L'assurda agonia di Barletta

Si muore in città tra rincorse agli assessorati e l'arrembaggio alla Bar.S.A. Un quadro agghiacciante e desolante

giovedì 29 marzo 2012
A cura di Franco Caputo
In pochi mesi (all'incirca 6) nella nostra Città è successo di tutto, una quantità ed una gamma ampissima di disastri e morti violente, un insieme di fenomeni a dir poco angoscianti. Tutto il peggio che la cronaca possa registrare con un costo in termini di vite umane davvero insopportabile. E' difficoltoso in poche righe approfondirne le cause, ma è doveroso tentare almeno di delinearne i tratti principali, per provare a prendere coscienza della gravità di ciò che sta accadendo. Un degrado sociale e morale che sembra accompagnarsi ormai al declino economico del nostro territorio. Ciò rende ancor più necessaria una riflessione collettiva per ricominciare a chiederci dove stiamo andando, quali sono (se vi sono) i progetti per il nostro futuro, e soprattutto se in essi possano trovare concretamente spazio parole come: "sviluppo umano", "bene comune", "dignità dell'uomo", "benessere economico", "rispetto per l'ambiente".

Se ripercorressimo le tante tragedie che si sono susseguite dallo scorso mese di ottobre 2011 troveremmo di tutto, in peggio ovviamente. Dal tragico crollo di Via Roma, uno spaccato di lavoro precario, speculazione edilizia e superficialità dei controlli, all'omicidio dei due stranieri avvenuto in un opificio abbandonato di Via Trani a pochi passi da un ipermercato, luogo simbolo della "finta opulenza" dei barlettani. O ancora, dall'omicidio di due donne, ammazzate in casa per rapina o per inestricabili interessi economici, all'assurda morte di un'altra donna avvenuta presso un ambulatorio medico, vittima a quanto pare di farmaci comprati a basso costo su Ebay. Un'insieme di eventi che non possono essere relegati a semplici fenomeni di cronaca, ma che necessitano di una rielaborazione in chiave politica.

Un quadro agghiacciante e desolante fatto di tragedie che toccano questioni come il lavoro nero, la speculazione economica, l'accoglienza degli stranieri, il disagio sociale e l'ennesima storia di malasanità privata. Rispetto a tutto ciò si ha la sensazione che politica e istituzioni siano assenti o, nel migliore dei casi, che esse guardino da tutt'altra parte. In un siffatto contesto sarebbe auspicabile che il Consiglio Comunale anziché occuparsi per giorni interi di regolamenti vari, che nei fatti non "regolano niente", o addirittura di "politica estera" (risoluzione per i Marò Italiani prigionieri in India), torni ad occuparsi di problemi veri. Ad esempio, prima delle elezioni comunali dello scorso maggio, con una Delibera di Giunta, era stata individuata un'area per realizzare un campo-rom attrezzato con relativi servizi. L'ipocrisia e la solita incertezza dell'Amministrazione unitamente alla sciocca strumentalizzazione da parte della destra hanno fatto morire sul nascere un'iniziativa di grande importanza, benché probabilmente indotta più da altri motivi di opportunità (sgombero dell'area attualmente utilizzata) e non per convinzione politica. E comunque più in generale, i Partiti aprano al più presto una seria discussione sulle politiche di inclusione sociale e di contrasto alla povertà, sui temi della sicurezza, sul controllo del territorio, sulla legalità e sulla qualità dell'ambiente e dell'aria.

Si dia un senso alla politica assegnando un ruolo attivo alle Istituzioni. Vi è bisogno di ricercare una nuova dimensione politica ed una diversa prospettiva di analisi. Occorre uno sforzo credibile per rendere coerente la "visione ideale" (spesso vagheggiata) ed il "governo reale" della Città. Un tema che non può rimanere astratto perché attiene alla vita quotidiana delle persone. Giovani, donne, anziani, disoccupati, cittadini stranieri e operatori economici che hanno urgente bisogno di capire se la "Città", intesa come complesso articolato di Istituzioni, di individui, di interessi e di criticità varie, è amica o nemica della persona. Cioè se essa è in grado di realizzare obiettivi collettivi o se deve essere asservita solo all'interesse di pochi, talvolta anche in modo illegittimo e comunque parziale.

E' quanto mai urgente che la politica torni a governare i processi collettivi anche per abbattere e ridurre le crescenti "emergenze". Sarebbe quanto mai salutare e necessario un esercizio di mitezza e umiltà che riporti la politica a cogliere e rappresentare il punto di vista delle persone comuni, per condividerne problemi e bisogni reali; solo così si comprenderebbe (forse) quanto siano distanti gli assurdi riti delle fumose discussioni, dei tatticismi fatti di rinvii e tentennamenti. I danni della precarietà amministrativa, dei finti congressi, delle lotte fratricide per conquistare assessorati o per il controllo della Barsa o le "raffazzonate delibere" per definire gli assetti organizzativi e dirigenziali. Una fase difficile che impone riflessioni importanti per cercare di ridefinire una relazione "solidaristica" individuo/società sia sul piano strettamente politico, sia su quello etico-religioso anche in ragione delle tradizioni culturali della nostra comunità. La Quaresima che viviamo in questi giorni, con la resurrezione, segna sopratutto il riscatto dell'UOMO, di tutti gli uomini, e quindi la salvezza. Mi sembra appropriata e significativa in proposito, al fine di comprendere l'utilità di procedere uniti nel cammino verso il nostro futuro, un'affermazione fatta di recente da Mons. Paglia, Vescovo di Terni, secondo cui: "ciascuno è responsabile della salvezza di tutti".