La gioia vera viene dal Bambino di Betlemme
Lettera natalizia dal Brasile di Padre Saverio Paolillo, sacerdote comboniano nativo di Barletta
mercoledì 25 dicembre 2019
«Seguire Gesù non è facile. A volte significa "mettersi nei guai", frequentare luoghi dove non vorremmo mai andarci, entrare in contatto con realtà e persone scomode, affrontare sfide, provocare conflitti, fare i conti con incomprensioni, subire violenze fino al punto di essere appeso a una croce. "Chi me lo fare!" è il dubbio in cui inciampa spesso chi decide de seguir-Lo». Padre Saverio Paolillo, missionario comboniano, originario di Barletta, invita a riflettere sul significato del Santo Natale in questa lettera.
«La tentazione di fermarsi a mezza strada e abbandonare tutto è molto grande. Perché imbarcare in un progetto di vita che costringe a rinunciare a se stesso, a rimpicciolirsi, a spremersi per passare per la porta stretta, a fare l'esperienza della solitudine e del fracasso, a relativizzare perfino gli affetti più cari, a circondarsi di persone che non contano, a prenderle da tutte le parti e a caricare una pesante croce? Perché andare dietro a Qualcuno che non sembra preoccupato con i tempi, propone la realizzazione di un Regno di pace senza fissare scadenze mentre il male avanza a passi da gigante e vittime innocenti invocano giustizia?».
«Queste sono alcune delle domande che incalzano chi si ostina a seguire Gesù in questi tempi difficili, marcati dall'indifferenza, dall'individualismo, dall'odio, dalla mancanza di ospitalità, dall'avversione viscerale al Vangelo e da proposte attraenti che promettono soldi, potere e successo a condizione di non farsi scrupoli quando si tratta di calpestare gli altri, di distruggere la natura e di mettere da parte i valori eterni».
«Il Natale si avvicina ed io confesso che provo stanchezza. Ancora una volta, la liturgia mi invita a recarmi alla povera casa della periferia di Betlemme. La notizia arriva in piena notte, più tenebrosa del normale, quando sfrutto il meritato riposo dopo l'ennesima dura giornata di lavoro tra le miserie delle periferie esistenziali e le incomprensioni di chi il Vangelo lo legge a modo suo. Mi scaraventa giù dal mio comodo letto e mi obbliga ancora una volta ad infilarmi in strade malfamate con la paura di incontrare una brutta sorpresa dietro ad ogni angolo. Sulla strada non sono da solo. Ci sono altre persone. Ma non è certamente una buona compagnia. Sono per lo più mendicanti, puzzolenti pastori, brutti ceffi, donne che vendono il corpo, delinquenti, adolescenti e giovani che fanno fatica a camminare sotto effetto di alcool e droghe. È una strana processione che si dirige alla stessa meta. Che cosa ci aspetta alla fine dei conti? Un imprenditore che ha deciso di donare ai poveri parte della sua fortuna? Un gruppo religioso che offre l'opportunità di fare una doccia e distribuisce un pasto caldo? Un babbo natale che da le caramelle ai bambini buoni? L'ennesimo politico che sfoggia promesse in campagna elettorale? La soluzione miracolosa al problemi del mondo? Alla fine dei conti chi è che riesce a mobilizzare tutta questa gente? La curiosità mi spinge ad accelerare il passo. Non vedo l'ora di scoprire. Finalmente ci sono».
