L'intima lettera di Padre Saverio Paolillo per il Natale
Una riflessione sul valore consumistico delle festività natalizie
mercoledì 22 dicembre 2021
«Caro Babbo Natale,
È arrivato il tempo di andartene in pensione o di metterti un po' da parte prima che sia troppo tardi.
Non voglio mancarti di rispetto, ma metterti in guardia su quello che sta succedendo. Lo so che hai agito sempre con buone intenzioni. In tutti questi anni ti sei sforzato di portare la felicità a tutti, soprattutto ai più piccoli, ma ora sei diventato lo zimbello dell'economia di mercato.
Tutti ti aspettano con ansia non per la tua bontà, ma perché sei un ottimo promotore di vendite. Induci la gente a spendere anche i soldi che non ha e fai guadagnare un sacco di denaro a chi sfrutta la tua tradizionale bontà. Sei diventato una minaccia per chi sborsa quattrini fino a indebitarsi e una miniera d'oro per chi produce e vende.
Non arrivi più alle case di tutti, ma visiti soltanto le famiglie che hanno potere d'acquisto. I più poveri ti vedono in televisione o nelle vetrine dei negozi addobbati a festa. A casa loro arrivi soltanto in forma di elemosina e beneficenza. La dimensione del dono che prevaleva nello scambio
dei regali è stata sostituita dalle leggi dure del mercato.
La gratuità è scomparsa lasciando il terreno libero agli interessi, a cominciare da quelli che pesano sulle rate da pagare. Ormai sei diventato come un virus che diffonde la febbre dei consumi. Quello che mi preoccupa è che in tutto questo tu ti trovi sempre più a tuo agio. La fama ti ha dato alla testa. Il successo ti ha reso ancora più invadente fino al punto di fare quasi scomparire il principale protagonista del Natale.
Stai usurpando il posto di Gesù Bambino.Forse non era questa la tua intenzione. Hai cominciato facendo il bene così come avevi imparato dal Bambinello di Betlemme, ma non hai fatto i conti con il potere di strumentalizzazione di chi ha scelto di investire la propria vita nell'accumulo compulsivo di beni materiali.
Non sei più a servizio dei valori che Gesù ha testimoniato, ma dei valori monetari che i tuoi patrocinatori guadagnano sulle tue spalle. Sei diventato il simbolo di una bontà artificiale, che si misura non sulle buone azioni realizzate durante tutto l'anno, ma sul successo delle azioni nelle borse di valori. Sta attento perché, invece di realizzare i sogni dei bambini, stai facendo gli interessi di chi corrompe i più piccoli con la falsa illusione che la felicità dipende dall'avere e dall'apparenza.
È arrivato il momento di metterti da parte se davvero hai a cuore il presente e il futuro dell'umanità. Cedi il tuo spazio a Gesù Bambino. A Natale la festa è solo sua. Se proprio vuoi aiutare, regala alla gente le indicazioni delcammino che porta alla grotta di Betlemme. Esci di scena e fa puntare i riflettori sulla mangiatoia.
Nel vero Natale non c'è nessun apparato esteriore. Non ci sono strade illuminate, negozi addobbati e folle di clienti che corrono freneticamente dietro gli acquisti. C'è molta indifferenza, la stessa che condanna i poveri all'invisibilità e allo scarto. Non ci sono autorità perché il contesto di miseria crea imbarazzo e rivela la loro incompetenza amministrativa, soprattutto quando si tratta di risolvere i problemi della periferia.
Non appaiono neanche i benefattori perché non ci sono fotografi e telecamere per registrare la loro beneficenza. Non c'è chiasso, ma un profondo silenzio. Ci sono Maria e Giuseppe, due adolescenti che hanno rinunciato ai loro sogni, per assumere quello di Dio. Loro il Natale lo hanno capito bene quando hanno deciso di regalare la loro vita a Dio e all'umanità perché, attraverso Gesù, potessero incontrarsi e riprendere insieme il cammino che porta alla pienezza di vita e alla felicità. C'è anche tanta povera gente, uguale a quella che è scartata nella festa di "Natale" patrocinata dall'economia di mercato e propagandata con la tua immagine.
