L'ambiente e la cultura dell'emergenza, quale futuro per Barletta?

Intervista a Sabrina Salerno del Forum Salute e Ambiente

lunedì 4 gennaio 2016
A cura di Ida Vinella
Interrogarsi sullo stato di salute della città è legittimo, e i cittadini di Barletta ultimamente domandano molto fino a indignarsi sulle tante "cose che non vanno". Il verde è fragile, l'aria fin troppo colma di inquinamento e smog, e la salvaguardia ambientale spesso viene trattata come argomento da campagna elettorale o come moda passeggera. Per questo abbiamo intervistato Sabrina Salerno, da anni attivista in campo ambientale e rappresentante del Forum Salute e Ambiente, che recentemente si è fatto promotore di diverse iniziative rivolte ai cittadini.

A dicembre il Forum Salute e Ambiente ha consegnato le oltre mille firme per le delibere Rifiuti Zero e Monitoraggio ambientale da proporre in consiglio comunale. Questi mille cittadini che idea hanno dello stato di salute dell'ambiente barlettano?
«Ci sono state due tipologie di cittadini che hanno firmato. Chi, conoscendo il nostro impegno e le tematiche, si è recato ai banchetti di sua spontanea volontà, portando talvolta con sé amici e parenti ai quali aveva già spiegato il contenuto delle proposte. Chi, invece, incuriosito dal manifesto del banchetto o dalle informazioni diffuse tramite social e media o fermato da noi, ha colto l'occasione per conoscere, dipanare dubbi, fare domande. In linea di massima possiamo affermare che, al di là della situazione barlettana, i cittadini che hanno sottoscritto le nostre proposte di deliberazione - che il consiglio comunale è tenuto a discutere e votare entro il 17 marzo 201 - sanno che lo stato di salute dell'ambiente è gravemente compromesso dall'attività umana e che un ambiente inquinato ha ovviamente negativi effetti sulla salute umana».

Ultimamente c'è stato molto fermento sul tema della lotta all'inquinamento nella zona industriale di Barletta: quanto c'è di strumentalizzazione politica e quanto di concreta presa di coscienza di queste complesse problematiche?
«La strumentalizzazione politica è alla base di tutte quelle azioni che ultimamente non hanno fatto altro che creare allarmismo, confusione ed inutili quanto effimeri fiumi di parole da parte di numerosi esponenti politici locali. Questi ultimi infatti hanno l'abitudine di agire solo quando si crea quell'emergenza in grado di far risvegliare la sopita popolazione barlettana attraverso una violenta e momentanea indignazione su Facebook. Le problematiche sono invece molto complesse e andrebbero affrontate con una pianificazione in grado di rivoluzionare le pessime attività umane che neanche limiti e controlli sono in grado di rendere sane e perciò tollerabili. Non dimentichiamo inoltre che la politica locale, che dovrebbe tutelare i diritti dei cittadini, in realtà ha enormi responsabilità rispetto alle problematiche ambientali e sanitarie. Questo nel completo silenzio, e perciò con la complicità, di tutti i soggetti eletti dai barlettani, mestieranti della politica e giovani leve comprese. A mo' d'esempio riportiamo la questione dei fumi tossici. Non è che le aziende insalubri che operano in città rilascino inquinanti solo in presenza di nubi scure, lo fanno quotidianamente anche quando il cielo risulta limpido per l'occhio umano. La Buzzi Unicem brucia 178 tonnellate al giorno di rifiuti rilasciando in atmosfera inquinanti gassosi, particolato e altro: a fronte di questo, solo alcuni inquinanti - come il PM10 - sono ad oggi monitorati sul territorio urbano di Barletta. Per questo ed altri motivi ci opponiamo all'attività di incenerimento di rifiuti e pretendiamo uno studio capillare sulle ricadute ambientali e quindi sanitarie di tutti i veleni rilasciati dai due impianti cittadini soggetti alla Direttiva 96/61/CE sulla prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento (IPPC) che sono appunto la Buzzi Unicem e la Timac Agro».