«L'attrazione è ancora una volta un piccolo bambino, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Accanto a lui ci sono un'adolescente di nome Maria e un giovane che si chiama Giuseppe. Sono i suoi poveri e inesperti genitori. L'atmosfera intorno è fredda. A riscaldare l'ambiente ci pensa il fiatone di un bue e un asino. La scena, a prima vista, è deludente. In questo momento di dolore che cosa può offrimi un bambino che ha bisogno di tutto? Quale forza può trasmettermi quel corpicino fragile? Quale speranza può infondermi nel cuore una creatura che viene al mondo in condizioni disperate? Che vita può scaturire da chi non sa neanche se sopravviverà alla povertà e alla furia di Erode? Come potrà salvarmi uno che non riesce neanche a mettere in salvo la propria pelle? Non vedo nessun motivo di allegria. Anzi, lo sconcerto mi travolge. Avrei avuto voglia di incontrare una soluzione rapida alle tante ingiustizie con cui convivo ogni giorno, un cambiamento radicale del mondo con un colpo di bacchetta magica, l'intervento miracoloso di un Dio forte che finalmente pone fine al dolore innocente. Invece c'è solo un bambino».
«Ho voglia di tornare sui miei passi per continuare la mia stessa vita, facendo quello che posso. Da quella grotta, a prima vista, non mi viene nessuna ispirazione e nessuna consolazione. Ho l'impressione che sia l'ennesima fake news o l' idea delirante del sognatore di turno che ancora crede che sia possibile cambiare il mondo. Eppure c'è un particolare che mi attrae. Nonostante la notte sia scura e fredda, malgrado l'estrema povertà della scena e dei suoi protagonisti, a dispetto della mia rabbia e delusione, c'è gioia dappertutto. Si sprigiona dal volto del Bambino e piano piano contagia tutta la creazione. È una gioia autentica, con il codice genetico del divino, difficile da incontrare nei tempi attuali. Non viene dai beni materiali, non ce ne sono. Non scaturisce dal successo, c'è solo gente invisibile, costretta a vivere ai margini, nell'anonimato. Non promana dalle amicizie che contano, ci sono solo poveracci per i quali la porta non si apre mai, al massimo gliela sbattono in faccia. C'è la gioia dell'incontro, dell'abbraccio, della solidarietà, della condivisione, dell'accoglienza reciproca senza pregiudizi e delle relazioni interpersonali impregnate d'amore».
«È la gioia che sopraggiunge dall'Amore che si fa carne nel Bambino. Viene dal coraggio di abdicare alle prerogative divine per assumere la natura umana; viene dalla rinuncia alla mania di grandezza per farsi piccolo tra i piccoli; viene dalla deposizione del manto dell'onnipotenza per vestire il grembiule del servizio; viene dalla decisione di abbandonare la comoda trascendenza che mette al riparo dal pericolo della contaminazione per scendere con i piedi per terra senza paura di avvicinarsi e farsi toccare; viene da uno stile di vita semplice che si accontenta del necessario e sa condividere quello che è e ciò che possiede; viene dalla scelta audace di non lasciarsi imprigionare nelle cerchie delle persone perbene, ma di circondarsi di poveri e peccatori senza aspettarsi niente in cambio; viene dall'Emmanuele, il Dio con noi. Questa gioia mi attrae. In questo momento ne ho davvero bisogno. Lo so che costa caro. Non è facile intraprendere lo stesso cammino del Bambino di Betlemme».
«È un percorso in discesa che va in direzione opposta alla salita verso il successo e il potere. Semplicità, umiltà, povertà, pace, solidarietà, giustizia e gli altri valori indispensabili per vivere nella gioia sono sempre più scarsi sugli scaffali del consumismo che si veste da Babbo Natale e, grazie a una artificiale sensazione di bontà, seduce la gente a sentirsi generosi spendendo quattrini per farsi e fare regali. I valori eterni sono doni che solo Lui può darci. Basta non avere paura, fidarsi di Lui, sapere sperare e non lasciarsi travolgere dalla fretta».
