«La gente aspettava momenti di chiarezza»
Maffei interviene sulla situazione politica cittadina. Le primarie: “un’anticipazione di mercimonio”
lunedì 11 marzo 2013
Pubblichiamo integralmente la nota che in queste ore Maffei ha inviato alla stampa locale. L'ex Primo cittadino, partendo da un'analisi del voto delle Politiche, svolge una impietosa analisi dell'atteggiamento del centrosinistra e del PD, il suo partito, in modo particolare. L'attacco alla dirigenza del Partito democratico, che ha oggi a capo il Commissario Patruno, è chiarissimo. Ugualmente netta è la scelta di Maffei di non ricandidarsi. Ai lettori segnaliamo, in modo particolare, la riflessione di Maffei rispetto all'utilizzo delle Primarie.
«La storia ci insegna che dopo eventi catastrofici – esordisce Maffei - e/o di grande impatto è opportuno, dopo il disorientamento iniziale, fermarsi un momento: capire cosa è avvenuto, comprenderne le cause, riflettere su cosa poteva eventualmente essere fatto per prevenirli e, nell'impossibilità, limitarne o contenerne i danni, ecc. È come quando, dopo il collasso di una struttura per un evento imprevisto, si indaga sulle cause, sull'eventuale superficialità dei calcoli, sull'imperizia di chi l'ha realizzata o, ancora, sulla inadeguatezza dei materiali posti in opera o su altro ancora.
Ebbene, dopo queste brevi riflessioni, è giusto chiedersi: "Il sorprendente (!) risultato del voto per le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio scorso può paragonarsi ad un evento catastrofico o al collasso di una struttura ?. La risposta è:"credo proprio di sì!"
Infatti ne ha tutte le caratteristiche: è successo all'improvviso, nel senso che non era atteso; ha cancellato la storia politica di alcuni partiti e quella di alcuni loro autorevoli rappresentanti; ha modificato, stravolgendola, l'età media dei nuovi eletti a rappresentarci; ha determinato equilibri, probabilmente ingestibili; ha generato ingovernabilità! Ma i segnali premonitori c'erano stati e sono stati tanti, avvertiti sia dagli addetti ai lavori che da altri. Molti, però, hanno fatto finta di non vedere, non sentire e, comunque, di ignorarli, assimilandoli ad una semplice nuvola passeggera o ad un piccolo sciame sismico che si sarebbe smorzato dopo qualche ora o dopo brevissimo tempo. Purtroppo, così non è stato. Il fortunale o il sisma si è abbattuto con una violenza indescrivibile, lasciando sul campo solo macerie e distruzione.
E, nonostante tutto, nessuno sembra si sia preoccupato più di tanto. Credo che, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, non ci sia paragone con quanto avvenuto. Qualcuno ha dichiarato di aver vinto, qualcun altro di essere arrivato primo pur non avendo vinto, qualcun altro ancora di aver tenuto, nonostante tutto; nessuno credo (salvo uno) ha proferito con la massima onestà la fatidica frase "abbiamo perso" o "siamo stati sconfitti".
La verità, infatti, è che abbiamo perso tutti, ma non vogliamo ammetterlo. Abbiamo perso rispetto ad una chiara, esplicita richiesta di cambiamento che a gran voce è stata rivendicata da giovani, da disoccupati, da occupati, da laureati e da anziani, tutti stanchi di guardare sempre le stesse facce, gli stessi apparati, gli stessi sprechi, il malaffare e le stesse proposte, senza intravedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel. E questo sia a livello nazionale che a livello locale; anzi, a livello locale l'urlo è stato più forte e chiaro, assordante direi. Per il Partito Democratico soprattutto e, quindi, per il centrosinistra.
