Job Act e precarietà, la riforma del lavoro che divide
Tavola rotonda della CGIL BAT “Tempo determinato: crea occupazione o precarietà?”
giovedì 26 giugno 2014
Il lavoro è sempre al centro dell'attenzione di media, politica e sindacati; oggi lo spunto per riflettere, approfondendo un tema che riguarda tutti è il cosiddetto Job Act, ennesima riforma del lavoro in poco più di un decennio, che vede protagonista il Governo di Matteo Renzi che, di fatto, lo andava proponendo sin prima della sua nomina a Palazzo Chigi.
Materia complessa è quella su cui la Cgil di Barletta–Andria–Trani si è voluta soffermare ieri pomeriggio presso la Sala Rossa del Castello, organizzando la tavola rotonda "Tempo determinato: crea occupazione o precarietà?". L'esplicito titolo formula una domanda retorica per la Cgil che stigmatizza il favoreggiamento per il tempo determinato della legge.
Le novità che riguardano il contratto a termine dividono e fanno discutere. Per illustrare il provvedimento è intervenuto il prof. Vincenzo Bavaro, docente di diritto del lavoro presso l'Università degli Studi di Bari. Nello specifico, per il lavoro a termine è stata prevista l'elevazione a 36 mesi della durata del contratto ma viene meno l'elemento della causalità, dunque la necessità di avere ragioni di carattere tecnico ed organizzativo che motivino l'assunzione a termine. È prevista, inoltre, la possibilità di prorogare fino ad un massimo di cinque volte il contratto entro il limite dei tre anni. La disciplina prevede anche un limite di lavoratori a tempo determinato (pari al 20%) del totale. Il superamento della soglia comporta una sanzione amministrativa. Ma fatta la legge, trovato l'inganno: basterebbe cambiare le mansioni cui il lavoratore è destinato per eludere il limite del rinnovo e alcune aziende potrebbero ritenere più conveniente pagare le sanzioni, è stata la denuncia del professore. Di fatto un allineamento alle soluzioni liberiste di altri stati europei. Ma bisognerebbe chiedersi se questo modello negli ultimi decenni ha funzionato.
Troppe leggi in materia che penalizzano la programmazione da parte delle imprese, è stata la denuncia di Pasquale Valente, referente per Confindustria Bari-Bat, insieme alla richiesta d'insistere sul percorso formativo dei lavoratori. "Secondo noi – ha spiegato Luigi Antonucci, segretario generale Cgil Bat – per esempio, l'eliminazione del vincolo di causalità è una misura contraddittoria rispetto all'idea stessa del contratto a termine che nasce proprio per far fronte a precise esigenze. Il nostro timore è che i dipendenti possano ritrovarsi in una situazione di debolezza nei confronti dei datori di lavoro perché in perenne attesa che il proprio contratto venga rinnovato".
È intervenuto anche il direttore della Buzzi Unicem di Barletta, Vincenzo Di Domenico, ricordando la funzione del contratto a tempo determinato per poi essere trasformato in indeterminato. La tavola rotonda è stata introdotta dal sindaco, Pasquale Cascella, sottolineando l'importanza dei temi legati all'occupazione per lo sviluppo di un territorio.
Materia complessa è quella su cui la Cgil di Barletta–Andria–Trani si è voluta soffermare ieri pomeriggio presso la Sala Rossa del Castello, organizzando la tavola rotonda "Tempo determinato: crea occupazione o precarietà?". L'esplicito titolo formula una domanda retorica per la Cgil che stigmatizza il favoreggiamento per il tempo determinato della legge.
Le novità che riguardano il contratto a termine dividono e fanno discutere. Per illustrare il provvedimento è intervenuto il prof. Vincenzo Bavaro, docente di diritto del lavoro presso l'Università degli Studi di Bari. Nello specifico, per il lavoro a termine è stata prevista l'elevazione a 36 mesi della durata del contratto ma viene meno l'elemento della causalità, dunque la necessità di avere ragioni di carattere tecnico ed organizzativo che motivino l'assunzione a termine. È prevista, inoltre, la possibilità di prorogare fino ad un massimo di cinque volte il contratto entro il limite dei tre anni. La disciplina prevede anche un limite di lavoratori a tempo determinato (pari al 20%) del totale. Il superamento della soglia comporta una sanzione amministrativa. Ma fatta la legge, trovato l'inganno: basterebbe cambiare le mansioni cui il lavoratore è destinato per eludere il limite del rinnovo e alcune aziende potrebbero ritenere più conveniente pagare le sanzioni, è stata la denuncia del professore. Di fatto un allineamento alle soluzioni liberiste di altri stati europei. Ma bisognerebbe chiedersi se questo modello negli ultimi decenni ha funzionato.
Troppe leggi in materia che penalizzano la programmazione da parte delle imprese, è stata la denuncia di Pasquale Valente, referente per Confindustria Bari-Bat, insieme alla richiesta d'insistere sul percorso formativo dei lavoratori. "Secondo noi – ha spiegato Luigi Antonucci, segretario generale Cgil Bat – per esempio, l'eliminazione del vincolo di causalità è una misura contraddittoria rispetto all'idea stessa del contratto a termine che nasce proprio per far fronte a precise esigenze. Il nostro timore è che i dipendenti possano ritrovarsi in una situazione di debolezza nei confronti dei datori di lavoro perché in perenne attesa che il proprio contratto venga rinnovato".
È intervenuto anche il direttore della Buzzi Unicem di Barletta, Vincenzo Di Domenico, ricordando la funzione del contratto a tempo determinato per poi essere trasformato in indeterminato. La tavola rotonda è stata introdotta dal sindaco, Pasquale Cascella, sottolineando l'importanza dei temi legati all'occupazione per lo sviluppo di un territorio.