«L'aggressiva propaganda dell'economia di mercato offre una vasta gamma di surrogati di gioia a prezzi più accessibili e risultati immediati, anche se durano tanto quanto i fuochi d'artificio e portano con se una lunga lista di effetti collaterali devastanti. La gioia vera non sta ai piedi dell'albero tra i regali di Babbo Natale, ma nelle mani del Bambino di Betlemme. Lo scambio di doni è autenticamente natalizio solo quando avviene ai suoi piedi, consegnando a Lui la nostra vita e ricevendo in cambio il dono della gioia che ci permette di abitare questi tempi dolorosi con resistenza e speranza. Resistenza e speranza sono le due parole che riassumono il cammino percorso dal Progetto Legal durante il 2019 che ha coinvolto 220 bambini e adolescenti e oltre un centinaio de famiglie. La resistenza e l' insistenza ad oltranza sulla cultura della pace, della solidarietà e della promozione della vita sono state indispensabili in questa realtà dominata da un sistema che smantella i diritti umani, impone un modello economico che approfondisce il divario tra ricchi e poveri, minaccia la vita, precarizza il lavoro, scarta moltitudini di persone, diffonde il razzismo, impone il preconcetto e rafforza l'individualismo e l'indifferenza».
«In questo ambiente difficile, abbiamo detto NO alla comoda strategia di battere in ritirata in attesa di tempi migliori o di rinchiuderci nel conforto di un lavoro assistenzialista gradito ai gruppi oligarchici e a salvo da qualsiasi persecuzione con la dolce illusione di fare del bene almeno ad alcune persone e abbiamo deciso di coltivare la speranza militante. In rete con tutte le forze impegnate sul fronte di una società giusta e fraterna, abbiamo lavorato strenuamente nella difesa e promozione dei diritti umani dei bambini, adolescenti e familiari, contribuendo con la loro formazione integrale e investendo sul loro protagonismo per l'esercizio pieno della cittadinanza. Attraverso i laboratori di lingua portoghese, matematica, violino, violoncello, clarinetto, percussione, chitarra, pittura, ricamo, artigianato, capoeira, danza e calcio, i ragazzi e le ragazze hanno avuto l'opportunità di mostrare i propri talenti e di acquisire nuove abilità. Abbiamo investito molto nella musica. Esperienze collaudate in varie parti del mondo stanno dimostrando che essa può diventare una valida alternativa per recuperare ragazzi a rischio, alimentare la loro autostima e proiettarli verso un futuro pieno di speranza».
«Abbiamo intensificato anche il lavoro con le famiglie. Esse sono state coinvolte nelle attività del Progetto attraverso incontri periodici, colloqui individuali con la psicologa, l'assistente sociale e la coordinatrice pedagogica e le visite domiciliari. Un'occasione di incontro sono state anche le date commemorative come Natale, Pasqua e le feste della mamma, del papà e dei nonni. Il Progetto ha facilitato l'accesso dei familiari ai servizi offerti dalla rete pubblica, come l'emissione di documenti, prenotazioni per visite mediche specialistiche, ammissione a sussidi e altri programmi sociali messi a disposizione dagli enti pubblici. Per migliorare la qualità di vita abbiamo realizzato campagne sulla salute offrendo alle famiglie, soprattutto alle mamme, istruzioni su alimentazione, igiene, e prevenzione delle malattie e servizi periodici per il controllo della pressione e della glicemia. Grazie a tutti questi interventi possiamo sentire un impatto positivo sul territorio dove già si registrano la diminuzione della violenza, la riduzione dell'evasione scolastica, il calo dello sfruttamento della manodopera infantile e, soprattutto una crescente volontà di crescita e di realizzazione. Grazie a un amico italiano, abbiamo potuto realizzare il primo concorso per assegnare una borsa di studio per l'università. Se l'è aggiudicata Melquisedeque che sta finendo il primo anno di pedagogia. Speriamo di poter ampliare questa offerta ad altri giovani con la partecipazione di altri benefattori».
«Si illude chi crede di oscurare il nostro orizzonte di speranza con le nubi delle sue perverse scelte o di distrarci con le sfavillanti luci dei suoi artifici propagandistici per impedirci di intravedere le scintille dell'alba dei nuovi tempi che, seppur in maniera piccola e fragile, scoppiettano da tutte le parti, incendiate dalla generosità e dal coraggio di chi è appassionato per la Vita fino al punto di rischiare la propria pelle. Di scintilla in scintilla il fuoco dell'Amore incendierà il mondo. Vi garantiamo che noi continueremo a fare la nostra parte. Grazie a tutti voi che ci date una mano. Ancora una volta vi auguro una profonda esperienza di Natale capace di inondare la vostra vita con la vera gioia. Dio dica bene di tutti noi».