Sono proprio loro, i poveri di tutti i tempi, ad essere gli invitati principali della festa di Natale promossa dall'economia della salvezza patrocinata da Dio. C'è, soprattutto,
un bambino deposto in una mangiatoia. È povero e fragile. Non è addobbato di regali ricercati, ma è rivestito di semplici fasce. Stende le mani desiderose di essere ricevuto in braccio da chiunque voglia prendersi cura di Lui. È Lui il vero dono del Natale accessibile a tutti. È il regalo più bello che l'umanità abbia mai ricevuto e pensa ancora di avere. Ed è gratuito. Non si compra né si vende. Semplicemente si dona.
Caro Babbo Natale, la salvezza dell'umanità non viene con te dal Polo Nord in una slitta trainata da renne. Non arriva attraverso i regali che escono dal sacco che carichi sulle tue
spalle. Non nasce dal ventre dell'economia di mercato che solo genera consumismo
esasperato, indebitamento, sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali per rispondere alle esigenze della produzione e del consumo, permanente stato di insoddisfazione, stress per avere sempre di più, mania per l'apparenza e esclusione di chi non può spendere.
La salvezza viene dal Cielo, scende dall'alto, è la mano tesa di un Babbo che non ha la barba bianca come te, ma è tutto cuore. Ama il mondo fino al punto di donare proprio Figlio non per
condannarlo, ma per salvarlo. Viene proprio da quel Bambino che noi abbiamo messo da parte per fare spazio a te. Non voglio che tu ti senta escluso come tanti anziani, ma che usi
tutta la tua preziosa saggezza per orientare le nuove generazioni.
Segui l'esempio del vecchio Simeone, uomo giusto e pieno di Spirito Santo, che, dopo aver preso il Bambino Gesù tra le sue mani, loda Dio dicendo: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele" (Lc 2,29-32).
Regalaci un Natale senza frenesia di consumi e senza distrazioni. Lascia stare i regali che la propaganda ci impone con l'illusione di farci felici. Mettiti da parte e lascia fare a Dio. Lui sa di che cosa abbiamo bisogno. L'emergenza del mondo attuale non è avere l'ultimo modello di cellulare, ma recuperare umanità. I beni materiali possono migliorare la nostra condizione di vita, ma ciò che ci rende veramente umani è il V angelo che Gesù ci ha raccontato e mostrato con la sua testimonianza.
Tu puoi rallegrare un bambino per un giorno, ma non hai il potere de asciugare le lacrime dei bambini che vivono tutto l'anno nella miseria. Tu puoi anche riuscire a fare firmare un armistizio per 24 ore, ma non sei capace di convincere gli uomini a deporre le armi e a costruire una cultura di pace. Tu ottieni pure di riunire le persone intorno al tavolo nella cena di Natale, ma non riesci ad abbattere i muri innalzati dall'ignoranza, pregiudizio e intolleranza che minacciano quotidianamente le nostre relazioni interpersonali.
Tu puoi farci anche sentire buoni nel giorno di Natale, ma non ce la fai a renderci così durante tutto l'anno. Tu puoi stimolare la generosità nelle feste natalizie, ma non hai la forza di liberare il nostro cuore dall'indifferenza e dall'egoismo con cui trattiamo gli altri durante tutto l'anno. Tu puoi rallegrarci durante le festività, ma non hai la competenza per regalarci la gioia vera. Il mondo solo può farcela se riparte da Betlemme. Gesù Bambino è il Dio della salvezza che cerchiamo a tentoni. È il Dio della pace che tanto aneliamo. È il Dio della misericordia che può porre fine alla nostra sete di vendetta. È il Dio della compassione che riesce ad intenerire il nostro cuore e ad assumere la sofferenza degli altri.
È il Dio che spezza il pane per insegnarci a condividere i beni della terra. È il Dio della vita e della gioia. In questo Natale regaliamoci Dio, doniamoci reciprocamente il Suo amore, offriamoci la nostra presenza fraterna e solidale, soprattutto nei momenti di bisogno. Facciamo come Lui. Spogliamoci di cose, titoli e prerogative per rivestirci di umanità. Quanto più siamo umani secondo Gesù, tanto più diventeremo divini come Lui.
L'itinerario che ci porta ad assumere la sua divinità passa per il cammino di umanizzazione che il Maestro ha percorso quando è venuto tra di noi.