Proviamo a spiegarne le ragioni, guardando innanzitutto in casa, nel PD. Dopo il sorprendente risultato delle primarie del febbraio 2011 che porta al voto circa undicimila persone per scegliere il candidato Sindaco e che nella consultazione amministrativa assicura circa trentaquattromila voti allo schieramento di centrosinistra che vince le elezioni, ha inizio una consigliatura travagliata che per vicende varie termina nella mattinata del 26 ottobre 2012 presso lo studio di un notaio a seguito della apposizione della firma da parte di 8 consiglieri del PD, 2 consiglieri del PSI, 1 consigliere della Lista Emiliano, 1 consigliere di SEL e 7 consiglieri dell'opposizione. Azione indegna, consumata senza motivazioni esplicite che, al di là delle immediate dichiarazioni di condanna da parte di alcuni esponenti politici non ha trovato ancora, ad oggi, un pronunciamento chiaro, esaustivo e definitivo, fatto salvo quello della Commissione di Garanzia Provinciale che ha condannato gli otto consiglieri del PD a 13 mesi di sospensione (non si è capito ancora da che cosa!), ha assolto il Sindaco dalle accuse mosse nei suoi confronti ed ha ottenuto il commissariamento della sezione locale del Partito.
Pronunciamento teoricamente forte e significativo (nella aspettativa di tanti), ma blando ed evanescente nella sostanza, e di fatto disatteso da molti di quegli otto consiglieri, in quanto il Partito che conta (!) ha preso e perso tempo sulle decisioni finali – probabilmente per "annacquarle" – valutando più opportuno fruire dei consensi che gli otto, detentori di presunti pacchetti di voto, avrebbero assicurato nelle varie consultazioni primarie susseguitesi e nelle recenti consultazioni politiche. Che errore!
La gente, il popolo, aspettava momenti di chiarezza, di presa di posizione autorevole, forse anche di determinazioni autoritarie; aspettava decisioni, anche impopolari, che avrebbero testimoniato la volontà vera di cambiare e la forza di un partito che si riconosce ancora in quei valori nei quali forse, oggi, molti non credono più. Ma tutto questo non ha turbato lo spirito presuntivamente combattivo, anzi potrei dire arrogante e pieno di protervia, di "taluni personaggi" del PD che, senza analisi critica sul misero risultato raggiunto (8.000 voti al Senato e 8.500 alla Camera), con un partito commissariato, con divisioni e contrapposizioni interne, lacerato da beghe e correnti, non hanno saputo far altro che candidarsi alla carica di Sindaco! Con quale faccia e con quale pudore?. Ai cittadini verrebbe proprio da dire: "Indignatevi".
Ma c'è di più! Alcuni di questi, a gran voce, invocano le primarie convinti che esse consentano di promuovere democrazia, permettendo al cittadino di scegliere e quindi di eleggere. Ma non era anche così circa due anni fa? Il cittadino ha scelto e il consiglio comunale ha votato le linee di mandato del programma elettorale; qualcun altro, però, o altri, hanno deciso di sindacare la decisione dei cittadini modificando di fatto le priorità e, ricorrendo al notaio, mandare tutti a casa. Allora tale metodo non funziona, se non adeguatamente associato a regole ben precise che, purtroppo, oggi non ci sono e non c'è tempo per definirle.
E poi, quale garanzia di risultato verrebbe attribuita al più suffragato quando nella competizione ci fossero troppi competitors? Basta prendere qualche voto più degli altri per essere certi che poi si possa davvero vincere la sfida finale? E cosa succede, in caso di primarie di coalizione, se un partito grande è in grado di esprimere più candidati rispetto ad un altro minore che ne ha solo uno? Forse sta proprio in questo meccanismo il volere ad ogni costo le primarie: basta che dal loro esito emerga uno più suffragato perché questo si senta legittimato a farsi votare da tutti. Per molti questo metodo di selezione, senza regole certe, è giustamente considerato una vera e propria anticipazione di un mercimonio il cui saldo si onora (?), poi, con le elezioni vere e proprie. Allora vuol dire che riconoscerle permette di legittimare solo chi, organizzando artatamente e adeguatamente le cosiddette truppe cammellate, sia in grado di conseguire un voto in più dell'altro ed avere l'investitura.
Forse sarebbe stato corretto organizzare un costruttivo confronto sui grandi temi della campagna elettorale, sulle priorità, sugli obiettivi di breve, medio e lungo termine, sulla "qualità" da perseguire nella composizione delle liste elettorali, sul progetto città sostenibile e sugli scenari che i cittadini vorrebbero o potrebbero ambire a vedere realizzati. Quindi individuare la persona in grado di farsi carico delle decisioni condivise e partecipate e degli obiettivi da conseguire, candidandola a Sindaco della Città ed impegnandola sui tempi di attuazione.
