La laicità prima di tutto? No, il rispetto

La processione del Venerdì Santo fra laicità e fede

martedì 22 aprile 2014 11.24
A cura di Paolo Doronzo
È bello che ogni tanto la comunità barlettana si cimenta in discussione di riflessione storica, e quasi 'filosofica' come questi.

Il 'La' è stato indubbiamente fornito dal dott. Victor Rivera Magos, storico e barlettano, che con giusta dovizia di particolari ha illustrato le motivazioni storiche che legano la sacralità, molto sentita dalla stragrande maggioranza dei barlettani, e la partecipazione laica del sindaco alla processione del Venerdì Santo.

"L'attuale forma del rito penitenziale – scrive Rivera Magos - si svolge dal 1656, quando i canonici di Santa Maria portarono scalzi l'Eucaristia per le vie della città implorando la cessazione della peste che aveva decimato la popolazione e non accennava a cessare. La cessazione immediata del morbo pestifero spinse il governo cittadino, il 29 luglio dello stesso anno, a deliberare «questa Città essere stata altre volte liberata da simili mali di pestilenza dalla Santissima Eucaristia, onde ogni anno nella sera del Venerdì Santo ne celebra l'anniversaria e votiva memoria […]. Onde noi Sindaco, Eletti e Deputati in nome di tutto il Pubblico, ricorrendo ne' presenti bisogni alla misericordia di Cristo Sacramento, al Santo Legno della Croce […] facciamo voto e giuriamo (intendendo d'obbligare a tal voto e giuramento le nostre vite, e di tutti i nostri Cittadini presenti e futuri) di far fabbricare un trofeo delle Divine misericordie, acciò sia questa Città libera dal contaggio; una Cassa o urna di argento di valore di scudi duecento, nella quale si debba portare in processione per la Città il Santissimo Sacramento il Venerdì Santo a sera». È «la più singolare e rinomata del regno e fuori ancora», come si legge nel Bonorum della Congrega del Santissimo in Santa Maria del 1719, ed in effetti, se se ne comprende il valore sacramentale, è ancora oggi così. Storia, tradizione, religiosità, fede.

Il voto fatto rischiò di estinguersi nel 1799, quando i francesi rubarono l'antica urna d'argento realizzata nel 1656 a spese della città, costringendo immediatamente la Confraternita del Santissimo Sacramento, perché il voto non si interrompesse, a sostituirla con una nuova urna – la stessa ancora oggi utilizzata. La presenza "laica" della città, la partecipazione reale dei barlettani, è in alcuni segni: la chiave dell'urna consegnata ai sindaci, perché la custodiscano durante la cerimonia, garanti del voto. Un atto simbolico che sanciva una volta di più il legame dell'Amministrazione con il rituale".

A questo punto lo strettissimo legame fra atto profondamente sacro, avvertito come tale dai fedeli, gesto simbolico che lega tradizione e memoria, è stato "istituzionalizzato", come ricorda lo studioso.

Anche il Sindaco ha avvalorato tale idea, esprimendo la sua grande emozione alla sua prima partecipazione alla processione del Venerdì Santo, non come normale cittadino, credente o non credente, ma come Sindaco con tanto di fascia tricolore. Si converrà che tale partecipazione non può essere comune a tutti, e dunque bene ha fatto Cascella a raccontarla, sottolineando la laicità della partecipazione ad un evento molto religioso.

Aldilà del fatto particolare, la partecipazione della Fascia Tricolore dietro ogni solenne evento processionale è apprezzata poiché rappresenta un giusto richiamo della comunità barlettana. Non è distruggendo i simboli che si ottiene la vera laicità, come s'intuisce da alcuni post su facebook; sono altri i percorsi da seguire. La parola chiave deve essere RISPETTO per le minoranze o maggioranze: diversi sono i pensieri, le opinioni, i credi, le culture e anche le motivazioni. Anche per chi vive con 'commozione' un atto che per altri è di fede.

Chissà se un giorno saremmo a parlarne negli stessi termini per l'inaugurazione di una moschea?