«La città di Barletta merita la sede legale della Asl»
Il consigliere Ruggiero Mennea interviene all’assemblea del MIDA. Si è parlato anche della Camera di Commercio
lunedì 30 gennaio 2012
Il MIDA continua a tener calda e aggiornata la doppia e quasi parallela questione di due sedi legali in bilico per Barletta: quella della Asl BT e quella della Camera di Commercio. Intorno a questi argomenti è stata incentrata l'assemblea popolare del movimento, aperta anche ai cittadini. All'interessante appuntamento carico di argomentazioni e progettualità sono intervenuti il segretario Comitato di Lotta "Barletta Provincia" e coordinatore MIDA-BT Nardo Binetti, il consigliere regionale e vice Presidente della VII Commissione "Affari istituzionali" Ruggiero Mennea, il sindaco di Trinitapoli Francesco Di Feo, il presidente del Comitato di Lotta "Barletta Provincia" Nicola Di Modugno, il vice Presidente ASSINPRO Nicola Tupputi, il direttore della sede provinciale BT Confesercenti Mario Landriscina, la dirigente nazionale "La Destra" Stella Mele e i consiglieri comunali Mario Lomuscio e Flavio Basile.
L'occasione è stata propizia per prospettare un bilancio di quanto sin'ora è stato fatto nelle stanze della politica locale in merito al trasferimento della sede legale della Asl BT a Barletta, con un provvedimento da poco approvato, e per testare la legittima richiesta di convogliare anche la Camera di Commercio nel perimetro della città della Disfida, sottolineando in particolar modo come Bisceglie – città maggiormente in lizza per la creazione della sede – non sia per nulla idonea, poiché non figura fra i già abbondanti capoluoghi della neo provincia tricipite.
Soprattutto il consigliere regionale Ruggiero Mennea spende un importante ruolo nell'effettivo insediamento della sede Asl a Barletta, conducendo una "battaglia" che va di pari passo con quella da sempre sostenuta dal MIDA e dal Comitato di Lotta Barletta Provincia. Lo stesso Mennea sottolinea come i dipendenti delle Asl non possano continuare ad essere dislocare, perché in tal modo rallenterebbero ancora di più le procedure burocratiche; inoltre, il trasferimento non avrebbe neppure bisogno di copertura finanziaria, visto che spetterebbe al direttore della Asl rintracciare i fondi all'interno del proprio bilancio. Il consigliere critica soprattutto la destinazione di ben 200mila euro per l'informatizzazione della sede di Andria, denaro che invece potrebbe essere più ragionevolmente destinato al trasferimento della sede a Barletta.
Abbiamo approfondito l'argomento proprio col consigliere Mennea, porgendogli queste domande.
Come mai in consiglio regionale, pur avendo quattro consiglieri di Barletta in una maggioranza di sinistra, la questione della sede legale della Asl a Barletta sta subendo una sorta di ostracismo, in particolar modo da parte del vicepresidente Marmo del Pdl ,e non si riesce ad arrivare ad una risoluzione?
«Noi stiamo seguendo la strada della politica corretta, del percorso istituzionale: abbiamo dialogato con l'assessore Fiore, mentre marmo vanta la lunga militanza e le relazioni che ha costruito. Stando nell'ufficio di presidenza ha la possibilità di condizionare l'ordine del giorno, così come ha fatto con un suo ordine del giorno che è stato calendarizzato prima di un mio ordine presentato con altri consiglieri. Quando personalmente me ne sono accorto e ho protestato, i due ordini del giorno sono stati sfilati dalla convocazione del consiglio regionale e sono stati attribuiti alla commissione, dove poi si sono dispersi».
Tornando a parlare del trasferimento della sede Asl a Barletta, qual è stato e quale poteva essere il ruolo del sindaco Maffei? Poteva essere più incisivo?