Con tutti gli errori, umanamente possibili e non, addebitati alla precedente amministrazione, doveva forse essere più facile aprire il confronto e discutere. Qualcuno però continua a dire: "Prima al voto, poi pensiamo alla gente" Ormai è tardi e tutto questo sembra non potersi più attuare".
In tutto ciò si intreccia un emblematico interrogativo che la gente si pone: "Che fa Maffei, si candida?" Credo sia corretto rispondere, ma dopo una pacata e responsabile breve riflessione su quanto avvenuto in questi sei anni di attività amministrativa.
Sicuramente sono stati anni difficili, resi anche più complessi dalla crisi che ha trasversalmente colpito anche il nostro territorio, le nostre aziende, le nostre famiglie (soprattutto quelle più deboli ed i giovani), nel corso dei quali si sono avvicendati assessori di varia provenienza politica e di caratteristiche spesso molto differenti; alcuni già navigati, altri alla prima esperienza, non sempre o quasi mai a tempo pieno. Altrettanto significativa è stata la presenza dei numerosi dirigenti, che si sono avvicendati alla guida di alcuni settori, tutti depositari della mia fiducia, per i quali la performance é stata oggetto di svariate osservazioni, censure, critiche, commenti, a volte ingenerosi e troppo spesso di parte. Non da meno sono stati vari consiglieri comunali, non sempre tutti animati da grande senso di responsabilità o impegnati a conseguire quello che anche con citazioni retoriche continuiamo a chiamare "bene comune". Anche io sono certo non sono indenne da critiche o da giudizi.
Devo comunque dire, e lo dico con convinzione e con orgoglio, che con loro, nel bene e nel male, piaccia o non piaccia a qualcuno, abbiamo prodotto una significativa mole di lavoro e di lavori, alcuni dei quali purtroppo non sempre andati a buon fine, altri ancora riposti nei cassetti, altri osteggiati, altri ancora bloccati, ed infine altri i cui esiti non sono stati favorevoli per la città e/o per il territorio insieme al altri ancora – per la verità pochi – oggetto di valutazioni poco approfondite o errate. Oggi, pertanto, non posso condividere le valutazioni che taluni fanno sull'attività di questi anni con la ricorrente frase "Non hanno fatto nulla", frase spesso proferita da alcuni ex assessori, ex consiglieri, segretari politici o ex segretari politici o faccendieri.
E' vero, ci sono anche tante cose non fatte. Ma che giudizio può essere dato ad una Amministrazione che aveva davanti a sé ancora quasi quattro anni se, da parte di personaggi "noti" ed interessati, c'è stata solo volontà di rimuovere ogni cosa, di esprimere un giudizio politico ed amministrativo sintetico, frettoloso ed ingeneroso, quasi a voler cercare a tutti i costi di far dimenticare, evitando di entrare nel merito, nei comportamenti di tutti (compreso il mio), nelle prevaricazioni e nei condizionamenti, senza nemmeno voler tener conto delle tante cose fatte e realizzate? Dimenticare! Dimenticare! Dimenticare! Ed infangare il nome del Sindaco. Questo è il messaggio che doveva passare, ovviamente per poter costruire nuove alleanze (forse intorno ai soliti progetti e con i soliti personaggi), per indossare anche nuove casacche politiche e continuare a saccheggiare la città.
Alla luce di tali considerazioni, davanti ad un Partito che non ha preso le mie difese e che ha consentito di far perpetrare sciacallaggio mediatico e, comunque, nella fiduciosa speranza di riscatto che la parte sana di questa città vorrà riservare a questa tornata elettorale amministrativa, insieme alla voglia di rivincita riposta in tanta gente per bene ed al grande desiderio di vedere finalmente facce nuove sedere sia sullo scranno più importante, che intorno ai tavoli del prossimo consiglio comunale, sono convinto che la risposta chiara ed inequivocabile da assicurare all'emblematico interrogativo di cui sopra sia "No, non mi candido." Anzi, "Nell'interesse di tutti e per il bene della nostra amata Città, combattiamo insieme con coraggio, contro lobbies e strapotere di retaggi ben noti, perché vinca il migliore o la migliore in un Partito Democratico rigenerato, che abbia voglia e volontà di cambiare.
