Kuka 19 incontra Boosta dei Subsonica
'Progetti, sogni, musiche e parole' dei giovani di Barletta. Il dibattito si è tenuto domenica presso l'Ipanema
martedì 26 luglio 2011
13.59
Prendete il tastierista di una delle band musicali più affermate del panorama italiano, un giudice, il primario di un pronto soccorso e il presidente di un'associazione volta alla difesa della prevenzione e della sicurezza stradale. Aggiungeteci un pubblico fortemente interessato al tema e all'evento e otterrete il succo di "Progetti, sogni, musiche, parole", il dibattito tenutosi domenica sera nella cornice dell'Ipanema di Barletta.
Durante la serata Davide "Boosta" Dileo, dei Subsonica, il primario del Pronto Soccorso di Barletta, il dott. Cosimo Damiano Cannito, il giudice monocratico del tribunale di Barletta, il dott. Francesco Messina, e Giancarlo Gianfrancesco, presidente dell'associazione culturale "Kuka 19", coordinati dall'avvocato Giuseppe Dileo, relatore della serata, hanno toccato un tema di stringente attualità quale la sicurezza sulle strade, vista in particolare nell'ottica dei motociclisti, dall'ottica di eccellenze professionali di diversa natura, accomunate dall'aver vissuto o dal vivere in prima linea la questione. Il tutto sotto gli occhi, in prima fila, dei ragazzi e gli amici di Kuka che hanno aderito all'associazione, con lo slogan "Generazioni per la prevenzione" che campeggiava sulle loro maglie.
Ha aperto le danze l'avvocato Dileo, che ha ricordato i tristi giorni vissuti un anno fa, in coincidenza con la dipartita del giovane Gianluca Gianfrancesco, 19enne barlettano venuto a mancare il 10 luglio 2010 in un incidente motociclistico nei pressi del villaggio "Fiumara", al quale il padre Giancarlo ha intitolato l'associazione "Kuka 19". Dileo ha tenuto a ricordare la determinazione del signor Gianfrancesco, che l'ha spinto nello scorso settembre a dar vita «a un'associazione che operasse nell'ambito della prevenzione sul tema dell'infortunistica stradale; ad oggi abbiamo distribuito ben 230 caschi omologati ai motociclisti barlettani, e stiamo combattendo contro l'abitudine a utilizzare le cosiddette "scodelle"». Dileo ha poi introdotto Boosta, accolto da applausi scroscianti. Il componente dei Subsonica, dalle chiare origini barlettane, ha portato il contributo di chi ha il polso della vita notturna vissuta nei locali di mezza Italia.
«Noi ragazzi abbiamo pieno diritto a vivere la notte- ha esordito Boosta, che ha approfittato del concerto del suo gruppo a Barletta per restare un paio di giorni nella città dove ha diversi parenti- però siamo in una nazione che vive sulla paura: esiste una sorta di cancello, al di là del quale il bene dei ragazzi è tralasciato. Esistono un sacco di ragazzi coscienti: il vero gap è nella gestione delle norme». Boosta ha ribadito l'importanza del dialogo tra istituzioni, gestori e avventori dei locali, portando l'esempio della sua città, Torino, che «oggi è una città con dialogo tra i diversi ambienti, allora mi chiedo: perchè questa dicotomia tra necessità di divertirsi e voglia di legiferare circa la gestione dei locali?». Una provocazione, quella del pianista dei Subsonica, accompagnata da un'accusa verso alcuni colleghi che fanno da "modelli" per tantissimi ragazzi in nome degli eccessi che li caratterizzano: «Vasco Rossi, per fare un nome, per me è uno sfigato- questa la tranciante sentenza- e il fatto che sia così stimato è il termometro negativo di una nazione». Alla fine del tunnel una certezza: "Chi oggi è qui conosce il vero valore della vita, riesce a godersela senza farsi del male».
Dallo sguardo di chi vive la notte a quello di chi talvolta, vede e vive da vicino-ahilui- negli eccessi della notte un fattore fatale, mortale: il dottor Cannito, che ha coinvolto la platea con il suo parlare accorato, in cui ha messo in gioco sè stesso raccontando aneddoti della sua gioventù, ricordando lo "schiaffo simbolico" ricevuto da una ragazza quando ventenne credeva di poterla impressionare correndo ad alta velocità con la sua macchina, e lanciando un allarme di carattere sociologico: «Oggi l'alcol è una forma errata di conformismo: l'essenziale è che anche tra amici si sanzioni socialmente chi vede l'alcol come l'unica forma di aggregazione e il suo consumo sfrenato come simbolo dell'ingresso in società». L'abuso di alcol da parte dei ragazzi spesso sintetizza la «mancanza di autorità e voglia di educare da parte dei genitori».Un richiamo a una maggiore severità, ribadito anche nell'invito finale emesso dal primario del pronto soccorso di Barletta: «Sono all'antica- si è chiesto Cannito- se penso che si evitano tanti incidenti stradali unendo prevenzione e repressione?».