«La tentazione di fermarsi a mezza strada e abbandonare tutto è molto grande. Perché imbarcare in un progetto di vita che costringe a rinunciare a se stesso, a rimpicciolirsi, a spremersi per passare per la porta stretta, a fare l'esperienza della solitudine e del fracasso, a relativizzare perfino gli affetti più cari, a circondarsi di persone che non contano, a prenderle da tutte le parti e a caricare una pesante croce? Perché andare dietro a Qualcuno che non sembra preoccupato con i tempi, propone la realizzazione di un Regno di pace senza fissare scadenze mentre il male avanza a passi da gigante e vittime innocenti invocano giustizia?».
«Queste sono alcune delle domande che incalzano chi si ostina a seguire Gesù in questi tempi difficili, marcati dall'indifferenza, dall'individualismo, dall'odio, dalla mancanza di ospitalità, dall'avversione viscerale al Vangelo e da proposte attraenti che promettono soldi, potere e successo a condizione di non farsi scrupoli quando si tratta di calpestare gli altri, di distruggere la natura e di mettere da parte i valori eterni».
«Il Natale si avvicina ed io confesso che provo stanchezza. Ancora una volta, la liturgia mi invita a recarmi alla povera casa della periferia di Betlemme. La notizia arriva in piena notte, più tenebrosa del normale, quando sfrutto il meritato riposo dopo l'ennesima dura giornata di lavoro tra le miserie delle periferie esistenziali e le incomprensioni di chi il Vangelo lo legge a modo suo. Mi scaraventa giù dal mio comodo letto e mi obbliga ancora una volta ad infilarmi in strade malfamate con la paura di incontrare una brutta sorpresa dietro ad ogni angolo. Sulla strada non sono da solo. Ci sono altre persone. Ma non è certamente una buona compagnia. Sono per lo più mendicanti, puzzolenti pastori, brutti ceffi, donne che vendono il corpo, delinquenti, adolescenti e giovani che fanno fatica a camminare sotto effetto di alcool e droghe. È una strana processione che si dirige alla stessa meta. Che cosa ci aspetta alla fine dei conti? Un imprenditore che ha deciso di donare ai poveri parte della sua fortuna? Un gruppo religioso che offre l'opportunità di fare una doccia e distribuisce un pasto caldo? Un babbo natale che da le caramelle ai bambini buoni? L'ennesimo politico che sfoggia promesse in campagna elettorale? La soluzione miracolosa al problemi del mondo? Alla fine dei conti chi è che riesce a mobilizzare tutta questa gente? La curiosità mi spinge ad accelerare il passo. Non vedo l'ora di scoprire. Finalmente ci sono».
«L'attrazione è ancora una volta un piccolo bambino, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Accanto a lui ci sono un'adolescente di nome Maria e un giovane che si chiama Giuseppe. Sono i suoi poveri e inesperti genitori. L'atmosfera intorno è fredda. A riscaldare l'ambiente ci pensa il fiatone di un bue e un asino. La scena, a prima vista, è deludente. In questo momento di dolore che cosa può offrimi un bambino che ha bisogno di tutto? Quale forza può trasmettermi quel corpicino fragile? Quale speranza può infondermi nel cuore una creatura che viene al mondo in condizioni disperate? Che vita può scaturire da chi non sa neanche se sopravviverà alla povertà e alla furia di Erode? Come potrà salvarmi uno che non riesce neanche a mettere in salvo la propria pelle? Non vedo nessun motivo di allegria. Anzi, lo sconcerto mi travolge. Avrei avuto voglia di incontrare una soluzione rapida alle tante ingiustizie con cui convivo ogni giorno, un cambiamento radicale del mondo con un colpo di bacchetta magica, l'intervento miracoloso di un Dio forte che finalmente pone fine al dolore innocente. Invece c'è solo un bambino».