«Mi limito a rispondere che il sindaco di una città, e quindi anche di Barletta, è la massima autorità sanitaria, per cui è l'interlocutore migliore per poter dirimere questa questione».
Lei sarebbe felice di appropriarsi il merito, una volta giunta la sede legale a Barletta, di aver lavorato più degli altri?
«Io sono felice di prendermi il merito di aver raggiunto un obiettivo che la città si aspetta e merita, perché la comunità barlettana deve avere questo riconoscimento».
Qualcuno le ha remato contro?
«Quelli che remano contro ci sono sempre, soprattutto quando qualcuno dimostra di essere più bravo dell'altro».
Per quanto riguarda invece la sede della Camera di Commercio, è concreta la possibilità che essa arrivi a Barletta?
«La possibilità concreta c'é. Con il prefetto e l'assessore regionale e vicepresidente con delega alle attività produttive Capone, abbiamo già individuato un percorso condiviso. Il nostro territorio ha diritto di avere una Camera di Commercio perché le nostre 45mila imprese pagano il diritto camerale a due Camere di Commercio diverse, quella di Bari e quella di Foggia, non ricevendo però in cambio le risorse finanziarie proporzionali al loro contributo, quindi sul territorio non c'è quella ricaduta auspicabile per le nostre imprese».
E' cronaca recentissima quella delle dimissioni del gruppo consiliare dei Socialisti dal consiglio comunale di Barletta. Lei da esponente del centrosinistra che idea si è fatto? Qual è adesso la situazione politica a Barletta?
«Mi dispiace che i Socialisti siano usciti dalla maggioranza, è un colpo quasi letale per la coalizione. Rappresenta una dichiarazione di fallimento di ciò che è stato fatto finora. Evidentemente il criterio di precarietà delle scelte fatte sino ad oggi non ha pagato., se un componente della coalizione, come quello rappresentato dai Socialisti, ha avuto questa reazione. Credo che si aprirà una crisi che spero possa far ravvedere qualcuno che immagina o ha immaginato di decidere per tutti in una stanzetta chiusa».
Secondo lei quindi come si risolverà tutto questo?
«Innanzitutto facendo emergere quelli che sono stati gli accordi pre-elettorali fra i membri della coalizione. L'apertura di una crisi potrebbe approdare nella soluzione di composizione del quadro politico. Se il sindaco fosse poi convinto della sua posizione potrebbe – per esempio – dimettersi per dare ai partiti la possibilità di trovare una soluzione in breve tempo. C'è già stato un episodio del genere che tuttavia non ha portato a nulla, evidentemente perché ci sono ostacoli troppo grossi».
L'occasione è stata propizia per prospettare un bilancio di quanto sin'ora è stato fatto nelle stanze della politica locale in merito al trasferimento della sede legale della Asl BT a Barletta, con un provvedimento da poco approvato, e per testare la legittima richiesta di convogliare anche la Camera di Commercio nel perimetro della città della Disfida, sottolineando in particolar modo come Bisceglie – città maggiormente in lizza per la creazione della sede – non sia per nulla idonea, poiché non figura fra i già abbondanti capoluoghi della neo provincia tricipite.
Soprattutto il consigliere regionale Ruggiero Mennea spende un importante ruolo nell'effettivo insediamento della sede Asl a Barletta, conducendo una "battaglia" che va di pari passo con quella da sempre sostenuta dal MIDA e dal Comitato di Lotta Barletta Provincia. Lo stesso Mennea sottolinea come i dipendenti delle Asl non possano continuare ad essere dislocare, perché in tal modo rallenterebbero ancora di più le procedure burocratiche; inoltre, il trasferimento non avrebbe neppure bisogno di copertura finanziaria, visto che spetterebbe al direttore della Asl rintracciare i fondi all'interno del proprio bilancio. Il consigliere critica soprattutto la destinazione di ben 200mila euro per l'informatizzazione della sede di Andria, denaro che invece potrebbe essere più ragionevolmente destinato al trasferimento della sede a Barletta.
