L’ufficio di Francesco Ventola costa 88 mila euro
Gli alti costi degli uffici della provincia BT scatena le polemiche dell’opposizione. Le stanze arredate sono soltanto tre
martedì 21 settembre 2010
19.15
Se si vuole governare la provincia BT, sono necessari uffici confortevoli. Detto - fatto. Finora le stanze finemente arredate sono soltanto tre: la stanza del presidente Francesco Ventola, la sala delle riunioni, e la stanza della segretaria generale, Maria Di Filippo. E i costi? Facciamo qualche piccolo esempio: oltre 3000 euro per la scrivania del presidente, più di 7000 per l'armadio contenitore e quasi 3.700 per il tavolo per la stanza della segretaria. Inoltre ci sono 12 sedie in pelle bianca dal costo complessivo di 6000 euro, che ci ricordano un film di Fantozzi. Il presidente Ventola afferma che « spendere 88mila euro per arredare stanze così grandi, è poca cosa». Ne dà notizia il Corriere del Mezzogiorno in un articolo a firma di Carmen Carbonara.
Nel frattempo, nessun assessore ha una stanza, e sono tutti costretti a farsi ospitare nelle stanze dei dirigenti. Nel giugno scorso dieci consiglieri della sinistra hanno firmato una segnalazione alla Corte dei conti e all'Osservatorio regionale dei contratti pubblici, da cui emergerebbe che nel bando di gara necessario ad individuare l'azienda fornitrice degli arredi, «il requisito delle caratteristiche tecnico-dimensionali degli arredi individuati sarebbe riconducibile a uno specifico produttore», requisito in realtà vietato dall'articolo 68 del decreto legislativo 163/2006.
La «necessità di arredare» è più forte di un decreto legislativo?
Nel frattempo, nessun assessore ha una stanza, e sono tutti costretti a farsi ospitare nelle stanze dei dirigenti. Nel giugno scorso dieci consiglieri della sinistra hanno firmato una segnalazione alla Corte dei conti e all'Osservatorio regionale dei contratti pubblici, da cui emergerebbe che nel bando di gara necessario ad individuare l'azienda fornitrice degli arredi, «il requisito delle caratteristiche tecnico-dimensionali degli arredi individuati sarebbe riconducibile a uno specifico produttore», requisito in realtà vietato dall'articolo 68 del decreto legislativo 163/2006.
La «necessità di arredare» è più forte di un decreto legislativo?