«Nessuno di noi ha scelto di vivere così»: la replica al sindaco Cannito
La lettera è stata scritta dagli uomini accampati sulla litoranea di Barletta: «La invitiamo a un confronto da tenersi al "campo spiaggia"»
lunedì 24 febbraio 2020
0.31
«Egregio signor Sindaco, abbiamo letto le sue dichiarazioni su Facebook e ascoltato la sua intervista circa le nostre condizioni economiche e le nostre condotte personali e sociali. Siamo molto rammaricati per le parole con cui ci ha voluto descrivere, Sig. Sindaco, anche perché ha riferito circostanze non corrispondenti al vero, e ci ha attribuito ingiustamente fatti di cui non siamo responsabili; da qui la necessità di replicarLe, e questa volta senza nascondere i nostri volti, i nostri nomi e le nostre biografie.
Io sono Antonio Cuore, ho 55 anni dei quali 29 e 11 mesi trascorsi in carcere. Ho commesso molti gravi errori nella mia vita ma ho pagato tutto ciò per cui sono stato condannato dallo Stato. La mia reintegrazione sociale è complicata soprattutto a causa dei pregiudizi e delle mie pessime condizioni economiche. Sono cardiopatico e plurinfartuato. Sopravvivo per strada e da 12 anni, con intervalli presso il dormitorio della Caritas, passo le notti in tenda migrando per Barletta; da un po' di tempo stanzio in spiaggia, sulla litoranea di Ponente. Un enorme sollievo economico mi è sopraggiunto con il reddito di cittadinanza, che percepisco dal mese di agosto 2019 per l'importo di € 375. A causa delle mie condizioni di salute percepisco anche una pensione di invalidità di € 295. Con questi soldi vorrei affittare una piccola casa, ma la mia biografia non corrisponde di certo a quella che un locatore vorrebbe per il proprio inquilino. Leggendo il Suo post su Facebook dovrei essere io la persona a cui Lei si riferisce in questo passaggio: "(…) presso la Caritas cittadina, dove in passato uno di loro in particolare ha avuto condotte moleste nei confronti degli altri ospiti, ha rifiutato la vicinanza a quelli stranieri, anche ieri, e si è reso responsabile di danneggiamenti". Sindaco, non è vero ciò che ha scritto, e non sono io ad aver commesso quegli atti di danneggiamento di cui scrive, ma un'altra persona, così come potrà confermarLe la Polizia di Barletta e il sig. Michele Dell'Aquila, responsabile del dormitorio Caritas di Via Manfredi.
Io sono Antonio Rotunno, ho 55 anni, padre separato dal 2004, ho sempre lavorato finché, perso il lavoro, una combinazione di eventi infausti mi ha travolto, trasformando la mia vita in quella che è adesso: vivo per strada e dormo in tenda da 16 anni, con intervalli presso il dormitorio della Caritas, riaccampandomi in un posto diverso dopo ogni sgombero: l'ultimo è in spiaggia. Percepisco il reddito di cittadinanza da maggio 2019 per l'importo di euro 500. Anch'io vorrei affittare una casa con gli altri miei due "compagni di spiaggia"; ci abbiamo provato, ma le persone non ci ritengono degli affittuari meritevoli di fiducia; lo stesso reddito di cittadinanza non è una garanzia sufficiente, anche per le voci sempre più insistenti relative alla sua soppressione. Leggendo il suo post su Facebook, io dovrei essere la persona a cui si riferisce in questo passaggio: "c'è la richiesta forte di un genitore ad accoglierlo nella casa di famiglia, ma la persona interessata non vuole saperne". Sì, Sindaco, si tratta di mio padre: è un argomento doloroso così come tutta la mia vita, e l'uso che ne ha fatto, Sindaco, mi ha ferito molto. Vorrei dirle di persona e in pubblico le motivazioni del mio mancato rientro a casa di mio padre, motivazioni che attengono a sentimenti e a una sfera personale che anche i poveri hanno diritto di avere.
