L'Ascensione di Gesù, festa dell'umanità glorificata
Una solennità importante spiegata da don Vito Carpentiere
domenica 17 maggio 2015
Dal Vangelo secondo Marco: "In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
A partire da oggi celebreremo ogni domenica un aspetto importante della nostra fede che, pur ponendo al centro il Signore, riguarda noi, singoli credenti e comunità. Ovvero da quel che cercheremo di comprendere di Lui, aggiungeremo un tassello importante alla nostra identità di cristiani. E la festa che apre questa carrellata di doni è la solennità dell'Ascensione al cielo di Gesù, contenuta come verità di fede nel Simbolo Apostolico con le parole "salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre Onnipotente". Se questo giorno è così importante è perché Gesù non è salito al cielo nello stessa condizione in cui era disceso, ma vi sale portando con sé la nostra umanità che, a questo punto, diventa "capax Dei" (capace di Dio). E allora è la festa dell'umanità glorificata che, in Cristo, siede alla destra del Padre e l'uomo non diventa solo capace di vedere ed accogliere Dio, ma anche portatore di Dio.
Infatti nel racconto evangelico, prima di essere elevato in cielo, Gesù manda gli Undici in tutto il mondo a proclamare il Vangelo. Quanta fiducia il Signore ripone in me e e nella nostra umanità se per essere portato non si serve degli angeli e arcangeli ma si affida alle nostre povere mani e fragili vite per "essere portato" come annuncio di gioia che libera e salva. Che cosa chiede? Di andare, uscire, proclamare e seminare bene, verbi tutti che profumano di ampi e liberi orizzonti verso la variegata geografia dei bisogni umani. Che ventata di freschezza, contro la perenne tentazione di chiudere e di chiuderci nei nostri problemi, nelle nostre sacrestie, nei nostri schemi. "Chiesa in uscita" non è uno slogan di papà Francesco, ma un perentorio invito del Signore. Nella nostra fede tutto è in movimento (cammino, itinerario, andare, processione) proprio perché essa è incontro con una persona, Gesù, ed ogni incontro diventa relazione quando esco da me per andare incontro all'Altro e agli altri.
"Il Signore agiva insieme con loro". Ecco cosa mi dà serenità: non sono solo, non siamo soli! Lui è con me, anzi con noi (questo il significato del nome Emmanuele), per fare comunione, per amarmi, per spronarmi, per vincere il male col bene, per seminare speranza, per rianimare gli sfiduciati, per essere frammento del suo stesso Amore che nutre ogni bisogno. Perché Lui non toglie nulla. Anzi: dona tutto!
Buona domenica!
[don Vito]
A partire da oggi celebreremo ogni domenica un aspetto importante della nostra fede che, pur ponendo al centro il Signore, riguarda noi, singoli credenti e comunità. Ovvero da quel che cercheremo di comprendere di Lui, aggiungeremo un tassello importante alla nostra identità di cristiani. E la festa che apre questa carrellata di doni è la solennità dell'Ascensione al cielo di Gesù, contenuta come verità di fede nel Simbolo Apostolico con le parole "salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre Onnipotente". Se questo giorno è così importante è perché Gesù non è salito al cielo nello stessa condizione in cui era disceso, ma vi sale portando con sé la nostra umanità che, a questo punto, diventa "capax Dei" (capace di Dio). E allora è la festa dell'umanità glorificata che, in Cristo, siede alla destra del Padre e l'uomo non diventa solo capace di vedere ed accogliere Dio, ma anche portatore di Dio.
Infatti nel racconto evangelico, prima di essere elevato in cielo, Gesù manda gli Undici in tutto il mondo a proclamare il Vangelo. Quanta fiducia il Signore ripone in me e e nella nostra umanità se per essere portato non si serve degli angeli e arcangeli ma si affida alle nostre povere mani e fragili vite per "essere portato" come annuncio di gioia che libera e salva. Che cosa chiede? Di andare, uscire, proclamare e seminare bene, verbi tutti che profumano di ampi e liberi orizzonti verso la variegata geografia dei bisogni umani. Che ventata di freschezza, contro la perenne tentazione di chiudere e di chiuderci nei nostri problemi, nelle nostre sacrestie, nei nostri schemi. "Chiesa in uscita" non è uno slogan di papà Francesco, ma un perentorio invito del Signore. Nella nostra fede tutto è in movimento (cammino, itinerario, andare, processione) proprio perché essa è incontro con una persona, Gesù, ed ogni incontro diventa relazione quando esco da me per andare incontro all'Altro e agli altri.
"Il Signore agiva insieme con loro". Ecco cosa mi dà serenità: non sono solo, non siamo soli! Lui è con me, anzi con noi (questo il significato del nome Emmanuele), per fare comunione, per amarmi, per spronarmi, per vincere il male col bene, per seminare speranza, per rianimare gli sfiduciati, per essere frammento del suo stesso Amore che nutre ogni bisogno. Perché Lui non toglie nulla. Anzi: dona tutto!
Buona domenica!
[don Vito]