Questo é il momento!».
«La storia ci insegna che dopo eventi catastrofici – esordisce Maffei - e/o di grande impatto è opportuno, dopo il disorientamento iniziale, fermarsi un momento: capire cosa è avvenuto, comprenderne le cause, riflettere su cosa poteva eventualmente essere fatto per prevenirli e, nell'impossibilità, limitarne o contenerne i danni, ecc. È come quando, dopo il collasso di una struttura per un evento imprevisto, si indaga sulle cause, sull'eventuale superficialità dei calcoli, sull'imperizia di chi l'ha realizzata o, ancora, sulla inadeguatezza dei materiali posti in opera o su altro ancora.
Ebbene, dopo queste brevi riflessioni, è giusto chiedersi: "Il sorprendente (!) risultato del voto per le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio scorso può paragonarsi ad un evento catastrofico o al collasso di una struttura ?. La risposta è:"credo proprio di sì!"
Infatti ne ha tutte le caratteristiche: è successo all'improvviso, nel senso che non era atteso; ha cancellato la storia politica di alcuni partiti e quella di alcuni loro autorevoli rappresentanti; ha modificato, stravolgendola, l'età media dei nuovi eletti a rappresentarci; ha determinato equilibri, probabilmente ingestibili; ha generato ingovernabilità! Ma i segnali premonitori c'erano stati e sono stati tanti, avvertiti sia dagli addetti ai lavori che da altri. Molti, però, hanno fatto finta di non vedere, non sentire e, comunque, di ignorarli, assimilandoli ad una semplice nuvola passeggera o ad un piccolo sciame sismico che si sarebbe smorzato dopo qualche ora o dopo brevissimo tempo. Purtroppo, così non è stato. Il fortunale o il sisma si è abbattuto con una violenza indescrivibile, lasciando sul campo solo macerie e distruzione.
E, nonostante tutto, nessuno sembra si sia preoccupato più di tanto. Credo che, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, non ci sia paragone con quanto avvenuto. Qualcuno ha dichiarato di aver vinto, qualcun altro di essere arrivato primo pur non avendo vinto, qualcun altro ancora di aver tenuto, nonostante tutto; nessuno credo (salvo uno) ha proferito con la massima onestà la fatidica frase "abbiamo perso" o "siamo stati sconfitti".
La verità, infatti, è che abbiamo perso tutti, ma non vogliamo ammetterlo. Abbiamo perso rispetto ad una chiara, esplicita richiesta di cambiamento che a gran voce è stata rivendicata da giovani, da disoccupati, da occupati, da laureati e da anziani, tutti stanchi di guardare sempre le stesse facce, gli stessi apparati, gli stessi sprechi, il malaffare e le stesse proposte, senza intravedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel. E questo sia a livello nazionale che a livello locale; anzi, a livello locale l'urlo è stato più forte e chiaro, assordante direi. Per il Partito Democratico soprattutto e, quindi, per il centrosinistra.
Proviamo a spiegarne le ragioni, guardando innanzitutto in casa, nel PD. Dopo il sorprendente risultato delle primarie del febbraio 2011 che porta al voto circa undicimila persone per scegliere il candidato Sindaco e che nella consultazione amministrativa assicura circa trentaquattromila voti allo schieramento di centrosinistra che vince le elezioni, ha inizio una consigliatura travagliata che per vicende varie termina nella mattinata del 26 ottobre 2012 presso lo studio di un notaio a seguito della apposizione della firma da parte di 8 consiglieri del PD, 2 consiglieri del PSI, 1 consigliere della Lista Emiliano, 1 consigliere di SEL e 7 consiglieri dell'opposizione. Azione indegna, consumata senza motivazioni esplicite che, al di là delle immediate dichiarazioni di condanna da parte di alcuni esponenti politici non ha trovato ancora, ad oggi, un pronunciamento chiaro, esaustivo e definitivo, fatto salvo quello della Commissione di Garanzia Provinciale che ha condannato gli otto consiglieri del PD a 13 mesi di sospensione (non si è capito ancora da che cosa!), ha assolto il Sindaco dalle accuse mosse nei suoi confronti ed ha ottenuto il commissariamento della sezione locale del Partito.