«Ho voglia di tornare sui miei passi per continuare la mia stessa vita, facendo quello che posso. Da quella grotta, a prima vista, non mi viene nessuna ispirazione e nessuna consolazione. Ho l'impressione che sia l'ennesima fake news o l' idea delirante del sognatore di turno che ancora crede che sia possibile cambiare il mondo. Eppure c'è un particolare che mi attrae. Nonostante la notte sia scura e fredda, malgrado l'estrema povertà della scena e dei suoi protagonisti, a dispetto della mia rabbia e delusione, c'è gioia dappertutto. Si sprigiona dal volto del Bambino e piano piano contagia tutta la creazione. È una gioia autentica, con il codice genetico del divino, difficile da incontrare nei tempi attuali. Non viene dai beni materiali, non ce ne sono. Non scaturisce dal successo, c'è solo gente invisibile, costretta a vivere ai margini, nell'anonimato. Non promana dalle amicizie che contano, ci sono solo poveracci per i quali la porta non si apre mai, al massimo gliela sbattono in faccia. C'è la gioia dell'incontro, dell'abbraccio, della solidarietà, della condivisione, dell'accoglienza reciproca senza pregiudizi e delle relazioni interpersonali impregnate d'amore».
«È la gioia che sopraggiunge dall'Amore che si fa carne nel Bambino. Viene dal coraggio di abdicare alle prerogative divine per assumere la natura umana; viene dalla rinuncia alla mania di grandezza per farsi piccolo tra i piccoli; viene dalla deposizione del manto dell'onnipotenza per vestire il grembiule del servizio; viene dalla decisione di abbandonare la comoda trascendenza che mette al riparo dal pericolo della contaminazione per scendere con i piedi per terra senza paura di avvicinarsi e farsi toccare; viene da uno stile di vita semplice che si accontenta del necessario e sa condividere quello che è e ciò che possiede; viene dalla scelta audace di non lasciarsi imprigionare nelle cerchie delle persone perbene, ma di circondarsi di poveri e peccatori senza aspettarsi niente in cambio; viene dall'Emmanuele, il Dio con noi. Questa gioia mi attrae. In questo momento ne ho davvero bisogno. Lo so che costa caro. Non è facile intraprendere lo stesso cammino del Bambino di Betlemme».
«È un percorso in discesa che va in direzione opposta alla salita verso il successo e il potere. Semplicità, umiltà, povertà, pace, solidarietà, giustizia e gli altri valori indispensabili per vivere nella gioia sono sempre più scarsi sugli scaffali del consumismo che si veste da Babbo Natale e, grazie a una artificiale sensazione di bontà, seduce la gente a sentirsi generosi spendendo quattrini per farsi e fare regali. I valori eterni sono doni che solo Lui può darci. Basta non avere paura, fidarsi di Lui, sapere sperare e non lasciarsi travolgere dalla fretta».
«L'aggressiva propaganda dell'economia di mercato offre una vasta gamma di surrogati di gioia a prezzi più accessibili e risultati immediati, anche se durano tanto quanto i fuochi d'artificio e portano con se una lunga lista di effetti collaterali devastanti. La gioia vera non sta ai piedi dell'albero tra i regali di Babbo Natale, ma nelle mani del Bambino di Betlemme. Lo scambio di doni è autenticamente natalizio solo quando avviene ai suoi piedi, consegnando a Lui la nostra vita e ricevendo in cambio il dono della gioia che ci permette di abitare questi tempi dolorosi con resistenza e speranza. Resistenza e speranza sono le due parole che riassumono il cammino percorso dal Progetto Legal durante il 2019 che ha coinvolto 220 bambini e adolescenti e oltre un centinaio de famiglie. La resistenza e l' insistenza ad oltranza sulla cultura della pace, della solidarietà e della promozione della vita sono state indispensabili in questa realtà dominata da un sistema che smantella i diritti umani, impone un modello economico che approfondisce il divario tra ricchi e poveri, minaccia la vita, precarizza il lavoro, scarta moltitudini di persone, diffonde il razzismo, impone il preconcetto e rafforza l'individualismo e l'indifferenza».