Sono stati decretati alcune settimane fa i "Comuni ricicloni" più virtuosi secondo Legambiente: Barletta avanza ma a piccoli passi, rispetto ad una lanciatissima Andria, grazie alla strategia del porta a porta. Cosa manca al raggiungimento concreto dei "rifiuti zero"?
«Il metodo 'porta a porta', che per primi abbiamo promosso, è il primo dei dieci passaggi previsti dalla Strategia Rifiuti Zero. Rispondiamo alla domanda rifacendoci ai dati diffusi dalla Regione Puglia che ad oggi diffonde sul sito istituzionale quelli relativi al 2014 e al 2015 sino al mese di agosto. La media di raccolta differenziata a Barletta è di circa il 72%, quella di Andria invece di circa il 64%. In entrambi i comuni invece la percentuale di produzione di rifiuti indifferenziati pro capite al mese è di circa il 35%. L'esperienza mostra che limitarsi alla raccolta differenziata con il metodo 'porta a porta' non consente di superare la soglia del 70-75% di raccolta differenziata né di diminuire la quantità di rifiuti prodotti, differenziati e non, così come mostrato dai dati diffusi dalla nostra Regione. Il primo obiettivo di una sana e circolare gestione dei rifiuti dovrebbe essere invece quello di una riduzione a monte dei rifiuti. Seguire i passi suggeriti dalla Strategia Rifiuti Zero, che poggia sul costante monitoraggio e coinvolgimento non solo dei cittadini, che devono essere premiati con la tariffazione puntuale, ma anche del mondo produttivo, consente invece di ridurre la quantità di rifiuti prodotti e di aumentarne la differenziazione. Campagne di informazione e formazione finalizzate a scegliere prodotti alla spina, eliminare i beni usa e getta, scegliere le marche con packaging riciclabile, fare compostaggio domestico o di quartiere e promuovere simili sane ed etiche abitudini dovrebbero susseguirsi in una comunità che sceglie il cammino Rifiuti Zero. Si tratta anche di economia solidale. Fondamentali risultano centri comunali per il conferimento di tutti quei beni che non hanno ancora esaurito il proprio ciclo vita. Per esempio, perché conferire vestiario nei cassonetti gialli (che fine fanno?) e mobili ed elettrodomestici negli ecocentri dove una volta lasciati non possono essere presi da altri cittadini in quanto automaticamente acquistano lo status di rifiuto? Non sarebbe opportuno creare un centro comunale nel quale, formando calzolai, sarti, elettricisti, falegnami, questi beni possano essere riparati, se rotti, e ceduti a chi ne facesse richiesta? Meno spreco, meno rifiuti, più solidarietà. A maggio in Francia è stata approvata una legge contro lo spreco alimentare: i supermercati non possono buttare via o distruggere i prodotti alimentari invenduti, ma sono obbligati a donarli ad associazioni di beneficenza. E' necessaria una legge per avviare in una città un simile percorso? Noi crediamo di no, crediamo che un'amministrazione lungimirante che lavori per il benessere dei cittadini e venga ben percepita da quest'ultimi possa essere in grado e soprattutto debba coordinare le realtà economiche e sociali operanti nel suo territorio al fine di realizzare simili iniziative. Infine, un Comune che aderisce alla Strategia Rifiuti Zero vieta sul proprio territorio la pratica di incenerimento dei rifiuti che è sinonimo di distruzione di materiali altrimenti riciclabili, rilascio di fumi altamente tossici e produzione di ceneri e scorie che necessitano di ulteriore smaltimento. Evidentemente Barletta, nonostante le dichiarazioni del Sindaco Cascella che si ostina a dichiarare che la nostra città stia già attuando Rifiuti Zero, è lontanissima dal vivere una sana e logica relazione con i rifiuti che potrebbero e dovrebbero diventare risorse».

Il progetto per limitare l'erosione delle coste, la maggiore attenzione sul monitoraggio dell'aria, le segnalazioni dei cittadini: le associazioni ambientaliste di Barletta lottano da tempo su questi temi, ma quanto è cambiato nella coscienza cittadina negli ultimi anni?
«Le tematiche ambientali e soprattutto la loro relazione con la salute umana sono argomenti ostici che raramente il cittadino da solo è in grado di far propri. Crediamo che far parte di un gruppo, formale come un'associazione o informale come un movimento o un forum, sia il modo migliore per approcciare un mondo così vasto ed interessato da diritto, scienza e tecnologia. Per comprendere a pieno la pericolosità di alcune scelte e la potenzialità di altre è necessario ascoltare ed aggiornarsi continuamente, studiando e partecipando ad incontri tematici. Questo è quello che nel nostro piccolo facciamo da anni con non poco sacrificio. Il dato più allarmante è l'assenza a Barletta di medici, in particolare pediatri, radiologi, cardiologi, oncologici, impegnati nella prevenzione primaria legata alla qualità dell'ambiente in cui viviamo. Il nostro gruppo è supportato dai medici che aderiscono all'ISDE (Associazione Medici per l'Ambiente), in particolare in Puglia godiamo dell'aiuto di Agostino Di Ciaula. Afferma il dott. Di Ciaula in un recente intervento sul social network Facebook: "Rispetto al 2014 la mortalità è aumentata dell'11%: 68.000 morti in più. Non se ne parla perché la notizia è scomoda, ma ancora in crescita è anche il numero di bambini con disabilità (quest'anno circa 87.000 nella scuola primaria, circa 67.000 nella scuola secondaria di I grado). Come al solito, daranno la responsabilità agli stili di vita, alla crisi, persino alla genetica. Sappiamo invece bene che tutto questo (e molto altro) sarebbe stato evitabile se solo si fosse considerato il diritto alla salute come prioritario rispetto a qualunque altro diritto, se si fosse rispettato l'articolo 41 della Costituzione, se non si fossero sistematicamente ignorate le misure di prevenzione primaria. Le responsabilità le ha chiunque abbia deliberatamente negato una valutazione di impatto sanitario, chiunque abbia deciso di autorizzare impianti inquinanti in aree da bonificare, chiunque abbia aperto autostrade a forme di cattiva imprenditoria erigendo barriere a forme di imprenditoria sostenibile, chiunque abbia ignorato che l'ambiente è il primo determinante della salute umana. Chi è fra questi, dovrebbe almeno evitare l'ipocrisia di commentare questi dati. Tutti gli altri hanno il dovere morale di darsi da fare per far scendere queste curve". Diamoci da fare, insieme, dunque».

Un desiderio da far avverare nel 2016, in tema di salvaguardia ambientale…
«Approvazione delle due proposte di deliberazione e l'inizio di un percorso trasparente e partecipato per l'attuazione delle stesse. Sembrano due ma in realtà è un unico desiderio: le belle parole in forma scritta o parlata se non accompagnate da azioni non hanno nessun valore».