L’on. Gero Grassi chiede, anche a Barletta, una nuova commissione sul caso Moro
Il PD s’interroga sulla storia, Messina: “il passato con gli occhi della prospettiva”
sabato 5 aprile 2014
11.44
È iniziata una serie d'incontri promossi dal Partito Democratico, anche per la campagna elettorale che porterà alle elezioni per il Parlamento Europeo il prossimo 25 maggio. E comincia nel migliore dei modi: ricordando. Nell'incontro nella serata di ieri nella sala Consiliare, ci si è chiesti "Chi e perché ha ucciso Aldo Moro?".
Una delle pagine più oscure e tragiche della nostra storia repubblicana è stata ricostruita dalla lettura dei vari atti della magistratura e delle diverse commissioni parlamentari che si sono occupati della Vicenda Moro, da parte dell'on. Gero Grassi, vicepresidente del gruppo PD alla Camera dei Deputati.
La lettura si è soffermata soprattutto sulla ricostruzione dei famosi 55 giorni del rapimento, dal 16 marzo 1978 al 9 maggio. Lo statista pugliese fu detenuto nella cosiddetta "prigione del popolo" in via Gradoli a Roma, e poi ritrovato, barbaramente mitragliato in un'auto in via Caetani. Ciò che l'on. Grassi va chiedendo a gran voce da diverso tempo, ribadendolo anche ieri all'incontro barlettano, è che si vada ad istituire nuovamente una Commissione parlamentare d'inchiesta su un mistero italiano così importante che ha sicuramente cambiato la storia successiva della politica italiana.
Il Presidente della Democrazia Cristiana, primo fautore del centrosinistra, si trovava in quel momento ad affrontare «un momento di passaggio» come ieri lo ha definito il Sindaco Pasquale Cascella, di possibile apertura al PCI, insomma rompendo quella "conventio ad excludendum" che aveva regnato fino ad allora; Moro voleva portare la DC sulla strada dell'innovazione. A Palazzo Chigi all'epoca vi era Giulio Andreotti e al Ministero degli Interni Francesco Cossiga. Entrambi probabilmente si sono portati nella tomba segreti italiani anche su questa vicenda.
Grassi, leggendo le varie dichiarazioni, solleva una serie di dubbi. Dubbi sulla reale appartenenza di Moretti alle Brigate Rosse, su cosa fossero in realtà le BR che rapirono Moro; perplessità questa riportata anche dalla vedova del politico di Maglie. Certi, appaiono gli oscuri collegamenti di molti protagonisti con la loggia massonica P2, che verrà fuori qualche anno dopo con i lavori della Commissione d'inchiesta di Tina Anselmi, l'Organizzazione segreta Gladio, i servizi segreti esteri e italiani, il Sismi.
Si confrontarono i sostenitori della fermezza e della trattativa. Ovviamente nessuna trattativa andò in porto. I Brigatisti raccontano confusamente le ultime ore di vita di Moro negli atti processuali. E le ultime sconvolgenti rivelazioni di ex ispettore di Polizia che c'era in via Fani e che parla di assistenza alle BR per il rapimento.
La serata è stata aperta dal consigliere regionale PD, Ruggiero Mennea, e dal vicesegretario regionale del PD, la barlettana Assuntela Messina, che ha così commentato: «La classe dirigente di un Partito deve interpretare e realizzare appieno una delle principali responsabilità della Politica che risiede nel fare formazione (che è anche studio rigoroso e critico del proprio passato). E quindi creare le premesse perché ogni cittadino consideri importante offrire e pretendere riflessioni informate e coerenti con la storia della Comunità di cui fa parte. Ricostruendo il passato con gli occhi della prospettiva».
Una delle pagine più oscure e tragiche della nostra storia repubblicana è stata ricostruita dalla lettura dei vari atti della magistratura e delle diverse commissioni parlamentari che si sono occupati della Vicenda Moro, da parte dell'on. Gero Grassi, vicepresidente del gruppo PD alla Camera dei Deputati.
La lettura si è soffermata soprattutto sulla ricostruzione dei famosi 55 giorni del rapimento, dal 16 marzo 1978 al 9 maggio. Lo statista pugliese fu detenuto nella cosiddetta "prigione del popolo" in via Gradoli a Roma, e poi ritrovato, barbaramente mitragliato in un'auto in via Caetani. Ciò che l'on. Grassi va chiedendo a gran voce da diverso tempo, ribadendolo anche ieri all'incontro barlettano, è che si vada ad istituire nuovamente una Commissione parlamentare d'inchiesta su un mistero italiano così importante che ha sicuramente cambiato la storia successiva della politica italiana.
Il Presidente della Democrazia Cristiana, primo fautore del centrosinistra, si trovava in quel momento ad affrontare «un momento di passaggio» come ieri lo ha definito il Sindaco Pasquale Cascella, di possibile apertura al PCI, insomma rompendo quella "conventio ad excludendum" che aveva regnato fino ad allora; Moro voleva portare la DC sulla strada dell'innovazione. A Palazzo Chigi all'epoca vi era Giulio Andreotti e al Ministero degli Interni Francesco Cossiga. Entrambi probabilmente si sono portati nella tomba segreti italiani anche su questa vicenda.
Grassi, leggendo le varie dichiarazioni, solleva una serie di dubbi. Dubbi sulla reale appartenenza di Moretti alle Brigate Rosse, su cosa fossero in realtà le BR che rapirono Moro; perplessità questa riportata anche dalla vedova del politico di Maglie. Certi, appaiono gli oscuri collegamenti di molti protagonisti con la loggia massonica P2, che verrà fuori qualche anno dopo con i lavori della Commissione d'inchiesta di Tina Anselmi, l'Organizzazione segreta Gladio, i servizi segreti esteri e italiani, il Sismi.
Si confrontarono i sostenitori della fermezza e della trattativa. Ovviamente nessuna trattativa andò in porto. I Brigatisti raccontano confusamente le ultime ore di vita di Moro negli atti processuali. E le ultime sconvolgenti rivelazioni di ex ispettore di Polizia che c'era in via Fani e che parla di assistenza alle BR per il rapimento.
La serata è stata aperta dal consigliere regionale PD, Ruggiero Mennea, e dal vicesegretario regionale del PD, la barlettana Assuntela Messina, che ha così commentato: «La classe dirigente di un Partito deve interpretare e realizzare appieno una delle principali responsabilità della Politica che risiede nel fare formazione (che è anche studio rigoroso e critico del proprio passato). E quindi creare le premesse perché ogni cittadino consideri importante offrire e pretendere riflessioni informate e coerenti con la storia della Comunità di cui fa parte. Ricostruendo il passato con gli occhi della prospettiva».