Pronunciamento teoricamente forte e significativo (nella aspettativa di tanti), ma blando ed evanescente nella sostanza, e di fatto disatteso da molti di quegli otto consiglieri, in quanto il Partito che conta (!) ha preso e perso tempo sulle decisioni finali – probabilmente per "annacquarle" – valutando più opportuno fruire dei consensi che gli otto, detentori di presunti pacchetti di voto, avrebbero assicurato nelle varie consultazioni primarie susseguitesi e nelle recenti consultazioni politiche. Che errore!
La gente, il popolo, aspettava momenti di chiarezza, di presa di posizione autorevole, forse anche di determinazioni autoritarie; aspettava decisioni, anche impopolari, che avrebbero testimoniato la volontà vera di cambiare e la forza di un partito che si riconosce ancora in quei valori nei quali forse, oggi, molti non credono più. Ma tutto questo non ha turbato lo spirito presuntivamente combattivo, anzi potrei dire arrogante e pieno di protervia, di "taluni personaggi" del PD che, senza analisi critica sul misero risultato raggiunto (8.000 voti al Senato e 8.500 alla Camera), con un partito commissariato, con divisioni e contrapposizioni interne, lacerato da beghe e correnti, non hanno saputo far altro che candidarsi alla carica di Sindaco! Con quale faccia e con quale pudore?. Ai cittadini verrebbe proprio da dire: "Indignatevi".
Ma c'è di più! Alcuni di questi, a gran voce, invocano le primarie convinti che esse consentano di promuovere democrazia, permettendo al cittadino di scegliere e quindi di eleggere. Ma non era anche così circa due anni fa? Il cittadino ha scelto e il consiglio comunale ha votato le linee di mandato del programma elettorale; qualcun altro, però, o altri, hanno deciso di sindacare la decisione dei cittadini modificando di fatto le priorità e, ricorrendo al notaio, mandare tutti a casa. Allora tale metodo non funziona, se non adeguatamente associato a regole ben precise che, purtroppo, oggi non ci sono e non c'è tempo per definirle.
E poi, quale garanzia di risultato verrebbe attribuita al più suffragato quando nella competizione ci fossero troppi competitors? Basta prendere qualche voto più degli altri per essere certi che poi si possa davvero vincere la sfida finale? E cosa succede, in caso di primarie di coalizione, se un partito grande è in grado di esprimere più candidati rispetto ad un altro minore che ne ha solo uno? Forse sta proprio in questo meccanismo il volere ad ogni costo le primarie: basta che dal loro esito emerga uno più suffragato perché questo si senta legittimato a farsi votare da tutti. Per molti questo metodo di selezione, senza regole certe, è giustamente considerato una vera e propria anticipazione di un mercimonio il cui saldo si onora (?), poi, con le elezioni vere e proprie. Allora vuol dire che riconoscerle permette di legittimare solo chi, organizzando artatamente e adeguatamente le cosiddette truppe cammellate, sia in grado di conseguire un voto in più dell'altro ed avere l'investitura.
Forse sarebbe stato corretto organizzare un costruttivo confronto sui grandi temi della campagna elettorale, sulle priorità, sugli obiettivi di breve, medio e lungo termine, sulla "qualità" da perseguire nella composizione delle liste elettorali, sul progetto città sostenibile e sugli scenari che i cittadini vorrebbero o potrebbero ambire a vedere realizzati. Quindi individuare la persona in grado di farsi carico delle decisioni condivise e partecipate e degli obiettivi da conseguire, candidandola a Sindaco della Città ed impegnandola sui tempi di attuazione.