Io sono Raffaele Chiariello, ho 62 anni, padre separato dal 2008, e mi trovo in queste condizioni dopo aver lavorato per tutta la mia vita. Non ho nulla, a parte l'amicizia dei miei compagni e la mia tenda in cui dormo da 12 anni, accampandomi in vari luoghi, l'ultimo in spiaggia. Anche per me ci sono stati intervalli presso il dormitorio della Caritas. Le mie condizioni di salute non sono buone. Da maggio 2019 percepisco un reddito di cittadinanza di € 500. Anch'io vorrei affittare una casa insieme ai miei compagni, ma per un contratto di locazione ci vogliono garanzie di solvibilità, e noi non le abbiamo; inoltre i gravissimi pregiudizi sociali nei nostri confronti complicano ulteriormente le cose. Lei ha scritto anche di me nel suo post: "la terza persona oltre a percepire il reddito di cittadinanza spesso è impegnata in attività di parcheggio abusivo e molesto, nonostante il frequente intervento della polizia locale". Sì, chiedevo qualche soldo per comprare da mangiare per me e i miei compagni e tutti quelli che ci vengono a trovare al "campo spiaggia", perchè pur essendo poveri non abbiamo dimenticato il valore della solidarietà, e quel poco che abbiamo siamo felici di dividerlo con gli altri, specialmente con chi sta peggio di noi, e ce ne sono tanti.
Sindaco, nessuno di noi percepisce un reddito di cittadinanza di 1000 euro così come ha riferito nel corso della Sua intervista all'emittente televisiva Telesveva; e dobbiamo correggerla anche in relazione ad altri passaggi di quell'intervista perché nelle occasioni di permanenza nel dormitorio della Caritas nessuno di noi si è mai reso responsabile di danneggiamenti alle relative strutture, così come nessuno di noi è originario del Comune di Serracapriola. Lei, Sindaco, oltre a riferire dati errati ha pure confuso situazioni e persone: di Serracapriola è un altro senzatetto di nome Pasqualino, e Pasqualino non sta in spiaggia con noi. Un'ultima considerazione su queste Sue parole: "Nulla si può contro la volontà di un individuo, libero di scegliere come e dove vivere". Sindaco, nessuno di noi ha scelto di vivere in queste condizioni, e se fossimo stati veramente liberi "di scegliere come e dove vivere" come Lei ha scritto, stia sicuro che avremmo sicuramente scelto di passare il resto della nostra vita in un modo più confortevole, in una casa calda e accogliente, con la caldaia per riscaldarci, con i servizi idrici e fognari e con dei letti morbidi su cui riposare. Noi non siamo liberi, tutt'altro. Noi siamo stati costretti a questa vita di stenti da una società che ha sacrificato ogni solidarietà sull'altare dell'egoismo e del profitto e da un sistema sociale ed economico che usa, consuma e getta le persone, che esclude i più deboli e che colpevolizza i più poveri, così come Lei ha fatto con noi.
Di tutto questo e di altro ancora vorremmo parlare con Lei. Noi vorremo raccontarLe le nostre esperienze con la Caritas cittadina e con i servizi sociali del Comune, e vorremmo farlo in pubblico, dinanzi a tutta la comunità. Consenta a noi, Sindaco, e a tutte le persone che si trovano in condizioni anche peggiori delle nostre, e sono tante, di raccontarLe le nostre storie, le nostre esperienze e le nostre versioni dei fatti, comprese le relazioni con le varie Istituzioni. Ci consenta di spiegarLe le enormi difficoltà di stipulare un contratto di locazione, in relazione al quale La invitiamo fin d'ora a proporsi come nostro garante: perché noi l'affitto vogliamo pagarlo veramente. Ci consenta poi di spiegarLe l'importanza di rilanciare l'edilizia popolare e di renderla accessibile, in tempi ragionevoli, a tutte le persone più povere e deboli della comunità, e ci consenta infine di spiegarLe che ai bisogni primari delle persone non si può rispondere con la burocrazia.
La invitiamo pertanto a un confronto pubblico da tenersi al "campo spiaggia" o in qualsiasi altro luogo Lei riterrà opportuno, un confronto al quale vorremmo che partecipasse anche l'Assessore ai Servizi Sociali Maria Anna Salvemini, il dirigente della Caritas – Barletta, Lorenzo Chieppa, il presidente dell'Ambulatorio popolare di Barletta - OdV, Cosimo D. Matteucci, la comunità, i giornalisti e le televisioni che ringraziamo per l'attenzione che sta dedicando alle nostre vite. Nel confronto ogni posizione potrà essere chiarita e tutta la comunità potrà maturare il proprio convincimento. Restiamo in attesa di un Suo riscontro che potrà essere comunicato al presidente dell'Ambulatorio popolare di Barletta - OdV, Cosimo D. Matteucci, all'indirizzo pec dal quale questa lettera verrà inviata all'Ufficio protocollo del Comune di Barletta».