«In questo ambiente difficile, abbiamo detto NO alla comoda strategia di battere in ritirata in attesa di tempi migliori o di rinchiuderci nel conforto di un lavoro assistenzialista gradito ai gruppi oligarchici e a salvo da qualsiasi persecuzione con la dolce illusione di fare del bene almeno ad alcune persone e abbiamo deciso di coltivare la speranza militante. In rete con tutte le forze impegnate sul fronte di una società giusta e fraterna, abbiamo lavorato strenuamente nella difesa e promozione dei diritti umani dei bambini, adolescenti e familiari, contribuendo con la loro formazione integrale e investendo sul loro protagonismo per l'esercizio pieno della cittadinanza. Attraverso i laboratori di lingua portoghese, matematica, violino, violoncello, clarinetto, percussione, chitarra, pittura, ricamo, artigianato, capoeira, danza e calcio, i ragazzi e le ragazze hanno avuto l'opportunità di mostrare i propri talenti e di acquisire nuove abilità. Abbiamo investito molto nella musica. Esperienze collaudate in varie parti del mondo stanno dimostrando che essa può diventare una valida alternativa per recuperare ragazzi a rischio, alimentare la loro autostima e proiettarli verso un futuro pieno di speranza».
«Abbiamo intensificato anche il lavoro con le famiglie. Esse sono state coinvolte nelle attività del Progetto attraverso incontri periodici, colloqui individuali con la psicologa, l'assistente sociale e la coordinatrice pedagogica e le visite domiciliari. Un'occasione di incontro sono state anche le date commemorative come Natale, Pasqua e le feste della mamma, del papà e dei nonni. Il Progetto ha facilitato l'accesso dei familiari ai servizi offerti dalla rete pubblica, come l'emissione di documenti, prenotazioni per visite mediche specialistiche, ammissione a sussidi e altri programmi sociali messi a disposizione dagli enti pubblici. Per migliorare la qualità di vita abbiamo realizzato campagne sulla salute offrendo alle famiglie, soprattutto alle mamme, istruzioni su alimentazione, igiene, e prevenzione delle malattie e servizi periodici per il controllo della pressione e della glicemia. Grazie a tutti questi interventi possiamo sentire un impatto positivo sul territorio dove già si registrano la diminuzione della violenza, la riduzione dell'evasione scolastica, il calo dello sfruttamento della manodopera infantile e, soprattutto una crescente volontà di crescita e di realizzazione. Grazie a un amico italiano, abbiamo potuto realizzare il primo concorso per assegnare una borsa di studio per l'università. Se l'è aggiudicata Melquisedeque che sta finendo il primo anno di pedagogia. Speriamo di poter ampliare questa offerta ad altri giovani con la partecipazione di altri benefattori».
«Si illude chi crede di oscurare il nostro orizzonte di speranza con le nubi delle sue perverse scelte o di distrarci con le sfavillanti luci dei suoi artifici propagandistici per impedirci di intravedere le scintille dell'alba dei nuovi tempi che, seppur in maniera piccola e fragile, scoppiettano da tutte le parti, incendiate dalla generosità e dal coraggio di chi è appassionato per la Vita fino al punto di rischiare la propria pelle. Di scintilla in scintilla il fuoco dell'Amore incendierà il mondo. Vi garantiamo che noi continueremo a fare la nostra parte. Grazie a tutti voi che ci date una mano. Ancora una volta vi auguro una profonda esperienza di Natale capace di inondare la vostra vita con la vera gioia. Dio dica bene di tutti noi».