Con tutti gli errori, umanamente possibili e non, addebitati alla precedente amministrazione, doveva forse essere più facile aprire il confronto e discutere. Qualcuno però continua a dire: "Prima al voto, poi pensiamo alla gente" Ormai è tardi e tutto questo sembra non potersi più attuare".
In tutto ciò si intreccia un emblematico interrogativo che la gente si pone: "Che fa Maffei, si candida?" Credo sia corretto rispondere, ma dopo una pacata e responsabile breve riflessione su quanto avvenuto in questi sei anni di attività amministrativa.
Sicuramente sono stati anni difficili, resi anche più complessi dalla crisi che ha trasversalmente colpito anche il nostro territorio, le nostre aziende, le nostre famiglie (soprattutto quelle più deboli ed i giovani), nel corso dei quali si sono avvicendati assessori di varia provenienza politica e di caratteristiche spesso molto differenti; alcuni già navigati, altri alla prima esperienza, non sempre o quasi mai a tempo pieno. Altrettanto significativa è stata la presenza dei numerosi dirigenti, che si sono avvicendati alla guida di alcuni settori, tutti depositari della mia fiducia, per i quali la performance é stata oggetto di svariate osservazioni, censure, critiche, commenti, a volte ingenerosi e troppo spesso di parte. Non da meno sono stati vari consiglieri comunali, non sempre tutti animati da grande senso di responsabilità o impegnati a conseguire quello che anche con citazioni retoriche continuiamo a chiamare "bene comune". Anche io sono certo non sono indenne da critiche o da giudizi.
Devo comunque dire, e lo dico con convinzione e con orgoglio, che con loro, nel bene e nel male, piaccia o non piaccia a qualcuno, abbiamo prodotto una significativa mole di lavoro e di lavori, alcuni dei quali purtroppo non sempre andati a buon fine, altri ancora riposti nei cassetti, altri osteggiati, altri ancora bloccati, ed infine altri i cui esiti non sono stati favorevoli per la città e/o per il territorio insieme al altri ancora – per la verità pochi – oggetto di valutazioni poco approfondite o errate. Oggi, pertanto, non posso condividere le valutazioni che taluni fanno sull'attività di questi anni con la ricorrente frase "Non hanno fatto nulla", frase spesso proferita da alcuni ex assessori, ex consiglieri, segretari politici o ex segretari politici o faccendieri.
E' vero, ci sono anche tante cose non fatte. Ma che giudizio può essere dato ad una Amministrazione che aveva davanti a sé ancora quasi quattro anni se, da parte di personaggi "noti" ed interessati, c'è stata solo volontà di rimuovere ogni cosa, di esprimere un giudizio politico ed amministrativo sintetico, frettoloso ed ingeneroso, quasi a voler cercare a tutti i costi di far dimenticare, evitando di entrare nel merito, nei comportamenti di tutti (compreso il mio), nelle prevaricazioni e nei condizionamenti, senza nemmeno voler tener conto delle tante cose fatte e realizzate? Dimenticare! Dimenticare! Dimenticare! Ed infangare il nome del Sindaco. Questo è il messaggio che doveva passare, ovviamente per poter costruire nuove alleanze (forse intorno ai soliti progetti e con i soliti personaggi), per indossare anche nuove casacche politiche e continuare a saccheggiare la città.
Alla luce di tali considerazioni, davanti ad un Partito che non ha preso le mie difese e che ha consentito di far perpetrare sciacallaggio mediatico e, comunque, nella fiduciosa speranza di riscatto che la parte sana di questa città vorrà riservare a questa tornata elettorale amministrativa, insieme alla voglia di rivincita riposta in tanta gente per bene ed al grande desiderio di vedere finalmente facce nuove sedere sia sullo scranno più importante, che intorno ai tavoli del prossimo consiglio comunale, sono convinto che la risposta chiara ed inequivocabile da assicurare all'emblematico interrogativo di cui sopra sia "No, non mi candido." Anzi, "Nell'interesse di tutti e per il bene della nostra amata Città, combattiamo insieme con coraggio, contro lobbies e strapotere di retaggi ben noti, perché vinca il migliore o la migliore in un Partito Democratico rigenerato, che abbia voglia e volontà di cambiare.
Questo é il momento!».