Io sono Antonio Cuore, ho 55 anni dei quali 29 e 11 mesi trascorsi in carcere. Ho commesso molti gravi errori nella mia vita ma ho pagato tutto ciò per cui sono stato condannato dallo Stato. La mia reintegrazione sociale è complicata soprattutto a causa dei pregiudizi e delle mie pessime condizioni economiche. Sono cardiopatico e plurinfartuato. Sopravvivo per strada e da 12 anni, con intervalli presso il dormitorio della Caritas, passo le notti in tenda migrando per Barletta; da un po' di tempo stanzio in spiaggia, sulla litoranea di Ponente. Un enorme sollievo economico mi è sopraggiunto con il reddito di cittadinanza, che percepisco dal mese di agosto 2019 per l'importo di € 375. A causa delle mie condizioni di salute percepisco anche una pensione di invalidità di € 295. Con questi soldi vorrei affittare una piccola casa, ma la mia biografia non corrisponde di certo a quella che un locatore vorrebbe per il proprio inquilino. Leggendo il Suo post su Facebook dovrei essere io la persona a cui Lei si riferisce in questo passaggio: "(…) presso la Caritas cittadina, dove in passato uno di loro in particolare ha avuto condotte moleste nei confronti degli altri ospiti, ha rifiutato la vicinanza a quelli stranieri, anche ieri, e si è reso responsabile di danneggiamenti". Sindaco, non è vero ciò che ha scritto, e non sono io ad aver commesso quegli atti di danneggiamento di cui scrive, ma un'altra persona, così come potrà confermarLe la Polizia di Barletta e il sig. Michele Dell'Aquila, responsabile del dormitorio Caritas di Via Manfredi.
Io sono Antonio Rotunno, ho 55 anni, padre separato dal 2004, ho sempre lavorato finché, perso il lavoro, una combinazione di eventi infausti mi ha travolto, trasformando la mia vita in quella che è adesso: vivo per strada e dormo in tenda da 16 anni, con intervalli presso il dormitorio della Caritas, riaccampandomi in un posto diverso dopo ogni sgombero: l'ultimo è in spiaggia. Percepisco il reddito di cittadinanza da maggio 2019 per l'importo di euro 500. Anch'io vorrei affittare una casa con gli altri miei due "compagni di spiaggia"; ci abbiamo provato, ma le persone non ci ritengono degli affittuari meritevoli di fiducia; lo stesso reddito di cittadinanza non è una garanzia sufficiente, anche per le voci sempre più insistenti relative alla sua soppressione. Leggendo il suo post su Facebook, io dovrei essere la persona a cui si riferisce in questo passaggio: "c'è la richiesta forte di un genitore ad accoglierlo nella casa di famiglia, ma la persona interessata non vuole saperne". Sì, Sindaco, si tratta di mio padre: è un argomento doloroso così come tutta la mia vita, e l'uso che ne ha fatto, Sindaco, mi ha ferito molto. Vorrei dirle di persona e in pubblico le motivazioni del mio mancato rientro a casa di mio padre, motivazioni che attengono a sentimenti e a una sfera personale che anche i poveri hanno diritto di avere.
Io sono Raffaele Chiariello, ho 62 anni, padre separato dal 2008, e mi trovo in queste condizioni dopo aver lavorato per tutta la mia vita. Non ho nulla, a parte l'amicizia dei miei compagni e la mia tenda in cui dormo da 12 anni, accampandomi in vari luoghi, l'ultimo in spiaggia. Anche per me ci sono stati intervalli presso il dormitorio della Caritas. Le mie condizioni di salute non sono buone. Da maggio 2019 percepisco un reddito di cittadinanza di € 500. Anch'io vorrei affittare una casa insieme ai miei compagni, ma per un contratto di locazione ci vogliono garanzie di solvibilità, e noi non le abbiamo; inoltre i gravissimi pregiudizi sociali nei nostri confronti complicano ulteriormente le cose. Lei ha scritto anche di me nel suo post: "la terza persona oltre a percepire il reddito di cittadinanza spesso è impegnata in attività di parcheggio abusivo e molesto, nonostante il frequente intervento della polizia locale". Sì, chiedevo qualche soldo per comprare da mangiare per me e i miei compagni e tutti quelli che ci vengono a trovare al "campo spiaggia", perchè pur essendo poveri non abbiamo dimenticato il valore della solidarietà, e quel poco che abbiamo siamo felici di dividerlo con gli altri, specialmente con chi sta peggio di noi, e ce ne sono tanti.
