“Il tuo rifiuto, la mia moda”, vestiti realizzati con materiali di scarto
L’esposizione nella galleria del Teatro Curci a cura degli assistiti EPASSS
giovedì 4 dicembre 2014
La Fondazione EPASSS (Ente Provinciale ACLI Servizi Sociali e Sanitari) è presente sul territorio di Barletta con alcune strutture residenziali e con il Servizio di Riabilitazione Domiciliare Psichiatrica. In convenzione con la ASL BT, l'EPASSS svolge attività di riabilitazione in favore di soggetti con disagio psichico in cura presso i Centri di Salute Mentale del territorio. Quest'anno in prossimità delle feste natalizie, la sezione di Barletta ha deciso di organizzare un'esposizione di abiti realizzati interamente con materiali di scarto e riciclo, dal titolo "Il tuo rifiuto, la mia moda". Abbiamo intervistato per l'occasione Valente Francesca, educatrice E.P.A.S.S.S. che ci ha spiegato in che modo è sorta e com'è stata realizzata l'idea dell'esposizione.
Com'è nata la vostra idea "Il tuo rifiuto la mia moda"? In che modo avete deciso di svilupparla?
«L'idea di questa mostra nasce da più di un'esigenza; intanto la necessità di realizzare un'attività riabilitativa che stimolasse la creatività delle nostre utenti, andando a promuovere in loro anche una sensibilità nei confronti dello "scarto", del "rifiuto". D'altra parte ciò che ci interessava perseguire era passare alle nostre ragazze il valore e l'importanza di uno scopo comune e del raggiungimento di esso attraverso lo scambio e la socializzazione. Questo è il motivo che ci ha spinto non solo a realizzare un laboratorio artistico ma anche a rendere visibile il risultato di tale iniziativa».
Cosa esporrete esattamente?
«Andremo ad esporre degli abiti stravaganti e fantasiosi creati su dei busti di plastica, gesso e compensato, realizzati solo ed esclusivamente con materiale di scarto. Per dare vita alle nostre creazioni sono state utilizzate bottiglie di plastica, tende, stoffe di vecchi abiti, nastri di videocassette, alberi di natale, stuzzicadenti, tappi di plastica, giornali, pasta, oggetti dismessi, vecchi centrini».
Chi si è occupato della realizzazione?
«La spinta a realizzare il laboratorio di riciclo creativo nasce all'interno del gruppo di lavoro del Servizio di Riabilitazione Domiciliare Psichiatrico a cura degli educatori. Tuttavia per rendere possibile questa mostra, e prima ancora la realizzazione di ciò che andremo ad esporre, è stata fondamentale la collaborazione con il nostro fashion designer Angelo Scatigno, esperto di moda che con pazienza e passione ha messo a nostra disposizione la sua creatività insegnando alle nostre ragazze le tecniche e infondendo loro "l'arte del riciclo", attraverso l'uso di materiali poveri che sono tornati a vivere sotto una nuova veste».
Che messaggio intendete trasmettere?
«I messaggi che intendiamo trasmettere sono da intendersi in un'ottica sociale. Abbracciamo la tematica del riciclo volta a promuovere una sensibilità mentale che veda lo scarto come risorsa e dunque riutilizzabile in chiave inedita e poi, fondamentale per noi, come gruppo di lavoro che opera nella riabilitazione psichiatrica, è il messaggio che le nostre utenti del servizio riusciranno a trasmettere. Le loro capacità e il loro impegno sono il vero motore di questa mostra, il loro mettersi in gioco, la "scoperta" della loro creatività, la loro libertà di espressione, il rendere possibile e concreto un progetto comune e condiviso nonostante le difficoltà, nonostante i problemi, nonostante i costanti "rifiuti" che la società spesso impone».
A cosa saranno destinate le vostre realizzazioni?
«Le nostre realizzazioni, poiché create su basi di plastica, non sono pronte ad essere indossate come abiti, tuttavia possono fungere da spunto per la creazione di vestiti reali "a costo zero"».
Coltivate già qualche progetto per il futuro?
«Per il futuro, cercheremo sempre di proporre attività riabilitative che diano visibilità al nostro settore e che permettano ai nostri utenti di godere a pieno del loro diritto di cittadinanza».
Com'è nata la vostra idea "Il tuo rifiuto la mia moda"? In che modo avete deciso di svilupparla?
«L'idea di questa mostra nasce da più di un'esigenza; intanto la necessità di realizzare un'attività riabilitativa che stimolasse la creatività delle nostre utenti, andando a promuovere in loro anche una sensibilità nei confronti dello "scarto", del "rifiuto". D'altra parte ciò che ci interessava perseguire era passare alle nostre ragazze il valore e l'importanza di uno scopo comune e del raggiungimento di esso attraverso lo scambio e la socializzazione. Questo è il motivo che ci ha spinto non solo a realizzare un laboratorio artistico ma anche a rendere visibile il risultato di tale iniziativa».
Cosa esporrete esattamente?
«Andremo ad esporre degli abiti stravaganti e fantasiosi creati su dei busti di plastica, gesso e compensato, realizzati solo ed esclusivamente con materiale di scarto. Per dare vita alle nostre creazioni sono state utilizzate bottiglie di plastica, tende, stoffe di vecchi abiti, nastri di videocassette, alberi di natale, stuzzicadenti, tappi di plastica, giornali, pasta, oggetti dismessi, vecchi centrini».
Chi si è occupato della realizzazione?
«La spinta a realizzare il laboratorio di riciclo creativo nasce all'interno del gruppo di lavoro del Servizio di Riabilitazione Domiciliare Psichiatrico a cura degli educatori. Tuttavia per rendere possibile questa mostra, e prima ancora la realizzazione di ciò che andremo ad esporre, è stata fondamentale la collaborazione con il nostro fashion designer Angelo Scatigno, esperto di moda che con pazienza e passione ha messo a nostra disposizione la sua creatività insegnando alle nostre ragazze le tecniche e infondendo loro "l'arte del riciclo", attraverso l'uso di materiali poveri che sono tornati a vivere sotto una nuova veste».
Che messaggio intendete trasmettere?
«I messaggi che intendiamo trasmettere sono da intendersi in un'ottica sociale. Abbracciamo la tematica del riciclo volta a promuovere una sensibilità mentale che veda lo scarto come risorsa e dunque riutilizzabile in chiave inedita e poi, fondamentale per noi, come gruppo di lavoro che opera nella riabilitazione psichiatrica, è il messaggio che le nostre utenti del servizio riusciranno a trasmettere. Le loro capacità e il loro impegno sono il vero motore di questa mostra, il loro mettersi in gioco, la "scoperta" della loro creatività, la loro libertà di espressione, il rendere possibile e concreto un progetto comune e condiviso nonostante le difficoltà, nonostante i problemi, nonostante i costanti "rifiuti" che la società spesso impone».
A cosa saranno destinate le vostre realizzazioni?
«Le nostre realizzazioni, poiché create su basi di plastica, non sono pronte ad essere indossate come abiti, tuttavia possono fungere da spunto per la creazione di vestiti reali "a costo zero"».
Coltivate già qualche progetto per il futuro?
«Per il futuro, cercheremo sempre di proporre attività riabilitative che diano visibilità al nostro settore e che permettano ai nostri utenti di godere a pieno del loro diritto di cittadinanza».