«La confisca dei beni appartenuti alla mafia serve a riaffermare i principi della legalità»
Interviene Cosimo Bruno per il regolamento oggi in consiglio
giovedì 15 gennaio 2015
«Il regolamento comunale per la concessione in uso di beni confiscati alla criminalità organizzata sarà portato all'approvazione del Consiglio Comunale di Barletta nella giornata di oggi. Con questa proposta avanzata dall'Amministrazione comunale guidata autorevolmente dal Sindaco Pasquale Cascella e sottoposta all'attenzione della massima assise comunale, continua il percorso di valorizzazione del patrimonio immobiliare, inteso come prerogativa essenziale per lo sviluppo di una nuova città sostenibile, che porterà presto Barletta a dotarsi del presente regolamento, e a breve ad acquisire al patrimonio comunale i beni confiscati alla criminalità organizzata (di recente il Comune di Barletta ha acquisito al patrimonio comunale a seguito di confisca un villino ubicato presso il Villaggio Fiumara)». Inizia così l'intervento del consigliere comunale Cosimo Bruno, Presidente della I Commissione Consiliare Affari Generali ed Istituzionali - Annona-Sicurezza –Legalità.
«L'evoluzione della principale normativa antimafia concernente in modo particolare il tema delle misure patrimoniali di sequestro e confisca dei beni dei quali non è dimostrata la legittima provenienza, è il risultato del lavoro parlamentare, fortemente suggestionato dagli omicidi di stampo mafioso avvenuti in Sicilia agli inizi degli anni 80. La cosiddetta legge "La Torre – Rognoni" (n. 646/1982) ha introdotto nel codice penale l'art.416 bis concernente il reato di associazione di tipo mafioso e prevedendo, inoltre, all'art. 1.7 la misura patrimoniale del sequestro e della confisca dei beni mobili e immobili ai mafiosi. Il Legislatore del 1989 ha dettato le disposizioni relative alla gestione e alla destinazione dei beni confiscati, mentre nel 1996 è stata sancita la devoluzione allo Stato dei beni confiscati. In 19 anni la legge 109/96 ha consentito allo Stato di riprendersi migliaia di beni: palazzi, appartamenti, terreni, aziende; la regione con il maggior numero di beni sottratti ai boss è la Sicilia, seguita dalla Campania, Calabria e Lombardia. Purtuttavia c'è da constatare un'inadeguatezza complessiva della macchina burocratico-amministrativa (in particolare dell'Agenzia del demanio e dei Prefetti) la quale, a causa della scarsezza di risorse a fronte di una molteplicità di funzioni, non presenta caratteristiche adeguate ad assolvere efficacemente tale ruolo. Il d. lgs. 159/2011 all'art. 48 comma 3 lettera C ha previsto che i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata possono "essere trasferiti per finalità istituzionali o sociali, in via prioritaria, al patrimonio del Comune ove l'immobile è sito, ovvero al patrimonio della Provincia o della Regione".
Il regolamento è composto da 12 articoli e prevede l'amministrazione diretta del bene acquisito al proprio patrimonio indisponibile o l'assegnazione in concessione a titolo gratuito, stabilendone altresì i principi, le modalità, i criteri e le condizioni. La confisca dei beni appartenuti ai mafiosi ed il loro riutilizzo a fini sociali diventa anche per la nostra Città una chiara occasione per riaffermare i principi della legalità».
«L'evoluzione della principale normativa antimafia concernente in modo particolare il tema delle misure patrimoniali di sequestro e confisca dei beni dei quali non è dimostrata la legittima provenienza, è il risultato del lavoro parlamentare, fortemente suggestionato dagli omicidi di stampo mafioso avvenuti in Sicilia agli inizi degli anni 80. La cosiddetta legge "La Torre – Rognoni" (n. 646/1982) ha introdotto nel codice penale l'art.416 bis concernente il reato di associazione di tipo mafioso e prevedendo, inoltre, all'art. 1.7 la misura patrimoniale del sequestro e della confisca dei beni mobili e immobili ai mafiosi. Il Legislatore del 1989 ha dettato le disposizioni relative alla gestione e alla destinazione dei beni confiscati, mentre nel 1996 è stata sancita la devoluzione allo Stato dei beni confiscati. In 19 anni la legge 109/96 ha consentito allo Stato di riprendersi migliaia di beni: palazzi, appartamenti, terreni, aziende; la regione con il maggior numero di beni sottratti ai boss è la Sicilia, seguita dalla Campania, Calabria e Lombardia. Purtuttavia c'è da constatare un'inadeguatezza complessiva della macchina burocratico-amministrativa (in particolare dell'Agenzia del demanio e dei Prefetti) la quale, a causa della scarsezza di risorse a fronte di una molteplicità di funzioni, non presenta caratteristiche adeguate ad assolvere efficacemente tale ruolo. Il d. lgs. 159/2011 all'art. 48 comma 3 lettera C ha previsto che i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata possono "essere trasferiti per finalità istituzionali o sociali, in via prioritaria, al patrimonio del Comune ove l'immobile è sito, ovvero al patrimonio della Provincia o della Regione".
Il regolamento è composto da 12 articoli e prevede l'amministrazione diretta del bene acquisito al proprio patrimonio indisponibile o l'assegnazione in concessione a titolo gratuito, stabilendone altresì i principi, le modalità, i criteri e le condizioni. La confisca dei beni appartenuti ai mafiosi ed il loro riutilizzo a fini sociali diventa anche per la nostra Città una chiara occasione per riaffermare i principi della legalità».