Abbiamo approfondito l'argomento proprio col consigliere Mennea, porgendogli queste domande.
Come mai in consiglio regionale, pur avendo quattro consiglieri di Barletta in una maggioranza di sinistra, la questione della sede legale della Asl a Barletta sta subendo una sorta di ostracismo, in particolar modo da parte del vicepresidente Marmo del Pdl ,e non si riesce ad arrivare ad una risoluzione?
«Noi stiamo seguendo la strada della politica corretta, del percorso istituzionale: abbiamo dialogato con l'assessore Fiore, mentre marmo vanta la lunga militanza e le relazioni che ha costruito. Stando nell'ufficio di presidenza ha la possibilità di condizionare l'ordine del giorno, così come ha fatto con un suo ordine del giorno che è stato calendarizzato prima di un mio ordine presentato con altri consiglieri. Quando personalmente me ne sono accorto e ho protestato, i due ordini del giorno sono stati sfilati dalla convocazione del consiglio regionale e sono stati attribuiti alla commissione, dove poi si sono dispersi».
Tornando a parlare del trasferimento della sede Asl a Barletta, qual è stato e quale poteva essere il ruolo del sindaco Maffei? Poteva essere più incisivo?
«Mi limito a rispondere che il sindaco di una città, e quindi anche di Barletta, è la massima autorità sanitaria, per cui è l'interlocutore migliore per poter dirimere questa questione».
Lei sarebbe felice di appropriarsi il merito, una volta giunta la sede legale a Barletta, di aver lavorato più degli altri?
«Io sono felice di prendermi il merito di aver raggiunto un obiettivo che la città si aspetta e merita, perché la comunità barlettana deve avere questo riconoscimento».
Qualcuno le ha remato contro?
«Quelli che remano contro ci sono sempre, soprattutto quando qualcuno dimostra di essere più bravo dell'altro».
Per quanto riguarda invece la sede della Camera di Commercio, è concreta la possibilità che essa arrivi a Barletta?
«La possibilità concreta c'é. Con il prefetto e l'assessore regionale e vicepresidente con delega alle attività produttive Capone, abbiamo già individuato un percorso condiviso. Il nostro territorio ha diritto di avere una Camera di Commercio perché le nostre 45mila imprese pagano il diritto camerale a due Camere di Commercio diverse, quella di Bari e quella di Foggia, non ricevendo però in cambio le risorse finanziarie proporzionali al loro contributo, quindi sul territorio non c'è quella ricaduta auspicabile per le nostre imprese».
E' cronaca recentissima quella delle dimissioni del gruppo consiliare dei Socialisti dal consiglio comunale di Barletta. Lei da esponente del centrosinistra che idea si è fatto? Qual è adesso la situazione politica a Barletta?
«Mi dispiace che i Socialisti siano usciti dalla maggioranza, è un colpo quasi letale per la coalizione. Rappresenta una dichiarazione di fallimento di ciò che è stato fatto finora. Evidentemente il criterio di precarietà delle scelte fatte sino ad oggi non ha pagato., se un componente della coalizione, come quello rappresentato dai Socialisti, ha avuto questa reazione. Credo che si aprirà una crisi che spero possa far ravvedere qualcuno che immagina o ha immaginato di decidere per tutti in una stanzetta chiusa».
Secondo lei quindi come si risolverà tutto questo?
«Innanzitutto facendo emergere quelli che sono stati gli accordi pre-elettorali fra i membri della coalizione. L'apertura di una crisi potrebbe approdare nella soluzione di composizione del quadro politico. Se il sindaco fosse poi convinto della sua posizione potrebbe – per esempio – dimettersi per dare ai partiti la possibilità di trovare una soluzione in breve tempo. C'è già stato un episodio del genere che tuttavia non ha portato a nulla, evidentemente perché ci sono ostacoli troppo grossi».