La felicità consiste nel far felici gli altri
Condivisione e amore, il vangelo secondo don Vito Carpentiere
domenica 11 ottobre 2015
Dal Vangelo secondo Marco: "In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
Il luogo in cui si svolge il racconto evangelico di questa domenica è "lungo la strada". Come già nelle ultime domeniche questo particolare ci ricorda la parabola del seminatore in cui il seme caduto lungo la strada fa riferimento all'ascoltatore distratto e impermeabile alla parola di Dio. Questo particolare anticipa già il finale del racconto. Nello stesso tempo questo brano è noto ai più come quello del giovane ricco. Un tale corre incontro tra Gesù e gli si inginocchia davanti. Questi due gesti sono già presenti nei Vangeli e sono tipici di due persone malate nel corpo nello spirito. Che cosa chiede? La vita eterna in eredità! Ma l'eredità fa più riferimento ai beni materiali che non al Signore. Gesù, d'altra parte, è venuto per annunciarci il regno di Dio e non per darci qualcosa. La risposta di Gesù rimanda alla conoscenza dei comandamenti, dei quali salta i primi tre, quelli che si riferiscono al rapporto con Dio, e riporta gli altri, aggiungendovi anche il precetto "non frodare", per rimarcare l'importanza delle relazioni interpersonali. E la risposta di quel tale non si fa attendere: con un po' di arroganza egli ribadisce che "tutte queste cose" non solo le conosceva, ma anche le osservava. A questo punto Gesù compie due azioni silenziose prima di pronunciarsi una visibile l'altra segreta. "Fisso lo sguardo su di lui, lo amo"! Il suo non è un semplice guardare ma un penetrare con lo sguardo fin nell'intimo delle intenzioni e del cuore. Amare per Gesù significa saper distinguere il cuore dalle sue bramosie e passioni smodate che possono condurre l'uomo anche a commettere errori. E infine egli parla: una cosa sola ti manca. Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri. Puoi possedere anche tutto l'oro del mondo ma la vera felicità consiste nel far felici gli altri. Gesù pone così la distinzione tra i tanti beni e l'unico vero bene. Se non sei capace di distaccarti dai beni, usandoli solo come strumento e non come scopo unico della tua vita, resterai afferrato e non sarai più libero, ma dipendente da essi. L'incapacità di quel tale di distaccarsi dai beni provoca un volto scuro e una grande tristezza. Ma allora non c'è posto per i ricchi nel regno di Dio o nella comunità dei discepoli di Gesù? No! I signori possono entrarvi, i ricchi no! Che differenza c'è? Il dominus, il signore è colui che dà. Il ricco è colui che ha! E pensa solamente a possedere! Per noi uomini la sicurezza sta nel possedere e accumulare, per Gesù sta nella capacità di condividere con gli altri. E alla domanda di Pietro sulla propria sorte futura Gesù risponde che a una rinuncia minima corrisponde una ricompensa massima. Non è semplicemente una scelta di povertà, ma si tratta essenzialmente di amare i poveri, che sono la carne di Cristo, che sull'altro della croce si presenterà nudo, povero ed obbediente, per arricchire noi della sua povertà.
E, per ultimo, voglio ricordare che quando nei vangeli una persona è senza nome è perché vi posso mettere il mio. Questo Vangelo mi riguarda!
Buona domenica!
[don Vito]
Il luogo in cui si svolge il racconto evangelico di questa domenica è "lungo la strada". Come già nelle ultime domeniche questo particolare ci ricorda la parabola del seminatore in cui il seme caduto lungo la strada fa riferimento all'ascoltatore distratto e impermeabile alla parola di Dio. Questo particolare anticipa già il finale del racconto. Nello stesso tempo questo brano è noto ai più come quello del giovane ricco. Un tale corre incontro tra Gesù e gli si inginocchia davanti. Questi due gesti sono già presenti nei Vangeli e sono tipici di due persone malate nel corpo nello spirito. Che cosa chiede? La vita eterna in eredità! Ma l'eredità fa più riferimento ai beni materiali che non al Signore. Gesù, d'altra parte, è venuto per annunciarci il regno di Dio e non per darci qualcosa. La risposta di Gesù rimanda alla conoscenza dei comandamenti, dei quali salta i primi tre, quelli che si riferiscono al rapporto con Dio, e riporta gli altri, aggiungendovi anche il precetto "non frodare", per rimarcare l'importanza delle relazioni interpersonali. E la risposta di quel tale non si fa attendere: con un po' di arroganza egli ribadisce che "tutte queste cose" non solo le conosceva, ma anche le osservava. A questo punto Gesù compie due azioni silenziose prima di pronunciarsi una visibile l'altra segreta. "Fisso lo sguardo su di lui, lo amo"! Il suo non è un semplice guardare ma un penetrare con lo sguardo fin nell'intimo delle intenzioni e del cuore. Amare per Gesù significa saper distinguere il cuore dalle sue bramosie e passioni smodate che possono condurre l'uomo anche a commettere errori. E infine egli parla: una cosa sola ti manca. Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri. Puoi possedere anche tutto l'oro del mondo ma la vera felicità consiste nel far felici gli altri. Gesù pone così la distinzione tra i tanti beni e l'unico vero bene. Se non sei capace di distaccarti dai beni, usandoli solo come strumento e non come scopo unico della tua vita, resterai afferrato e non sarai più libero, ma dipendente da essi. L'incapacità di quel tale di distaccarsi dai beni provoca un volto scuro e una grande tristezza. Ma allora non c'è posto per i ricchi nel regno di Dio o nella comunità dei discepoli di Gesù? No! I signori possono entrarvi, i ricchi no! Che differenza c'è? Il dominus, il signore è colui che dà. Il ricco è colui che ha! E pensa solamente a possedere! Per noi uomini la sicurezza sta nel possedere e accumulare, per Gesù sta nella capacità di condividere con gli altri. E alla domanda di Pietro sulla propria sorte futura Gesù risponde che a una rinuncia minima corrisponde una ricompensa massima. Non è semplicemente una scelta di povertà, ma si tratta essenzialmente di amare i poveri, che sono la carne di Cristo, che sull'altro della croce si presenterà nudo, povero ed obbediente, per arricchire noi della sua povertà.
E, per ultimo, voglio ricordare che quando nei vangeli una persona è senza nome è perché vi posso mettere il mio. Questo Vangelo mi riguarda!
Buona domenica!
[don Vito]