Il "Verbo" che realizza il mondo

La riflessione di don Vito Carpentiere e il valore delle parole

domenica 4 gennaio 2015
Dal Vangelo secondo Giovanni:

"In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato".

Questa seconda Domenica dopo Natale ci aiuta ad approfondire il meraviglioso dono del Signore che si è fatto uomo. E lo fa attraverso lo splendido testo del Prologo del Vangelo di Giovanni che, come un ricchissimo portale di una cattedrale romanico-gotica sintetizza i temi principali della fede, anticipa poeticamente l'alto contenuto del quarto vangelo. In un contesto socio-culturale a metà tra giudaismo ed ellenismo, Colui che si è fatto Uomo viene presentato attraverso la parola "Verbo", che nel contesto ebraico ha un significato differente dal nostro. Se noi diamo poca credibilità alle parole perché le riteniamo evanescenti, fugaci, passeggere, per gli ebrei il termine "dabar" ha invece una consistenza efficace, nel senso che la Parola realizza quello che veicola, e parola-fatto coincidono. Il termine "Verbo" nella cultura greca evocava la Sapienza, non una semplice virtù, ma la chiave di volta e lo scopo dello stesso sapere umano. Mi piace chiudere questo viaggio pensando al mistero del Natale come alla festa della Comunicazione. In un contesto in cui crediamo di saper comunicare solo perché adoperiamo tutti gli strumenti utili e meno utili, ci viene chiesto di dare consistenza alle parole, di rivestirle della nostra umanità perché veicolino non un semplice messaggio ma noi stessi. Vivere è comunicare. Vivere bene è comunicare bene. Saper vivere bene è saper comunicare bene. Quante volte una parola malintesa ci ha fatto stare male? quante volte ci serviamo delle parole per ferire ed uccidere? La Parola, che è Cristo, ci insegna che la comunicazione è generatrice di vita. E in relazione a questo comprendiamo meglio la figura del Battista, che si presenta come voce in relazione alla Parola, come lampada in relazione alla Luce, come amico dello sposo in relazione allo sposo dell'umanità che è Cristo.

Mi preme, infine, sottolineare un ultimo aspetto: nell'incontro tra tenebre e luce vince sempre la luce perché le tenebre non possono prevalere: è questa la speranza che dobbiamo tenere accesa nel corso di questo nuovo anno. Se permettiamo a Cristo di rimanerci accanto anche le tenebre svaniranno. Aiutiamoci vicendevolmente a diradare le tenebre che ci portiamo dentro e alimentiamo la speranza con la luce vera che viene nel mondo ed è Cristo.

Buona Domenica a tutti!

[don Vito]