Sindaco, nessuno di noi percepisce un reddito di cittadinanza di 1000 euro così come ha riferito nel corso della Sua intervista all'emittente televisiva Telesveva; e dobbiamo correggerla anche in relazione ad altri passaggi di quell'intervista perché nelle occasioni di permanenza nel dormitorio della Caritas nessuno di noi si è mai reso responsabile di danneggiamenti alle relative strutture, così come nessuno di noi è originario del Comune di Serracapriola. Lei, Sindaco, oltre a riferire dati errati ha pure confuso situazioni e persone: di Serracapriola è un altro senzatetto di nome Pasqualino, e Pasqualino non sta in spiaggia con noi. Un'ultima considerazione su queste Sue parole: "Nulla si può contro la volontà di un individuo, libero di scegliere come e dove vivere". Sindaco, nessuno di noi ha scelto di vivere in queste condizioni, e se fossimo stati veramente liberi "di scegliere come e dove vivere" come Lei ha scritto, stia sicuro che avremmo sicuramente scelto di passare il resto della nostra vita in un modo più confortevole, in una casa calda e accogliente, con la caldaia per riscaldarci, con i servizi idrici e fognari e con dei letti morbidi su cui riposare. Noi non siamo liberi, tutt'altro. Noi siamo stati costretti a questa vita di stenti da una società che ha sacrificato ogni solidarietà sull'altare dell'egoismo e del profitto e da un sistema sociale ed economico che usa, consuma e getta le persone, che esclude i più deboli e che colpevolizza i più poveri, così come Lei ha fatto con noi.
Di tutto questo e di altro ancora vorremmo parlare con Lei. Noi vorremo raccontarLe le nostre esperienze con la Caritas cittadina e con i servizi sociali del Comune, e vorremmo farlo in pubblico, dinanzi a tutta la comunità. Consenta a noi, Sindaco, e a tutte le persone che si trovano in condizioni anche peggiori delle nostre, e sono tante, di raccontarLe le nostre storie, le nostre esperienze e le nostre versioni dei fatti, comprese le relazioni con le varie Istituzioni. Ci consenta di spiegarLe le enormi difficoltà di stipulare un contratto di locazione, in relazione al quale La invitiamo fin d'ora a proporsi come nostro garante: perché noi l'affitto vogliamo pagarlo veramente. Ci consenta poi di spiegarLe l'importanza di rilanciare l'edilizia popolare e di renderla accessibile, in tempi ragionevoli, a tutte le persone più povere e deboli della comunità, e ci consenta infine di spiegarLe che ai bisogni primari delle persone non si può rispondere con la burocrazia.
La invitiamo pertanto a un confronto pubblico da tenersi al "campo spiaggia" o in qualsiasi altro luogo Lei riterrà opportuno, un confronto al quale vorremmo che partecipasse anche l'Assessore ai Servizi Sociali Maria Anna Salvemini, il dirigente della Caritas – Barletta, Lorenzo Chieppa, il presidente dell'Ambulatorio popolare di Barletta - OdV, Cosimo D. Matteucci, la comunità, i giornalisti e le televisioni che ringraziamo per l'attenzione che sta dedicando alle nostre vite. Nel confronto ogni posizione potrà essere chiarita e tutta la comunità potrà maturare il proprio convincimento. Restiamo in attesa di un Suo riscontro che potrà essere comunicato al presidente dell'Ambulatorio popolare di Barletta - OdV, Cosimo D. Matteucci, all'indirizzo pec dal quale questa lettera verrà inviata all'Ufficio protocollo del Comune di Barletta».