La "fontana morta” di via Mura San Cataldo
La freschezza di stagionali progetti, già stagionati. L’acqua è una risorsa esaurita a Barletta
giovedì 29 agosto 2013
"Si tace, non getta più nulla. Si tace, non s'ode rumore di sorta. Che forse… che forse sia morta?". Se lo sono chiesto in tanti, passando dalla movimentata via Mura San Cataldo, che ha visto nascere quest'estate tre belle fontane zampillanti, che fuoriuscivano dall'asfalto fresco di pavimentazione. Le critiche al progetto (inutile, secondo alcuni, rispetto a quelli più emergenziali) si mescolavano alle voci di approvazioni di chi vedeva in questo decoro un'attrattiva per la città, uno sprazzo di freschezza e di rottura scenica.
"Orrore! Ah no!"; orrore per chi non riesce a rispettare una pubblica novità. Non si parla di un bene collettivo ma di una tentata bellezza messa al servizio degli occhi di tutti; ma il buon gusto deve sempre combattere contro il vandalismo criticante e allora andiamo con lo "sfascio". Cataldo come Aldo, Palazzeschi e i suoi versi grotteschi, come gli atti beceri di chi proprio non resiste alla distruzione di una nuova costruzione.
"Clof, clop, cloch. Cloffete, cloppete, clochette" sono le gocce sonore della fontana malata che lamenta l'incapacità di versare l'acqua. Non c'è più continuità nella sua funzione. Alcuni barlettani hanno sin da subito ridicolizzato la creazione di questi palliativi off-contest puramente estetici, altri ne avevano apprezzato l'originalità, i più pragmatici hanno pensato alla loro immediata lesione. Sulla precarietà rivelata dell'idea però son tutti d'accordo e non sono pochi quelli che pensano a una cattiva concezione dei lavori d'installazione. Basta poco per mettere in atto cose di poco conto, di effimera durata. Ma al cittadino questo basta per capire molto di quello che sta dietro il progetto, e accanto a se stesso (il vandalo).
"Orrore! Ah no!"; orrore per chi non riesce a rispettare una pubblica novità. Non si parla di un bene collettivo ma di una tentata bellezza messa al servizio degli occhi di tutti; ma il buon gusto deve sempre combattere contro il vandalismo criticante e allora andiamo con lo "sfascio". Cataldo come Aldo, Palazzeschi e i suoi versi grotteschi, come gli atti beceri di chi proprio non resiste alla distruzione di una nuova costruzione.
"Clof, clop, cloch. Cloffete, cloppete, clochette" sono le gocce sonore della fontana malata che lamenta l'incapacità di versare l'acqua. Non c'è più continuità nella sua funzione. Alcuni barlettani hanno sin da subito ridicolizzato la creazione di questi palliativi off-contest puramente estetici, altri ne avevano apprezzato l'originalità, i più pragmatici hanno pensato alla loro immediata lesione. Sulla precarietà rivelata dell'idea però son tutti d'accordo e non sono pochi quelli che pensano a una cattiva concezione dei lavori d'installazione. Basta poco per mettere in atto cose di poco conto, di effimera durata. Ma al cittadino questo basta per capire molto di quello che sta dietro il progetto, e accanto a se stesso (il vandalo).