La trasgressione è stata al centro della relazione del dott. Francesco Messina, che ha vestito i panni del sociologo più che del giudice: «Anche a me piacerebbe tanto trasgredire, bisogna vedere rispetto a cosa. Oggi è necessario recuperare i concetti di compito e consapevolezza, che vanno radicati dentro di noi evadendo il profitto personale». Richiamandosi a una personalità del calibro di Giovanni Falcone, il giudice monocratico ha auspicato il recupero di una "visione del tutto". Messina ha poi raccontato casi di "quotidiana follia" che si trova a vivere nella sua professione, esempi atti al richiamo della misura e del rispetto dei ruoli, ingredienti fondamentali «per fornire giusti paletti ai ragazzi».
Una carrellata di autorevoli pareri, che hanno trovato degna conclusione nelle parole di un commosso Giancarlo Gianfrancesco: «Parlo da genitore e anche da giovane, mi sento ancora tale- ha esordito il presidente dell'associazione "Kuka 19"- oggi troppo spesso i ragazzi per diventare grandi devono rinunciare alla propria vitalità». Ricordando il dramma personale che ha colpito sè e la sua famiglia, Gianfrancesco ha spiegato che «oggi il mio obiettivo di vita sono i giovani e la loro educazione al divertimento», unendo il tutto a una sottile accusa nei confronti del Comune, colpevole di restringere gli spazi e i tempi del divertimento nella nostra città. «Ormai hanno spento questa città e ci hanno rimandati a Trani e Bisceglie» ha affermato Gianfrancesco, scatenando un fragoroso applauso. Le parole di chi con i giovani ha modo di confrontarsi su tematiche serie con cadenza quotidiana.
La serata è poi proseguita con l'omaggio di caschi omologati e con serigrafie "personalizzate" donati agli ospiti, e l'estrazione di altri 20 caschi in una speciale lotteria con biglietti a prezzi contenuti. La serata è proseguita poi all'interno del locale con dj set aperto da Boosta, accompagnato da disc jockey locali. Il tutto accompagnato da rinfresco e aperitivo analcolico. Ecco un esempio di divertimento intelligente e consapevole.
Durante la serata Davide "Boosta" Dileo, dei Subsonica, il primario del Pronto Soccorso di Barletta, il dott. Cosimo Damiano Cannito, il giudice monocratico del tribunale di Barletta, il dott. Francesco Messina, e Giancarlo Gianfrancesco, presidente dell'associazione culturale "Kuka 19", coordinati dall'avvocato Giuseppe Dileo, relatore della serata, hanno toccato un tema di stringente attualità quale la sicurezza sulle strade, vista in particolare nell'ottica dei motociclisti, dall'ottica di eccellenze professionali di diversa natura, accomunate dall'aver vissuto o dal vivere in prima linea la questione. Il tutto sotto gli occhi, in prima fila, dei ragazzi e gli amici di Kuka che hanno aderito all'associazione, con lo slogan "Generazioni per la prevenzione" che campeggiava sulle loro maglie.
Ha aperto le danze l'avvocato Dileo, che ha ricordato i tristi giorni vissuti un anno fa, in coincidenza con la dipartita del giovane Gianluca Gianfrancesco, 19enne barlettano venuto a mancare il 10 luglio 2010 in un incidente motociclistico nei pressi del villaggio "Fiumara", al quale il padre Giancarlo ha intitolato l'associazione "Kuka 19". Dileo ha tenuto a ricordare la determinazione del signor Gianfrancesco, che l'ha spinto nello scorso settembre a dar vita «a un'associazione che operasse nell'ambito della prevenzione sul tema dell'infortunistica stradale; ad oggi abbiamo distribuito ben 230 caschi omologati ai motociclisti barlettani, e stiamo combattendo contro l'abitudine a utilizzare le cosiddette "scodelle"». Dileo ha poi introdotto Boosta, accolto da applausi scroscianti. Il componente dei Subsonica, dalle chiare origini barlettane, ha portato il contributo di chi ha il polso della vita notturna vissuta nei locali di mezza Italia.
