Il testamento di Leontine vieta i quadri a Parigi
Ma è già pronta per ottobre la mostra De Nittis al Petit Palais. Intervento del giornalista Nino Vinella
sabato 21 agosto 2010
11.00
Nell'anniversario della sua morte, il sindaco Nicola Maffei ha giustamente ringraziato Giuseppe De Nittis per aver concesso a Barletta il raro privilegio di essere ricordata come la città natale del famoso pittore impressionista che tanta fortuna ebbe a metà Ottocento e che ancora fa emozionare sol suo talento davvero eccezionale. Ed altrettanto giustamente ha preannunciato la grande mostra dal titolo "Giuseppe De Nittis, La modernitè elegante" che si terrà da ottobre a gennaio 2011, e che già il Comune di Parma ha prenotato da febbraio a maggio dell'anno venturo. Un successo.
Intendiamoci: onore e massimo rispetto per il Petit Palais che ha voluto avocarsi la notorietà dell'evento quale casa ospitante. Ma l'amore é tutta un'altra cosa, e (lo sapete!) coi sentimenti non si scherza: specie quando da un sentimento forte come la devozione alla memoria del marito, madame Titine ha dettato quel testamento con cui donava a Barletta la fortuna (non solo artistica) del suo Peppino.
Come ci ricorda Michele Cristallo (Giuseppe De Nittis. Dall'Ofanto alla Senna: vita di un grande pittore. Mario Adda Editore, marzo 1996), il 3 novembre 1912, Léontine depositò presso il notaio Pierre Amedée Mahot de la Querantonnais, nello studio di Place des Pyramides n. 14, il proprio testamento olografo. Aveva 69 anni, era malata, senza stimoli, presagiva la fine imminente. Era amorevolmente assistita dalla governante, la signorina Marie Prelat Nadot che nominò sua legataria universale.
Titine morì nove mesi dopo, il 7 agosto 1913. Il testamento fu aperto il 6 settembre. Tra l'altro, Titine aveva disposto: "di dare al Municipio di Barletta, Italia, tutti i libri aventi una dedica al nome di mio marito, mio figlio o mio e TUTTI i quadri, studi, incisioni etc. pregandoli di distribuire nei musei d'Italia, e anche stranieri, eccettuata la Francia, per la migliore gloria del loro compatriota, conservando ciò che il Consiglio Municipale giudicherà conveniente. Conto sul loro onore e il loro patriottismo per curare la fama del loro compatriota mettendo la espressa condizione che niente sarà giammai venduto, né con vendita all'asta, né altrimenti".
Dieci giorni dopo, il Consolato italiano a Parigi notificò la notizia al Municipio di Barletta con una copia del testamento. L'8 novembre il Consiglio comunale di Barletta deliberò l'accettazione del legato. Il prof. Giuseppe Gabbiani fu incaricato di recarsi a Parigi per prendere in consegna i quadri e i libri. Il 29 marzo 1914 i quadri e i libri erano a Barletta. Iniziava da quella data l'odissea della sistemazione della Collezione De Nittis, conclusasi a Palazzo Della Marra.
Le ultime volontà della vedova parlano chiaro: mai più in Francia i quadri di De Nittis! Scorrendo la biografia, la decisione in punto di morte é ascrivibile a risentimento, ostilità non antipatriottica ma per come la società parigina sui generis ed un certo modo di trattare avevano osteggiato De Nittis e la sua famiglia appena dopo aver esalato l'ultimo respiro.
Come la mettiamo noi eredi di questo grandissimo patrimonio artistico (ed economico) immaginando il "grande esodo" denittisiano a Parigi nel prossimo mese di ottobre: come potremmo ringraziare ancora la fedele Leontine se lei stessa ha imposto che le opere del suo defunto marito non facessero mai più ritorno in Francia?
Il rebus storico-giuridico è dunque all'attenzione generale. Gradiremmo una ragionevole risposta, anche nei termini di ritorno dì immagine su Barletta e i De Nittis a Palazzo Della Marra. Grazie.
Nino Vinella
Giornalista
Intendiamoci: onore e massimo rispetto per il Petit Palais che ha voluto avocarsi la notorietà dell'evento quale casa ospitante. Ma l'amore é tutta un'altra cosa, e (lo sapete!) coi sentimenti non si scherza: specie quando da un sentimento forte come la devozione alla memoria del marito, madame Titine ha dettato quel testamento con cui donava a Barletta la fortuna (non solo artistica) del suo Peppino.
Come ci ricorda Michele Cristallo (Giuseppe De Nittis. Dall'Ofanto alla Senna: vita di un grande pittore. Mario Adda Editore, marzo 1996), il 3 novembre 1912, Léontine depositò presso il notaio Pierre Amedée Mahot de la Querantonnais, nello studio di Place des Pyramides n. 14, il proprio testamento olografo. Aveva 69 anni, era malata, senza stimoli, presagiva la fine imminente. Era amorevolmente assistita dalla governante, la signorina Marie Prelat Nadot che nominò sua legataria universale.
Titine morì nove mesi dopo, il 7 agosto 1913. Il testamento fu aperto il 6 settembre. Tra l'altro, Titine aveva disposto: "di dare al Municipio di Barletta, Italia, tutti i libri aventi una dedica al nome di mio marito, mio figlio o mio e TUTTI i quadri, studi, incisioni etc. pregandoli di distribuire nei musei d'Italia, e anche stranieri, eccettuata la Francia, per la migliore gloria del loro compatriota, conservando ciò che il Consiglio Municipale giudicherà conveniente. Conto sul loro onore e il loro patriottismo per curare la fama del loro compatriota mettendo la espressa condizione che niente sarà giammai venduto, né con vendita all'asta, né altrimenti".
Dieci giorni dopo, il Consolato italiano a Parigi notificò la notizia al Municipio di Barletta con una copia del testamento. L'8 novembre il Consiglio comunale di Barletta deliberò l'accettazione del legato. Il prof. Giuseppe Gabbiani fu incaricato di recarsi a Parigi per prendere in consegna i quadri e i libri. Il 29 marzo 1914 i quadri e i libri erano a Barletta. Iniziava da quella data l'odissea della sistemazione della Collezione De Nittis, conclusasi a Palazzo Della Marra.
Le ultime volontà della vedova parlano chiaro: mai più in Francia i quadri di De Nittis! Scorrendo la biografia, la decisione in punto di morte é ascrivibile a risentimento, ostilità non antipatriottica ma per come la società parigina sui generis ed un certo modo di trattare avevano osteggiato De Nittis e la sua famiglia appena dopo aver esalato l'ultimo respiro.
Come la mettiamo noi eredi di questo grandissimo patrimonio artistico (ed economico) immaginando il "grande esodo" denittisiano a Parigi nel prossimo mese di ottobre: come potremmo ringraziare ancora la fedele Leontine se lei stessa ha imposto che le opere del suo defunto marito non facessero mai più ritorno in Francia?
Il rebus storico-giuridico è dunque all'attenzione generale. Gradiremmo una ragionevole risposta, anche nei termini di ritorno dì immagine su Barletta e i De Nittis a Palazzo Della Marra. Grazie.
Nino Vinella
Giornalista