Arrivederci a Betlemme. Dio dica bene di te e di noi».
È arrivato il tempo di andartene in pensione o di metterti un po' da parte prima che sia troppo tardi.
Non voglio mancarti di rispetto, ma metterti in guardia su quello che sta succedendo. Lo so che hai agito sempre con buone intenzioni. In tutti questi anni ti sei sforzato di portare la felicità a tutti, soprattutto ai più piccoli, ma ora sei diventato lo zimbello dell'economia di mercato.
Tutti ti aspettano con ansia non per la tua bontà, ma perché sei un ottimo promotore di vendite. Induci la gente a spendere anche i soldi che non ha e fai guadagnare un sacco di denaro a chi sfrutta la tua tradizionale bontà. Sei diventato una minaccia per chi sborsa quattrini fino a indebitarsi e una miniera d'oro per chi produce e vende.
Non arrivi più alle case di tutti, ma visiti soltanto le famiglie che hanno potere d'acquisto. I più poveri ti vedono in televisione o nelle vetrine dei negozi addobbati a festa. A casa loro arrivi soltanto in forma di elemosina e beneficenza. La dimensione del dono che prevaleva nello scambio
dei regali è stata sostituita dalle leggi dure del mercato.
La gratuità è scomparsa lasciando il terreno libero agli interessi, a cominciare da quelli che pesano sulle rate da pagare. Ormai sei diventato come un virus che diffonde la febbre dei consumi. Quello che mi preoccupa è che in tutto questo tu ti trovi sempre più a tuo agio. La fama ti ha dato alla testa. Il successo ti ha reso ancora più invadente fino al punto di fare quasi scomparire il principale protagonista del Natale.
Stai usurpando il posto di Gesù Bambino.Forse non era questa la tua intenzione. Hai cominciato facendo il bene così come avevi imparato dal Bambinello di Betlemme, ma non hai fatto i conti con il potere di strumentalizzazione di chi ha scelto di investire la propria vita nell'accumulo compulsivo di beni materiali.
Non sei più a servizio dei valori che Gesù ha testimoniato, ma dei valori monetari che i tuoi patrocinatori guadagnano sulle tue spalle. Sei diventato il simbolo di una bontà artificiale, che si misura non sulle buone azioni realizzate durante tutto l'anno, ma sul successo delle azioni nelle borse di valori. Sta attento perché, invece di realizzare i sogni dei bambini, stai facendo gli interessi di chi corrompe i più piccoli con la falsa illusione che la felicità dipende dall'avere e dall'apparenza.
È arrivato il momento di metterti da parte se davvero hai a cuore il presente e il futuro dell'umanità. Cedi il tuo spazio a Gesù Bambino. A Natale la festa è solo sua. Se proprio vuoi aiutare, regala alla gente le indicazioni delcammino che porta alla grotta di Betlemme. Esci di scena e fa puntare i riflettori sulla mangiatoia.
Nel vero Natale non c'è nessun apparato esteriore. Non ci sono strade illuminate, negozi addobbati e folle di clienti che corrono freneticamente dietro gli acquisti. C'è molta indifferenza, la stessa che condanna i poveri all'invisibilità e allo scarto. Non ci sono autorità perché il contesto di miseria crea imbarazzo e rivela la loro incompetenza amministrativa, soprattutto quando si tratta di risolvere i problemi della periferia.
Non appaiono neanche i benefattori perché non ci sono fotografi e telecamere per registrare la loro beneficenza. Non c'è chiasso, ma un profondo silenzio. Ci sono Maria e Giuseppe, due adolescenti che hanno rinunciato ai loro sogni, per assumere quello di Dio. Loro il Natale lo hanno capito bene quando hanno deciso di regalare la loro vita a Dio e all'umanità perché, attraverso Gesù, potessero incontrarsi e riprendere insieme il cammino che porta alla pienezza di vita e alla felicità. C'è anche tanta povera gente, uguale a quella che è scartata nella festa di "Natale" patrocinata dall'economia di mercato e propagandata con la tua immagine.
