L'orologio di San Giacomo compie 115 anni
Simbolo di una città che guardava lontano. 'Eretto dal Comune per pubblica utilità' nel 1895
lunedì 1 novembre 2010
Il prossimo 1° novembre, festa di Ognissanti, compirà la bellezza di 115 anni e potremmo fargli tutti quanti un altro bellissimo regalo: "rinfrescare" la memoria dei barlettani sulle origini della sua costruzione e sul perché fu concepito così alto, maestoso ed imponente.
Stiamo parlando dell'Orologio di San Giacomo, ubicato nel quartiere dove trovarono rifugio gli scampati delle distrutta Canne, con la sua torre eretta nel 1895 a spese della cittadinanza su progetto dell'ingegnere capo dell'ufficio tecnico comunale Losito, monumento di... elevata statura (é alto più di venti metri) e che ancora oggi, dopo essere stato restaurato con notevoli finanziamenti da parte dell'Amministrazione comunale nel 2007, é tornato ad occupare un posto di rilievo nell'omonimo quartiere, coi suoi giardinetti e gli alberi piantati al loro posto.
Manca, però, a mio modesto avviso, un solo ma non trascurabile dettaglio: quello che oggi si potrebbe chiamare il "messaggio pubblicitario" abbinato alla data della sua inaugurazione ed alla giustificazione della spese pubblica affrontata nella circostanza. Ovvero l'iscrizione nella lapide che sta sulla facciata e che così recita: "Il Municipio eresse per pubblica utilità". Una frase, per l'appunto, lapidaria ma che prima l'incuria del tempo e poi le fasi più recenti del restauro non hanno (usiamo un eufemismo) finora consentito all'ufficio manutenzioni del Comune di provvedere a ridipingere nelle cavità delle lettere.
Oggi si fa fatica a rileggere dal basso verso l'alto, col naso all'insù, quella tale iscrizione che fu dettata ai maestri scalpellini su di un foglietto ma chi significava tutto l'orgoglio di una classe dirigente per aver "investito" in un'opera pubblica, si direbbe oggi, ad alto valore aggiunto socialmente parlando: perché nel 1895 erano davvero in pochi a potersi permettere il lusso di un orologio personale, da taschino, e faceva sicuramente comodo a tutti un orologio pubblico che segnasse le fasi della vita cittadina.
Si legge di targhe stradali con certi nomi di vie cittadine scritti alla carlona, e nel mentre ci si dimentica di un modo molto "lapidario" di ricordare la memoria di certe opere pubbliche destinate, per volere di chi le aveva appaltato coi soldi della comunità, a durare nel tempo: comprese le diciture che ci fanno pensare a quel buon tempo antico quando certe spese si affrontavano per realizzare opere pubbliche destinate a sfidare i secoli. Nemmeno le cannonate dei tedeschi a settembre del '43 lo demolirono, pur colpendolo con millimetrica precisione...
E così, per il nostro caro Orologio di San Giacomo (al quale ho dedicato un mio libro dal titolo "L'ingranaggio del tempo"), dovrebbe essere arrivato il momento che quella benemerita scritta smetta di essere un ectoplasma e, magari con un tocco di rosso pompeiano, torni a farci ricordare che "per pubblica utilità" la torre dell'orologio venne costruita nel 1895, anno di grazia per una Barletta che voleva diventare un pò moderna col tocco delle grandi campane nel cielo cittadino...
Credo che tirar su un ponteggio ed affidare a maestranze di sicuro qualificate e competenti nella pitturazione degli esterni (comprese le risorse umane di Barsa), nel pieno rispetto delle vigenti norme di sicurezza, sia un "regalo" ben fatto per questo nostro grande vecchio al quale sono legate almeno quattro generazioni di barlettani e che ancora ci regala l'emozione di un tempo che scandisce la nostra vita quotidiana. Ammesso e non concesso che qualcuno lo faccia funzionare regolarmente e non si dimentichi di... dargli la carica.
Ma questa é ancora un'altra storia che é meglio riprendere in altra occasione.
Nino Vinella
Stiamo parlando dell'Orologio di San Giacomo, ubicato nel quartiere dove trovarono rifugio gli scampati delle distrutta Canne, con la sua torre eretta nel 1895 a spese della cittadinanza su progetto dell'ingegnere capo dell'ufficio tecnico comunale Losito, monumento di... elevata statura (é alto più di venti metri) e che ancora oggi, dopo essere stato restaurato con notevoli finanziamenti da parte dell'Amministrazione comunale nel 2007, é tornato ad occupare un posto di rilievo nell'omonimo quartiere, coi suoi giardinetti e gli alberi piantati al loro posto.
Manca, però, a mio modesto avviso, un solo ma non trascurabile dettaglio: quello che oggi si potrebbe chiamare il "messaggio pubblicitario" abbinato alla data della sua inaugurazione ed alla giustificazione della spese pubblica affrontata nella circostanza. Ovvero l'iscrizione nella lapide che sta sulla facciata e che così recita: "Il Municipio eresse per pubblica utilità". Una frase, per l'appunto, lapidaria ma che prima l'incuria del tempo e poi le fasi più recenti del restauro non hanno (usiamo un eufemismo) finora consentito all'ufficio manutenzioni del Comune di provvedere a ridipingere nelle cavità delle lettere.
Oggi si fa fatica a rileggere dal basso verso l'alto, col naso all'insù, quella tale iscrizione che fu dettata ai maestri scalpellini su di un foglietto ma chi significava tutto l'orgoglio di una classe dirigente per aver "investito" in un'opera pubblica, si direbbe oggi, ad alto valore aggiunto socialmente parlando: perché nel 1895 erano davvero in pochi a potersi permettere il lusso di un orologio personale, da taschino, e faceva sicuramente comodo a tutti un orologio pubblico che segnasse le fasi della vita cittadina.
Si legge di targhe stradali con certi nomi di vie cittadine scritti alla carlona, e nel mentre ci si dimentica di un modo molto "lapidario" di ricordare la memoria di certe opere pubbliche destinate, per volere di chi le aveva appaltato coi soldi della comunità, a durare nel tempo: comprese le diciture che ci fanno pensare a quel buon tempo antico quando certe spese si affrontavano per realizzare opere pubbliche destinate a sfidare i secoli. Nemmeno le cannonate dei tedeschi a settembre del '43 lo demolirono, pur colpendolo con millimetrica precisione...
E così, per il nostro caro Orologio di San Giacomo (al quale ho dedicato un mio libro dal titolo "L'ingranaggio del tempo"), dovrebbe essere arrivato il momento che quella benemerita scritta smetta di essere un ectoplasma e, magari con un tocco di rosso pompeiano, torni a farci ricordare che "per pubblica utilità" la torre dell'orologio venne costruita nel 1895, anno di grazia per una Barletta che voleva diventare un pò moderna col tocco delle grandi campane nel cielo cittadino...
Credo che tirar su un ponteggio ed affidare a maestranze di sicuro qualificate e competenti nella pitturazione degli esterni (comprese le risorse umane di Barsa), nel pieno rispetto delle vigenti norme di sicurezza, sia un "regalo" ben fatto per questo nostro grande vecchio al quale sono legate almeno quattro generazioni di barlettani e che ancora ci regala l'emozione di un tempo che scandisce la nostra vita quotidiana. Ammesso e non concesso che qualcuno lo faccia funzionare regolarmente e non si dimentichi di... dargli la carica.
Ma questa é ancora un'altra storia che é meglio riprendere in altra occasione.
Nino Vinella