«Noi ragazzi abbiamo pieno diritto a vivere la notte- ha esordito Boosta, che ha approfittato del concerto del suo gruppo a Barletta per restare un paio di giorni nella città dove ha diversi parenti- però siamo in una nazione che vive sulla paura: esiste una sorta di cancello, al di là del quale il bene dei ragazzi è tralasciato. Esistono un sacco di ragazzi coscienti: il vero gap è nella gestione delle norme». Boosta ha ribadito l'importanza del dialogo tra istituzioni, gestori e avventori dei locali, portando l'esempio della sua città, Torino, che «oggi è una città con dialogo tra i diversi ambienti, allora mi chiedo: perchè questa dicotomia tra necessità di divertirsi e voglia di legiferare circa la gestione dei locali?». Una provocazione, quella del pianista dei Subsonica, accompagnata da un'accusa verso alcuni colleghi che fanno da "modelli" per tantissimi ragazzi in nome degli eccessi che li caratterizzano: «Vasco Rossi, per fare un nome, per me è uno sfigato- questa la tranciante sentenza- e il fatto che sia così stimato è il termometro negativo di una nazione». Alla fine del tunnel una certezza: "Chi oggi è qui conosce il vero valore della vita, riesce a godersela senza farsi del male».
Dallo sguardo di chi vive la notte a quello di chi talvolta, vede e vive da vicino-ahilui- negli eccessi della notte un fattore fatale, mortale: il dottor Cannito, che ha coinvolto la platea con il suo parlare accorato, in cui ha messo in gioco sè stesso raccontando aneddoti della sua gioventù, ricordando lo "schiaffo simbolico" ricevuto da una ragazza quando ventenne credeva di poterla impressionare correndo ad alta velocità con la sua macchina, e lanciando un allarme di carattere sociologico: «Oggi l'alcol è una forma errata di conformismo: l'essenziale è che anche tra amici si sanzioni socialmente chi vede l'alcol come l'unica forma di aggregazione e il suo consumo sfrenato come simbolo dell'ingresso in società». L'abuso di alcol da parte dei ragazzi spesso sintetizza la «mancanza di autorità e voglia di educare da parte dei genitori».Un richiamo a una maggiore severità, ribadito anche nell'invito finale emesso dal primario del pronto soccorso di Barletta: «Sono all'antica- si è chiesto Cannito- se penso che si evitano tanti incidenti stradali unendo prevenzione e repressione?».
La trasgressione è stata al centro della relazione del dott. Francesco Messina, che ha vestito i panni del sociologo più che del giudice: «Anche a me piacerebbe tanto trasgredire, bisogna vedere rispetto a cosa. Oggi è necessario recuperare i concetti di compito e consapevolezza, che vanno radicati dentro di noi evadendo il profitto personale». Richiamandosi a una personalità del calibro di Giovanni Falcone, il giudice monocratico ha auspicato il recupero di una "visione del tutto". Messina ha poi raccontato casi di "quotidiana follia" che si trova a vivere nella sua professione, esempi atti al richiamo della misura e del rispetto dei ruoli, ingredienti fondamentali «per fornire giusti paletti ai ragazzi».
Una carrellata di autorevoli pareri, che hanno trovato degna conclusione nelle parole di un commosso Giancarlo Gianfrancesco: «Parlo da genitore e anche da giovane, mi sento ancora tale- ha esordito il presidente dell'associazione "Kuka 19"- oggi troppo spesso i ragazzi per diventare grandi devono rinunciare alla propria vitalità». Ricordando il dramma personale che ha colpito sè e la sua famiglia, Gianfrancesco ha spiegato che «oggi il mio obiettivo di vita sono i giovani e la loro educazione al divertimento», unendo il tutto a una sottile accusa nei confronti del Comune, colpevole di restringere gli spazi e i tempi del divertimento nella nostra città. «Ormai hanno spento questa città e ci hanno rimandati a Trani e Bisceglie» ha affermato Gianfrancesco, scatenando un fragoroso applauso. Le parole di chi con i giovani ha modo di confrontarsi su tematiche serie con cadenza quotidiana.
La serata è poi proseguita con l'omaggio di caschi omologati e con serigrafie "personalizzate" donati agli ospiti, e l'estrazione di altri 20 caschi in una speciale lotteria con biglietti a prezzi contenuti. La serata è proseguita poi all'interno del locale con dj set aperto da Boosta, accompagnato da disc jockey locali. Il tutto accompagnato da rinfresco e aperitivo analcolico. Ecco un esempio di divertimento intelligente e consapevole.