenza del primo romanzo (La Cambusa- ndr), stavolta nel libro si parte dalla Puglia e si arriva a Milano, la città più meridionale d'Italia, per poi tornare indietro, per ricomporre il "puzzle delle emozioni"».
"Non ho tempo da perdere" è un libro consolatorio?
«Si. Oggi, su face book, una persona ha definito il romanzo come un'opera che fa piangere e ridere, con un protagonista poetico, ma che potrebbe somigliare a Checco Zalone. Il libro è una mescolanza di sentimenti, come la Puglia, terra di mescolanze».
Lazzaro, il protagonista della storia , esiste veramente?
«Forse in Lazzaro c'è qualche elemento biografico, ma sono soltanto brandelli di vita messi insieme, alterati un po'. I nostri spunti nascono dalla capacità di osservare con curiosità, come diceva Ennio Flaiano:"Bisogna spiare le vite degli altri", ovvero sentire ed ascoltare la gente».
"Non ho tempo da perdere", potrebbe diventare la sceneggiatura per un film?
«Si, se me lo chiedi, vuol dire che lo hai percepito leggendo il libro. Voglio citare una frase di Fabio:"Spesso scriviamo per immagini", ovvero immaginiamo la storia per fotogrammi, la montiamo con gli editor, infine la scriviamo. La scrittura è l'ultimo atto».
Qual è il vostro metodo di scrittura?
«Io e Fabio scriviamo insieme da molto tempo anche per il teatro, per il cinema, per la pubblicità. Uno dei due ha l'idea, l'altro cura la galleria dei personaggi, in seguito la storia. Quando poi ci siamo dimenticati di noi stessi e non ci accorgiamo più di chi ha scritto cosa, la storia ci sovrasta, ed è il romanzo a guidarci».
Tommy, perché hai scelto la scrittura per esprimerti?
«Da ragazzino, sognavo di diventare regista teatrale o cinematografico. In seguito, ho scelto la scrittura perché mi da la possibilità di essere regista di me stesso, esprimendo con semplicità ciò che voglio. Molti mi dicono che questo romanzo si legge tutto d'un fiato, ma scriverlo è stato un lavoro faticoso. Riuscire a realizzare una storia che si leghi in modo semplice è difficile, piuttosto che il contrario».
Molti credono che la scrittura sia un modo semplice e veloce per guadagnare, che ne pensi?
«Molti credono che per scrivere basti osservare un tramonto o avere una vita sregolata. Invece, la scrittura è metodo, regole, vincoli. Inoltre, per scrivere, bisogna leggere tanto e senza misura, tutto ciò che capita. Mi piacerebbe avere la libertà di fare solo lo scrittore, ci sto lavorando».
Cosa rappresenta per te la scrittura?
«La scrittura è una forma di terapia, con la quale abbatto le paure, le fragilità».
In quali libri o film ti piacerebbe abitare?
«Mi piacerebbe abitare in "Io non ho paura" (Niccolò Ammaniti), "Le ceneri di Angela" (Frank Mc Kurt), "Una vita violenta" (Pasolini), nei versi poetici di Sandro Penna. Aggiungerei "Il vecchio e il mare" (Hemingway)," Il giovane Holden" (Salinger)," Sudore" ( Jorge Amado), e in un film di Fellini, "Amarcord"».
Cosa NON fareste per promuovere il vostro romanzo?
«Domanda cattiva. Prenderemmo le distanze dalla "nècrosi della comunicazione": la cattiva Tv, il dialogo sbagliato tra le persone, l'errore di rappresentarsi come gli altri ci vorrebbero, le bugie. Tutte forme da cui vorrei rifuggire».
Ti senti stimato a Barletta?
«Amo molto Barletta, ho molti amici che mi stimano e mi piacerebbe che la città fosse diversa in tanti aspetti. Barletta è divisa in due parti: una parte la ama, la rispetta, l'altra parte la stupra con l'alibi di amarla. Spesso questa parte è rappresentata dalle istituzioni».
Cosa farai in futuro?
«Sto pensando al sogno di un terzo romanzo. Giorni fa,io e Fabio siamo stati contattati da due produttori televisivi ,interessati ad un paio di format televisivi, da noi scritti».