Sono proprio loro, i poveri di tutti i tempi, ad essere gli invitati principali della festa di Natale promossa dall'economia della salvezza patrocinata da Dio. C'è, soprattutto,
un bambino deposto in una mangiatoia. È povero e fragile. Non è addobbato di regali ricercati, ma è rivestito di semplici fasce. Stende le mani desiderose di essere ricevuto in braccio da chiunque voglia prendersi cura di Lui. È Lui il vero dono del Natale accessibile a tutti. È il regalo più bello che l'umanità abbia mai ricevuto e pensa ancora di avere. Ed è gratuito. Non si compra né si vende. Semplicemente si dona.
Caro Babbo Natale, la salvezza dell'umanità non viene con te dal Polo Nord in una slitta trainata da renne. Non arriva attraverso i regali che escono dal sacco che carichi sulle tue
spalle. Non nasce dal ventre dell'economia di mercato che solo genera consumismo
esasperato, indebitamento, sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali per rispondere alle esigenze della produzione e del consumo, permanente stato di insoddisfazione, stress per avere sempre di più, mania per l'apparenza e esclusione di chi non può spendere.
La salvezza viene dal Cielo, scende dall'alto, è la mano tesa di un Babbo che non ha la barba bianca come te, ma è tutto cuore. Ama il mondo fino al punto di donare proprio Figlio non per
condannarlo, ma per salvarlo. Viene proprio da quel Bambino che noi abbiamo messo da parte per fare spazio a te. Non voglio che tu ti senta escluso come tanti anziani, ma che usi
tutta la tua preziosa saggezza per orientare le nuove generazioni.
Segui l'esempio del vecchio Simeone, uomo giusto e pieno di Spirito Santo, che, dopo aver preso il Bambino Gesù tra le sue mani, loda Dio dicendo: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele" (Lc 2,29-32).
Regalaci un Natale senza frenesia di consumi e senza distrazioni. Lascia stare i regali che la propaganda ci impone con l'illusione di farci felici. Mettiti da parte e lascia fare a Dio. Lui sa di che cosa abbiamo bisogno. L'emergenza del mondo attuale non è avere l'ultimo modello di cellulare, ma recuperare umanità. I beni materiali possono migliorare la nostra condizione di vita, ma ciò che ci rende veramente umani è il V angelo che Gesù ci ha raccontato e mostrato con la sua testimonianza.
Tu puoi rallegrare un bambino per un giorno, ma non hai il potere de asciugare le lacrime dei bambini che vivono tutto l'anno nella miseria. Tu puoi anche riuscire a fare firmare un armistizio per 24 ore, ma non sei capace di convincere gli uomini a deporre le armi e a costruire una cultura di pace. Tu ottieni pure di riunire le persone intorno al tavolo nella cena di Natale, ma non riesci ad abbattere i muri innalzati dall'ignoranza, pregiudizio e intolleranza che minacciano quotidianamente le nostre relazioni interpersonali.
Tu puoi farci anche sentire buoni nel giorno di Natale, ma non ce la fai a renderci così durante tutto l'anno. Tu puoi stimolare la generosità nelle feste natalizie, ma non hai la forza di liberare il nostro cuore dall'indifferenza e dall'egoismo con cui trattiamo gli altri durante tutto l'anno. Tu puoi rallegrarci durante le festività, ma non hai la competenza per regalarci la gioia vera. Il mondo solo può farcela se riparte da Betlemme. Gesù Bambino è il Dio della salvezza che cerchiamo a tentoni. È il Dio della pace che tanto aneliamo. È il Dio della misericordia che può porre fine alla nostra sete di vendetta. È il Dio della compassione che riesce ad intenerire il nostro cuore e ad assumere la sofferenza degli altri.
È il Dio che spezza il pane per insegnarci a condividere i beni della terra. È il Dio della vita e della gioia. In questo Natale regaliamoci Dio, doniamoci reciprocamente il Suo amore, offriamoci la nostra presenza fraterna e solidale, soprattutto nei momenti di bisogno. Facciamo come Lui. Spogliamoci di cose, titoli e prerogative per rivestirci di umanità. Quanto più siamo umani secondo Gesù, tanto più diventeremo divini come Lui.
L'itinerario che ci porta ad assumere la sua divinità passa per il cammino di umanizzazione che il Maestro ha percorso quando è venuto tra di noi.
Arrivederci a Betlemme. Dio dica bene di te e di noi».