Intervista al magistrato Francesco Messina

Presente all'incontro 'Voce del verbo amare'. Organizzato dal centro anti violenza 'Giulia e Rossella'

giovedì 31 marzo 2011
A cura di Stefania Lamacchia
Ritiene che la legislazione vigente sia sufficiente a tutelare la donna o si potrebbe fare di più?
Si potrebbe fare di più soprattutto dal punto di vista culturale. Oggi i sistemi di informazione cercano di rappresentare una donna che non esiste nella realtà, una donna fortemente mercificata, una donna vista come prodotto, soprattutto una donna le cui esigenze vengono calibrate su quelle dei maschi. Questo non va bene nel senso che se si vuole tutelare la personalità in senso ampio della persona umana è evidente che bisogna garantire le caratteristiche peculiari della donna, quindi sentire quelle che sono le sue esigenze prima ancora che imporre le esigenze degli altri.

Essendo quindi un fatto culturale, possiamo dire che il comportamento amorale diventato addirittura uno spettacolo nazionale, può essere emulato e generare violenza sulle donne?

E' il pericolo maggiore che si verifica, non dico che si può verificare, io dico che si verifica. Perché noi come magistrati raccogliamo a valle i risultati poi di un'azione culturale assolutamente negativa, basata su disvalori che poi comportano una serie di reati che hanno a che fare con i soggetti più deboli, in particolare anche con riferimento alle donne. In moltissimi casi abbiamo visto che il rapporto fra uomo e donna, la relazione fra questi due soggetti viene calibrata su modelli di tipo mediatico, purtroppo anche su pessimi esempi lo sottolineo, che vengono anche da soggetti istituzionali.

Anche ministre...

Non entro nel merito delle scelte, io prendo atto del fatto che è quello che si verifica purtroppo in gran parte delle situazioni comunicative che oggi abbiamo sui mezzi di informazione e sulle notizie di stampa. Penso che chiunque svolga un ruolo istituzionale come qualunque cittadino debba sentirsi responsabilizzato in ordine ai risultati e agli effetti delle proprie azioni, se si ha questa conoscenza, se ci si sforza di comprendere che cosa può accadere con le proprie azioni allora si ha effettivamente percezione del proprio valore come persona e del proprio ruolo dal punto di vista istituzionale.

Qual è l'aspetto peggiore di una violenza quello fisico o quello psicologico? A quale dei due dare priorità?
La donna viene vista come un fatto complesso. A me è capitato anche recentemente di aver constatato situazioni di violenza psicologica che avevano questo schema logico: io voglio stare con te perché ti amo e pretendo che anche tu mi ami. Ricordo che durante un processo penale io dissi che quando la donna dice no è no punto, non deve dare ulteriori spiegazioni. Certo sarebbe ottimale se in una relazione duratura le spiegazioni uomo e donna se le dessero, ma avere questa idea secondo cui le spiegazioni maggiori le debba dare la donna è un cortocircuito culturale che non va per niente bene, nel senso che provoca poi fenomeni di tipo criminale, quelli che noi poi verifichiamo concretamente. Quindi è evidente che sotto questo profilo le violenze fisiche e le violenze psicologiche noi le consideriamo al momento del giudizio come complementari, fanno parte del fenomeno criminoso. E anche le sanzioni vengono parametrate a questo criterio.

Sicuramente la violenza tra le mura domestiche la subisce la donna. Ma è mai successo che la donna strumentalizzasse la denuncia e fosse l'uomo a risultare il più debole fra i due?
Certamente, dal punto di vista statistico capita meno spesso, però purtroppo qualche volta è capitato e lo leggo come una manifestazione di quei disvalori di cui abbiamo parlato prima. Quando in realtà meccanismi di tipo maschile diventano poi caratteristica di chi maschio non è abbiamo creato un disordine di tipo non solo generazionale, ma di genere. Siccome dal punto di vista maschile ammetto le mie debolezze ritengo che comunque la personalità femminile è di gran lunga superiore come potenzialità a quella maschile, e che le donne dovrebbero essere innanzi tutto molto rigorose e gelose delle proprie prerogative e potenzialità, e mai svenderle per i motivi più vari che possono essere economici, di visibilità politica, di visibilità collettiva, parlo per esempio dei mezzi di comunicazione o degli spettacoli che vogliono in qualche modo far emergere aspetti puramente esteriori della donna e non quelli interiori. La donna ha delle potenzialità straordinarie nella testa non negli altri aspetti che pure possono essere rilevanti, fa parte del piacere complessivo di una persona, ma che non sono la parte predominante